Capitolo 27

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Hall of fame, The Script.

Leggete lo spazio autrice per favore...buona lettura!!!

Manhattan, New York. USA.

Ashley

La luce mi sta ferendo gli occhi in modo insopportabile perciò sono costretta ad aprirli. Cerco di guardarmi in torno e di capire dove mi trovo, ma in risposta ottengo solo una fitta lancinante alla testa. Mi guardo in torno e mi accorgo che la stanza non è la mia, è tutta interamente sui toni dell'azzurro e del blu ed è piuttosto ordinata.

Solo quando cerco di alzarmi mi accorgo di un peso che grava sul mio stomaco, e come un fulmine a ciel sereno i ricordi ritornano nella mia mente dolente. Non riesco a credere di aver detto tutte quelle cazzate, di aver lasciato guidare la mia macchina a Damon, ma soprattutto non riesco a credere che lui abbia sentito quello che ho detto nel parco.

Senza rifletterci mi volto a guardarlo, e devo ammettere che è davvero uno spettacolo. Il suo volto è completamente rilassato e gli occhi si muovono quasi freneticamente sotto le palpebre. La sua espressione è così rilassata che non riesco neanche a togliere gli occhi dal suo viso, il viso di un angelo. L'angelo che tanto si ostina a non voler accettare, ma che io riconosco vivere in lui. E sono i piccoli gesti, come quello di farmi dormire a casa sua e di non farmi guidare a dimostrarmelo. Quando sono in procinto di accarezzargli una guancia la sua voce, però mi fa sussultare.

-Hai finito di fissarmi?!- mi chiede con voce arrochita dal sonno ed un ghigno in faccia.

-Io...io non ti stavo fissando- volto la testa imbarazzata, ma lui mi pioggia due dita sotto il mento e me la alza di nuovo.

-Oh eccome se mi stavi fissando! E non mentire perché sono sveglio da molto prima che tu ti accorgessi anche solo di essere nella mia camera- mi comunica sorridendo furbo.

-È inutile discutere con te e poi che ci faccio qui? Nel tuo letto, tra le tue braccia e con i tuoi vestiti addosso? E soprattutto cos'è successo ieri?- chiedo anche se conosco perfettamente la risposta.

-Cosa ricordi?- mi domanda in risposta e decido di mentirgli per vedere sino a che punto si spingerà.

-Uhm...ricordo che ho bevuto molto e poi ho cominciato a ballare con un tipo nero di capelli, ricordo il tuo sguardo che mi bruciava la pelle e le tue mani su di lui, poi solo ombre confuse...- affermo mentre lui mi stringe di più tra le sue braccia, cosa che adoro.

-Allora...hai detto un po' di cose strane, poi ti ho portata a casa, in camera ti ho dato dei vestiti e poi siamo andati a letto. Hai detto altre cose stupide e ho visto il tatuaggio che hai sulla caviglia, infine mi hai chiesto di dormire con te- mi spiega ridacchiando ma omettendo il dettaglio più importante.

-E basta?- gli chiedo speranzosa.

-Si...- dice mordendosi nervosamente il labbro, lo stesso che vorrei baciare in questo esatto momento -cos'altro dovrebbe esserci?

-No niente...- dico leggermente delusa.

-Ashley smettila, ormai ti conosco e riesco a capire quando qualcosa non va- insiste.

-Ti ho detto che non c'è niente!- mi scaldo mentre lui sbuffa.

-Cosa volevi sentirti dire? Che mi hai chiesto se avessi sentito cosa hai detto al parco e io ti risposto di sì? Che ho capito che forse non farei tanto male a fidarmi, a concedermi e a concederti una possibilità? Che mi da fastidio quando un altro ti sta appiccicato? Volevi questo? Beh eccoti servita!- si altera a sua volta mettendosi a sedere, ma io sono troppo scioccata anche per muovere un solo muscolo.

Niente è come sembra (The Lies Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora