Capitolo 55 - Lo sconosciuto

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JUSTIN

La neve ha smesso di cadere. In cielo sono scomparse tutte le nuvole e c'è una distesa di stelle spettacolari. Le strade del mio quartiere sono completamente bianche e deserte. I coni di luce artificiale ai lati delle carreggiate funzionano a intermittenza, quindi l'unica cosa che sembra illuminare il mio cammino è il riflesso della luna piena. L'aria è ancora gelida e asciutta. Riesco persino a vedere il mio fiato che si condensa in nuvolette di vapore. Il freddo mi taglia la faccia e si infila all'interno dei miei vestiti. Ho le mani screpolate. E male ai piedi. Non vedo l'ora di arrivare a casa. Chiudo i pugni e metto le mani in tasca. Affondo il mento nel giubbotto e comincio a camminare a passo spedito.

- Justin, ma perché stai correndo? -Sento una voce provenire dalle mie spalle. Mi volto di scatto, ma non c'è nessuno. Provo a guardare anche dall'altra parte della strada, ma davvero non si vede anima viva in giro.

- C'è qualcuno? - Chiedo con voce spaventata e tremante. Ma non arriva nessuna risposta. Silenzio assoluto. Mah, forse avrò sentito male.

Continuo a camminare sbirciando con la coda dell'occhio l'ambiente intorno a me. Sembra essere tutto tranquillo, ma ho una strana sensazione. Un brivido mi corre dalla base della schiena fino alle spalle. Sento come se qualcuno mi facesse dei sospiri dietro al collo.

- Ehi, che succede? Hai paura? - Ancora quella voce ovattata e roca, ma non riesco a capire da dove viene.

- Questo non è divertente. Chi è che sta parlando? - Chiedo, girando la testa da un lato all'altro per cercare di scoprire la persona che si nasconde dietro quella voce.

Ancora una volta non ricevo risposta. La cosa mi turba e affretto ancora di più il passo. Ho la sensazione che qualcuno mi stia seguendo. Ad un tratto sento fischiettare un'inquietante melodia. Sembra una di quelle ninne nanne per far addormentare i bambini. Sobbalzo per lo spavento e comincio a correre con tutta la forza che ho nelle gambe. Le mie scarpe sporche calpestano il manto bianco di neve lasciando tracce del mio passaggio. Il mio respiro sta diventando sempre più corto e affannoso. Continuo ad avvertire dei passi farsi sempre più vicini e decisi. Mi giro ancora una volta per dare un'occhiata alle mie spalle e noto la sagoma di una persona a pochi metri da me. Indossa un abito nero e una mascherina davanti alla faccia. Il suo sguardo è l'unica cosa che riesco a vedere davvero bene del suo viso. Sono occhi che incutono terrore, profondi e freddi come un lago ghiacciato.

- Chi sei? - Grido con voce stridula. Non risponde. Rimane soltanto a fissarmi silenziosamente con i suoi occhi spaventosi. Faccio qualche passo indietro, allontanandomi ancora un po' dalla sua traiettoria.

- Sei felice? - Mi domanda sottovoce, sgranchendosi collo e spalle. Lo scricchiolio delle sue ossa è davvero inquietante. Riesce a farmi gelare il sangue nelle vene.

- Perché vuoi sapere il mio stato d'animo? Mi conosci? - Chiedo, deglutendo e sudando nervosamente.

- Certo, conosco ogni cosa di te. È da tanto tempo che ti osservo - Dice lo sconosciuto, ricominciando a fischiettare quell'orrenda melodia. Resto immobile per un istante, confuso, spaventato dalle sue parole. Chi è questa persona?

- Che cosa vuoi da me? - Domando con il cuore in gola e con le gambe che mi tremano dalla paura. Non sarà mica uno psicopatico? Devo cercare di allontanarmi il più in fretta possibile da lui.

- Oh, Justin, non avere paura. Non voglio farti del male - Lo sconosciuto fa un gesto con la mano, come per dirmi di avvicinarmi.

- Non preoccuparti. Non sono spaventato da una persona che si nasconde dietro ad una mascherina ospedaliera. Forse sei tu quello che è ha paura? Mostrami il tuo viso. Voglio sapere con chi sto parlando - Dico, cercando di trovare una via di fuga nei paraggi. Sono troppo terrorizzato. E se mi facesse del male?

- Justin, stai tentando di provocarmi, vero? Vuoi vedere il mio volto? Allora vieni più vicino - L'uomo emette un suono simile a una risata di scherno. Ha capito il mio gioco? Cavolo, devo scappare.

Lo sconosciuto sta venendo verso di me con il suo passo fermo e sicuro. La sua espressione non lascia presagire nulla di buono. Raccolgo tutte le forze che ho in corpo e comincio a correre. Riesco a distanziarlo di un centinaio di metri, ma lo vedo ancora perfettamente in lontananza. Mi sta seguendo e sembra non voglia mollare. Aumento il passo, e cambio percorso un paio di volte, ma non riesco a seminarlo. Devo trovare un posto dove nascondermi. Mi guardo intorno velocemente e noto un furgone per la frutta parcheggiato per strada. Mi stendo con la pancia sul suolo gelato e trascino il mio corpo sotto al camioncino.

- Justin, dove sei? È inutile nascondersi. Vieni fuori, tanto ti troverò! Dovessi vagare per tutta la notte e setacciare ogni angolo di questo maledetto quartiere! - Dice, urlando. 

Va avanti e indietro e sento i suoi passi allontanarsi dal furgone della frutta per poi riavvicinarsi. Mi metto una mano davanti alla bocca per soffocare il mio respiro affannoso. Non posso farmi sentire.

- Justin, percepisco la tua paura. Non puoi nasconderti da me. Aspettami! - Sento ogni cellula del mio corpo rabbrividire. Sta per scoprirmi.

È appena arrivato vicino al camioncino. Sembra essersi accorto che sono nascosto qui sotto. Riesco a vedere vividamente le sue scarpe nere davanti ai miei occhi. Sono a una decina di centimetri dal mio volto. Cosa cavolo dovrei fare, ora? 

- Mio piccolo Justin, era qui che ti nascondevi? - Mi dice l'uomo con la sua voce roca, abbassandosi con le ginocchia sull'asfalto innevato. 

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