Capitolo 1-Someone in the crowd

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Someone in the crowd could take you
Flying off the ground
If you're the someone ready to be found
(Someone in the crowd-La la land)

Una delle cose che non ho mai sopportato della mia vita è stata la consapevolezza di essere una persona perfettamente normale.

Così, in una mattina perfettamente normale, in un bar perfettamente normale, faccio roteare distrattamente il mio cucchiaino in una tazza di caffè americano, che pare, in tutto e per tutto, perfettamente normale.

La pioggia ticchetta minacciosa sulla finestra, come a volermi insistentemente ricordare che anche questa estate è finita e il nuovo anno accademico incombe.

Un nuovo anno, il secondo di quella nuova vita che non mi sarei mai aspettata potesse diventare mia. Sembra ormai passata un'infinità di tempo da quando ho lasciato la mia piccola villetta dell'Essex e i miei genitori che, per rispettare il cliché del "perfettamente normale", non hanno mai provato a farsi gli affari propri.

"Un vero talento, davvero!", sentivo i miei mormorare le sere d'estate in cui lavoravo con loro nel negozio di famiglia. "Mamma, non ci vuole un grande talento a chiamare i fornitori e a servire un cliente che ti chiede 'Dove sono gli attaccapanni?'"

Mia madre, di risposta, roteava gli occhi e mi stampava un bacio in fronte, senza aggiungere nulla.

"Joan, non dovremmo farle tutti questi complimenti" scherzava mio padre ogni tanto "Rischiamo che perda la motivazione".

Sbuffavo, alzavo gli occhi, ma l'unico che pareva accorgersi della mia frustrazione è sempre stato mio fratello James. Purtroppo, non è facile avere ambizioni quando i tuoi genitori credono di offrirti il migliore futuro possibile. Anzi, è quasi da ingrati.

Ed eccomi di nuovo qui, in una mattina di ottobre, seduta al tavolo migliore della caffetteria, che la mia amica Victoria aveva occupato già da venti minuti prima del mio arrivo. È il nostro luogo sacro, dove ci sentiamo libere di parlare anche tutto il giorno, infilando tra una chiacchiera e l'altra qualche momento di studio. Formiamo una buona squadra e sento che ci incastriamo perfettamente, anche se a volte devo ammettere che trovo impossibile scoprire che cosa le frulli in testa. Ma diciamocelo, nemmeno io potrei reputarmi una persona cristallina.

Indugio rigirando il cucchiaino nella tazza di caffè prendendo il coraggio per raccontare la mia estenuante estate a Victoria.

"La mia estate? È stata così emozionante che non saprei da dove partire. Se esistesse un premio per la famiglia meno incoraggiante dell'universo sono sicura che i miei sarebbero in cima alla lista dei candidati."

Esclamo, sapendo di poter parlare liberamente per la prima volta dopo mesi.

"La mia presenza in negozio è diventata improvvisamente necessaria ad ogni ora del giorno. Cercano di incoraggiarmi facendomi complimenti esagerati per attività elementari come rispondere al telefono o mostrare la merce ai clienti. Dicono che ho un talento per questo tipo di cose. A quanto pare l'educazione è diventata un talento."

"Sei riuscita a studiare qualcosa?" chiede Victoria.

"Poco. Spero di riuscire a recuperare presto. Temo che i miei genitori non si rendano conto dell'impegno che richiede l'università. Tutto quel che fanno fatica a comprendere è pressappoco inutile per loro."

Abbasso lo sguardo. Quando parlo male della mia famiglia immagino sempre di ascoltarmi dall'esterno e provo uno strano senso di disagio e vergogna.

"Sono i miei genitori, mi vogliono bene... Ma non riesco proprio a capire come facciano ad essere così ottusi".

Victoria mi guarda dolcemente e so che farebbe di tutto per aiutarmi, se potesse.

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