ALEXANDRA
Damien mi sta osservando con attenzione. I suoi occhi neri impassibili restano incollati al mio viso. Non si muovono neanche per un secondo. Continuano a fissarmi in attesa di una risposta. Molto probabilmente sta cercando di valutare quello che potrebbe uscire dalla mia bocca. Rimango il più possibile calma e osservo a mia volta il suo viso.
- Sai cosa significa essere soli? - Gli domando.
Comincia a guardarmi con un'espressione di tristezza e grande empatia.
- Si, lo so bene. Come potrei non conoscere la solitudine? Questo tipo di sofferenza l'ho provato molte volte nella vita. Mio padre ha abbandonato mia madre quando era ancora incinta di me. Non voleva la responsabilità della paternità. Non aveva abbastanza fiducia in se stesso. Un giorno è uscito di casa per andare a comprare un pacchetto di sigarette, ma non è più tornato. Quel giorno ha spezzato il fragile cuore di mia madre. Sono dovuto crescere senza una figura maschile. Quindi capisco benissimo il significato di questa parola - Sospira profondamente.
- Scusa, non lo sapevo. Questa domanda è stata fuori luogo. Non volevo essere scortese. Mi dispiace tantissimo - Gli dico.
- Non preoccuparti, sono stato io a volerti raccontare quello che è successo con mio padre. Credo che non ci sia bisogno di nascondere cose del genere tra di noi. Quando stiamo male è meglio cercare di sfogarsi con qualcuno. Perché facendolo il dolore diminuisce. Soffrire con qualcun altro fa meno male -
Ha ragione. Perché nascondere quello che è successo? Non devo vergognarmi. Lui è riuscito a raccontarsi con estrema naturalezza. Non ha trattenuto le sue emozioni. Voglio cercare di farlo anch'io.
- Prima ti ho mentito. Non è vero che ero andata a prendere una boccata d'aria fresca la scorsa notte. La verità è che stavo girovagando per la città in cerca di un posto dove dormire -
- Per quale motivo? - Mi domanda continuando a guardarmi negli occhi.
- La storia è lunga. Cercherò di farti un breve riassunto. Ieri sono stata cacciata di casa. Tutto questo è successo a causa delle continue bugie della nuova ragazza di mio padre. Da quando è entrata in casa nostra, non ha fatto altro che comandarmi a bacchetta. Ho cercato in tutti i modi possibili di assecondare ogni suo singolo capriccio, ma per lei non era mai abbastanza. Voleva soltanto vedermi soffrire. Non sono riuscita più a sopportare le sue continue richieste e abbiamo litigato. Durante il battibecco è intervenuto anche mio padre. Non ha voluto credere nemmeno ad una delle mia parole e mi ha semplicemente urlato di andarmene -
I miei occhi stanno diventando lucidi e il mio viso è sul punto di raggrinzirsi in un patetico tentativo di trattenere le lacrime. Damien prende una delle mie mani e intreccia le sue dita alle mie. La sua pelle è calda e trasmette vibrazioni leggere. Cerca di rassicurarmi, mi dice che comunque, se veramente c'è qualche problema, prima o poi si risolverà. Voglio credere alle sue parole. Sono convinta che abbia ragione. Tutto andrà per il meglio. Devo fidarmi di lui.
- Hai un posto dove andare? - Mi domanda.
Non gli rispondo. Rimango solo ad osservarlo, incapace di dire qualsiasi cosa.
- Va bene, ho capito. Puoi restare a casa mia. Tanto vivo da solo, quindi ospitarti non è un problema per me -
Rimanere a vivere a casa sua? Come potrei? Non voglio abusare ancora delle sua ospitalità. Non voglio comportarmi come una sanguisuga.
- No, non devi farlo. Non sentirti in obbligo nei miei confronti. Cercherò di trovare da sola un posto dove stare - Gli rispondo.
- Allora ascolta, facciamo così, prima che lo trovi, puoi restare nella camera degli ospiti del mio appartamento. È solamente una sistemazione temporanea, non c'è bisogno di vergognarsi. Per ricambiare il favore, puoi occuparti delle faccende domestiche. In questo modo non ti sentirai in debito con me -
- Allora, va bene. Accetto la tua gentilezza, ma solo fino a quando non troverò un'altra sistemazione -
- Ottimo. Hai fatto la scelta giusta - Mi dice con il suo solito sorrisetto beffardo.
Cosa starà pensando? L'espressione malinconica sul suo volto è sparita. Sembra essere ritornato il solito Damien. Questo cambiamento di umore mi prende alla sprovvista, non sono ancora abituata a questa instabilità.
- Hai finito di fare colazione? - Mi domanda.
- Certo, era tutto buonissimo. Grazie - Gli rispondo.
- Perfetto. Adesso tocca a te sparecchiare la tavola. Devi mettere gli avanzi in frigorifero e i piatti sporchi nel lavello. Fai un buon lavoro. Ora vado a prepararmi -
Lo sapevo. La mia vita in questa casa non sarà facile. Molto probabilmente diventerò la sua nuova serva.
Sento un suono provenire dall'ingresso dell'appartamento. È il campanello della porta.
- Chi potrebbe essere? - Chiedo a Damien.
- Non saprei. Non aspettavo nessuno. Chi è? - Inizia a domandare avvicinandosi all'ingresso.
- Damien, sono la mamma, sbrigati ad aprire. In questo corridoio si congela -
Non posso crederci. La voce che viene da dietro la porta è quella di sua madre? Cosa potrebbe pensare in questa situazione? Una ragazza di prima mattina a casa del figlio. Sicuramente crederà che sono una poco di buono. Che figuraccia.
- Cavolo. Non mi aveva detto che sarebbe venuta. Cosa facciamo? - Mi domanda con voce incrinata presa dall'ansia del momento.
- Non lo so. Che dovrei fare? Nascondermi? - Gli chiedo.
- Hai ragione. Nasconditi sotto il tavolo... no, in bagno, ma che dico e meglio che vai in camera da letto - Mi prende per le braccia e mi trascina nella stanza.
- Cosa stai facendo che non apri? - La madre comincia ad urlare e a bussare alla porta con i pugni chiusi. Sembra piuttosto impaziente di entrare.
- Oh, mamma, non ho ancora finito di vestirmi. Aspetta un attimo - Risponde Damien per prendere tempo.
Che brutta situazione. Devo nascondermi ancora. Però questa volta da sua madre. Spero solo di non essere scoperta come prima.
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Quella strada verso te
Teen FictionEtichettato come il figlio dell'assassino, Justin Well è vittima di bullismo. Non ha amici e non riesce a relazionarsi con le altre persone. Cerca di condurre una vita normale e il suo unico obiettivo è quello di passare inosservato. Ma contrariamen...