Capitolo 61 - Una foto molto interessante

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JUSTIN

- Mio piccolo Justin, credevi che fosse tutto finito, vero? Beh, mi dispiace deluderti, ma non è così - Mi dice lo sconosciuto con un tono di voce così minaccioso da mettermi i brividi.

Mi sento mancare il respiro. Un senso di ansia mi opprime il petto e le mie mani continuano a tremare violentemente. Mi sembra di essere in un sogno, un bruttissimo sogno, di quelli che non vedi l'ora di finire al più presto.

- Si può sapere chi sei e che cosa vuoi da me? Perché continui a perseguitarmi? - Chiedo terrorizzato. Inspirando ed espirando rumorosamente.

- Justin, a volte sei davvero stancante. Fai troppe domande, te l'ha mai detto nessuno? - Dice l'uomo, lasciandosi sfuggire una risatina di scherno.

- Vuoi farmi impazzire, non è così? Non ce la faccio più a sopportare questa orrenda situazione. Sono davvero stanco di tutto questo. Per favore, lasciami in pace! - Grido con voce strozzata. Stringo con forza un lembo della coperta e con calma riprendo a respirare correttamente.

- Che cosa ti succede? Sei per caso arrabbiato con me? Ho fatto qualcosa che ti ha innervosito, Justin? - Mi domanda lui con tono sarcastico.

Mi alzo lentamente dal letto, facendo ben attenzione a non fare rumore. Mi rivesto in silenzio, nella penombra, intanto che l'uomo continua a parlare.

- Piccolo... perché non rispondi? Sei spaventato? Riesco a percepire la tua paura anche da qui. Posso quasi gustarla sulla punta della lingua - Sussurra l'uomo viscidamente dall'altra parte della cornetta. Le sue parole mi fanno venire la pelle d'oca dalla paura.

- Basta, sono stanco di ascoltarti. Ora riattacco - Gli dico ad alta voce, mentre mi guardo intorno per vedere se per caso è nascosto da qualche parte.

- Sei sicuro di volerlo fare, Justin? Non sei curioso di sapere la verità su quella persona? - Mi chiede divertito, proprio quando sto per riattaccare il cellulare.

- Non ti capisco. Di che cosa stai parlando? - Gli domando confuso dopo qualche secondo di silenzio.

- Justin, piantala di fare il finto tonto. Lo sai benissimo di che parlo. Non sei così stupido come si potrebbe pensare. Non ti sei mai chiesto perché quella persona riservi tutte le sue attenzioni a te e a nessun altro? Non trovi strano che sia stata l'unica in tutta la scuola a porgerti una mano nel momento del bisogno? Nessuno studente normale si sarebbe avvicinato così facilmente al figlio di un assassino, non credi? - Il tono di voce dello sconosciuto è diventato più basso e serio. Non sembra stia mentendo in questo momento.

- A chi ti riferisci, esattamente? - Chiedo con la paura di scoprire qualcosa che non mi piacerebbe.

- Seriamente non lo capisci? Sto parlando di quella bugiarda patologica che ti sta ingannando dal primo giorno che vi siete conosciuti. Qual è il suo nome? Non credo di ricordarlo bene... Marta? Hannah? Ah, ora mi è venuto in mente... Emily. Il suo nome è Emily - Dice l'uomo, confondendo ancora di più la mia mente già poco limpida.

- Non può essere, non è possibile. Emily non è una persona capace di mentire. Lei è la ragazza più buona e pura che abbia mai incontrato. Ha sempre dimostrato che i suoi sentimenti per me sono sinceri. Non voglio credere alle tue parole. Non mi fido di un uomo che ha cercato di strangolarmi - Prendo il giubbotto dal gancio dell'appendiabiti in legno posto in un angolo della stanza e lo indosso frettolosamente. Nel frattempo continuo a guardare sott'occhio in direzione della porta. Non mi sento al sicuro. Ho una strana sensazione addosso, un misto tra terrore, ansia e angoscia. Credo che lui sia più vicino di quanto io possa mai immaginare.

- Allora sei davvero stupido, Justin. Pensavo fossi più intelligente di così. Vuoi che ti aiuti ad aprire gli occhi? - Percepisco uno strano suono in lontananza. Un suono fastidioso e acuto, come lo stridere metallico di una porta automatica.

- Cioè? Che vuoi dire con questo? - Devo andare a cercare qualcuno che possa aiutarmi. Non posso più continuare in questo modo, devo assolutamente fare qualcosa. Esco silenziosamente dalla camera e mi dirigo con passo felpato verso la reception dell'ospedale.

- Justin, se fossi in te, non lo farei - Dice lui, intuendo probabilmente le mie intenzioni. Adesso sono più che sicuro che l'uomo mi stia spiando da qualche parte. Ma dove sarà mai nascosto? Non riesco proprio a capirlo.

- E perché non dovrei farlo? - Chiedo, continuando a camminare nel corridoio. Sono nervoso, il cuore mi batte fortissimo e ho una paura matta che possa comparire da un momento all'altro.

- Naturalmente puoi andare a cercare aiuto, ma poi non saprai mai cosa si nasconde dietro la facciata da brava ragazza che mostra al mondo la tua dolce Emily. Piccolo Justin, sei sicuro di non voler conoscere il suo segreto? Neanche un po'? - Non appena sento uscirgli dalla bocca queste parole, capisco che sono tremendamente curioso di sapere qualcosa di più sul conto di Emily. Un centinaio di pensieri e domande senza risposta cominciano a frullarmi per la testa, impedendomi di ragionare. Mi blocco per un istante nel bel mezzo del corridoio e faccio un respiro profondo per calmarmi.

- Sputa il rospo. Dimmi tutto quello che sai - Dico, avvicinando ancora di più il cellulare all'orecchio.

- Non posso svelartelo così su due piedi. Bisogna che ci pensi ancora un po' prima di confessarti un segreto tanto importante. Però, sai che ti dico? Voglio darti un indizio, mediante il quale forse capirai qualcosa. Emily in questo momento non è a casa come ti aveva detto al cellulare, ma si trova nello stesso edificio dove siamo noi due. Secondo te, per quale motivo è qui? - Mi domanda con fare criptico.

- Non ci credo. Perché lei avrebbe dovuto mentire su una cosa del genere? Hai delle prove che dimostrino che quello che stai dicendo è vero? -

- Ah, allora vuoi delle prove, Justin? Controlla la tua casella di posta elettronica. Ti ho mandato un'email con una foto molto interessante - Non ci penso due volte. Allontano lo smartphone dall'orecchio e accedo al mio account. L'email dello sconosciuto è la prima che mi appare appena riesco ad entrare nella pagina. Il suo messaggio non ha nessun oggetto e neanche un testo di accompagnamento. C'è soltanto una foto che il cellulare sta già cominciando a scaricare. Una volta terminato il download, tocco l'allegato per vedere di che cosa si tratta. Sullo schermo compare un immagine che ritrae Emily seduta in una camera d'ospedale che stringe la mano di un paziente. Sono scioccato. Talmente scioccato da rimanere con la bocca aperta. Lei mi aveva detto di essere a casa. Com'è possibile che sia in ospedale adesso? È davvero Emily quella nella foto? La mia testa sembra essere sul punto di scoppiare. Ho bisogno di risposte.

- Justin, che c'è, hai perso la lingua? Non ti è piaciuto il regalo che ti ho fatto? Questo è solamente il primo dei tanti doni che riceverai da parte mia - Non riesco a rispondere. Mi sento troppo frastornato. Se questo è soltanto il primo regalo, quali altre sorprese mi attendono?

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