Capitolo 32- Bicycle race

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i have 
what i have 

and i am happy

i've lost what i've lost
and i am

still 
happy

(Rupi Kaur)

La mia nuova vita qui non è così male, dopotutto. Riuscirmi a rifugiare nel lavoro non è più uno sforzo sovrumano o un'imposizione. Il volto imbronciato di Michael e la follia di Agnes sono la parte più piacevole della giornata. Inoltre, da qualche giorno a questa parte Teddy si avvicina al bancone più spesso per chiacchierare con tutti noi e la leggerezza che si crea non fa altro che farmi pensare di essere felice di aver accettato di incontrarlo.

Un altro martedì arriva e, come di routine, si avvicina al jukebox, inserisce qualche spicciolo e seleziona la solita canzone. Portandosi una mano dietro la nuca, fa qualche passo in direzione del bancone.

«Sono venuto in biciletta oggi. Vuoi fare un giro?»

La sua proposta non mi coglie totalmente di sorpresa, anche se dalla mia faccia da pesce lesso non si direbbe.

«Ma... ma io non ho la bicicletta»

«Ti porto io» dice lanciandomi uno strano sorriso furbesco

«Stacco alle 16»

«Lo so»

Lo guardo perplessa.

«Glielo ho detto io, scema. Non è un serial killer, puoi stare tranquilla» Agnes si inserisce nel discorso lanciando un occhiolino a Teddy che, nel frattempo, era diventato rosso come un peperone.

Il bizzarro e quasi inquietante discorso viene interrotto all'improvviso dall'arrivo di Michael. Più ingombrante e seccato del solito porta con sé qualcosa di famigliare.

«Prenditela perché io non ne posso più di portarmela in giro per tutto il paese» esordisce con il solito entusiasmo.

«La mia chitarra!» esclamo non appena Mike si sfila la tracolla. Gliela avevo lasciata qualche settimana fa, quando per puro caso mi ha parlato del suo amico liutaio.

Scavalco il bancone sollevando gli sguardi perplessi dei clienti e corro ad abbracciare Mike che, prevedibilmente, rimane rigido come una lastra di marmo dandomi solo qualche piccola asettica pacca sulla spalla.

Afferro la tracolla e corro sul retro del negozio per esaminare lo strumento. Ogni cosa è al suo posto e la mia gioia è incontenibile. La mia Fender California è finalmente di nuovo nelle mie mani. La Fender di McCartney, la Fender di Oxford.

Mancano dieci minuti alle sedici quando decido di darmi una ripulita nel retro del locale. Accanto al piccolo ufficio dove Agnes mi ha assunta c'è un'accogliente stanza con qualche divanetto, uno specchio a figura intera e un piccolo vano per gli armadietti del personale. È buffo avere uno spazio così grande quando in realtà ci siamo solo io, Agnes e occasionalmente Michael, a lavorare qui. In realtà, se esistesse un contratto di assunzione di Mike sarebbe redatto sotto forma di urla e minacce di Agnes. "Hai così tanto tempo libero: renditi utile!" reciterebbe l'incipit, "Fatti i cazzi tuoi" sottoscriverebbe di risposta.

Mi guardo ossessivamente allo specchio quando poi gli occhi cadono sulla chitarra appoggiata sul divanetto. Mi dirigo verso il bancone dove vedo Agnes parlare con Teddy. Dannazione, quel ragazzo è sempre troppo puntuale.

«Ci sarebbe un problema» esordisco guardando prima Agnes e poi Teddy «Non so dove mettere la chitarra che mi ha portato Michael. Posso lasciarla qui?»

Us against the world - In revisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora