Capitolo 2

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Ci misi un po’ a tornare alla Fortezza; presa com’ero dalla mia 'preda', non prestai molta attenzione alla strada e il risultato fu che non sapevo come tornare indietro dalla radura in cui ci eravamo allenati.
Naturalmente, Reeze una volta congedatami, non mi aveva aspettata e quindi l’unico modo che avevo per tornare era seguire di nuovo il suo odore.
Quando arrivai ai Giardini, mi sentii sollevata. Il sole era bello alto e aveva iniziato a calare, l’ora di pranzo doveva essere già bella che passata. Non ci badai molto: ero talmente stanca da non sentire la fame.
Raggiunto l’imponente edificio della Fortezza entrai e mi diressi immediatamente al piano dei dormitori. Reeze aveva ragione, dovevo assolutamente farmi la doccia. Salendo le scale mi resi conto che tutti quelli che incontravo mi guardavano piuttosto scossi, segno che il mio aspetto fosse terribile.
Entrai in camera e mi diressi immediatamente in bagno. Quella forse era la stanza che preferivo, a parte la Biblioteca. Era grande e spazioso, con le piastrelle color verde acqua. Al centro della stanza c’era una grande vasca quadrata fatta di madreperla rosa pallido. In fondo c’erano il gabinetto, il bidet e un box doccia, chiuso da una tenda rosa. Inoltre, dietro la porta c’era una lavatrice con asciugatrice, cosicché i Guardiani potessero lavare i propri vestiti da soli, senza dover di volta in volta andare in lavanderia. Quel luogo era tranquillo e pulito; mi dava un senso di pace, mi rilassava.
Aprii l’acqua della vasca e la riempii, nel frattempo mi spogliai e mi guardai allo specchio sopra al lavandino all’angolo: ero davvero uno straccio! In faccia avevo tanti graffi rossi, i miei capelli erano incollati alla fronte e in disordine, con qualche ago di pino infilatosi mentre saltavo da un albero all’altro. Nemmeno il resto del mio corpo era messo meglio: avevo lividi e graffi un po’ dovunque, sebbene la tuta non si fosse lacerata.
Senza esitare un attimo in più, mi infilai nella vasca piena di acqua calda. Mi rilassai all’istante: il calore dell’acqua sul corpo era una sensazione divina dopo l’allenamento con Reeze. Reeze… Forse mi ero sbagliata sul suo conto, forse il suo atteggiamento era solo una corazza, forse avremmo potuto fare amicizia.
Ripensai a quella mattina, a come mi aveva guardata quando indossai la tuta, a come aveva riso quando iniziai a dare fendenti all’aria e al nostro allenamento. Avevo seguito l’odore del suo sangue, non capivo nemmeno come fossi riuscita a riconoscerlo.
– Un Guardiano ha i sensi molto sviluppati. Spesso, in situazioni critiche, fanno la differenza tra la vita e la morte. – mi disse Angel in una delle nostre primissime lezioni. Quando gli chiesi come fosse possibile la morte dei Guardiani, vista la loro immortalità, mi rispose che la loro morte dipendesse da colpi mortali. – Quello che muore è il corpo fisico, l’Anima perdura. –. Mi spiegò che un Guardiano non poteva essere avvelenato, né dissanguato, né bruciato. Con colpi mortali si intendeva la decapitazione o un colpo al cuore. – Per ucciderci serve un colpo agli organi principali: cuore o cervello. Ma è molto difficile per un demone avvicinarsi così tanto a un Guardiano esperto. – disse, rassicurandomi. – Faremo in modo che tu lo diventi, te l’ho promesso, ricordi? – mi abbracciò per nascondere il mio viso in lacrime.
Me lo ricordavo eccome, mi aveva promesso che se lo avessi seguito mi avrebbe insegnato a difendermi e che fino al momento in cui non ci fossi riuscita da sola, mi avrebbe protetta lui. E così era stato: mi aveva difesa, mi aveva protetta, mi aveva rassicurata. Era diventato la mia figura di riferimento, tanto da farmi sentire tremendamente sola quando non c’era. Mi ricordava molto mio padre, sebbene di aspetto più giovane, ma nella realtà molto più vecchio. Aveva qualcosa come un millennio. Era stato Custode di due Guardiane Supreme prima di me, entrambe nate e cresciute in quel mondo. La prima di loro - Isotta - era stata torturata e uccisa. Angel non ne parlava molto, credo perché si sentisse in parte colpevole. La seconda - Selma - aveva deciso di lasciare l’incarico, diventando un membro degli Anziani. Dopo di lei avevano aspettato circa cinquant’anni prima della venuta della nuova Guardiana, ovvero me.
Selma fu colei che per prima aveva avvertito la nascita di un’Anima Pura, sebbene fosse distante dal loro mondo. Insieme agli altri Anziani, avevano passato anni a cercare da dove provenisse l’aura avvertita, che poi gli portò sulla dimensione mortale, chiamata da loro Terra Comune o Mortale.
Fu in una notte di settembre che Angel raggiunse la dimensione mortale e si mise sulle mie tracce. Quando finalmente riuscì a raggiungermi, mi trovò in ginocchio, davanti a quelle che erano le macerie della mia casa. Un Ariet aveva raso al suolo tutto e, non contento, la incenerì. Le fiamme si erano spente solo dopo che Angel riuscì a uccidere il demone. I corpi dei miei genitori e di mia sorella non sono mai stati ritrovati, erano diventati cenere nel momento in cui il fuoco maledetto li aveva toccati. Nessuna tomba, solo delle lapidi con dei nomi incisi.
Ufficialmente, nella dimensione terrena, eravamo morti a causa di una fuga di gas che aveva fatto esplodere la nostra casa. Eravamo, sì, perché ufficialmente per le autorità, ero morta anch’io. Avevo assistito al funerale da lontano: mezza cittadina si era riunita a commemorare la mia famiglia.
Mio padre era un avvocato penalista, tuttofare nel tempo libero, mentre mia madre era una casalinga con una forte vocazione verso i lavori socialmente utili, passione che trasmise a mia sorella piccola, Livya. Solo io non c’entravo nulla lì: ero arrogante, presuntuosa e ribelle. Spesso, come del resto quella maledettissima sera, sgattaiolavo fuori casa per girare fino a notte fonda con quelli che consideravo i miei migliori amici. Nessuno di loro venne al funerale. Mentre per Liv erano venuti tutti, anche vecchi compagni d’asilo. Tra noi c’erano quattro anni di differenza e non avremmo potuto essere più diverse. Lei era come mia madre: bella, con un viso angelico e dei morbidi capelli lisci e biondi. Mentre i miei occhi erano di un azzurro scuro, cupo, i suoi avevano il colore del limpido cielo d’estate. E poi il sorriso! Liv aveva il sorriso più bello del mondo. La sua risata era squillante e coinvolgente, le persone facevano a gara per farla ridere, solo per poter sentire quel suono melodioso. E poi aveva la testa sulle spalle, nonostante avesse a malapena tredici anni. Era saggia, riflessiva, molto ordinata. Io ero sempre stata l’opposto: se lei era una piacevole giornata di sole, io ero un uragano: disordinata, istintiva, aggressiva, perennemente imbronciata. All’epoca pensavo che il mondo ce l’avesse con me, come ogni adolescente che si rispetti; nel momento in cui avevo scoperto che il mondo ce l’avesse davvero con me, mi ero maledetta in ogni lingua che conoscevo per la mia immaturità. L’unica cosa che accomunasse me e Liv era la risposta sempre pronta: nel suo caso un consiglio, una parola di conforto sincera; nel mio rispostacce e insulti.
Pensavo di essere fuori luogo a casa mia, poi avevo scoperto cosa volesse dire realmente. Avrei fatto di tutto per poterli vedere ancora, ma Angel mi aveva spiegato, con molta pazienza, che la magia utilizzata dai Guardiani non poteva riportare indietro i morti, niente avrebbe mai potuto farlo.
Da quella sera non passava giorno in cui non pensassi a loro. A volte mi sentivo come se fossero con me, soprattutto… Liv! Mi alzai di scatto, occhi spalancati. “Io l’ho sentita! Mi ha parlato! Mi ha detto di saltare! Ma come….” pensai mentre uscivo dalla vasca e mi asciugavo freneticamente. Dovevo dirlo a qualcuno, ma a chi? Angel non era lì, dubitavo che Tjana e chiunque di quelli che avevo conosciuto avrebbero potuto, o meglio voluto aiutarmi. Non avrei potuto parlarne nemmeno con Reeze; le cose stavano iniziando ad andare bene, non volevo sembrare sfacciata né prendermi troppa confidenza. Avrei potuto rivolgermi agli Anziani, ma mi intimidivano troppo e poi, fosse stato per la maggior parte di loro, io non mi sarei nemmeno trovata nel loro mondo.

Lightbearer - La Portatrice di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora