Capitolo 47 - Una granata sul punto di esplodere

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ALEXANDRA

L'armadio è molto stretto, non riesco a muovermi con facilità. Ho il viso premuto contro i vestiti di Damien e sono accovacciata in un piccolo angolo del guardaroba in cerca di un riparo sicuro. Mi guardo intorno e tutto quello che riesco a vedere sono solo i suoi indumenti tutti ben ordinati, e appesi in fila alle loro grucce. Sua madre sta tornando nella camera da letto. Percepisco il rumore dei suoi passi avvicinarsi sempre di più alla porta della stanza. Cosa dovrei fare? Non avrei mai dovuto nascondermi in questo maledetto armadio. Se esco fuori adesso, non sarebbe una situazione molto imbarazzante? Cavolo, non riesco a trovare una soluzione.

- Mamma, dove vai? Non c'è bisogno che tu faccia questo per me. Posso portarli da solo gli abiti in lavanderia - Sento la voce di Damien in lontananza. Sta cercando di fermarla, ma ormai è troppo tardi. Lei è decisa a prendere i vestiti da lavare e non vuole sentire storie.

Sono appena entrati nella stanza, richiudendo la porta alle loro spalle. Riesco a vederli dalla piccola fessura dell'armadio. La madre di Damien sta venendo verso di me, ed io immobile, non posso far altro che aspettarla. La sua mano destra si è appena appoggiata al pomello del guardaroba. Sto per essere scoperta in flagrante. Chiudo gli occhi e respiro profondamente. Uno squillo di cellulare la interrompe un momento prima che possa aprire l'armadio. Un colpo di telefono che risuona ingigantito nella grande camera da letto.

- Chi potrebbe essere a quest'ora? - Dice la madre di Damien prendendo il cellulare dalla sua pochette.

Lo porta all'orecchio e risponde alla chiamata. Dopo una breve conversazione di qualche minuto, la signora chiude la telefonata e rimette il cellulare nella borsa.

- Mamma, con chi stavi parlando? - Chiede Damien cercando di farla allontanare dall'armadio.

- Era il centro benessere. Ho dimenticato che avevo una prenotazione in mattinata. Adesso non ho tempo per portare i tuoi vestiti in lavanderia. Tornerò a prenderli un'altra volta, va bene? - Domanda frettolosamente uscendo dalla camera da letto.

- Certo, non preoccuparti. C'è tutto il tempo del mondo. Vai pure a sbrigare le tue faccende, tanto i miei abiti non scappano - Risponde Damien, asciugandosi il sudore dalla fronte.

Non riesco a crederci. Sono salva. Non sono stata scoperta. Che grandissimo colpo di fortuna. Dio benedica l'inventore del cellulare.

Non sento più le loro voci. Sporgo la testa fuori dall'armadio, sbattendo le palpebre. Non c'è nessuno in giro. In punta di piedi provo ad alzarmi, ma non ci riesco. Ho le gambe indolenzite e stanche. Damien è appena ritornato nella stanza da letto. Il suo viso è allegro. Sembra essere scampato da morte certa.

- Se n'è andata? - Gli domando bisbigliando in modo quasi impercettibile.

- Certo, ora puoi uscire - Risponde Damien guardandomi con i suoi profondi occhi scuri e invitandomi e prendere la sua mano.

Come ha fatto a capire che non riesco ad alzarmi?

- Non ho bisogno del tuo aiuto. Posso benissimo farcela da sola - Gli dico, rendendomi conto di aver detto una grandissima bugia. Comincio a sentire un formicolo fastidioso venire dalla parte inferiore del mio corpo. Non posso restare ancora a lungo in questa posizione. Non mi sento quasi più le gambe.

Vedo la sua mano ancora tesa verso di me, non l'ha ritirata, e non vuole farlo. Continua a guardarmi. Non credo che capisca come mi sento in questo momento. Le parole che ha pronunciato poco fa mi hanno fatto sentire davvero strana. Continuano a tormentare la mia mente. "Non è nessuno di importante".

Perché sono sconvolta da un'affermazione del genere? Non saprei rispondere a questa domanda. Ma sono abbastanza confusa da tutto questo. Mi arrendo e decido di accettare il suo aiuto. Stringo la sua mano, sorridendo come una ragazzina salvata dal principe azzurro e riesco finalmente a tornare in piedi. È così vicino che riesco a percepire il calore della sua pelle.

- Stai bene? Sembri strana - Mi dice, capendo perfettamente il mio stato d'animo.

- Si, tutto bene. Tranquillo - Gli rispondo con un sorriso forzato.

- Sicura che vada tutto bene? Le persone dicono sempre che va tutto per il meglio. E mentono un po' ogni volta - Mi tocca la fronte e mi sposta i capelli.

- Che cosa stai facendo? - Gli chiedo sconcertata e presa dall'imbarazzo.

Faccio un passo indietro per allontanarmi da lui, spaventata dalla situazione, e inaspettatamente urto qualcosa alle mie spalle. Perdo per un attimo l'equilibrio. Damien riesce ad afferrarmi prima di cadere. Ha stretto con sicurezza il mio corpo, mettendomi una mano sulla vita e l'altra dietro alla testa. I suoi occhi sono fissi su di me e mi fanno sentire piccolissima di fronte a lui. Cosa sta succedendo? Non riesco a parlare, a dire qualcosa di sensato, blatero qualche parola sconnessa, e poi mi fermo all'istante.

- Dovresti stare attenta. Avresti potuto farti male - Mi dice, tenendomi ancora con entrambe le mani.

- Grazie, hai ragione. Ma adesso non potresti lasciarmi andare? - Gli chiedo nell'imbarazzo più totale.

- Sicura? Questa è un'opportunità che capita soltanto una volta nella vita. Essere salvata da un attore famoso è un avvenimento speciale. Non vuoi gustarti il momento per qualche altro secondo? - Domanda con il suo solito modo di fare scherzoso.

- No, non preoccuparti. Lasciami andare - Gli rispondo sicura.

- Va bene, non sai cosa ti stai perdendo. Se cambi idea fammi sapere. Le mie braccia sono sempre pronte ad accoglierti - Dice ridendo.

Finalmente lascia la presa e riesco ad allontanarmi di qualche centimetro. Metto la mano sul petto. Sento il mio cuore battere fortissimo. Sembra una granata sul punto di esplodere. Faccio fatica perfino a deglutire. Devo ammetterlo, avrei una voglia tremenda di scomparire in questo momento.

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