Capitolo 24

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Mi alzai in lieve ritardo e fui costretta a saltare la colazione. Dopo essere andata a fare visita a Erik per vedere i progressi nei lavori, andai in ufficio dove Cainnear mi stava già a spettando. – Questa è la lista di nobili che vogliono un’udienza con te. – mi disse passandomi un blocchetto. C’era un’infinità di nomi. – Contattali e di’ loro che sarò felice di incontrarli tutti oggi nel primo pomeriggio, in seduta comune. – risposi. – E fa’ chiarezza sul fatto che non riceverò nessuno singolarmente; al momento ho cose più importanti a cui pensare. –. Cainnear come al solito si precipitò a eseguire gli ordini. Nel frattempo io fissavo il desktop del mio computer, impaziente: Angel aveva deciso di guidare le truppe del giorno, così a me sarebbe toccata la notte se non fossero riusciti a prendere il ricercato. Ebbi una discussione con Reeze a riguardo. – Non andrai. – mi intimò severo dopo che Angel mi aveva annunciato la sua partenza. – Invece andrò e non sarai tu a impedirmelo. – ribattei sbuffando. – E se continui a insistere sarai tu a restare qui. Ti ricordo che devi essere ancora punito per insubordinazione. –. Mi lanciò un’occhiata che era tutto dire. – E come pensi di punirmi? – chiese malizioso mentre mi allacciavo lo stivale. – Non sarò io a farlo. – gli risposi sorridente. – Ho detto ad Angel di occuparsene personalmente. Fosse per me, dovrei degradarti a pulire i cessi. – Scherzi, vero? – esclamò incredulo. – Ti piacerebbe. – risposi. – E comunque stasera verrò, che tu lo voglia oppure no. – Dafne… – No, Reeze. Non insistere. Devo andare. – replicai decisa. Lui rimase a fissarmi per un attimo. – Dimmi perché ti sei tanto impuntata su questa cosa. – fece. – Non capisci che venendo farai il suo gioco? Secondo te perché non si è ancora mostrato? Sta aspettando che tu ti faccia viva! E’ una trappola. –. Mi fermai a guardare la mia immagine allo specchio: avevo già indossato la tenuta da caccia per prevenzione, nel caso di una partenza improvvisa. – Non ho paura di lui. – risposi al riflesso di Reeze dietro di me. Lui bofonchiò qualcosa che sembrava essere un ‘Invece dovresti.’.

Passai metà della mattinata in ufficio a leggere i rapporti del giorno e della sera prima. Tutti dicevano la stessa cosa: Talerius sembrava essersi dissolto nell’aria; lo percepivano ma non riuscivano a scovare il suo nascondiglio. Come se non bastasse, si spostava molto velocemente, altro campanello d’allarme sulla riacquisizione della magia. – Non è forte abbastanza per riuscire ad aprire un Portale che lo porti qui, ma indubbiamente riesce a teletrasportarsi, non c’è altra spiegazione. – constatò Sandor a pranzo. Tjana non c’era: stava dormendo così da recuperare le forze per la sera. In compenso, Eva e Sandor si erano uniti a me e Reeze al nostro solito tavolo. Eva sembrava sentirsi fuori luogo: dopotutto, noialtri eravamo impegnati nella cattura dello Stregone, mentre lei si trovava costretta a restare alla Fortezza ad allenarsi. Per non farla sentire del tutto inutile, le chiesi di aiutare Erik non appena potesse. Lei sembrò contenta di aiutare, ma non era soddisfatta. Voleva battersi, glielo leggevo in faccia. Reeze era felice della compagnia della sua allieva prediletta, ma non lo era altrettanto per quella di Sandor. Si comportava in modo scortese e non perdeva occasione per provocarlo. Sandor, d’altro canto, si faceva grasse risate e non rispondeva alle provocazioni, se non in modo piuttosto diplomatico. – A cosa ci serve? Abbiamo già te e ci sono anch’io. Il mezzo Stregone ci farà solo perdere tempo. – sbottò Reeze dopo che gli comunicai che quella sera Sandor sarebbe stato dei nostri, incurante del fatto che il ragazzo fosse seduto al nostro stesso tavolo. Sandor sorrise nuovamente: – Non mi meraviglio che il Capitano non riesca a comprendere quanto sottile e fragile sia la magia in qualcuno che non sa usarla adeguatamente… – Almeno lei sa usarla. – lo interruppe Reeze e si beccò un calcio sotto il tavolo da parte mia. – Sì indubbiamente, ma non la padroneggia. Il che rende me, diciamo, indispensabile? Io non ho poteri, ma conosco la magia molto meglio di Dafne. E visto che state dando la caccia a uno Stregone, la forza bruta vi servirà a ben poco. –. Reeze lo guardò in cagnesco, mentre Sandor rise beffardo. A quanto sembrava, il mio braccio destro non sarebbe mai andato d’accordo col sinistro. Sospirai in segno di sconfitta. Eva accanto a me alzò gli occhi al cielo. Diedi appuntamento a Sandor per cena, salutai Eva e mi diressi assieme a Reeze nella Sala della Luce, dove a breve avrei iniziato l’incontro con i nobili. – Sai, – disse lui. – se avessi saputo che per entrare nelle tue grazie bastava portarti a vedere le ninfe riprodursi, non mi sarei tanto esposto. –. Sbiancai all’istante. Tjana avrebbe fatto meglio a restarsene alla Fortezza quella sera, altrimenti rischiava davvero la pelle. Reeze sorrise. – Non mi dà fastidio che tu lo abbia fatto, Dafne. Mi dà fastidio che tu non me l’abbia detto. – Scusami… – fu l’unica cosa che riuscii a dire. Tjana aveva le ore contate. – Figurati. – fece lui in risposta. – E sappi che non è stata Tjana a dirmelo, ma il tuo amico stamattina. – Cosa?! – esclamai sorpresa mentre attraversavamo l’ingresso della Sala. – In Biblioteca. – confessò Reeze con tono sbrigativo. – Ha detto che hai apprezzato molto. –. Reeze sembrava divertito, mentre io mi sentivo morire. Ma che diavolo era saltato in mente a Sandor? A che gioco stava giocando? Forse Tjana aveva davvero ragione: sarebbe stato meglio non riporre in lui tutta questa fiducia. Presi posto al centro della tavolata riservata agli Anziani: stavolta loro non ci sarebbero stati. Quasi tutti i nobili che avevo convocato erano presenti in Sala. Reeze era in piedi all’ingresso, come a fare da guardia. Attesi qualche minuto e poi mi alzai in piedi e salutai i presenti. – Vi ringrazio di essere venuti fin qui con così poco preavviso. – dissi. – Come vi ho già comunicato nella lettera, ci troviamo di fronte a una minaccia reale ma voglio assicurarvi che per il momento non corriamo nessun pericolo. – Come fate a dirlo? Avete davvero la certezza che il Traditore non sia giunto fin qui? – mi chiese uno dei presenti in Sala. Un brusio si levò dagli altri spalti. – Signori, vi prego! – feci. – Ho la piena certezza che Talerius non sia giunto in questa dimensione. Le sonde che i ragazzi hanno messo a punto nel laboratorio sono più che affidabili. E’ grazie a loro che siamo riusciti a scovarlo. –. Mi guardai attorno per vederli in faccia uno a uno: erano tutti tesi, come comprensibile che fosse. – Truppe di Guardiani sono sulle sue tracce giorno e notte, stiamo facendo il possibile per garantire la sicurezza di tutti voi e di noi stessi. Il Traditore verrà giustiziato da me stessa, non appena riusciremo a catturarlo. – Se mai ci riuscirete! – esclamò un giovane rampollo di qualche casata del sud. – Mi pare che i Guardiani se la siano presa con comodo dopo che il Traditore era scappato la prima volta. – Ha ragione! – fece un uomo poco distante dal ragazzo. – Avreste dovuto catturarlo tempo fa! –. Un altro brusio di dissensi e assensi si levò in aria. Inspirai profondamente per cercare di mantenere la calma. – Signori! – tuonai. – E’ possibile avere un po’ di silenzio? Grazie! –. Il mio tono era severo e autoritario, ma dentro di me ero terribilmente insicura. Le loro accuse erano tutte vere, ma non era colpa mia se il Consiglio aveva sospeso le ricerche. Se non fosse stato così, io non sarei stata lì in quel momento. Trasalii al pensiero. – Avete ragione, – ammisi abbassando il tono. – il Consiglio ha sbagliato in passato e non permetterò succeda di nuovo. Finché non cattureremo il nemico le ricerche non verranno sospese. Farò tutto ciò che sarà necessario, dovesse costarmi la vita. –. Finalmente sembrarono convincersi e calmarsi un po’. – Cosa possiamo fare per aiutarvi, Vostra Grazia? – chiese un anziano nobile seduto poco distante da me. – Intanto, mantenere la calma, per quanto possibile. – risposi con tono gentile. – Inoltre, vi pregherei di capire l’urgenza della situazione: non so quanto sarò reperibile nel futuro imminente alle vostre richieste di minore importanza. Per questo vi chiedo di pazientare finché l’emergenza non sarà passata. Al momento potete stare sereni; qualsiasi cosa dovesse succedere, farò in modo di avvertire tutti voi. Domande? –. Passai la successiva ora a rispondere alle domande più varie: alcune inerenti all’argomento della seduta, altre che non c’entravano nulla, ma a cui ero costretta a rispondere altrimenti non mi sarei tolta i nobili di mezzo.

Terminai la seduta in tardo pomeriggio e i nobili tornarono alle loro abitazioni. – Ho notato che Holdrin non ti ha assillato con la storia di Aman, per una volta. – disse Reeze mentre uscivamo dalla Sala. – E’ una storia lunga… – gli risposi. – Vado a riposare. Svegliami prima di cena, ok? – Certo! – esclamò con un tono non molto convincente. Fortuna che avevo chiesto a Eva di dire a Tjana di passarmi a prendere per cena. Non appena fui in camera mi buttai a letto. Quella della sera sarebbe stata la mia prima missione importante, ma non sentivo agitazione: volevo solo che quella situazione si risolvesse il prima possibile. Presi il medaglione che mi aveva regalato Angel e lo aprii: avevo inserito la foto della mia famiglia, facendo accuratamente ridurre il formato a un’amica di Erik. Aveva fatto un ottimo lavoro: la foto che era stata rovinata dalle fiamme, risultava perfetta. Sorrisi ai volti felici e spensierati dei miei e di Livya. A volte ero così tanto impegnata da non pensarci, ma sentivo la loro mancanza ogni minuto di ogni giornata. Mi addormentai con il medaglione aperto, ricordando le vacanze passate insieme. Mi svegliai di soprassalto: qualcuno stava bussando. – Avanti! – dissi con voce roca. Tjana entrò in camera, vestita con la tenuta da caccia che la faceva sembrare ancora più scura. I capelli erano legati in una coda. – Svegliati, dobbiamo mangiare! – incalzò. Mi alzai di malavoglia e sistemai la tenuta. Chiusi il medaglione e lo infilai accuratamente sotto i vestiti. Tjana si offrì di intrecciarmi i capelli spettinati. Notai che aveva con sé l’arco e la balestra, entrambe di ultima generazione. Le frecce non avrebbero mai mancato il bersaglio e poi Tjana era fenomenale con le armi, soprattutto automatiche. – Avevo chiesto a Reeze di svegliarmi. – le confidai. – Mi domando perché non lo abbia fatto! – replicò lei con ironia. – Finito! Andiamo. –. Scendemmo fino alle cucine dove trovammo un sacco di gente: molte delle persone presenti indossavano le tenute, segno che sarebbero partite con noi quella notte. Reeze era seduto al solito tavolo, intento a lucidare Luce. – Grazie per essere passato! – esclamai dandogli un colpetto sulla spalla. – Ci hai provato, fratello! – disse Tjana ridendo. – Ma tu lavori per me o per lei? – chiese lui, fingendosi arrabbiato. – Tecnicamente, lavoriamo tutti per Dafne. – rispose la voce di Sandor alle mie spalle. – E’ per questo che sei il mio braccio sinistro! – gli dissi mentre si sedeva. – Meno male che sei destra… – osservò Reeze con cattiveria. – Piantala. – lo rimproverai. Mangiammo e poi ordinai alle truppe di Nunghes e Ragusa di raggiungere il Portale, mentre io, Reeze e gli altri andammo a controllare la Mappa. Alle 21 in punto le squadre del giorno tornarono alla Fortezza, non riportando novità. – E’ in Brasile. – dissi a Reeze. – Questa dovrebbe essere l’Amazonia. Si nasconde nella foresta. – Andiamo! – ordinò lui. Ci avviammo al Portale: ogni truppa era composta da trentuno soldati, compreso il proprio Capitano, a parte quella di Reeze che ne contava trentatré, poiché includeva me e Sandor. – Come andiamo? – fece lui con un sorriso raggiante, non appena mi vide. – Benissimo. – risposi. Reeze al mio fianco alzò gli occhi al cielo. – Come stabilito, – iniziò. – Nunghes accerchierà in Sud, Ragusa il Nord-Ovest e noi il Nord-Est. Comunicheremo tramite i dispositivi; rompete le fila solo in caso di avvistamento; occhi e orecchie sempre bene aperti; ci ritiriamo solo se la Suprema cade. Noi quattro, – indicò se stesso, me Tjana e Sandor. – cercheremo di stanare lo Stregone e vi avvertiremo della sua direzione, nel caso in cui ci riuscissimo. Nunghes, a te l’onore. – indicò il Portale al Capitano e questi sorrise ferocemente. – Compagnia! – ringhiò e attraversò la luce. A uno a uno, i suoi soldati lo seguirono. Poi toccò a Ragusa e alla sua truppa. – Se avessimo più Portali, staremmo già in posizione. – commentò Tjana, impaziente di partire. – Dite che li avrà fiutati e si sarà spostato? –. Guardai il dispositivo GPS che mi aveva dato Erik prima di venire al Portale. – E’ ancora lì. – affermai. Quando fu il nostro turno, Tjana andò per prima, seguita da Sandor. – Tocca a te. – disse Reeze spingendomi verso il Portale. Lo attraversai e in un lampo mi ritrovai circondata da alberi altissimi e dall’aria umidissima della Foresta Amazonica. Il caldo era davvero insopportabile, così mi trasformai. La mia vista si fece immediatamente più acuta, così come tutti gli altri sensi, ma provai un senso di sollievo nel non sentire più quel caldo infernale. A pochi passi da me, apparve Reeze e, a uno a uno, tutto il resto della truppa. Quando fummo tutti arrivati, controllai velocemente il GPS per assicurarmi che lo Stregone non si fosse mosso, poi ordinammo agli uomini di andare verso Sud e formare un rango serrato: l’idea era quella di accerchiare il nemico, con un soldato ogni duecento metri. Intanto, io, Reeze, Tjana e Sandor ci dirigemmo verso Nord. Tjana salì su un albero da cui avrebbe avuto una visuale più ampia e la possibilità di captare maggiormente le coscienze. E’ qui. Mi disse entrando nei miei pensieri. Ti sta aspettando. “Cosa?”, le chiesi perplessa. Sa che sei qui. Ti aspetta.

Lightbearer - La Portatrice di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora