“Chi cazzo ce l’ha fatto fare…”, continuavo a chiedermi mentre mi precipitavo da Angel. Le ultime ventiquattr’ore sono state strazianti: dopo il nostro ‘vittorioso’ ritorno, Dafne aveva iniziato a trattarci come feccia, per poi ordinarci di partire per quella missione potenzialmente suicida. Se non fosse stato per lei quei… Mi bloccai. Il solo pensiero mi faceva rabbrividire. Trovai Angel nelle sue stanze. – Ma che…?! – esclamò non appena mi vide. – Ma tu sei ferito! – Non ora. Dobbiamo andare da Dafne. –. Raggiungemmo la sua stanza in silenzio e non appena fummo dentro, Tjana mi prese da parte per medicare i graffi che non si erano rimarginati. “Magia.”, pensai sibilando dal dolore. Dafne raccontò velocemente ad Angel cosa fosse successo e l'espressione del Generale passò da preoccupata a furibonda. – Io te lo avevo detto di lasciar perdere. – rimproverò Dafne camminando nervosamente per la stanza. – Sai cosa sarebbe successo se non fossi riuscita a usare la magia? Te lo dico io cosa: sareste morti! –. Dafne alzò gli occhi al cielo: – Hai finito? Quei cosi non esistono più. Noi siamo vivi… – E non avete scoperto nulla. – Angel sembrava sul punto di esplodere. – Ti sbagli. – gli dissi io. – Sappiamo che qualcuno qui ha evocato Yfrit. –. Il silenzio fu interrotto da Dafne che bisbigliò: – Magnus. – Oh Dafne, basta con questa storia! – tuonò Angel esasperato. – Posso tranquillamente dire che stia sul cazzo anche a me e per motivi molto più validi dei tuoi, ma non vado ad accusarlo di qualsiasi disgrazia o cosa spiacevole successa qui dentro! – Reputi quei ragazzini una ‘cosa spiacevole’? – sbottai indignato. – Erano dei bambini, per l’amor del cielo! – Non sto dicendo questo! – rirese Angel. – Ho detto che non potete attribuire ogni cosa a Socrate. Non avete alcuna prova contro di lui. – Non ancora. – precisò la Suprema. Gli occhi di Angel quasi gli uscirono dalle orbite: – Non avrai intenzione di tornare là dentro! – Certo che no! – rispose Dafne con prontezza. – Da domani mi chiudo in Biblioteca a studiare il nostro caro amico Magnus. –. Continuammo a discutere per un’altra ora buona: io mi schierai dalla parte di Dafne, desideroso di vendicare quei poveri bambini, mentre Tjana, inorridita e intimorita da quello a cui ci avrebbero portato ulteriori indagini, decise di dare man forte ad Angel. Alla fine vista l’ora, decidemmo di rimandare la discussione. Gli altri due uscirono, ma io rimasi con Dafne. Dovevo stare con lei quella notte, ne avevo bisogno. – Ti prego, risparmiami almeno tu la sbroccata, stasera. – mi supplicò esausta, mentre sistemava il letto. – Lo so: ho agito da stupida, non avrei mai dovuto portarvi là dentro, potevamo morire, mettere in pericolo la mia preziosissima vita è da incoscienti e… –. La strinsi a me e baciai ma lei, stupita, si staccò da me bruscamente. – Ma che cazzo fai?! – urlò. Io rimasi a fissarla, perplesso. Non era forse quello che volevamo entrambi? – Credevo avessimo fatto pace… – feci. Lei sgranò gli occhi incredula e scoppiò a ridere: – Pace? Secondo te abbiamo solo litigato? Scherzi? – Non è così? – chiesi. Non capivo il motivo di continuare quella farsa: lei mi voleva e io volevo lei, perché complicare ulteriormente le cose? Dafne rimase a bocca aperta a fissarmi, prima di sbottare: – No! – urlò furibonda. – Non abbiamo litigato! Io ti ho lasciato dopo che mi hai tradita, ricordi? – Io non ti ho mai tradita. – dissi a denti stretti. Se solo sapesse cosa cazzo avevo passato pur di restarle accanto. – Ah, no? Allora cosa hai fatto? – Non ti ho tradita, Dafne. Mai. –. Improvvisamente mi sembrò tutto inutile: avrei potuto spiegarle i miei motivi, ma tanto non avrebbe capito. A volte era davvero frustrante quella sua costante visione del mondo solo come voleva lei. In un folle tentativo, provai lo stesso; mi avvicinai a lei che si era seduta sul davanzale della finestra e presi il suo viso tra le mani, costringendola a guardarmi. Se non mi voleva più, perché continuavo a sentirla cosi tremendamente mia? Perché io mi sentivo cosi tremendamente suo? – Ascoltami. – le dissi piano. – Ti prego, ascolta. Io non avrei mai voluto tenerti nascosto nulla e non ho mai, mai, finto di crederti, Dafne. Io ti credevo davvero. Ma ho dovuto obbedire agli ordini, non potevo fare altrimenti. – Non… tu devi obbedire ai miei ordini, razza di coglione! – sbottò lei. Esasperato, lasciai le mi mani cadere. – Angel sta sotto a me e se sapevi tramasse alle mie spalle, tu dovevi dirmelo! – Tu avevi lasciato ad Angel il comando della missione, Dafne! – tuonai a mia volta, usando la scusante più banale che potessi, nonché la prima che mi venne in mente. – Ma che diavolo significa?! Non gli ho mai permesso di prendere decisioni senza consultarmi, non gli ho consentito di fare totalmente di testa sua. Se tu hai voluto aiutarlo con tutta quella messa in scena, è stata una tua fottutissima decisione! Non attaccarti a sta storia del ‘gli hai dato il comando’, non è così che funziona e lo sai meglio di me! –. Io scossi la testa con disappunto. Non poteva finire in quel mondo, per una ragione tanto stupida! – Allora perché diamine mi hai baciato alle cripte, prima? – chiesi. Se davvero non voleva, avrebbe dovuto lasciar correre, no? – Perché credevo sarei morta! – ammise. – Era un bacio d’addio, nient’altro. –. Qualcosa dentro di me cadde in mille pezzi. Era davvero finita. – Bacio d’addio… –ripetei. Fu più forte di me: superai la distanza tra noi e la strinsi tanto forte da bloccarla. La baciai con ferocia: se voleva un bacio d’addio, lo avrebbe avuto, ma avrei dettato io le regole stavolta. Lei si sciolse pian piano; mi strinse a sé, intrecciando braccia e gambe al mio corpo. Le sue mani si tufarono tra i miei capelli, tirandoli. Le morsi il labbro, in un disperato tentativo di ferirla in qualche modo. Non potevo soffrire solo io. Le mie mani toccarono ogni parte del suo corpo; volvo ricordare tutte le sensazioni che provavo al tatto con la sua pelle. Lei faceva altrettanto, spinta dal desiderio che ormai era irrefrenabile. Lottai contro il mio corpo, ma alla fine mi staccai cosi violentemente da lasciarla interdetta. Soddisfatto di me stesso, sorrisi con compiacimento: – Volevi un bacio d’addio? Beh, questo è un bacio d’addio. –. Senza lasciarle il tempo di capire, uscii dalla stanza. Sapevo che mi sarei pentito di quello che avevo fatto, ma in quel momento provavo un immenso piacere.
Rimasi tutta la notte in camera ad allenarmi, fregandomi della stanchezza. Al mattino, mi diressi in cucina solo per vederla, ma fui il primo ad arrivare. Tjana arrivò poco dopo me, riposata e ancora piuttosto tesa. – Sai se ci sono notizie dei due? – chiese, riferendosi a Eva e Sandor. Scossi la testa e Tjana si rabbuiò ancora di più. Dafne ci raggiunse in tutta fretta. Non mi salutò nemmeno, ignorandomi completamente, 'sta stronza. – Ho delle novità. – disse a Tjana, come se io non ci fossi. Raccontò quello che Erik le aveva riportato e io vidi Tjana sbiancare progressivamente. – Mio nonno. – disse incredula. – Silas Kandori, sì. – le confermò Dafne. – Tu sei sicurissima… – Tjana, lo ha detto Eva a Erik stamattina, – tagliò corto la ragazzina. – non credo abbia sparato cazzate. – Questo cambia decisamente le cose. – dissi io. Dafne sembrò finalmente accorgersi della mia presenza, anche se mi guardò in cagnesco. – Significa che c’è la possibilità reale di scagionare Talerius da tutte le accuse. – proseguii. Tjana, visibilmente in uno stato di shock, continuava a ripetere: – Mio nonno… – Dovresti essere felice. – intervenni, sperando di farla riprendere un po’. – Hai la possibilità di rivedere la tua famiglia. –. Lei in riposta mi fulminò: – Io non ho una famiglia. –. La vidi scattare in piedi e correre via. Decisi di andarmene anch’io ma lo voce di Dafne mi fermò: – Che farai oggi? – chiese come se nulla fosse. Io, stupito, mi guardai intorno per essere sicuro si rivolgesse a me. – Ma parli con me? – chiesi per averne la certezza, visto che attorno non c’era nessuno. Dafne mi fissò con rabbia. – Vedi qualcun altro? – domandò inacidita. – Ah, ma era una domanda ufficiale! – esclamai con fare teatrale. – Adesso mi allenerò al campo, Vostra Grazia. Più tardi, dopo pranzo diciamo, mi recherò in biblioteca, a meno che non esca qualcos’altro d fare, Vostra Grazia. – Sai che c’è? – Dafne scattò in piedi e mi oltrepassò. – Vaffanculo. Buona giornata! – Altrettanto! – le gridai dietro, sperando capisse mi riferissi al vaffanculo. Scesi al campo e presi a fare mhuai thai, incurante di sembrare un coglione, visto che ero l’unico a non avere un compagno di allenamento. Colpivo l’aria come se fosse davvero una persona, nella fattispecie Dafne. Dire che fossi incazzato era riduttivo; davvero, non la capivo, ma non perché non mi sforzassi di capirla, (come, per esempio, lei faceva con me), ma perché era umanamente impossibile farlo! Lei mi voleva, io lo sapevo, ma era troppo, troppo, fottutamente troppo orgogliosa per ammetterlo anche solo con se stessa; mi aveva dato un bacio sostenendo fosse d’addio, il che andava completamente contro quel suo fare da disinteressata menefreghista del cazzo, poi si era tirata indietro, continuando a sostenere di non volermi nella sua vita, ma nel momento in cui sono stato io a baciare lei, sembrava volesse scopare malamente ed era rimasta allucinata quando mi ero staccato da lei. Per poco non colpii un ragazzo che passava, talmente ero concentrato a pensare a quella là. – Scusami! – esclamai mentre il mio quasi bersaglio mi fissava impaurito. Scappò ancor prima che potessi spiegarmi e dirgli che mi dispiaceva. Il tutto per colpa di quella piccola stronza incoerente! “Cazzo!”, urlai interiormente e mi sedetti a terra. Le donne e i loro fottutissimi sbalzi d’umore. – Problemi in paradiso, Capitano? – la voce melliflua di Magnus mi colse di sorpresa. – Mio Signore! – esclamai balzando in piedi e rivolgendogli un saluto. Lui in risposta sorrise maligno: – Non ho potuto fare a meno di captare i tuoi sentimenti, come dire, negativi. – continuò, facendomi vergognare di me stesso. – Come mai qui? – domandai. Lui prese a camminare, costringendomi a seguirlo. – Diciamo che ho bisogno di un favore. – rispose. Io per poco mi strozzai con la mia stessa saliva. Favore? Da me? – Come posso aiutarla? – chiesi ancora incredulo. – Vedi, mio caro ragazzo, la Suprema ha preso la decisione di imputare al Traditore ulteriori accuse, il che è un bene e un’aggravante. – disse. – Tuttavia, temo che l’influenza di quel… personaggio, possa contagiarci in modo negativo. Nonostante non ci sia traccia di magia in lui, temo che possa in qualche modo nuocere, soprattutto alla Suprema. –. Qualcosa nella voce del vecchio mi fece insospettire. Era come se temesse Talerius. – Devo confessarti una cosa: – disse all’improvviso. – Ci sono dei capitoli della nostra storia di cui non andiamo esattamente fieri. Io temo che Talerius possa riaprire quei capitoli e, se così fosse, la Suprema assieme a tutto il Consiglio perderebbero credibilità. Non possiamo permetterlo, capisci? La nostra cara amica ha già faticato troppo per ritagliarsi quel briciolo di approvazione, senza quello verrebbe destituita senza se e ma. – Cosa mi sta chiedendo, Mio Signore? – in qualche modo, le parole dell’Anziano mi suonarono come una minaccia velata. – Voglio che sorvegli tu stesso l’ex Stregone. – rispose prontamente Magnus. – Ho bisogno di qualcuno fidato che possa aiutare la Suprema in caso di difficoltà. – Certo. – risposi. Lo stronzo, soddisfatto della mia risposta, mi sorrise: – Ah, sono sicuro che le cose tra voi si sistemeranno. Sarebbe un peccato dividere una così splendida coppia! –. Gli rivolsi a mia volta un sorriso e mi congedai. Tornai in camera per una rapida doccia e misi la tenuta da caccia. Scesi ai piani inferiori ed entrai nelle prigioni. Dafne arrivò poco dopo. Accortasi della mia presenza, si voltò e i nostri sguardi si incrociarono. – Vostra Grazia! – esordii con un sorriso. Dafne mi lanciò un’occhiataccia: – Cosa ci fai tu qui? – L’Anziano Magnus ha pensato aveste bisogno di maggiore protezione mentre siete qui. – risposi solenne. – Ma che gentile… – fece lei con odio. Notai che lo Stregone ci fissava incuriosito. Dafne si voltò verso il padre e andò a sedersi. Io la seguii. – Capitano Belfort, – disse senza guardarmi. – ti spiace essere così gentile da non respirare la mia stessa aria? – Perdonatemi? – quasi scoppiai a ridere. – Voglio dire che gradirei se non mi stessi a un palmo dal culo, grazie. – Ma Vostra Grazia! – esclamai con finta indignazione. – Sto solo eseguendo gli ordini. – Il mio è un ordine, Capitano. –. Il tono di Dafne non era esattamente amichevole; mi tirai indietro e continuai a osservare i due, padre e figlia. – Cos’è questa, la fiera degli ibridi? – chiese improvvisamente lo Stregone con voce divertita. – Ben tornato tra noi, feccia. – gli disse Dafne. Era una bravissima attrice, bisognava ammetterlo. – Ti sei deciso a parlare? – Non ti dirò nulla. – le rispose il padre. – Che peccato! – piagnucolò lei. All’improvviso lo Stregone fu preso da convulsioni sotto i miei occhi scioccati. A quanto pare ero l’unico ad essermi preoccupato per il prigioniero. Dafne se ne restava seduta compiaciuta mentre il padre veniva scosso da quello che sembrava un attacco epilettico. Rimasi sena fiato, finché non capii: tutta scena, probabilmente per non far insospettire del Guardie dei continui silenzi in cui i due, sicuramente, parlavano tra loro. Quel silenzio era straziante e soprattutto, noioso. – Fatemi capire… - dissi d’un tratto, facendo trasalire Dafne. – Voi domandate, il prigioniero si rifiuta di rispondere, Voi lo torturate, gli fate perdere i sensi e poi attendete che si risvegli per ricominciare da capo? – Che occhio, Belfort! – esclamò lei. – Dovrebbero soprannominarti ‘Falco’. – Grazie, Vostra Grazia. – risposi con odio. – I vostri complimenti sono sempre piacevoli. –. Il tempo trascorse lento, troppo lento; se avessi potuto, sarei andato a prendermi qualcosa da leggere ma, almeno finché Dafne era lì, non potevo muovermi. D’un tratto, Dafne si alzò e uscì dalla stanza, costringendomi a seguirla. – Sai, – allungai il passo per mantenere la stessa andatura. – forse tu e Talerius dovreste trovare un modo migliore per coprire le vostre comunicazioni telepatiche. Non sono tutti stupidi. – Sai, – rispose lei con il mio stesso tono risoluto. – se volessi dei consigli, non li andrei a cercare certamente da te. – Dafne, dico sul serio. – la bloccai, parandomi davanti a lei. – Rischiate di farvi beccare e poi, beh, credo tu sappia a cosa vai incontro se accusata di tradimento. – Cosa proponi? – chiese per la prima volta senza ironia. – Beh, – iniziai io. Il suo improvviso cambio di espressione mi fece venire una voglia tremenda di baciarla. Cercai di ricompormi e continuai: – parlate di più, soprattutto discutete di più. Delle urla non sarebbero male. – Ok, grazie per l’idea. – disse sorpassandomi per andarsene. La presi per il braccio e mi beccai l’ennesima occhiataccia: – Aspetta. – la pregai. – Cosa vi siete detti per tutto quel tempo? – E a te cosa frega? – mi rispose strattonando il braccio e facendomi perdere la presa. – Mi frega se si tratta di cose che riguardano il marchio. – le feci notare. Lei alzò gli occhi al cielo e mi raccontò tutto ciò che le aveva confessato il padre. – E dei bambini ti ha detto qualcosa? – domandai impaziente; dopotutto, era quello che mi interessava maggiormente. – Solo che erano vittime sacrificali. – rispose lei. – Ha usato un termine… aspetta… ah, si! Anime immacolate. –. Rimasi di stucco. Sentii la nausea farsi strada prepotentemente dal mio stomaco. Dafne mi guardò preoccupata. – Ehi… – disse. – Qualsiasi cosa sia successa a quei bambini, adesso non li tormenta più. –. Cercai di sorridere: – Già… torno da tuo padre, è lui che il vecchio vuole che sorvegli. – D’accordo, – disse lei. – ma ti consiglio di non parlarci. – E perché no? – la fissai perplesso. – Beh, non ne ho la certezza, ma credo che tu non gli piaccia. –.
Attesi che Dafne si allontanasse e corsi in Biblioteca. Spiegai la situazione alla Signora Xang e la supplicai di lasciarmi qualcosa. – Rischio di morire di noia, dico davvero. – le feci. Lei ci pensò su un attimo. – A fine turno riporti tutti qui, intesi? – disse infine. Mi precipitai agli scaffali, ringraziandola. Presi un po’ di tutto e tornai di corsa alle prigioni. Telerius era sveglio e gli era stato appena portato il pasto. Lo Stregone sembrava non volersi avvicinare al piatto. – A meno che tu non voglia morire di fame, ti consiglio di mangiare. – dissi sfogliando le pagine del De bello gallico. – Io, fossi in te, ci terrei a morire in modo dignitoso e non come l’ombra dell’uomo che ero. – Perdonami, – rispose lui guardandomi con quegli occhi tanto familiari. – non ho idea di chi tu sia. – Sono uno dei tuoi carcerieri e… – No, – mi interruppe. – non credo tu abbia capito: non mi interessa, capisci? Sei irrilevante e così lo sono i tuoi consigli. –. Aggrottai le sopracciglia. Ecco spiegato il mistero del caratterino di Dafne. Sorrisi e tornai alla mia lettura. Mi sentivo a disagio: quell’uomo mi fissava senza battere ciglio. – Vuoi qualcosa? – chiesi infine, incapace di concentrarmi su quelle frasi latine. – Se ci tieni che mi nutra, fammi compagnia, Guardiano. – rispose. Io lo fissai perplesso: – Perché mai dovrei farlo? – Perché se questo cibo è avvelenato, sarai tu a morire per primo. –. Il suo ragionamento era così logico da spiazzarmi. Mi feci passare il suo piatto e presi un pezzo della carne che c’era sul piatto. Addentai e mandai giù il boccone. Talerius passò alcuni minuti a guardarmi, come se attendesse che mi accasciassi a terra, cosa che non accadde. Presi un altro pezzo e poi rimandai il piatto al mittente. – Sai, – dissi. – la nostra Guardiana Suprema si accerta che tu rimanga vivo fino al processo personalmente. Se dovesse succederti qualcosa qui, diciamo adesso, tutti i presenti sarebbero puniti con la pena capitale. – Dici davvero, Capitano? – chiese preoccupato un Guardiano dietro di me. – Oh, sì. – continuai io. – Se dovesse morire avvelenato, ci andrebbe di mezzo anche il cuoco. Naturalmente, Dafne si occuperebbe personalmente di tutti noi. –. Intorno a me percepii chiaramente l’odore della paura. Ne risi compiaciuto. “Così puoi stare più che tranquillo.”, dissi a mente a Talerius, sicuro che mi stesse ‘leggendo’. Grazie. La sua voce risuonò dentro me molto più potente di quanto fosse quando parlava. Tornai al libro e lasciai il prigioniero mangiare in pace. Terminato il pasto, le Guardie si preoccuparono di togliere il piatto dalla cella e scortarono lo Stregone, incatenato, a darsi una sistemata. Dafne si era occupata anche di questo: Talerius aveva diritto a pasti regolari e una doccia al giorno, nonché abiti puliti. Qualcosa mi disse che la ragazzina si stesse davvero affezionando al padre. Sperai con tutto il cuore che lui non la stesse prendendo in giro; non si sarebbe mai perdonata l’ingenuità e non potevo saperla così. Noto con piacere che tu sia sinceramente affezionato a mia figlia. Sussultai; non mi ero reso conto che Talerius fosse tornato in cella e soprattutto che stesse ispezionando i miei pensieri. “Non so quanto ti convenga stare qui dentro”, risposi. Paura che possa scoprire qualcosa di sconveniente? “Paura che tu possa vedere tua figlia come l’ho vista io.” Non provocarmi, ragazzino. Il suo tono si era fatto stranamente severo. Non l’avrò vista crescere, ma è sempre la mia bambina. “E’ una bambina, punto.” Lo siete entrambi. “In confronto a te, siamo formichine. Comunque, posso esserti utile in qualche modo?” No, non credo. Ma io potrei essere utile a te. “Come? Sei dietro a un campana di cristallo di diamante, ti ricordo.” So cose di te, Reeze Belfort, che forse nemmeno chi ti ha generato sa. “Cosa?!”. Il libro che tenevo quasi mi cadde di mano. Alzai lo sguardo rapidamente su Talerius: sembrava serio. “Beh? Dimmele, allora!” Non così in fretta. Prima devi fare una cosa per me. “Non ti farò fuggire.” Non voglio farlo. Per quel che vale, questo posto adesso è il più sicuro per me e per tutti voi, soprattutto te e Dafne. “Di che parli?” Di leggende, storie più antiche di me e te messi insieme. Ti sembra una cosa normale che il figlio delle tenebre si sia trovato a vivere nello stesso momento storico della figlia della luce? E non solo! Siete anche a stretto contatto e, a causa di ciò, siete perdutamente innamorati l’uno dell’altra. “Non capisco cosa tu voglia dire…” Quello che ti sto dicendo Reeze è che tu e Dafne siete due poli opposti di un unico mondo. Se lei rappresenta l’Anima Pura, l’aura più piena di luce, tu sei l’opposto. “Mi stai dicendo che la mia anima è la più oscura?” E’ esattamente ciò che ti sto dicendo. Rimasi sconcertato dalla rivelazione dello Stregone. Sei libero di non credermi, ma sappi che per l’esperienza che ho, sono certo di questo. E bada bene, non sto dicendo che tu sia il male, ma che lo rappresenti. Tuo padre lo sapeva, per questo ha indotto gli Stregoni Neri a condurre tutta quella serie di, chiamiamoli esperimenti, che dopo secoli hanno portato alla tua nascita. “Cosa sapeva Yfrit? Di che stai parlando?” Esiste un’antica profezia, più antica della nostra stessa Congrega che narra di un’ultima guerra tra il bene e il male. L’esito di tale guerra, segnerà il destino dell’universo. “Continuo a non capire…” Non si conoscono gli esiti di questo scontro: l’unica cosa che è dato sapere è che se trionfasse il bene, l’Oscurità sarebbe per sempre eliminata, in caso contrario, quello a sparire per sempre sarebbe il bene. “Io e Dafne ci scontreremo?” Non necessariamente. “Ma hai appena detto che il male e il bene si faranno una guerra!” Ma non ho detto che sarai tu il male. Ero confuso: quello che stava dicendo Talerius si contraddiceva. Ti ho letto dentro, Reeze. Tu non sei malvagio, non lo sei mai stato per qualche strana ragione. Sebbene la tua anima sia la più oscura che abbia mai visto. “E con questo vuoi dire che non sarò io a oppormi a Dafne?” Questo dipende da te. L’Ingannatore vuole indurre te a risvegliare l’Oscurità e Dafne a macchiare la sua anima, o almeno questo è quello che penso io. Le sue gesta mi hanno portato a crederlo, più che altro. Quando ha indotto Dafne a ucciderti, ha sperato che la tua anima abbandonasse il corpo: non ti sarebbe stato concesso andare oltre a causa dell’Oscurità, per cui avresti vagato finché non avresti trovato qualcuno a cui attaccarsi, come ad esempio, Yfrit stesso. Nel frattempo, Dafne si sarebbe macchiata con l’omicidio di un innocente, intaccando la sua purezza. Non ci sarebbe più stato il bene puro da combattere, capisci cosa sto dicendo? “Io… credo di sì.” Bene. Comunque il progetto è fallito, poiché Dafne ti ha ridato la vita, ha indotto la tua anima a tornare nel tuo corpo. Questo vi ha legati ancora di più e vi ha portati al punto in cui siete adesso, quello in cui non potete più fare a meno dell’altro. “Se Yfrit ha fallito, non c’è più un reale pericolo, o no?” Il pericolo c’è sempre, ragazzo. Esistono altre vie per scatenare il caos. Una di queste, consiste nel risvegliare la mia magia. “Ma non avevi detto di aver esaurito i tuoi poteri?” In parte è vero… Ma la verità è che gli ho sepolti, respinti, finché dopo secoli, sono riuscito a reprimere totalmente il mio potere. Non è nemmeno più percettibile. Yfrit ha sperato di risvegliarlo in me, la volta in cui mi ha catturato e ha indotto voi a cercarmi. Sperava che se avessi visto mia figlia in pericolo, avrei reagito, ma così non è stato. Dopo aver visto di cosa fosse capace Dafne, non avevo motivi per preoccuparmi. Sappiamo entrambi cos’è successo poi. “Dafne ti ha salvato…” Già. E adesso eccoci qui. Tu che cerchi di riconquistarla e io che spero di conoscerla il più possibile prima di morire. “Ma se si sta facendo in quattro per salvarti! E credo proprio ci riuscirà.” Anche se dovesse farlo, i miei giorni sono contati. Ho più di un millennio, ho visto questa e altre dimensioni prosperare, alcune nascere, alcune cessare di esistere, non c’è più nulla per me qui. Rimasi un attimo in silenzio. “Non mi hai ancora detto che favore devo farti.” Giusto! Bravo. Allora, considerando che morirò prima che Yfrit possa usufruire dei miei poteri, almeno sperando sia così, tu dovrai andare in Amazzonia per conto mio e cercare il cuore della foresta. Lì nascosto, si trova uno dei cimeli più antichi mai esistiti. Si dice che sia in grado di richiamare a sé l’Oscurità stessa. “Si dice? Quindi non è nemmeno sicuro esista?” Nulla di quello che ti ho detto ha delle basi fondate, sono solo le supposizioni di un uomo millenario. “Certo…” Comunque, tornando a noi. Il cimelio di cui ti parlo è estremamente pericoloso. Le cose stanno cambiando rapidamente e tutto ciò che sta accadendo qui e soprattutto sulla dimensione mortale mi porta a pensare che l’Oscurità si stia risvegliando. “Sono secoli che sento questa storia…” E, dimmi, sono secoli che una Guardiana cresciuta da mortale e con l’Anima più pura che abbia mai albergato nell’universo, è a comando della Congrega? E sono secoli che il figlio di un demone, cosa comunissima tra l’altro, ne sia innamorato? Lo fissai per un secondo; ero scettico a riguardo, ma su questo aveva ragione. Io e Dafne eravamo come la notte e il giorno. “Ponendo caso che io ti creda: cos’è questo cimelio? Com’è fatto?” Questo nessuno lo sa. “Mi prendi in giro?” Ti sembro uno che abbia voglia di scherzare? “E io come cazzo farei a trovare un qualcosa che non so nemmeno com’è fatto, supponendo sia vera l sua esistenza?” Ti lascerò istruzioni dettagliate a riguardo. Se Yfrit non riuscirà ad avere me, tenterà comunque di scatenare il caos. Credo che la sua mossa successiva sarà quella di impossessarsi del mnufatto per riuscire nella sua missione. E se dovesse riuscirvi, allora non ci sarebbe più nulla da fare. Dafne da sola non potrebbe nulla contro l’Oscurità. “L’Oscurità non può tornare qui in forma fisica e lo sai. E poi Dafne non sarebbe sola. Io… la proteggerei a costo della mia stessa vita.” Non protesiti, Reeze. Se l’Oscurità riuscisse definitivamente a liberarsi, potrebbe tornare e assumere qualsiasi forma essa voglia. Inoltre richiamerebbe a sé tutte le sue creature. E tu sei una creatura delle tenebre. Dall’animo buono, ma pur sempre una creatura delle tenebre. Non potresti contrastarla. Rabbrividii. Di nuovo. “Ma non è detto che questa cosa sia fondata, giusto? E’ solo una supposizione, una profezia, no?” Certo. Ma devi ammettere che in parte la profezia sembra essersi avverata. Tu e Dafne siete qui, in fondo. Sospirai cercando di non dare troppo peso a quelle parole, anche se un parte di me aveva iniziato a temere fosse tutto vero. Ascolta, tu sei liberissimo di fare la scelta che ritieni più opportuna, ma ti prego di non dire a Dafne nulla della profezia, sarebbe troppo per lei e lo sai anche tu. “D’accordo. Ma adesso dimmi come farei io a sbarazzarmi dell’oscurità della mia anima.” Questo lo scoprirai a tempo debito. “Scherzi?” No. Solo tu puoi sapere come liberarti del mostro. “Questa cosa mi è molto d’aiuto, davvero!” Sei più impaziente di mia figlia, sai? “Sotto certi aspetti siamo molto simili.” Indubbiamente. Come ti ho già detto, siete due poli opposti. Che si attraggono come calamite, esattamente Reeze. “Scusa.” Ah, non preoccuparti. Anch’io sono stato giovane. Mi dispiace che tu e mia figlia siate costretti a vivere tutto questo, ma il destino sa essere davvero bastardo. “Già. Io dovrei andare a riportare i libri in Biblioteca, altrimenti la Xang mi aspetterà tutta la notte.” Va’. Grazie per avermi ascoltato e, Reeze, prenditi cura di Dafne. Conto davvero su di te con tutto il cuore.
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Lightbearer - La Portatrice di Luce
FantasyDa millenni ogni dimensione viene protetta dall'Oscurità dalla Congrega della Luce, senza esserne spesso a conoscenza. I Guardiani della Luce vivono in una loro dimensione e si curano di mantenere in vita ogni creatura. Dopo la rinuncia dell'ultim...