ALEXANDRA
Senza dolore, un essere umano non potrebbe essere definito tale. Possiamo pensare che trattenere la nostra sofferenza sia la cosa giusta da fare, ma in realtà non è così. Non dobbiamo provare a sopprimerla. Abbiamo bisogno solamente di un briciolo di coraggio per affrontarla. Di fatto non c'è una singola cosa durante il corso della vita che non può essere superata.
Le nuvole stanno gradualmente aumentando. In cielo si vedono stormi di uccelli che si allontanano spaventati alla ricerca di un luogo dove nascondersi. La luce della luna è molto debole. Quasi invisibile. Non riesce nemmeno a filtrare in maniera corretta attraverso le foglie degli alberi. Le strade sono silenziose. Non c'è una singola persona nei paraggi. Sono completamente sola. Non ho un luogo dove andare, e non mi viene in mente nessuno che potrebbe concedermi ospitalità. Cammino a passo lento, e scruto qualsiasi cosa riesca a vedere davanti ai miei occhi. Sono impaurita. Il vento muove i rami degli alberi, e crea dei rumori spettrali. Una strana sensazione inizia ad insidiarsi dentro di me. Le ombre dei lampioni sembrano essere dei mostri spaventosi pronti ad assalirmi. Chi dovrei chiamare? Prendo il cellulare, e digito il numero di mia madre. Spero che possa venire a prendermi.
- Pronto. Chi è al telefono? Alexandra sei tu? - Domanda mia madre.
- Si, mamma. Sono io - Le dico con voce fievole.
- Perché stai chiamando a quest'ora della notte? È successo qualcosa? -
Non posso raccontargli quello che è accaduto oggi. Non ho il coraggio di farlo. Le parole non vogliono uscire dalla mia bocca.
- Niente. Avevo solamente voglia di sentire la tua voce. Per questo ti ho chiamato -
- Hai ragione. Non mi sono fatta sentire per settimane. Il lavoro è molto duro, e non trovo mai il tempo di farti una telefonata. Mi dispiace tanto, piccola -
- Non preoccuparti. Non è colpa tua. Ti capisco. Cosa stai facendo? -
Vorrei tanto sfogarmi con lei, ma questo non è possibile. Gli darei solo delle preoccupazioni inutili. Non posso dargli questo peso.
- Un attimo! - Urla dal telefono.
- Cosa? - Le domando.
- Scusa, non stavo parlando con te, ma con un cliente. Ora devo proprio andare. Mi dispiace, ma non posso rimanere a lungo al cellulare. Il mio capo mi sta guardando in malo modo. Devo terminare di servire delle persone che stanno aspettando ai tavoli. Ti richiamo io, va bene? -
- Certo, mamma. Vai pure. Ci sentiamo in questi giorni. Ti voglio bene -
- Anch'io ti voglio bene. Buona notte, piccola -
Attacco il cellulare, e lo metto di nuovo nella tasca. Non ho nessun altro da chiamare. Il cielo è diventato ancora più buio e nuvoloso. Potrebbe piovere da un momento all'altro. Devo trovare un posto per dormire prima che questo accada. Dove potrei andare? Un albergo? Sarebbe l'ideale. Conto i pochi soldi che ho nello zaino, ma non sono abbastanza neanche per una stanza singola. Nella scuola? Anche questa opzione è da scartare. Purtroppo c'è il custode notturno che sorveglia l'edificio. Potrebbe scoprirmi e finirei sicuramente nei guai. Non riesco a pensare a nulla. Ho anche moltissima fame. Non mangio niente da questa mattina. Il mio stomaco sta facendo i capricci. Provo a cercare qualcosa di commestibile all'interno della cartella, ma trovo solo un pacchetto di gomme da masticare. Lo scarto e ne prendo un paio. Meglio di niente.
Piccole gocce d'acqua stanno scendendo in modo rapido dal cielo. Non posso rimanere ancora allo scoperto per la strada. Cerco di trovare un punto dove posso ripararmi. Per fortuna vedo una piccola fermata degli autobus a pochi metri da me. Avvolgo i miei capelli in un disordinato chignon, e rimetto lo zaino sulle spalle. Faccio un lungo respiro e corro verso il posto da me scelto. Riesco ad arrivarci senza problemi. Almeno una cosa positiva in questa orrenda giornata. Una grandissima macchina sportiva sta passando vicino al luogo dove mi trovo. Ha preso in pieno una pozzanghera che stava proprio sulla traiettoria che percorreva. L'acqua sporca che era in quella buca è schizzata tutta su di me. Sono bagnata fradicia. Non è possibile. Perché sta accadendo tutto questo? Cosa ho fatto di male? Mi piego nelle ginocchia e nascondo la testa tra le braccia. Comincio a singhiozzare. Ho freddo, non ho un posto dove andare e ho tantissima fame. Un ombra sta coprendo il mio corpo sempre di più. Cosa potrebbe essere? Alzo la testa, e vedo l'ultima persona che mi sarei mai immaginata di incontrare in una situazione simile. Damien. Nelle sue mani ha un ombrello giallo. Lo tiene leggermente inclinato verso di me. Sta cercando di coprirmi.
- Alex, cosa ci fai qui? - Mi domanda.
Le lacrime iniziano a scendere dagli occhi. Non riesco a fermarle. Sono come un fiume in piena. Non vorrei mostrargli questa parte di me, ma sono troppo triste.
- Cosa c'è che non va? Alex, perché fai così? È successo qualcosa? -
- Niente. Sono solo contenta di vedere qualcuno che conosco - Gli dico con voce singhiozzante.
Continuo a piangere interrottamente. Mi mette una mano sulle spalle. Cerca di calmarmi. Sento il calore della sua pelle.
- Sei felice di vedermi? Abbastanza da farti piangere in questo modo? Non credevo di farti questo effetto - Mi dice con il suo solito fare scherzoso.
- Non farti venire strane idee per la testa. Sono solamente felice che ci sia qualcuno al mio fianco in questo momento. È questo che sto dicendo. Grazie di essere qui -
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Quella strada verso te
Teen FictionEtichettato come il figlio dell'assassino, Justin Well è vittima di bullismo. Non ha amici e non riesce a relazionarsi con le altre persone. Cerca di condurre una vita normale e il suo unico obiettivo è quello di passare inosservato. Ma contrariamen...