Capitolo 35 - Ribellione

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ALEXANDRA

La cucina stava per andare a fuoco. Ho preso l'estintore dalle mani di quella donna, e sono riuscita a spegnere le fiamme per un soffio. Per fortuna non è successo nulla di grave allo stabile. Solamente la cucina è inutilizzabile. Tutte le altre stanze della casa sono apposto. L'aria è diventata abbastanza malsana. Si sente ancora uno sgradevole odore di fumo, e non si riesce a respirare con facilità. 

- Vuoi muoverti ad aprire le finestre? Questa puzza mi sta uccidendo. Sbrigati -

È tornata sul divano. Crede che non mi sia accorta che la sua gamba sta benissimo. Saltellava per le scale come una libellula pronta a spiccare il volo. 

- Puoi aprirtele da sola. Ho altre cose da fare in questo momento -

- Come posso alzarmi in queste condizioni? Ho la gamba ingessata. Non lo vedi? -

- Prima sei riuscita a muoverti perfettamente per le scale. Come hai fatto? - Le domando.

- Hai visto male. Barcollavo, e camminavo a stento. Devi andare dall'oculista. La tua vista sta perdendo colpi - Mi dice. 

- Veramente? A me non sembrava. Per quanto ancora vuoi continuare a mentire? Credi sia stupida fino a questo punto? -

Un ghigno malevole sta attraversando il suo viso. 

- Cavolo. Mi stavo divertendo così tanto a comandarti a bacchetta. Maledetto incendio. Non ci voleva -

Stende la gamba, e sfila il gesso come se niente fosse. 

- Non posso crederci. Avevo ragione. Stavi mentendo - Le dico con enorme delusione.

- Brava. Vuoi un applauso? -

Finge di applaudire, e mi guarda con scherno e disprezzo.

- Perché ti sei spinta a tanto? Per quale motivo? Non capisco. Ho sempre fatto tutto quello che mi chiedevi, e non mi sono mai lamentata -

- Fammi pensare? Volevo solo divertirmi. E sei l'unico passatempo in questa misera casa. Ho pensato di testare un pochino la tua pazienza. Non posso? -

- Ma sei veramente un essere umano? Non hai sentimenti? Come puoi trattare una persona in questo modo? -

- Quante domande. Sei davvero pesante. Non farla troppo lunga. Chiudiamo il discorso. Adesso portami un bicchiere d'acqua. Mi è venuta una leggera sete -

- No, non voglio. Hai le mani e le gambe per un motivo. Usale - Le dico.

Si è appena alzata dal divano. Sta camminando lentamente verso di me. 

- Sei la serva in questa casa. Ancora non lo hai capito? -

Alza il suo braccio destro, e cerca di darmi uno schiaffo. Riesco a bloccarla prima che lo faccia. E la spingo verso il pavimento. Adesso è stesa su di esso. Sta piangendo. 

- Cosa sta succedendo? -

Mio padre è appena entrato in salotto. Non lo vedevo da settimane. Il suo viaggio di lavoro sarà terminato prima del previsto.  

- Tesoro sei rientrato? Non è successo nulla di grave. Sono solamente scivolata - Gli dice.

- Non devi giustificarla. Ho visto che ti ha spinto sul pavimento. Perché l'hai fatto? - Mi domanda.

- Stavo solo cercando di difendermi. Voleva darmi uno schiaffo, e l'ho fermata - Gli dico con estrema sincerità.

Non sembra credermi. 

- Come hai potuto trattare la donna che amo in questo modo? -

- Non fa niente, tesoro. Sto bene. Non è successo niente di grave - Cerca di sembrare un angelo. Vuole apparire pura e senza cattiveria.

- Lei ti sta crescendo con tanta cura. Non sei nemmeno sua figlia. Dovresti esserle grata per questo - Mi dice.

- Tesoro, te l'ho detto, sto bene. Non preoccuparti. Lasciala stare. È solo una bambina. La colpa è mia. Forse non sono una buona madre. Cercherò di sforzarmi di più in futuro -

È proprio una volpe. Sta mentendo spudoratamente. Non mi ha mai considerato come una vera figlia. 

- Non è vero. Non credere a quello che esce dalla sua bocca. Lei è solamente una bugiarda. Mi tratta malissimo quando non ci sei. Sono costretta a fare tutto quello che vuole - Gli dico.

- Sei arrabbiata. Lo capisco, ma non devi mentire. Non ti ho mai trattato come una schiava. Tu sei la figlia della persona che amo. Come avrei potuto farlo? -

Sta dicendo altre bugie. Come può mentire con tanta facilità? 

- Non l'hai mai fatto? Non c'è stato nemmeno un momento di pace da quando sei entrata prepotentemente nella mia vita. Ogni giorno sono costretta a svolgere tutti i lavori domestici della casa. Non muovi neanche un dito per cercare di aiutarmi. A causa della tua vanità, ho dovuto cercare anche un lavoretto part-time per pagarmi la retta scolastica. Tutto questo perché hai sperperato i soldi che ti aveva affidato mio padre per una misera borsa -

- Stai cercando di farmi apparire cattiva di proposito? - Mi domanda con il suo sguardo malefico.

- No. Sto solo dicendo la verità. Hai speso quei soldi per compiacere il tuo ego smisurato -

- Non la vuoi finire? Come osi comportarti in questo modo? Non apprezzi nemmeno lo sforzo che questa donna sta mettendo per crescerti. E ora vuoi farla passare per bugiarda? Scusati immediatamente con lei  -

Mio padre sembra veramente arrabbiato, e non vuole credere alle mie parole. 

- Papà, non sto mentendo. Sto dicendo solamente la verità. Perché non vuoi credermi? -

- Sono stanco delle tue bugie. Non voglio più ascoltarti. Sparisci immediatamente dalla mia vista -

- Cosa? - 

- Non hai sentito quello che ho detto? Vattene. Esci subito da questa casa -

Mi sta cacciando? Ho gli occhi lucidi. Vorrei tantissimo piangere, ma non lo faccio. Sto trattenendo le lacrime con tutta la mia forza di volontà.

- Va bene. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Farò come vuoi. Neanche io voglio rimanere un minuto di più in questa casa - Gli dico.

Volto le spalle ad entrambi, e comincio a camminare per il corridoio che porta all'uscita della mia abitazione. Quella donna mi sta seguendo. 

- Dove vai? Fermati. Tuo padre è solamente arrabbiato. Non riesce a ragionare in questo momento. Non andare  - 

Urla queste parole a voce alta, e finge di piangere. Adesso è arrivata nel punto preciso dove mi trovo. Mi ha appena afferrato per il lembo del maglione e ha avvicinato la sua bocca al mio orecchio destro. 

- Hai sentito quello che ha detto tuo padre? Vattene. Non esitare. Tanto non ti crede. Lui pende dalla mia bocca. Stupida ragazzina. Non avresti mai dovuto metterti contro di me -

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