Capitolo 3- Into the fire

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Now I'm low, I'm looking out, I'm looking in
Way down, the lights are dimmer
(Into the fire-Thirteen Senses)

L'indomani mi sveglio per andare a lezione con un cerchio alla testa. Mi reco alla caffetteria più presto del solito per prendere un caffè e svegliarmi un po'. Di Victoria non c'è traccia. Non ho sue notizie da ieri e mi sembra strano. Mi chiedo distrattamente come sia stata la sua serata. Migliore della mia, passata a ingozzarmi di gelato guardando film splatter, sicuramente.

Avevo detto o no che avrei trovato una soluzione? Sul momento, infatti, la cosa più matura da fare mi è sembrata aprire il frigo e accendere Netflix.

Trangugio velocemente il caffè fissando il vuoto. Prendo il telefono e scrivo un messaggio a Vic cercando di capire se sia il caso di aspettarla in caffetteria o trovarci in aula.

Più si avvicinava la lezione, più sentivo il cuore in gola. Parlare con qualcuno mi avrebbe aiutato, ma Vic su 365 giorni in un anno aveva deciso di essere in ritardo proprio oggi. Ma in fondo, avrei parlato con lei di Chris? Che avrebbe detto e soprattutto che avrebbe pensato di me? Forse però, mi sarebbe bastato parlare, distrarmi e smettere di pensare di essere in una situazione ingestibile.

Il telefono vibra, è lei:

"Ti raggiungo in aula. Tienimi il posto."

Entro e cerco di sedermi nel posto più appartato dell'aula, in fondo, dietro al proiettore. Estraggo dalla borsa il quaderno e l'astuccio e li dispongo sul banco. Tamburello nervosamente nell'attesa della mia amica.

Il professore è già in aula, ma è come e non ci fosse preso com'è dal libro che sta leggendo.

Sento la porta aprirsi e ho un breve sussulto. Grazie a dio si tratta di Vic che arriva tutta trafelata e, dopo aver brevemente scrutato ogni centimetro dell'aula con lo sguardo, mi vede e viene a sedersi accanto a me.

<<Non avresti potuto prendere posto in cortile già che c'eri?>> esclama divertita. Io le sorrido e mi sento sollevata. Potrò chiederle della sua serata e finalmente distrarmi, sperando di non avere un infarto ogni volta che sento lo scricchiolio provocato dall'aprirsi della vecchia porta cigolante.

<<Allora, come è andata la serata?>>esordisco voltandomi verso di lei che ha già sistemato il computer sul banco.

<<Il buffet era squisito e ho cercato di mantenermi fuori dai guai. Aldilà di questo niente di nuovo>> dice lei fissando insistentemente lo schermo del computer.

Tutto qui? Sono un po' delusa, onestamente. Speravo in qualcosa di più. Ma in fondo che mi aspettavo? Si sa che queste cene formali non nascondono nulla di eccitante oltre al cibo.

Tuttavia, mi sembra strana, non è da lei tagliare così corto. Cerco di trovare un modo per tastare il terreno e chiederle di più, ma in quel preciso momento la voce del professor Morgan mi interrompe ancora prima che io possa dire una parola.

<<Buongiorno ragazzi>> esordisce, schiarendosi prima la voce per attirare la nostra attenzione. Sento Victoria sistemarsi nervosamente sulla sedia mantenendo lo sguardo fisso sul computer.

Di Chris nessuna traccia. Effettivamente non mi sembra il tipo di persona che arriva in ritardo, ma in fondo, chi sono io per giudicare? Chi sono io per sapere cosa sia o non sia da Chris? E lui, a sua volta, non ha la minima idea di chi sia io. Tranne che per il semplice, insignificante dettaglio che l'ho scaricato dopo una notte passata insieme. Semplice e insignificante dettaglio che ha tutta l'aria di suggerire che io sia una stronza.

La verità è che forse nemmeno io so che tipo di persona sono. So solamente che non avrei mai retto un addio, e allo stesso modo so che non riesco a ricordare un momento più felice e spensierato in tutta la mia vita.

Us against the world - In revisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora