Capitolo 39 - Una notte da dimenticare

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I RICORDI DI JUSTIN

Per uno studente, la scuola, è il proprio mondo. Tutto quello che accade in quella struttura, è l'unica cosa che conta per un ragazzo della mia età. Ognuno di noi vuole essere accettato dagli altri. Vogliamo piacere a tutti i costi. Faremmo qualsiasi cosa in nostro potere per non essere esclusi. Anche i gesti più estremi.

Avevo un amico prima dell'incidente. Con lui riuscivo a parlare di qualsiasi argomento. Era l'unica persona che mi capiva fino in fondo. Non frequentavamo la stessa scuola media. Avevamo scelto indirizzi diversi, ma ci vedevamo quasi ogni giorno. Il suo nome era Marcus Cooper. 

Qualche mese dopo l'inizio dell'anno scolastico era diventato strano. Sembrava diverso da come lo conoscevo. Non era lo stesso di sempre.  Alcune volte appariva spento e senza emozioni. Non rideva più come una volta. Quando cercavo di parlargli. Lui annuiva solamente, e non diceva una parola. Sentivo come se il mio amico Marcus stava passando un momento difficile. Quindi ero preoccupato che potesse avere degli strani pensieri per la testa. Una sera ricevetti una sua telefonata. 

- Pronto. Chi parla? - Domandai.

- Justin, sono io. Marcus. Potresti venire sul ponte del fiume Volturn? - Mi chiese.

La sua voce aveva un tono inconsueto. Sentivo una leggera vena di malinconia nelle sue parole.

- Cosa hai intenzione di fare? Perché proprio al fiume Volturn? Rimani al telefono. Ora mi preparo e vengo da te. Non muoverti - Gli dissi. 

- Non preoccuparti. Ti aspetterò - Mise giù il cellulare.

Non riuscivo a pensare lucidamente. Avevo paura di quello che poteva succedere. Presi solamente il giubbotto che era vicino alla porta della mia stanza, e corsi immediatamente da lui. Quando arrivai nel luogo che mi aveva indicato. Eravamo da soli. Lo trovai seduto oltre il parapetto del ponte. Con le braccia stringeva le ringhiere interne, e le sue gambe erano poggiate su quel piccolo gradino che separava il pontile dal fiume. Voleva buttarsi.

- Sei venuto - Mi disse.

- Scendi subito. Cosa hai intenzione di fare? Vieni giù e parliamo -

- Mi trovo a mio agio qui. Sento come se fossi libero da tutto. Credi che faccia male buttarsi da questa altezza? - Mi chiese.

Osservava il fiume. Aveva intenzione di togliersi la vita. Voleva suicidarsi. 

- Non fare così. Smettila di scherzare. Scendi subito -

- Ti sembra che stia scherzando, Justin? Non sono dell'umore adatto per farlo. Tutto è diventato un casino. Voglio che questo dolore scompaia. Non riesco più a sopportarlo  -

Mi avvicinavo con calma a lui. Pensavo a come allontanarlo dal cornicione. 

- Perché lo stai facendo? Per quale motivo? - Gli domandavo.

- Odio tutto di questa vita. Mi sento uno schifo ogni santo giorno. Non riesco a vivere in questo modo. La scuola è diventata un inferno. Tutti mi prendono in giro. Cosa ho fatto di male? -

- Non dire così. Puoi parlarne con me. Risolviamo il problema insieme. Posso aiutarti -

-Justin, anche se te lo dicessi, cosa potresti fare? -

- Non preoccuparti. Troveremo sicuramente un modo per superare tutto questo. Perciò afferra la mia mano - Porsi il braccio verso di lui. Lo stavo supplicando.

- Sei davvero un bravo ragazzo. Purtroppo questo mondo è sudicio e cattivo. Mi ripugna. È spazzatura della peggiore specie. Perché deve essere così? Sto completamente impazzendo. Per quale motivo dovrei vivere? Dimmelo -

Quella domanda mi prese alla sprovvista. Non sapevo cosa rispondere. Ero terrorizzato. Non volevo sbagliare. Avevo timore di non dargli la risposta che si aspettava. Rimasi in silenzio. Muto. Non volevo vederlo morire davanti a me. Lo guardavo solo negli occhi. Erano lucidi. Una minuscola lacrima scese e attraversò il suo viso. Rigandolo completamente. Era arrivato il momento. Lo stava per fare.

- Le cose possono andare meglio. Non farlo. Ti prego! - Gli dissi.

- Grazie, per essere stato il mio unico amico in questo mondo schifoso. Sei l'unica persona che mi mancherà. Addio, Justin! -

Fece un mezzo sorriso, e si butto dal ponte. Il suo corpo stava cadendo gradualmente all'indietro. Provai ad afferrarlo, ma non riuscii a prendere la sua mano in tempo. Sfiorai solamente le sue dita. Gridai il suo nome con tutta la voce che avevo in corpo.  Lui cadde in acqua. Il rumore dell'impatto era uno dei suoni più orribili che abbia mai sentito. Mi sporsi dalla ringhiera, ma non riuscivo a vederlo. L'unica cosa visibile era la schiuma in superficie.  Marcus stava sprofondando in quell'acqua gelida, e non potevo fare nulla per aiutarlo.

Quella notte è stata l'ultima volta che lo vidi. Il suo corpo non fu più ritrovato. La corrente lo aveva trascinato via. Il mio migliore amico aveva lasciato questa terra da solo. Lasciandomi indietro. Sono ancora intimorito da fatto che la vita di una persona può finire così facilmente. Proprio come girare una semplice pagina di un libro...

I ricordi sono essenziali in questo mondo. Rappresentano i mattoni che costituiscono le nostre esistenze. Sono le impronte che imprimiamo nella nostra memoria, e che ci accompagnano in ogni momento positivo e negativo di noi. Alcune volte possono tramutarsi in cicatrici spaventose che marchiano le nostre menti. Possiamo cercare in tutti i modi di curare queste ferite, ma purtroppo non ci riusciamo mai del tutto. I brutti ricordi non possono essere dimenticati. Su questa terra non c'è nulla che possa contenerli. Dobbiamo solamente diventare più forti e provare ad affrontarli. Questo è l'unico modo possibile per andare avanti.  

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