Capitolo 8

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Finalmente è arrivato il grande giorno: l'uscita a cena con Ian.
Sembrerà strano, ma in tutta la mia vita, sono uscita solo con un ragazzo.
Sono molto nervosa, non riesco a stare ferma un attimo e continuo a battere ritmicamente il piede scalzo sul parquet della camera mentre cerco qualcosa di decente da indossare per questa serata.
Ieri sera presa dalla curiosità ho preso il mio computer e sono andata a scrivere il suo nome su Google, penso che tutti almeno una volta nella vita l'abbia fatto, e sono venuti fuori articoli su articoli di lui. Vanno dalla sua famiglia, alle sue fiamme, al lavoro.
La cosa che mi preoccupa di più è che lui, in confronto a me, ha avuto centinaia di donne, tutte bellissime aggiungerei. Alla vista di quelle donne ho chiuso subito il computer perché so che mi sarei demoralizzata e fatta paranoie su paranoie.
Smetto di pensarci e continuo la ricerca di un vestito adatto. Appena vedo un vestito blu corto fino alle ginocchia, mi si illuminano gli occhi, ci abbino anche un paio di scarpe col tacco non troppo alto bianche, la mia amata mini borsa di Gucci bianca mettendoci il telefono,le chiavi di casa,il rossetto che sicuramente mi andrà via quando mangeremo. Dopo aver riempito la borsetta con tutte le cose essenziali, mi avvio in bagno per farmi una doccia veloce...e con veloce intendo di venti minuti.
Dopo essermi asciugata la mia chioma di ricci indomabili, decido di passarci la piastra.
Come trucco vado molto su toni nude, dopo aver messo un po' di fondotinta e correttore prendo un ombretto oro leggero per sfumarlo con un ombretto marrone chiaro. Finisco il tutto mettendo un po' di mascara.
Esco dal bagno per dirigermi in sala, nemmeno il tempo di sedermi sul mio amatissimo divano che il campanello suona. Sbuffando, vado ad aprire la porta e davanti a me, mi ritrovo un uomo bellissimo dal nome Ian Williams.
Cazzo, sta davvero benissimo nel completo nero che indossa, ma la cosa che mi fa rimanere a bocca aperta, è il mazzo di rose che tiene tra le mani.
«È pronta principessa?» mi chiede mentre mi porge la mano libera dal mazzo di rose che mi ha portato.
Sento il cuore pompare sangue più velocemente, le gambe tremare e le guance diventare rosse come un pomodoro al nomignolo che mi ha dato.
«Certo, fammi solo posare le rose in un vaso. Tu accomodati pure.» gli rispondo mentre prendo i bellissimi fiori portati dal bellissimo uomo davanti a me.
Vado in cucina ancora incredula dal fatto che si sia presentato a casa mia con un enorme mazzo di rose e per di più, mi ha chiamata principessa. Scarlet, non farti film mentali, Scarlet non farti film mentali... o cavolo mi ha chiamata principessa! Okay mantieni la calma...
Tu non conosci lui e lui non conosce te. Calmiamo gli spiriti.
Dopo aver preso un bicchiere alto dalla dispensa della cucina e averlo riempito con l'acqua, ci metto le rose e le posiziono sul tavolo della sala.
Trovo Ian che si guarda in giro, appena nota che sono nella stanza, si gira verso di me e mi chiede:«Chi è questo ragazzo nella foto con te?» «Mio fratello» gli rispondo con un un sorriso triste.
«Capisco...andiamo?» mi chiede cambiando discorso avendo capito che non avevo voglia di parlarne.
«Certo fammi prendere la borsa» dico sorridendo.
Appena usciamo di casa mi ritrovo davanti a me una bmw serie 3 nera.
Ian si affretta ad aprirmi la porta del passeggero e lo ringrazio con un timido sorriso. Una volta saliti in macchina, mi metto a giocare con le dita della mano non sapendo di cosa parlare. Per fortuna che ha sciogliere un po' l'atmosfera è la musica in sottofondo.
Sono in ansia, non so davvero cosa aspettarmi da questa serata, voglio cercare di godermi ogni attimo di questo appuntamento? Non so manco se lo posso definire così!
Mi volto a guardare Ian che è concentrato alla guida, non toglie nemmeno per un momento lo sguardo dalla strada trafficata di New York.
«Ian» dico cercando di attirare la sua attenzione «Dove stiamo andando?» gli chiedo presa dalla curiosità
«Voglio sorprenderti» mi dice mentre mi rivolge un sorriso che solo Dio sa quanto mi ha fatto tremare le gambe. «Nemmeno un indizio?» gli chiedo con gli occhi da cucciolo «No, nemmeno uno» mi risponde mentre toglie per un breve istante lo sguardo dalla strada e cerca di trattenere un sorriso.
Sbuffando mi appiccico di più al sedile della macchina e guardando la strada cerco di capire dove stiamo andando.
«Seriamente non mi vuoi dare nemmeno un misero indizio?» gli sbotto all'improvviso dopo una decina di minuti.
«Scarlet, non ti dico niente. Lo vedrai tu stessa tra un paio di minuti.» mi risponde con un sorriso tenero che mi fa sciogliere il mio povero cuore. «Va bene...» dico con tono da bambino. Lo so, ho quasi ventinove anni e qualche volta mi comporto da bambina.
Quando il semaforo diventa rosso, si gira verso di me ridendo per il mio comportamento. Ha una risata bellissima e contagiosa. Non riuscendo a trattenermi, mi metto a ridere pure io con lui.
«Certo che sei una bambina» dice mentre continua a ridere e facendo ripartire la macchina al verde. «Non è vero! Ho quasi ventinove anni cosa credi!» gli dico ridendo «Appunto sei ancora piccola!» mi controbattere «No, non è vero!» gli dico mentre guardo il suo profilo «Beh in confronto a me sei piccola...bambina» mi dice mentre mi rivolge un sorriso furbo. «E sentiamo vecchio...quanti anni hai?» gli chiedo «Ne faccio trentuno tra due mesi.» mi risponde mentre finalmente, vedo che la macchia rallenta. «Sul serio? Hai trent'anni?» gli chiedo stupita, sinceramente credevo avesse la mia età. Okay lo so che tra ventotto e trent'anni ci passiamo solo due anni ma...mi ha sorpreso. «Te li porti da Dio. Conosco dei trentenni che sono messi davvero male.» gli rispondo quando mi viene ad aprire la portiera sorridendo.
«Madame, eccoci arrivati!» mi dice con un sorriso a trentadue denti mentre mi porge la sua mano che prontamente afferro.
Davanti ai miei occhi c'è una grande porta girevole di vetro coi bordi oro e un'insegna con scritto "Marea".
L'unica cosa che posso dire è "Wow".
All'ingresso c'è un uomo, avrà pochi anni in più di Ian, che subito ci chiede:
«Avete prenotato signori?» è un bell'uomo peccato che non riesca a staccare gli occhi dall'uomo al mio fianco che sembra alterato dallo sguardo che l'uomo ci-o meglio gli-rivolge.
«Si a nome Williams» gli risponde mentre mette un braccio intorno alla mia vita con tono possessivo. Questa cosa mi fa ridere, ma cerco di trattenermi, perché è buffo che un uomo come Ian non abbia capito che l'uomo è gay e che di conseguenza non gli interesso.
«Oh certo! Tavolo per due. Vi chiamo subito una cameriera che vi accompagni!» fa un segno con la mano per chiamare una cameriera che ci accoglie subito con un sorriso stampato in faccia.
«Ecco a voi, vi Porto subito il menu» dice per poi allontanarsi.
Ian mi fa sedere per poi accomodarsi anche lui. Non mi dispiace per niente vedere un Ian Williams fare il gentiluomo! Magari fossero tutti così...
A distrarmi dai miei pensieri su Ian è proprio lui stesso che mi chiede:«Che ne dici? Ti piace questo posto?» per poi sorridermi
«È stupendo!» gli dico sorridendo mentre mi guardo in giro.
È davvero stupendo il pavimento in parquet, le sedie di pelle marroni con i manici di legno, le grandi vetrate che fanno vedere i pedoni, i lampadari. Il tutto crea una bellissima atmosfera
«Sono felice che ti piaccia» mi dice mentre mi afferra la mano posata sul tavolo.
«Ecco a voi il menù» dice la cameriera di pochi minuti fa.
Appoggia i menù sul tavolo per poi dileguarsi.
«Io ho deciso, tu cosa prendi?» mi chiede dopo una manciata di minuti.
«Si prendo il risotto con i funghi che mi ispira» gli dico mentre chiudo il menu
«Ottima scelta» mi dice mentre chiama una cameriera
«Avete scelto signori?» chiede con tono gentile mentre fissa con troppo Ian.
«Si, io prendo gli spaghetti mentre lei prende il risotto di funghi.» gli risponde Ian mentre chiude il menu
«E da bere cosa vi porto?» chiede mentre si segna gli ordini sul taccuino
«Per me dell'acqua frizzante grazie» gli dico, non sono astemia, ma quando ceno preferisco bere l'acqua
«Per me il vostro miglior vino grazie» gli dice il mio accompagnatore mentre mi rivolge un sorriso che ricambio subito.
La cameriera appena finisce si scrivere le ordinazioni, finalmente, se ne va e ci lascia di nuovo da soli.
«Hai visto come ti guardava il signore all'ingresso? Non ti toglieva gli occhi di dosso!» mi dice mentre stacca un pezzo di pane portato precedentemente
«In realtà la persona che stava guardando tra i due eri tu!» ribatto sorridendo
«No invece stava guardando te. Te lo posso assicurare!» afferma convinto di quello che sta dicendo
«E come mai ne sei così sicuro?» gli chiedo avvicinandomi di più al tavolo
«Semplice, perché io non riesco a togliere lo sguardo da te.» ribatté con un tono di voce basso che Dio... sento qualcosa muoversi nello stomaco che non mi so spiegare.
Arrossisco alle sue parole, in ventinove anni-precisamente tra due settimane avrò ventinove anni- nessuno mi ha mai detto una cosa di questo tipo
Mentre mangiamo passiamo la serata a conoscerci meglio. Mi ha raccontato che quando era più piccolo non voleva fare l'avvocato ma all'ultimo anno di liceo ha scelto di andare a studiare giurisprudenza all'università.
Io gli racconto che mi ha sempre affascinato il ruolo dell'avvocato.
Parliamo un po' delle nostre famiglie.
La serata passa velocemente tra risate e battute che si fece abbastanza tardi così Ian si alza per andare a pagare e, tanto per cambiare, abbiamo discusso sul chi deve pagare cosa.
Alla fine paga tutto Ian che se ne esce dal locale con un sorriso tutto fiero in faccia.
Quando saliamo in macchina e partiamo dice:«Credi davvero che ti avrei lasciato pagare? Sono un gentiluomo io che credi?!» scoppio a ridere e lui con me. Ma alt, non rido per quello che ha detto ma per come ha detto la frase.
Nel tragitto per andare a casa mia, lo passiamo a cantare tutte le canzoni che passano per la radio e scherzando.
Quando siamo davanti casa mia, mi dispiace davvero un sacco separarmi da lui perché ho passato una serata bellissima e spensierata.
«Grazie per tutto» gli dico mentre mi accompagna alla porta di casa
«Grazie a te per avermi concesso questa uscita» dice avvicinandosi a me
«Mi sono divertita come non facevo da tempo. Quindi grazie» gli dico mentre mi avvicino lentamente anch'io a lui.
Smetto per un secondo di respirare quando le sue braccia mi circondano la vita e mi avvicinano al suo petto così caldo che mi trasmette protezione.
Automaticamente, gli metto le ma i dietro il collo e fisso i miei occhi nei suoi.
Il fondo intorno a noi sparisce, ci siamo solo io e lui.
«Scarlet, sto per baciarti» dice sussurrando mentre lentamente avvicina il suo viso al mio
«Allora cosa stai aspettando?» gli chiedo sempre a bassa voce mentre faccio toccare le nostre fronti.
Mi guarda ancora una volta negli occhi e poi finalmente appoggia le sue labbra perfette sulle mie.
In quel preciso momento, tutto si ferma, dentro la mia pancia sento muoversi uno zoo, la mente mi va in tilt, le gambe mi cedono e per fortuna c'è Ian che mi sorregge con un braccio mentre con l'altro, inizia ad accarezzarmi la guancia sinistra.
Quando ci dobbiamo staccare per ma canta di ossigeno sento che manca un pezzo per completare il puzzle.
Mentre continua ad accarezzarmi la guancia, mi fa appoggiare con la schiena al muro.
Rimaniamo per attimi che mi sembrano infiniti a guardarvi negli occhi quando controvoglia Ian si stacca da me.
«Buonanotte Scarlet» mi dice mentre mi da un bacio sulla tempia e uno a stampo sulle labbra.«Buonanotte Ian» gli dico.
Quando è entrato in macchina, entro in casa e mi appoggio con la schiena alla porta di casa ancora incredula da quello che era appena successo.

Quando è entrato in macchina, entro in casa e mi appoggio con la schiena alla porta di casa ancora incredula da quello che era appena successo

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Vi dico solo che sono quasi 2000 parole.
Comunque penso di essermi fatta perdonare per l'assenza.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto 🙂

La ragazza del bossDove le storie prendono vita. Scoprilo ora