Capitolo 17- A little less conversation

142 16 0
                                    

A little more bite and a little less bark
A little less fight and a little more spark
(A little less conversation- Elvis Presley)

I giorni passano e non riesco a non togliermi un pensiero fisso: andare al lavoro, cosa che fino a ieri mi rendeva felice e spensierata, ora mi turba. Dopo l'arrivo di Ben sento spiata ogni mia mossa, calcolato ogni suo sguardo e mal interpretata (con malizia, spesso e volentieri) ogni mia parola.

Oggi, diversamente dai giorni scorsi, vedo il suo sguardo cambiare e il suo atteggiamento diventare più benevolo. Alla fine del turno, quindi, mi sento libera di trattenermi un po' di più e recarmi nel magazzino per rilassarmi suonando il piano. È capitato spesso che il signor McCartney mi esortasse a farlo, sapendo che erano anni che non mi esercitavo, ma solo di rado mi prendevo la libertà di provare i suoi preziosi strumenti.

Mi siedo al seggiolino di un pianoforte a mezzacoda riposto in un angolo in fondo, sentendomi completamente al sicuro. Cerco di ricordare uno dei primi pezzi che avevo imparato a scuola: appoggio le dita sulla tastiera e inizio a suonare il Preludio in Do del Clavicembalo ben temperato di Bach. La melodia procede, meccanica, ma appassionata come se le mie dita si lasciassero trasportare dall'impeto di quell'esercizio, che assomiglia molto alla felicità. Una volta più sicura, è come se il pianoforte diventasse una calamita e richiamasse alla mia mente melodie che credevo sepolte nei ricordi: piccoli esercizi di scale, pezzi classici come Beethoven, Mozart e Chopin e infine anche qualche mia, inconfessabile e imbarazzante, composizione.

Questa fantasia di note e di musiche però viene interrotta bruscamente da uno scricchiolio che sento arrivare dalle mie spalle. Presa alla sprovvista, mi volto: Ben. Appoggiato ad uno scaffale accanto alla porta con le braccia lungo i fianchi, ha il volto di chi è appena stato colto in fallo, come quello di un bambino che è appena stato scoperto a compiere una marachella.

<<Da quanto sei lì?>> chiedo un po' seccata.

<<Non saprei, cinque o dieci minuti>> e a quell'affermazione non posso far altro che roteare gli occhi. Mi alzo per andargli incontro e dirgliene quattro ma lui alza una mano, come a chiedere il diritto di parlare <<Scusa se mi sono comportato come uno psicopatico, davvero>>

<<Ti stai ancora comportando come uno psicopatico, Ben. Perché continui a seguirmi?>> ribatto

<<So che non mi sopporti...>>

<<Perspicace>>

Lui mi guarda allo stesso tempo scocciato e stremato, così decido di lasciarlo parlare

<<Allora, ricomincio. Scusa se mi sono comportato da psicopatico, ti prometto che ti lascerò stare. Lo giuro. Non sono così di solito, sono stato uno stupido e mi rendo conto che sia davvero il peggior biglietto da visita che io potessi fornirti. Ora, se vuoi possiamo fare in due modi. Uno: continueremo a ignorarci, come due perfetti sconosciuti e ad interagire solo per il lavoro. O, due: possiamo diventare amici e suonare insieme qualche volta perché...sei davvero brava. Che dici?>> il suo sguardo non è più duro e impostato come lo è stato i giorni scorsi. Sembra, anzi, lasciar trapelare qualche debolezza, un po' di onesta sincerità.

<<Per quanto mi stuzzichi l'opportunità numero uno...>> dico ridendo <<Credo che sceglierò la numero due. Per quanto riguarda il suonare insieme, possiamo iniziare anche subito, per l'amicizia, credo che ci vorrà del tempo... e degli accertamenti psichiatrici>>

Lui scoppia a ridere e quindi mi invita a sedermi di nuovo sul seggiolino del pianoforte, prende una seggiola e si posiziona proprio di fronte a me.

<<Allora, Piper, vediamo un po' come diventare i prossimi Simon and Garfunkel>> esclama quindi.

Passiamo le successive ore a parlare di musica. Scopro che lui suona la batteria e il basso e, una volta stilata una lista dei nostri pezzi preferiti, mettiamo sottosopra il magazzino per trovare gli spartiti.

Una volta iniziato a suonare insieme, il tempo passa senza che io me ne accorga e mi dimentico persino di cenare. Usciamo e chiudiamo il negozio insieme che sono quasi le undici. Ci tratteniamo a chiacchierare di fronte alle serrande chiuse e quando mi accorgo che lui sembra sul punto di chiedermi di andare a bere qualcosa insieme, trovo una scusa per defilarmi.

È piacevole parlare con lui, ma temo che la sua richiesta di amicizia non sia completamente disinteressata, quindi cerco di non dare adito a equivoci.

Non riesco a pensare che un'altra persona possa insinuarsi nella mia mente, non riesco a immaginare di sentire il tocco di qualcuno che non sia Chris. Sento che è con me, nonostante la sua distanza nell'ultimo periodo. Solo fisica, davvero, visto che ha fatto in modo di scrivermi e chiamarmi ogni giorno, trascinando, come ormai da un bel po', un pezzo di sé nella mia quotidianità e illuminando anche i giorni più spenti.

Tornando verso casa e sentendo il freddo invernale pungermi il viso mi si affaccia alla mia mente il pensiero della storia tra Vicky e il professor Morgan. "Storia"? Si potrà chiamare in questo modo? Lui, a quanto mi ha detto lei, è stato sposato e non è la prima volta che si lascia andare con una studentessa. Lei, dal canto suo, ha la sensazione che con lei sia diverso, che non sia come con tutte le altre, che ci sia qualcosa di vero. L'altra, però esiste. Così mi chiedo: Chris ha quarant'anni, e di certo è un uomo attraente. Anche lui si sarà già spinto oltre con una studentessa? È anche vero, però, che quando ci siamo conosciuti lui non aveva idea di chi fossi, o meglio, di chi sarei stata. Io, per quanto mi riguarda, non ho grandi precedenti. Storielle brevi e di poca importanza, nessuno degno di nota che meriti di essere ricordato. Ma a quarant'anni è forse possibile poter dire la stessa cosa? Un uomo fatto e finito come è Chris potrà dire di non aver avuto nessuno di importante nella sua vita? E cosa potrebbe trovare in me, una giovane studentessa di ventidue anni, poco attraente e molto goffa?

Mi accorgo di avere un enorme quantitativo di domande da porgli. Domande che, certo, non potevano essere poste via telefono o distrattamente mentre si chiacchierava. Occorreva una situazione di confidenza, occorreva, insomma, prendersi una pausa dal sesso e conoscersi davvero.

Siamo partiti subito in quarta, perché non sapevamo di dover percorrere della strada insieme, ma ora, ho bisogno di conoscerlo, ho bisogno di essere sua non solo fisicamente. Voglio la sua anima e la desidero ancora più del suo corpo.

Entro finalmente in camera e sento davvero la stanchezza pervadermi le ossa. Mi sdraio sul letto e nel momento esatto in cui la mia guancia tocca il cuscino sento il telefono vibrare. Appena vedo il nome sul display mi rianimo. Chris.

Parliamo per qualche minuto, mi racconta della sua giornata e io faccio lo stesso. Accenno a un collega con cui ho iniziato a suonare. Mi rendo conto di non avere la minima idea di che cosa possa pensare lui in proposito. Sicuramente sarà contento per me, essendo un musicista, chi meglio di lui potrebbe capire? Ma non è questo che mi turba. L'unica cosa che riesco a chiedermi è: Chris sarà geloso?

Non sono una di quelle ragazze che interpreta la gelosia del proprio uomo come un atto di lusinga. Anzi, se ingiustificata, la trovo uno dei modi peggiori per dimostrare la mancanza di fiducia in un rapporto.

<<Sono contento per te! E lui come è?>> Mi chiede prendendomi alla sprovvista con voce divertita. Mi rendo conto di non trovarmi di fronte a un grande ostacolo insormontabile, tuttavia non voglio tirare troppo la corda, quindi mi ritrovo semplicemente a dire <<Non lo conosco bene, mi sembra un tipo a posto>>.

Mentii. Ben, ovviamente, poteva sembrarmi tutto tranne che un "tipo a posto", però mi intrigava la sua capacità di riscattarsi come aveva fatto oggi, quindi ho deciso di non giudicarlo troppo duramente.

Non posso fare altro che chiedermi che cosa ci sia in me per far sì che tutti gli uomini che incontro si comportino come dei perfetti idioti e poi tramutarsi magicamente in "tipi a posto".

Tuttavia, Ben mi era sembrato franco, e lo avevo apprezzato.

Inoltre, erano anni che desideravo suonare con qualcuno e lui era davvero capace, quindi, se Chris non avesse chiuso un occhio, lo avrei fatto io per tutti e due.

L'argomento si chiuse subito e mi promise che sarebbe tornato entro dieci giorni e, per quel che valeva, era l'unica cosa che desideravo sentire questa sera.

Us against the world - In revisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora