7. Take me home 2/4

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Kakashi sentì d'aver avuto ragione, ovviamente - dopotutto, era raro che il Copy Ninja non avesse ragione. Le stava bene il rosso, e i suoi capelli si intonavano particolarmente a quel colore quasi bordeaux. Le faceva risaltare gli occhi.

E il seno, anche se continuava a dire a sé stesso di non aver davvero notato quest'ultimo particolare.

Era bellissima. Il che non era davvero una nuova rivelazione, perché aveva sempre saputo che era carina, ma ora la poteva guardare con una nota d'orgoglio. Era quasi sconcertante come le donne potessero saltare di ruolo in ruolo con facilità. Sul campo di battaglia, Sakura era un avversario molto temibile per la sua forza mostruosa, una mortale precisione e tenacia. Era difficile cercare di conciliare quella guerriera amazzone con la principesca bambolina che gli si parava davanti con i tacchi e il trucco. Aveva un aspetto disarmante e vulnerabile allo stesso tempo.
Disarmante, perché sapeva che, mentre recitava il ruolo do una ragazza modesta alla perfezione, sapeva mordere come una volpe rabbiosa se infastidita.

Il che era il motivo per il quale Ikki era tornato, e si era seduto affianco a lei.
Persino dall'altro lato della stanza, Kakashi aveva visto Sakura irrigidirsi e stringere gli occhi. Giudicando dal suo linguaggio del corpo, lui la stava annoiando. Persuadendo. E per un po' era stato tranquillo del fatto che Sakura non si sarebbe bevuta quelle cazzate. Sentì un'altra fitta di orgoglio per lei. Nessuno dei suoi studenti si sarebbe fatto abbindolare da un marmocchio ANBU che aveva ancora l'odore del latte materno addosso.

Poi gli occhi della ragazza si erano inteneriti, e la sua postura stava cambiando. Ikki aveva gettato l'esca e la stava ritirando verso di sé. Lei sembrava ancora infelice, ma Kakashi immaginò che se le avesse dato altri trenta secondi, l'avrebbe vista imboccare devotamente quel ragazzo.

Infastidito del suo cuore tenero, si alzò e andò a sedersi accanto a lei, mettendo su la prima scusa che gli venne in mente sul fatto che Naruto che voleva parlarle, solo per farla allontanare. Poi guardò Ikki con lo stesso sguardo con cui si guardava la suola delle scarpe dopo aver calpestato un ricordino di cane.

L'uomo più giovane - che ere poco più di un ragazzo - deglutì, intimidito. Bene. Avrebbe reso tutto più facile. "Dovresti andartene ora," gli disse con calma.

Gli occhi di Ikki seguirono Sakura. "Ma Sakura–"

"Vattene. Ora." ripeté Kakashi, alzando un dito. "E se ti vedo parlare di nuovo con quella ragazza, mi occuperò personalmente di declassarti a chunin così velocemente che starai ancora aprendo la bocca per dire 'Ciao Sakura' quando ti strapperanno l'uniforme di dosso. Ci siamo intesi?"

Non gli fece banali minacce corporali. Se volevi spaventare un ANBU, dovevi minacciare la loro unica debolezza - il loro arrogante ed elitario modo di pensare. E poi, non era una minaccia a vuoto. Aveva ancora abbastanza importanza fra gli ANBU da far cacciare un moccioso senza che nessuno possa far domande. E giudicando dal pallore sulla faccia di Ikki, anche lui lo sapeva.

"Quindi," disse Kakashi, leggermente più educatamente. "stai per andartene, o devo infilzarti la gamba con questa bacchetta?" chiese, prendendo uno dei bastoncini inutilizzati dal piatto di Sakura.

Anche le minacce di corporali non erano a vuoto.

Sakura non sarebbe stata particolarmente contenta al suo ritorno, ma era per esserne più sicuri. Ikki non andava bene per lei, e le stava facendo semplicemente un favore cacciando il ragazzo - sicuramente più velocemente ed efficientemente di quanto lei avrebbe potuto fare.

Ma con il temperamento che possedeva Sakura, era probabile che si sarebbe ritrovato con la testa mozzata, quindi si era scusato velocemente per un drink e poi s'era lasciato imbrigliare in qualche conversazione leggera con delle sue vecchie conoscenze.

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