JUSTIN
- Justin, va tutto bene? Sei sveglio? - Chiede esitante una voce fin troppo familiare.
Apro lentamente le palpebre, cercando di mettere a fuoco l'ambiente intorno a me. La luce nella stanza è davvero accecante, così potente da darmi fastidio agli occhi. Ho un forte mal di testa e avverto un senso di freddo in tutto il corpo. Nell'aria aleggia uno sgradevole odore di disinfettante misto a spirito. Giro la testa da una parte all'altra della camera, provando ad identificare il luogo in cui mi trovo. Gradualmente la vista sembra stia tornando alla normalità. Credo di essere in un ospedale. Riesco finalmente a focalizzare le cose che mi circondano. Alzo lo sguardo verso la porta della stanza e noto il volto preoccupato di mia madre intento a fissarmi.
- Mamma, sei tu? - Domando ancora frastornato. La mia voce è rauca e fioca.
- Si, sono la mamma. Justin, come ti senti? Hai male da qualche parte? - Mi chiede lei, stringendomi la mano destra. Sento il calore della sua pelle a contatto con la mia. Sembra riesca ad alleviare un po' il dolore delle mie dita indolenzite.
- Sto bene. Non preoccuparti - Le sorrido per rassicurarla.
Provo ad alzarmi dal letto, ma un dolore lancinante alla testa mi fa ripiombare sul materasso impregnato di disinfettante. Tutto il mio corpo è dolorante e rigido. Non riesco a muovermi come vorrei.
- Sei debole, resta sdraiato. Sei rimasto privo di sensi per almeno tre giorni - Dice mia madre, accarezzandomi il viso con un gesto rassicurante. I suoi occhi sono rossi e gonfi. Sembra abbia pianto tantissimo.
- Cos'è successo? Perché mi trovo in ospedale? - Le domando con voce fievole e confusa.
- Non ricordi? Qualcuno ti ha trovato privo di sensi in un vicolo a pochi isolati dal nostro quartiere. Ha chiamato subito l'ambulanza e sei stato ricoverato d'urgenza in ospedale. Non puoi immaginare quanto mi faccia felice vederti sveglio. Ero preoccupata da morire per te, tesoro - Continua a stringermi la mano e a guardarmi con apprensione.
- Mamma, che fine ha fatto quell'uomo con il cappuccio nero? L'hanno preso? - Le chiedo tremando come una foglia. Non riesco a dimenticare lo sguardo agghiacciante di quella persona. Ricordo tutto di quella sera. Ricordo che stavo scappando e improvvisamente sono stato raggiunto da quell'uomo con la mascherina ospedaliera. Ricordo la paura che mi attanagliava lo stomaco e le sue mani sempre più strette intorno al mio collo. Poi improvvisamente tutto è diventato nero.
- Intendi l'uomo che ti ha assalito? No, non è stato ancora preso. Ma non preoccuparti, tesoro. Ora sei al sicuro, qui con me. Adesso la polizia sta indagando. Il suo volto potrebbe essere stato catturato dalle telecamere a circuito chiuso nelle vicinanze. Ci faranno sapere il prima possibile i risultati delle ricerche - Mi accarezza la testa. Il tocco di mia madre è morbido e tenero e, per qualche istante, mi sembra di stare un po' meglio.
- Che ore sono adesso? - Domando a mia madre, cercando visivamente un orologio nella stanza.
- Dovrebbe essere quasi ora di cena. Hai fame? Ti vado a comprare qualcosa da mangiare, se vuoi -
- In realtà sì, ho parecchia fame. Il mio stomaco non smette di brontolare - Metto una mano sulla pancia e sorrido a denti stretti.
- Va bene, tesoro. Vado subito a prenderti qualcosa da mettere sotto ai denti. Ah, dimenticavo! Ecco il tuo cellulare. Chiamami se hai bisogno di qualcos'altro - Mi dice porgendomi il telefono.
- Grazie, mamma. Più tardi lo farò sicuramente - Le dico salutandola con la mano mentre esce dalla camera.
Accendo il cellulare e vengo travolto da una marea di notifiche. La maggior parte sono di mia madre, ma ce ne sono anche un paio di Emily.
- Dove sei? Tutto okay? - Recita un messaggio scritto da lei. Cosa dovrei risponderle? Non posso farla preoccupare, potrebbe cadere nel panico. Non voglio che stia male per me, non lo potrei sopportare. Sarà meglio mentire finché non catturano quell'uomo.
- Sì, sto bene. Mi dispiace. Ho lasciato il cellulare a casa e non sono riuscito a risponderti prima. Cosa fai? - Le scrivo mentre faccio un enorme sbadiglio.
- Per adesso niente. Ho appena terminato di guardare il terzo episodio di "Fiori di seta". Il nuovo drama storico della PBC. Non riesco a smettere di shippare la coppia principale. Sono davvero stupendi insieme - Mi risponde lei, inviandomi lo screenshoot di Shin Yool e Ha Neul.
- L'hanno già mandato in onda? Non posso crederci. Me lo sono perso. Ora come faccio? - Mi metto le mani nei capelli per la disperazione.
- Non preoccuparti, l'ho registrata tutta. Vuoi che te la mando? - Sgrano gli occhi davanti allo schermo per la felicità. Finalmente una gioia.
- Certo, sei la mia salvatrice - Scrivo ad Emily, prima di appisolarmi con la mano sul cellulare.
Riesco a dormire per qualche minuto, ma poi improvvisamente mi sveglio. Sento qualcuno che si schiarisce la gola accanto a me, così apro gli occhi di scatto e vedo la sagoma di una persona allontanarsi rapidamente dalla stanza.
- Mamma, sei tornata? - Chiedo con un nodo in gola, ma non ricevo risposta. Cerco di allungare il collo per scrutare meglio vicino alla porta, ma tutto ciò che riesco a vedere è solo la parete bianca del corridoio. Sono davvero terrorizzato. È di nuovo lui? Sento il cellulare squillare all'improvviso. Rispondo con il cuore che batte all'impazzata.
- Pronto, chi parla? - Chiedo spaventato e con le mani che mi tremano dalla paura.
- Justin, sono io. Ti sono mancato? - Mi dice lentamente l'uomo, scandendo chiaramente le parole, con la sua voce spettrale.
STAI LEGGENDO
Quella strada verso te
Teen FictionEtichettato come il figlio dell'assassino, Justin Well è vittima di bullismo. Non ha amici e non riesce a relazionarsi con le altre persone. Cerca di condurre una vita normale e il suo unico obiettivo è quello di passare inosservato. Ma contrariamen...