Capitolo 27- Cold Cold Cold

106 12 0
                                    

Le luci una volta tanto confortanti, svaniscono all'orizzonte mentre il treno si allontana dalla familiare Oxford. Sebbene l'università non fosse particolarmente lontana da casa, sono state poche le volte in cui ho fatto ritorno. Qualche festività, qualche occasione importante, senza mai desiderare altro che tornare ad Oxford. I fantasmi della mia infelice infanzia non facevano altro che perseguitarmi ogni volta che il treno annunciava "Prossima fermata: Abridge". Quanto durerà questa nuova fase della mia vita? Farò mai ritorno ad Oxford? Dovrò rinunciare agli studi per sempre? Queste sono le uniche domande che riesco a pormi mentre avverto il leggero dondolio del treno ad ogni scambio.

Nessuna di tutte queste domande, tuttavia, mi sembra dotata di risposta. Soprattutto perché ormai mi sto abituando al fatto che nulla dipende da me.

Dopo aver preso la coincidenza a Londra, il tragitto prosegue tranquillo verso Abridge. Appena ci addentriamo nell'Essex i passeggeri iniziano a scendere dal treno, accompagnati da un biglietto e qualche impegno che distrattamente adempiranno prima di tornare a casa. Io, invece, costretta a trascinare i pesanti bagagli, sento tutto il fastidio della forzata casualità.

Mentre mi preparo a scendere do un ultimo sguardo al mio posto, quello dove sono stata seduta prima che la mia vita cambiasse. Afferro i tre borsoni e la chitarra, uno dei ricordi più belli che Oxford mi abbia lasciato.

«Signorina, vuole una mano?» chiede un signore di mezz'età posizionato proprio di fronte a me.

Annuisco mentre poggio le borse per passargli la chitarra.

«Faccia attenz..» è tutto ciò che riesco a dire mentre mi ritrovo praticamente a terra, sbilanciata da una frenata improvvisa del treno.

«Si è fatta male?»

«No, sto bene. Tutto a posto» rassicuro il signore che si è sporto verso di me per aiutarmi.

«Allora prendo questa?» dice timidamente indicando la chitarra, finita per terra proprio accanto a me. Annuisco nuovamente e ci dirigiamo insieme verso le porte del treno.

Qualche minuto dopo il treno si ferma. Appena arrivata al binario la chitarra mi viene restituita e io sono nuovamente lì, al punto di partenza.

Ricordo il giorno in cui sono partita per Oxford. Indossavo un vestito a fiori e mia madre piangeva ma ancora non ho capito se fosse felice o delusa. Penso non lo scoprirò mai.

Cerco di raccapezzarmi come posso mettendomi la chitarra a tracolla e afferrando i borsoni, quando sento una mano poggiarsi sulla mia spalla.

«Dove credi di andare?»

Un sorriso si fa strada sul mio volto non appena riconosco la voce.

«Oh mio Dio, sei qui!» esclamo buttando a terra le borse e gettando le braccia al collo di mio fratello.

«Credevi di non ricevere nessun comitato di benvenuto?»

Lo guardo fisso negli occhi cercando di trattenere le lacrime. So che lui ha capito, so che mi capirà sempre.

«Pip... Io non volevo dirtelo, speravo che il mio aiuto bastasse»

Gli tappo la bocca posando il mio indice sulle sue labbra. Se c'è qualcosa di cui sono sicura è che nessuno ha colpe in questa storia.

Eppure perché sono così arrabbiata?

***

Il breve viaggio in macchina mi fa sentire una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Devo iniziare una nuova vita o sto tornando a quella vecchia? Nulla di ciò che conoscevo in questo posto sembra cambiato ed io, io quanto sono cambiata?

Us against the world - In revisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora