Capitolo 20- Demons

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When you feel my heat
Look into my eyes
It's where my demons hide
It's where my demons hide
Don't get too close
It's dark inside
It's where my demons hide
(Demons- Imagine Dragons)

Ogni cosa che ricordo mi appare sfocata, come se non avessi mai visto chiaramente e mi fossi lasciata ingannare dall'idea che avevo di lui. Che purtroppo, ho ancora di lui, nonostante tutto.

Quando finalmente rientro nella mia stanza tutte le luci sono spente e mi sento incredibilmente sollevata di essere di nuovo tra quelle quattro mura al sicuro. Violet dorme, ignara di tutto quello che è successo, mentre io mi sento come se il mondo mi fosse appena crollato addosso.Come riuscirò ancora ad incontrarlo camminando per la città o, ancora peggio, andando a lezione? La routine del ritorno mi si prospettava difficile ieri, ma oggi, dopo aver scoperto che ha una relazione con un'altra donna, sarà quasi impossibile.Cerco di dormire ma il mio sonno è continuamente disturbato da dolci e tristi ricordi che, offuscati dalla cieca rabbia si trasformano in voglia di vendetta. Così, quando mi sveglio devo trattenermi dalla voglia di imbracciare una mazza da baseball e fare a pezzi la sua moto. Il silenzio della mia stanza culla e coccola l'universo in subbuglio dentro di me. Mi alzo verso le sei e con estrema calma vado in cucina a prepararmi un thè. Mi siedo accanto alla finestra e osservo in silenzio le goccioline di pioggia che ticchettano sulla finestra. Mi concentro sulla pioggia che scorre sul vetro e cerco in modo quasi ossessivo di portare la mia attenzione a qualsiasi cosa che non sia il mio pensiero fisso: Chris.<<Non ti ho sentita rientrare>> mugugna Violet apparendo sulla soglia mentre si stropiccia gli occhi.<<Non volevo svegliarti, era piuttosto tardi>> rispondo mentre verso una tazza di thè anche per lei. Si avvicina e sento che sta per aprir bocca e farmi qualche domanda a cui so che sarebbe troppo doloroso rispondere.<<Come sono andate le feste?>> decido di anticiparla.<<Noiose, come al solito. Mia madre che fa troppe domande e mio padre che non fa altro che sbadigliare davanti alla televisione>> sbadiglia e si siede al tavolo <<Ma c'è anche un lato positivo>><<Cioè?>> chiedo curiosa<<Mia madre qualche mese fa ha deciso di iscriversi a Facebook. Non è ridicolo? Comunque sia, è riuscita a ritrovare dei lontani parenti che non vedeva dai tempi del liceo, e ha deciso di invitarli al pranzo di Natale. Io ero sconvolta Pip! Per me erano sconosciuti fondamentalmente!>> <<Ma...?>><<Ma viene fuori che questi tizi hanno un figlio, Cedric, di cui mia madre non mi aveva assolutamente mai parlato. Infatti lo abbiamo scoperto il giorno di Natale, quando mia madre ha quasi dato i numeri perché non si aspettava un ospite in più>>La guardo perplessa, rapita e allo stesso tempo impaziente. Beve un sorso di thè e ricomincia. <<Ebbene, te la faccio breve. Abbiamo scopato>><<Che cosa?>><<Lo so Pip, ma era un figo pazzesco! Che gran cazzata, vero? Eppure io l'ho fatto solo perché avevo voglia di togliermi lo sfizio, invece lui ora continua a chiamarmi, a volermi vedere e forse io inizio a provare qualcosa >><<Frena frena frena. Ma non è tuo parente scusa?>><<Una specie di cugino di decimo grado che io non ho mai visto e poteva benissimo essere uno sconosciuto>> afferma sicura. Sembra che si sia ripetuta mentalmente quella frase mille volte prima di dirla ad alta voce, come se si dovesse autoconvincere di non aver fatto nulla di assurdo.<<Okay>> dico cercando di non insistere troppo <<Allora, lui com'è?>><<Oh, è davvero bellissimo. Poi ti dirò, è pieno di soldi, ma si è fatto un culo così per arrivare dove è adesso. Pensa che è amministratore delegato di una società tutta sua>><<Caspita!>> sorrido fingendo che mi abbia sorpreso sul serio <<Ma quanti anni ha?>><<Non lo so con certezza, ma io gliene darei circa una quarantina, forse anche di più>><<Dio mio no, Violet, ma perché? Non capisci che è troppo grande per te? Lui avrà moltissimi desideri, come avere dei figli, sposarsi, avere una relazione seria. E sicuramente non può averne una con te, che vai ancora all'università.>> sputo fuori tutto il risentimento che non avrei mai provato per Violet, e nemmeno per quel poveretto di Cedric, ma che in quel momento si sfoga proprio su di lei che, offesa, prende la sua tazza di tè e fila dritta in camera sua, lasciandomi sola coi miei pensieri e il mio risentimento, che non riuscirò mai a esaurire del tutto. Le ore passano inesorabili e provo a buttarmi nello studio mentre la frustrazione prende la forma di lacrime che continuano a rigarmi il viso. Non mi concedo un minuto di pausa perché so che se dovessi anche solo deconcentrarmi la mia nube di pensieri ricchi di sconforto non farebbe altro che trapassarmi e straziarmi più di quanto non lo facciano già le continue chiamate di Chris. Apro il quaderno di filologia e cerco di concentrarm e decido di affrontare il nemico a muso duro. Sfoglio gli appunti, e dopo qualche minuto il mio sguardo cade su una pagina quasi completamente bianca. All'improvviso ricordo quel giorno e un brivido mi pervade la schiena. Al centro della pagina campeggiano le uniche due righe che ero stata in grado di scrivere durante quella lezione:Odi et amo, Quare id faciam fortasse requiris.Nescio, sed fieri sentio et excrucior.Indugio per un momento sul significato di quelle parole e sento montare la rabbia dentro di me. Mi alzo e cerco di placarmi camminando per la stanza ma appena volgo lo sguardo verso la scrivania, continuo a vedere il suo nome apparire sullo schermo del mio cellulare: dieci chiamate perse.Smanio dalla voglia di sentire la sua voce e immaginare la dolcezza di un suo bacio, ma allo stesso tempo non riesco a pensare a ciò che potrebbe dirmi, perché potrebbe marcare inesorabilmente la nostra fine. Un taglio netto che non penso di riuscire a sopportare. Così, per quanto paradossale possa sembrare tengo le distanze, cerco di evitarlo, e più evito le sue ultime parole, più sento di riuscire a tenerlo ancorato a me. So che non mi lascerebbe mai andare senza una spiegazione, so che è un uomo onesto ed è proprio per questo che so che continuerà a insistere, e io continuerò a vedere quel nome rassicurante sul display del mio cellulare.Dopo un paio di giorni lascio che l'aria rassicurante di Oxford mi culli e allevi la mia tristezza. Il mio rifugio sono le fresche strade di gennaio, dove pochi studenti ardiscono riversarsi, preferendo il tepore delle biblioteche dell'università. Faccio di ogni panchina la mia aula studio e cerco di evitare il telefono come la peste. Mi impongo di sfogare la mia rabbia in lunghe pedalate in bicicletta attraverso il parco e giganteschi pancake a intervalli regolari. Il lavoro da McCartney è l'unica vera distrazione che mi rimane, la mia ancora di salvezza, l'unico angolo di mondo dove sento di poter ritrovare me stessa. Ovviamente per questo stesso motivo, e per la mia eterna paura di affrontare la realtà, mi rintano nel negozio sempre più spesso.<<Stai bene?>> è il ritornello che continua a risuonarmi nelle orecchie. E la maggior parte delle volte assume proprio la voce del vecchio proprietario del negozio. La mia risposta è sempre un ritornello di rito che con l'andare del tempo si è trasformato da un deciso <<Sì!>> a una specie di grugnito disinteressato.Quando chiudo il negozio sento un alito di vento scompigliarmi i capelli e finalmente strapparmi un sorriso. Inforco la bicicletta e mi dirigo verso il campus decisa a farmi una bella doccia calda rilassante e scusarmi con Violet per i miei modi poco garbati dell'altro giorno. Apro il portone d'ingresso e mi dirigo velocemente verso la mia stanza. Mentre mi avvicino vedo in lontananza Violet aprire la porta.<<Ehi!>><<Oh, ci sei anche tu? Ho provato a chiamarti ma...>><<Ho lasciato il telefono a casa>><<Comincio a pensare che tu lo faccia di proposito>> dice sottovoce aprendo la porta <<Comunque nella nostra casella della posta di sotto ho trovato questa. Credo sia per te>>Mi consegna una piccola busta bianca, proprio come quelle dove si scrivono i biglietti d'auguri. Proprio come quelle che mi aveva lasciato Chris quando ancora non aveva il mio numero. La prendo in mano incerta e la esamino attentamente. Il suo contenuto mi pare ovvio anche senza aprirla: il mio nome campeggia sul retro e la calligrafia è inconfondibile. Mi ammutolisco per qualche secondo, rivolgo un cenno in direzione di Violet e poi sparisco in camera mia tenendo stretta la busta tra le mani. No, probabilmente non sarà questa la serata in cui riuscirò a scusarmi con lei. Chiudo la porta a chiave e lancio la busta sul letto. La fisso per qualche secondo con le braccia incrociate e infine non posso far altro che avvicinarmi lentamente come se temessi che potesse esplodere da un momento all'altro. La prendo in mano e cerco di immaginarmi le sue dita che la chiudono e la inseriscono nella mia casella della posta. La avvicino al mio viso cercando nella carta nuova il suo profumo e infine la apro.Ti conosco abbastanza per sapere che non mi risponderai, e molto probabilmente non mi parlerai mai più, ma ho bisogno di essere sincero con te, perché non ti ho mai mentito.Io e Melanie siamo stati insieme molti anni e sicuramente non era questo il modo in cui volevo che lo scoprissi. È stata davvero importante nella mia vita, ma non pensavo che l'avrei più rivista. L'estate scorsa mi ha confessato di avermi tradito con uno dei miei più cari amici e mi ha supplicato di perdonarla. Ed è stato proprio quello il momento in cui ho capito che avrei avuto bisogno di schiarirmi le idee. Scelsi Amsterdam, come tu ben sai. Camminai per giorni cercando di capire come mai il suo tradimento non mi avesse straziato. "Come può essere amore questo?" era quello che continuavo a chiedermi. Così, decisi che ognuno avrebbe preso la sua strada e io sarei tornato ad Oxford per iniziare una nuova vita. Non pensavo che la mia nuova vita sarebbe iniziata ancora prima del mio ritorno. Ed è per questo che devi credermi, Piper, quando ti dico che non avrei mai voluto ferirti, anche se purtroppo mi conosci abbastanza ormai per capire quale sarà il mio prossimo passo. Il bambino di Melanie è mio figlio, Piper. Non posso abbandonare lei, e non posso abbandonare mio figlio. Non è così che avevo programmato il mio destino, ma nulla per me ora è più importante del rendere mio figlio felice perché so perfettamente cosa voglia dire patire l'assenza di un genitore.Così, per quanto difficile sia per me, devo lasciarti andare.Spero che tu abbia la vita che meriti, e di ricevere un giorno il tuo perdono.ChrisStringo la lettera incredula e fisso il vuoto inespressiva mentre sento gli occhi gonfiarsi. Ricaccio indietro le lacrime e mi alzo di scatto decisa a essere ciò che devo per me stessa. Io devo essere forte, io me lo devo. Piego il biglietto, lo infilo nella busta e lo nascondo in uno scatolone sotto il letto, sperando di dimenticarmene per sempre.<<Io sono forte. Io ce la posso fare>> continuo a ripetermi per non scoppiare a piangere.Afferro il telefono nascosto sotto il milione di libri che affollano la mia scrivania e dopo aver inserito le cuffie nel jack mi stendo sul letto. Apro Spotify e decido di mandare a fanculo il mondo.Al diavolo le canzoni tristi, al diavolo le canzoni d'amore, al diavolo tutta quella lagna.All star degli Smash Mouth penetra nelle mie orecchie a tutto volume e non posso fare a meno di scatenarmi. È questo il mio mantra, è questa la mia vita, e quando tutto fa schifo io mi posso riprendere.I giorni successivi continuo ossessivamente ad ascoltare quella canzone e cerco di essere positiva in ogni modo. Ora questa storia ha un punto fermo e io non potrei essere più sollevata.Lui ha diritto di farsi una famiglia e io ho il diritto di ballare sul letto fino alle tre di notte, giusto?Il mio lavoro mi assorbe completamente e tutto il tempo che cerco di passare all'aria aperta mi rigenera.<<Guarda chi si vede>>Parcheggio la mia bicicletta proprio accanto al negozio mentre vedo Ben fare capolino dalla serranda appena alzata. Il nostro rapporto si è evoluto da quando ha smesso di comportarsi come un troglodita e devo ammettere di trovarmi abbastanza a mio agio con lui.<<Cerca di non emozionarti troppo>> esclamo sarcastica.<<Farò il possibile>> risponde uscendo <<Ah, ho portato la birra per stasera>><<Stasera?>><<Sì, stasera ho deciso che hai bisogno di staccare dalla tua depressione>><<Io non sono depressa>> lo guardo in cagnesco.Si avvicina sorridendomi malizioso. Io rimango di fronte a lui a scrutarlo mentre estrae dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di Marlboro rosse e se ne accende una. Aspira profondamente e poi si rivolge di nuovo verso di me tenendo la sigaretta a fior di labbra <<Allora, la vuoi una birra o no?>>Le ore passano veloci e senza neanche accorgercene arriviamo alla fine del turno. McCartney è contento che finalmente i suoi unici dipendenti vadano d'accordo, quindi accetta di buon grado di farci suonare nel suo magazzino.Mi siedo al pianoforte e inizio a sfogliare qualche spartito.<<Consegna a domicilio >> sussurra Ben alle mie spalle piazzando una bottiglia di birra davanti ai miei occhi. La afferro e mi giro sullo sgabello per ritrovarmelo in piedi davanti a me.<<Conosci Stuck in the middle with you?>> chiede imbracciando la chitarra. Annuisco mentre mi allunga lo spartito. Lo afferro con una mano e con l'altra reggo la birra che inizio a scolarmi senza nemmeno accorgermene.Quattro bottiglie di birra e innumerevoli accordi dopo, ci ritroviamo seduti per terra tra una marea di fogli pieni di annotazioni scomposte e appunti ubriachi di canzoni che non suoneremo mai.Discorsi sconnessi e risate riempiono l'aria e per la prima volta dopo molti giorni mi sento leggera. Afferriamo le ultime birre e decidiamo di uscire passeggiando per la città.<<Me la dici una cosa?>> gli chiedo<<Perché quando ci siamo conosciuti ti sei comportato come un cretino?>><<Questa è una bellissima domanda>> inarca le sopracciglia sorridendo<<Lo so, lo so, grazie>><<Prego, non c'è di che. La verità è che non ne ho idea, sono solo un cretino. Forse dovrei mettere la testa a posto, tu cosa dici?>><<No, io credo di no. A me piaci così>> ammetto io.<<Un po' cretino?>><<Un po' cretino.>><<Beh, in fondo cosa c'è di sbagliato ad essere cretini ora? Ho vent'anni, no? Ho tutto il diritto di essere un cretino>><<Esatto, oh cazzo! Esatto! Noi abbiamo tutto il diritto di essere dei cretini, giusto?>> esclamo cogliendo questa rivelazione improvvisa. Corro velocemente da un capo all'altro della strada infischiandomene dei passanti che mi guardano straniti. <<Io sono una cretina!>> continuo a urlare mentre sento Ben correre dietro di me ridendo.<<Per quanto questo sia lo spettacolo più bello a cui io abbia mai avuto l'onore di assistere, credo che dovremmo andare>> dice tendendomi la mano.<<Forse hai ragione>> bisbiglio ridacchiando, accettando di farmi riaccompagnare a casa.La camminata verso il campus mi schiarisce la mente, ora non più annebbiata dagli eccessivi fumi dell'alcool.<<Accidenti, la mia bicicletta>> dico ricordandomi di averla lasciata al lavoro<<Non temere, sono sicuro che nessuno ruberebbe quell'orrore giallo fosforescente>><<Ma come ti permetti?>> dico avvicinandomi puntando il dito scherzosamente.I nostri sguardi si incontrano e quello che era un sorriso all'improvviso sento il suo respiro farsi sempre più vicino. Sa di birra e Marlboro rosse. Non voglio pensare a nulla, così decido di abbandonarmi alle sue labbra e al tocco delle sue dita tra i miei capelli. Le sue mani scorrono sui miei fianchi e mi sollevano mentre io cingo le mie ginocchia attorno alla sua vita. Il gelo di gennaio mi abbandona e il suo bacio mi riscalda piacevolmente. Il suo tocco è come un balsamo per la mia bocca ma nel giro di qualche secondo mi rendo conto di non sapere cosa voler fare. La mia camera da letto si trova a pochi metri da qui ma io, per quanto eccitata devo chiedere a me stessa: Lo voglio davvero? <<Buonanotte>> dico senza nemmeno rendermene conto.<<Buonanotte Piper>> risponde Ben sorridendo.Mi avvio lentamente verso il portone d'ingresso, poi una volta scomparsa dalla sua vista corro verso la mia stanza cercando di trattenere le lacrime.Per quanto è possibile mentire a sé stessi? Quando si smette di soffrire?Afferro il cellulare e con gli occhi pieni di lacrime digito le ultime parole che mi riprometto di scrivere a Chris:Odi et amo, Quare id faciam fortasse requiris.Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

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Buongiorno ragazzi,

come potete vedere anche Us against the world è tornato! Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Sappiate che ci saranno tante novità all'orizzonte per i nostri due protagonisti, quindi restate sintonizzati e non dimenticatevi di passare anche dalle mie amiche Victoria, Holly e Sibyl.

Alla settimana prossima! 💖

Us against the world - In revisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora