“Kakashi-san, ti odio.”
“Scusa, cosa? Sento solo il suono di me che suono in maniera eccezionale—”
Kakashi non finì di parlare e tolse velocemente le sue mani dai tasti giusto in tempo da evitare che le sue dita venissero schiacchiate dalla calatoia, chiusa 'gentilmente' da un’arrabbiata insegnante di piano.
“Sei ufficialmente più bravo di me, ora,” disse Ayame, che sembrava offesa. “Non ho assolutamente nient'altro da insegnarti.”
Kakashi la osservò. “Urrà?” chiese esitante.
“Mi ci sono voluti dodici anni per arrivare a questo livello - a te ci sono volute solo tre lezioni e un totale di quattro ore e mezza,” brontolò, con le mani sui fianchi. “Sai quanto sono irritanti quelli che apprendono velocemente?”
Lui pensò alla sua studentessa che imparava velocemente i genjutsu. “Li trovo tollerabili,” disse vagamente.
Lei tirò un sospiro e si poggiò al piano. “Comunque, a cosa ti serve?”
Gliel’aveva chiesto sin dalla prima lezione, e lui aveva evitato di darle una risposta ogni volta, visto che era una questione top-secret e tutto il resto. Ma se Ayame aveva il vizio di spifferare segreti, l’avrebbe già fatto da molto (Naruto le diceva abitualmente di tutto e di più su ogni missione ogni volta che andava a mangiare del ramen al negozio di suo padre), quindi forse non c’era alcun rischio nel placare la sua rabbia dandole risposta.
“Ho una lunga missione di ricognizione fra un mese. Il tipo che dovrò seguire si muove molto e cambia il personale al suo servizio ogni due giorni. Le uniche persone che non cambia sono i suoi tre musicisti. Il pianista sarà indisposto il prossimo mese, cioè quando io dovrò magicamente rimpiazzarlo.”
“I ninja hanno gli incarichi più strambi,” mormorò lei in soggezione. “Ma come fai a sapere che il pianista sarà indisposto?”
Perché sarò io a renderlo indisposto? “I ninja sanno tutto,” disse invece.
“Oh, ok.” Annuì lei. “Beh, allora buona fortuna. Mando il conto all’Hokage, giusto?”
“Giusto.”
Lei guardò il suo orologio. “È tardi, Kakashi-san. Sarà meglio che tu vada prima che mio marito torni e si lamenti per il fatto di avere uno strano uomo in casa.”
“Non sono strano…” protestò lui, ma lei lo stava già spingendo verso la porta.
“Addio, Kakashi-san! E se mai ti rivedrò, sarà sempre troppo presto.”
Lui fece un sospiro teatrale, ma ormai la porta gli era già stata chiusa in faccia.
La notte sembrava essersi presa una tregua dalla pioggia, e mentre Kakashi guardava il cielo, intravide la luna, pallida tra le nuvole e che illuminava la strada più di ogni lanterna appesa. Si stava dirigendo verso casa, senza affrettare il suo passo lungo la strada lavata dalla pioggia. Si era chiesto sin da quando era uscito se Sakura sarebbe stata lì o no al suo ritorno. Quel pensiero aveva persino intaccato la sua performance, ma Ayame non lo notò, il che provava più di ogni altra cosa quanto l’avesse sorpassata.
Ma a chi importava di pianoforti e missioni quando sarebbe potuta esserci una bellissima ragazza ad aspettarlo a casa per fare del pazzo, selvaggio e passionale amore quella notte? Ricordò a sé stesso che sembrava decisamente troppo bello per essere vero. Di sicuro ci aveva riflettuto meglio per poi scappare a casa. Si raccomandò di non sentirsi deluso quando avrebbe aperto la porta di casa e non l’avesse trovata. Era solo da aspettarselo.
Ma il cuore gli era salito in gola quando girò la maniglia e si spinse la porta, poi guardò laggiù, dove, lui realizzò, che gli stivali della ragazza erano scomparsi.
Dannazione. Ed ecco la delusione.
Completamente irrazionale e inappropriata, ma era lì.Sentendosi distintamente meno felice di un momento fa, Kakashi si liberò del suo giubbotto e del suo coprifronte. Non era dell’umore giusto per badare all’ordine, quindi li lasciò entrambi sul tavolo della sala da pranzo, dove due semini si erano materializzati da quando se n’era andato. Ma non era dell’umore giusto neanche per pensare a quelli. Voleva solo andare a letto e dimenticarsi quanto fosse idiota.
Ma mentre andò nella sua stanza da letto, notò che qualcosa era davvero fuori posto. Nella luce fioca, il suo primo pensiero fu che quella gatta con un occhio solo fosse entrata dalla finestra e avesse preso possesso del suo letto. Fu un momento più tardi che si rese conto che la matassa che occupava il suo letto era rosa.
“Pensavo te ne fossi andata,” rimarcò, sentendosi quasi senza fiato. “I tuoi stivali erano scomparsi.”
Sakura si sedette nel suo letto, coprendosi il petto con le coperte. Era alquanto ovvio che non indossasse la sua maglietta... o nient’altro. Gli diede un timido, assonnato sorriso, e indicò il termosifone sul quale due stivali neri stavano asciugando. “Erano bagnati…”
Era adorabile. Il suo cuore volò dritto verso lei. “Sei nuda?” chiese lentamente, ammirando la figura che le lenzuola del suo letto abbracciavano così deliziosamente.
“Non proprio,” disse timidamente. “Te l’ho già detto, sensei, dormo solo in mutande.”
“Descrivile.”
“Nere,” sussurrò lei. “Con un grande cuore bianco stampato sul davanti.”
Lui annuì, immaginandosi quella meravigliosa, meravigliosa visione.
“Vuoi vederle?” gli chiede timidamente.
Come poteva rifiutare alcuna richiesta offerta da questa ragazza?
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The Window
FanficWritten by SilverShine, go check the original story on fanfiction.net Primi 11 capitoli tradotti da eveyzonk (e parzialmente da me) Tutto ebbe inizio in quell'imbarazzante mattinata, per colpa d'un ritardo. Sakura aveva sempre voluto vedere Kakashi...