Capitolo 35

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I giorni trascorsero velocemente, lasciando spazio a un dicembre freddo ma soleggiato. Io passavo le mie giornate divisa tra le faccende burocratiche, gli allenamenti con il nonno di Tjana e i miei ‘interrogatori’ con Talerius. Pian piano, imparai a conoscere quello che era il mio vero padre e rimasi stupita nello scoprire quanto in comune avessimo; certo, lui era un uomo millenario, che aveva passato una bella fetta della sua vita sulla dimensione mortale, il che lo portava ad avere una vastissima conoscenza delle varie epoche in cui aveva vissuto. Scoprii che aveva anche combattuto in varie guerre e su vari fronti, a volte poco amichevoli. Nel frattempo, avevo lasciato correre le cose con Reeze e la nostra storia stava andando a gonfie vele. Anche i rapporti con Tjana tornarono quelli di sempre, ma con Angel la cosa era diversa e piuttosto complicata: nonostante provassimo entrambi a riconciliarci, succedeva sempre qualcosa che ci portava a discutere e a creare ulteriori tensioni. Intanto, Tjana aveva iniziato a frequentarsi regolarmente con Ronel e, in breve tempo, il loro divenne un classico rapporto fraterno. A volte quando li guardavo, mi assaliva una nostalgia di Lyvia impressionante, ma ero comunque felice per loro. La cosa però, non sembrava essere altrettanto gradita dal loro nonno che non perdeva tempo a cercare di occupare il nipote nelle faccende più stupide, pur di tenerlo lontano dalla sorella. Inoltre, rifiutava totalmente l’idea che Tjana avesse una relazione con una ragazza, cosa che a tutti noi non importava granché. – Basta che stai bene tu. – le disse Ronel quando gli confessò di essere gay. – E che non mi freghi le ragazze! –. Le mie lezioni con Silas Kandori erano sempre più impegnative: nonostante avessi capito il meccanismo e riuscissi a ‘farmi ascoltare’ dagli elementi che volevo controllare, l’acqua rimaneva il mio tallone d’Achille. – Sta’ rilassata, morbida! – mi disse lo Sciamano dopo l’ennesimo e letterale buco nell’acqua. Io cercavo di mantenere la calma, ma la cosa mi snervava alquanto. Non trovavo giusto avere problemi solo con quell’elemento, mentre negli altri iniziavo ad essere bravina. Silas non perdeva tempo per ricordarmi di pazientare e di non forzarmi. – Ci voglio anni. – aveva detto dopo che avevo iniziato a imprecare a gran voce, non essendo riuscita a creare una sfera. – Tu hai già appreso quello che altri avrebbero impiegato minimo mesi a comprendere e in poche settimane. Ritieniti fortunata, ragazza. –. Sebbene non accettassi il suo totale rifiuto nei confronti di Tjana, scoprii che quell’uomo mi piaceva: era sempre calmo, gentile, anche se severo e duro quando ce ne fosse bisogno. Più trascorrevo il mio tempo con lui, più ci entravo in confidenza e la cosa mi era vitale: dopotutto, se fossi riuscita nell’intento, forse avrei salvato mio padre da morte certa. Quella era la mia priorità maggiore: non volevo perdere quell’unica persona che restava della mia famiglia, non volevo perdere l’opportunità di avere affianco qualcuno che avesse il mio stesso sangue e soprattutto, avevo bisogno di credere che Talerius fosse innocente perché mio malgrado mi ero affezionata a lui. Un pomeriggio di metà dicembre a fine allenamento con Silas, decisi che avrei dovuto iniziare a indagare su qualsiasi cosa sapesse dello Stregone. Ero piuttosto terrorizzata dall’idea di scoprire il contrario di quello che speravo, ma non potevo indugiare oltre: il Consiglio mi stava col fiato sul collo e, sebbene avessi Selma e altri membri dalla mia, non era sufficiente per contrastare l’intera altra fazione, capeggiata da nientepopodimeno che Magnus Socrate. – Oggi siete molto pensierosa, Lightbearer. – mi fece notare lo Sciamano. – Cosa affligge il vostro cuore? –. Feci un sorriso ebete e presi una boccata d’aria fresca. “Ora o mai più.”, mi dissi. – E’ che il Consiglio preme per l’esecuzione del prigioniero. – ammisi. – E io non so più come rimandarla. – Non volete uccidere il Traditore? – chiese lui con sguardo indagatore. I suoi occhi viola, così profondi, saggi e strani, mi costrinsero ad abbassare lo sguardo. – Sarebbe la mia prima esecuzione. – feci incerta su come arrivare al punto. – Non… non ho mai ucciso nessuno finora. – Beh, da qualche parte dovrai pure iniziare, ragazza mia. –. Si sedette accanto a me e prese a scrutare l’acqua delle cascate che scorreva indisturbata davanti a noi. – La Congrega esiste con lo scopo di mantenere la pace, la Luce, nelle dimensioni. E questo comporta l’eliminazione delle tenebre. Per questo esisti. Per questo sei stata scelta. –. La sua voce era estremamente seria, ma percepii una sfumatura come di risentimento. – Ma se dovessi uccidere un innocente, non sarebbe come passare all’Oscurità? – domandai. Silas sospirò: – Nessuno è mai del tutto innocente. – Che vuol dire? – Lo sai cosa voglio dire, Dafne. Non penserai mica che non abbia ricollegato tutto quando due giovani Guardiani si sono presentati nel mio villaggio. – rise tristemente al ricordo. – Certo, devo ammettere che siano stati molto bravi a nascondere le loro reali intenzioni, ma nulla passa inosservato ai miei occhi nella mia casa. – Quindi tu sai qualcosa? – chiesi con un tono troppo speranzoso persino per le mie orecchie, di cui mi pentii. Non volevo rivelare a Silas che lo Stregone fosse mio padre, almeno non subito. – Sì. – rispose. – So qualcosa. – Potrei chiederti di parlarmene? – incalzai. In risposta lo Sciamano sembrò irrigidirsi, facendomi preoccupare. – Sono stato un codardo in passato. – disse. – Ma avevo paura per la mia gente; se fossimo stati invasi dai Guardiani o peggio, non avrei mai potuto trovare pace. Capisci perché ti dico che nessuno di noi è innocente? Tutti facciamo delle scelte per uno scopo, che siano giuste o sbagliate. E la mia è stata… egoistica. –. Guardai il suo volto mentre parlava e quello che vidi mi fece stringere il cuore: Silas all’improvviso dimostrò la sua età, il suo dolore, il rimpianto e la vergogna che per tutto quel tempo aveva tenuto per sé. Mi ricordò molto il volto di un anziano signore sopravvissuto alla Shoah che venne una volta alla mia vecchia scuola a parlare di quella brutale, crudele e disumana esperienza. – Nulla è stato più lo stesso. – aveva detto con gli occhi pieni di lacrime. – A volte però, la vita ci concede di rimediare agli errori commessi. – dissi cercando di risollevare il morale dello Sciamano, anche se nel dirlo mi sentii tremendamente stupida. – Perché vuoi così tanto che venga scagionato? – chiese lui prendendomi in contropiede. – Non voglio macchiarmi di omicidio. – risposi ostentando convinzione. Silas mi scrutò nuovamente e rise debolmente: – Ti dirò la verità solo se lo farai anche tu, Dafne. –. Sbiancai. Potevo fidarmi? Certo che potevo! Era il nonno della mia migliore amica, nonché mio mentore in quel momento e una persona per cui avevo iniziato a provare una profonda stima. – E’ mio padre. – dissi d’un fiato, come se ammetterlo lo rendesse meno importante. Abbassai nuovamente lo sguardo in attesa della reazione dello Sciamano che, sorprendendomi, non si scompose. – Avrei dovuto capirlo. – rispose come se niente fosse. – Hai qualche suo tratto di quando era giovane. – Quindi lo conoscevi? – Ha vissuto per un buon periodo nelle mie terre. All’epoca mio padre era lo Sciamano della Foresta Occidentale e tuo padre venne a chiederci rifugio in cambio di aiuto con le coltivazioni, coi raccolti e come insegnante per i giovani. Mio padre acconsentì e lo Stregone venne accolto tra noi, vivendo però lontano dal villaggio. Non riceveva visite né lettere, era un uomo molto solitario ma dall’animo gentile e altruista. Non avrebbe mai potuto fare del male a qualcuno. – Dicevano che fosse diventato pazzo d’amore per Isotta, la Suprema dell’epoca. – dissi. – L’ho sentito, sì. – continuò Silas. – Eppure mai ho visto un briciolo di pazzia in lui. Era buono, a volte anche troppo. Comunque, un giorno dopo mesi che era con noi, venne a cercarlo un graziosa fanciulla. Che suppongo essere stata tua madre… – E’ una storia lunga e complessa. – ammisi. – Nemmeno io la comprendo a fondo. Comunque, continua per favore. –. Silas non indugiò oltre e proseguì col suo racconto: – La donna, Isotta, sembrava avere una gran urgenza di vederlo, così mio padre acconsentì ad accompagnarla da lui, ma lei rifiutò, dicendo che avrebbe preferito recarvisi da sola. Mio padre accettò, ma mi chiese di seguirla poiché non si fidava. E io eseguii. La pedinai dall’alto degli alberi, tenendomi a debita distanza. Li spiai e scoprii che i due fossero amanti, così decisi di tornare indietro per riferire a mio padre che non ci fosse motivo di preoccupazione, ma qualcosa attirò la mia attenzione: un improvviso odore acre, nauseabondo si sparse per la foresta e ne fui attratto. Quando fui abbastanza vicino per vederlo, non credetti ai miei occhi: un gruppo di orride creature capeggiate da quello che poi seppi essere l’Ingannatore, stava lì posteggiato a parlare una lingua mai sentita prima. Avrei voluto tornare subito al villaggio ad avvertire mio padre, ma temevo che mi avrebbero scovato e ucciso. Rimasi ben nascosto a pregare il Creatore che non si accorgessero di me per molto tempo e quando lei arrivò mi si gelò il sangue. –. La voce di Silas si spezzò, rotta dal pianto. Gli strinsi la mano tra le mie e, dopo un lungo singhiozzo, riprese a parlare: – L’accerchiarono ma lei sembrava cavarsela. Con un colpo ne stese due, ma altri demoni arrivarono al posto dei caduti. Lottò con tutta sé stessa finché l’Ingannatore apparve dal nulla e le infilzò il cuore con la propria mano, colpendola alle spalle. Vidi il suo sguardo luminoso spegnersi mentre il demone la gettava a terra e leccava via il sangue dai suoi artigli. Fece un gesto noncurante e gli altri demoni si avventarono sul corpo della giovane… la divorarono fino alle ossa… –. Mi portai istintivamente la mano alla bocca, disgustata e furiosa allo stesso tempo. “Di lei rimasero solo le ossa…”, pensai a quella frase, rendendomi conto per la prima volta della sua atrocità. L’avevano umiliata fino all’ultimo. Non potevo sopportarlo. – Attesi terrorizzato che si dileguassero e tornai di corsa al villaggio per avvertire mio padre e al mio arrivo scoprii che altri Guardiani erano sopraggiunti. Avrei dovuto dire loro cosa avessi visto, ma la paura mi bloccò. Temevo che quei demoni sarebbero tornati per vendicarsi se avessi parlato. Così dissi solo a mio padre che la Guardiana era andata da Talerius. Poco dopo, i Guardiani lo portarono via. Era sconvolto. Avevano incolpato lui per la morte della giovane. E io non dissi mai a nessuno cosa avessi visto. Fino a oggi. –. Lo Sciamano rivolse di nuovo i suoi occhi pieni di lacrime su di me, supplichevoli. Io ripresi a respirare a ritmo regolare, nonostante sentissi il cuore martellarmi nel petto e la rabbia scorrermi nelle vene. – Ti ringrazio per avermelo confessato. – riuscii a dire. – Ma devo chiederti un ultimo favore. – Vuoi che lo confessi al Consiglio. – fece lui pensieroso. – Lo vorrei, sì. – risposi. – Credo che questa sia l’unica cosa che possa redimerti. Se non vuoi, non posso obbligarti, ma sappi che non avrai solo una vita sulla coscienza, ma due. –. Silas si alzò in piedi e mi tese la mano. Io la strinsi e mi alzai anch’io. – Non sapevo cosa aspettarmi da te, – disse. – ma ora so che se la Luce ha scelto te è perché sei destinata a grandi cose. Ti aiuterò, Lighbearer, poiché so che sei l’unica che possa cambiare in meglio questo mondo marcio. –.

La sera stessa, ordinai a Cainnear di indire un’Assemblea straordinaria a cui volevo partecipassero anche i Generali Nimrod e Baxter e i rappresentanti della nobiltà e delle creature a noi fedeli, chiedendole di premere sull’urgenza. Le risposte non tardarono ad arrivare e furono tutte positive. – Sei pronta a quello che si scatenerà? – chiese Angel preoccupato. Eravamo nel mio studio assieme a Tjana e la sua famiglia, Reeze, Eva e Sandor. – No. – risposi con sincerità. – Non so nemmeno cosa aspettarmi. Ma qualsiasi cosa sia, l’affronterò. – L’affronteremo. – mi corresse Tjana. – Non pensare che se dovesse scatenarsi il putiferio, ti lasceremo sola. Siamo tutti coinvolti in questa storia. Ora più che mai. –. Le sorrisi piena di gratitudine; era un bene non essermene rimasta sola in quella situazione. Sentirmi benvoluta dalla mia famiglia mi dava la carica come niente al mondo. – Devo andare ad avvertire Talerius. – annunciai alzandomi dalla poltrona. – Domani verranno cambiate molte cose. Buonanotte, signori! –. Mi precipitai ai piani inferiori fino alle prigioni sotterranee. Ero un fascio di emozioni contrastanti: felicità, ansia, sollievo, paura, orgoglio e preoccupazione. Stavo per risparmiare la vita a quello che per secoli era stato considerato da tutti un reietto, il peggiore dei Traditori. Mio padre. Avrei avuto finalmente modo di conoscerlo del tutto, di poterci vivere assieme. Mi sentii come se avessi finalmente trovato un posto nel mondo, o meglio, come se lo avessi finalmente accettato quel posto, e non era cosa da poco per me. – Vostra Grazia! – esclamarono le Guardie alle carceri, battendosi il pugno sul petto. Risposi loro per poi rivolgere a Talerius un sorriso colmo di gioia: – Domani si faranno le tue sorti, Stregone. – dissi. – Riposa bene. –. In risposta, mi rivolse uno sguardo carico di energia e per un attimo sembrò di nuovo l’uomo di un tempo. Tornai ai dormitori e trovai Reeze spaparanzato sul mio letto. – Avvertito il genitore? – chiese rivolgendomi uno dei suoi bellissimi sorrisi. Mi avvicinai a lui, sorridendo a mia volta e mi buttai accanto a lui, stringendolo. – Domani sarà un uomo libero. – risi di gioia al solo dirlo. – E potrò dire al mondo che è mio padre. E prenderò il nome di famiglia. E imparerò tutto sulla mia famiglia. E avrò finalmente un posto da chiamare casa mia. E… –. Reeze non mi lasciò finire la frase poiché mi chiuse la bocca con la sua. D’istinto, infilai la mano nei suoi capelli e spinsi il suo viso ancora più contro il mio. – E adoro vederti così felice. – disse non appena riuscì a staccarsi dalle mie labbra. – Sembri un’altra persona. – Lo sono. – constatai. – Sono una Belfort, ora. – Non esagerare. – mi ammonì scherzosamente, alzando gli occhi al cielo. – Sai che pensavo? – domandai mentre mi accoccolavo al suo petto. – Io e te siamo, beh, cugini… – Sai che non è così, in realtà. – controbatté lui. – Io non sono realmente figlio di Angel e lui non è consanguineo di Talerius. – Ma facciamo parte della stessa nobilissima famiglia. – gli risposi. – Fa strano, no? – No, strano no. Rende tutto più eccitante. –. Sentii la sua mano percorrere lentamente la mia schiena e ne sorrisi. – Ma è incesto! – esclamai con finto sdegno. Di colpo mi ritrovai il corpo di Reeze a sovrastarmi, con gli occhi che mi penetravano dentro e il sorriso smagliante a pochi centimetri dalle mie labbra: – Vorrà dire che dovrò indurti a sporcarti l’anima di un grave crimine morale. – E la tua di anima? – Io sono già dannato. –. Finì l’ultima frase che stavamo già da un’altra parte.

La mattina mi svegliai presto e corsi a farmi una doccia, visto che non avevo potuto farla la sera prima. Reeze tornò in camera sua a cambiarsi e ci demmo appuntamento nelle cucine per la colazione. Indossai la mia tuta da Guardiana Suprema, appuntandomi la spilla sul petto. Legai i capelli in una treccia ordinata e mi diedi un’occhiata allo specchio. Sorridevo e mi resi conto che mi fosse impossibile smettere. Sapevo che il Consiglio mi avrebbe dato del filo da torcere, ma ero certa che alla fine della giornata sarei stata a festeggiare con mio padre e gli altri la sua libertà. Scesi in cucina e trovai il tavolo affollato: c’erano Silas con la scorta ed entrambi i nipoti, Ronel a sinistra e Tjana a destra del nonno, accompagnata da Eva, in evidente imbarazzo. Angel, Reeze, Sandor e, con mia sorpresa, Cainnear ed Erik erano seduti all’altro capo del tavolo, intenti a discutere. – Non dico che tu non abbia ragione, – stava dicendo Erik a Sandor. – Ma la tecnologia è più ordinaria e accessibile della magia. E poi, è in continuo progresso, mentre i poteri quelli sono e quelli rimangono. – Ma è comunque più potente la magia. – rispose Sandor. – Ed essendo d’élite, più unica. – Buongiorno! – esordii alle loro spalle per poi accomodarmi accanto a Reeze. Ronel all’altro capo del tavolo mi lanciò un’occhiata d’approvazione, mentre Tjana se la rideva sotto i baffi. – A quanto pare i fratelli Kandori hanno trovato una grande intesa, eh. – dissi non osando immaginare quello che Tjana gli stesse comunicando a mente. – Ronel è un valido elemento. – commentò Angel. – Sarebbe fantastico se restasse qui. – Chiediglielo, no? – feci mentre addentavo il mio toast. – Sai che non posso. – rispose. – I Guardiani vanno addestrati fin da bambini, vengono scelti. Non potrà mi far parte della Congrega come Guardiano. – Non se qualcuno decida di cambiare le regole. – gli feci notare e sentii Reeze sogghignare. – Una vittoria e si è montata la testa. Te l’avevo detto. – disse al patrigno ed entrambi scoppiarono a ridere. Sandor mi squadrò: – Non dirai sul serio. – E perché no? – risposi. – Non vedo perché non modernizzare anche questo. No ci trovo nulla di male nell’estendere la scelta anche ai figli degli altri popoli. Sarebbe una preziosa risorsa. – Vi immaginate un vampiro in campo? – disse Erik entusiasta, mettendosi due dita davanti la bocca come a mimare dei canini. Cainnear al suo fianco sembrò sconcertata. – Non credo sia una cosa da fare. – obiettò Sandor. – Le creature sono imprevedibili e pericolose. – Grazie. – sibilai infastidita. – E dai! Sai cosa intendo! – esclamò lui. – Mi sembra inutile discuterne ora. – si intromise Angel. – Abbiamo questioni più immediate. Sei pronta? – si rivolse a me. Annuii. Ero pronta, ero carica, avrei dato il meglio di me. – Bene. – commentò il Generale. – Allora io e Reeze andiamo in Sala a controllare che stia andando tutto bene. Vampiri e licantropi nella stessa stanza non sono esattamente un’ottima idea. – Ci vediamo dopo! – gli salutai per poi finire il mio caffè. Tjana mi sorprese alle spalle: – Ti dispiace se sto con la loro delegazione? – chiese un po’ titubante. – Perché mai dovrebbe dispiacermi? – controbattei. – Anzi, sono felice che tu voglia stare con i tuoi. – Grazie! E in bocca al lupo! – Crepi. –. Eva si sedette accanto a me imbronciata. – Che hai? – le domandai. Era impossibile per me non essere felice e mi dava quasi fastidio la sua tristezza. – Andrete tutti lì, mentre io dovrò starmene fuori ad aspettare. – ammise. – Non è giusto. – Ehi, manca poco ormai. – cercai di consolarla. – A fine mese sarai ufficialmente una Guardiana e farai parte della mia scorta personale e della truppa di Reeze. – Cosa? – esclamò all’improvvisa sprizzando gioia. – Eh già. – dissi. – Ne abbiamo parlato e siamo giunti alla conclusione che non è bene tu resti sempre con me qui. Imparerai meglio sul campo, in missione, quindi parteciperai insieme a lui ogniqualvolta ci sia bisogno. – Grazie! – mi strinse in un abbraccio soffocante. – Non dirgli che te l’ho detto, però. – continuai. – Doveva essere il tuo regalo d’Iniziazione. – Non una parola! Promesso! – scattò in piedi. – Grazie ancora! –. Era fuori ancor prima che potessi salutarla. – Io torno in Armeria. – disse Erik alzandosi a sua volta. – Conto che prima dell’Iniziazione sia tutto pronto e funzionante. – Ne sono certa. – risposi rivolgendogli un sorriso incoraggiante. – Buon lavoro! – A te! –. Restammo io, Sandor e Cainnear che controllava meticolosamente l’agenda. – Tieni. – disse porgendomi dei figli. – Se dovessi prendere degli appunti. E ricordati la postura e la voce. E, ti prego, usa un tono pacato. Io vado a vedere se le stanze per gli ospiti sono state sistemate e a stilare la lista per questa settimana. Buona fortuna, Dafne! – Grazie, Cai. Buon lavoro! – E così, – disse Sandor mentre ci alzavamo anche noi. – spetta a me l’onere di scortare Vostra Grazia alla Sala della Luce. – Così pare. – risposi sempre sorridente. Sandor prese a sorridere a sua volta e mi porse il braccio: – Vogliamo andare? – Eccome se vogliamo. –.

La Sala della Luce era stracolma di volti in attesa che l’Assemblea cominciasse. Gli Anziani erano già tutti ai propri posti, anche loro in attesa. Nessuno sapeva esattamente perché si trovasse lì, ma sembravano essere tutti d’accordo su un punto: Talerius. Entrai con Sandor al mio seguito e mi sembrò di sentire il sospiro di disappunto di Reeze anche da diversi metri di distanza. Sorprendendo i presenti, non mi diressi al mio posto ma rimasi sotto agli spalti, al centro della Sala. Non appena il brusio di voci tacque, mi ersi in tutta la mia fierezza e rivolsi ai presenti: – Amici! Fratelli miei! Vi do il benvenuto quest’oggi e chiedo umilmente scusa per il poco preavviso, ma la questione che sto per illustrarvi è di massima urgenza e non volevo indugiare più di quanto abbia già fatto. – presi a camminare in cerchio affinché potessi guardare tutti. – Come sapete, da qualche settimana abbiamo gloriosamente catturato il fuggitivo Talerius Belfort, detto Traditore, il quale è stato già precedentemente accusato dei più gravi crimini da questa Congrega. Tuttavia, la mia personale decisione di non giustiziare immediatamente il criminale è stata ben pensata e mossa da una mia unica volontà: scoprire la verità. Ora, molti di voi, Consiglio degli Anziani compreso, si staranno chiedendo di cosa stia parlando. Ebbene, sono cresciuta in una famiglia di Comuni, come sapete, sulla Terra mortale e i miei genitori mi hanno trasmesso negli anni un profondo senso di giustizia. E per giustizia intendo il riconoscere ciò che è bene da ciò che non lo è. Per questa mia personale peculiarità, mi sono chiesta più e più volte se le indagini che hanno portato all’accusa del Traditore siano state svolte in modo adeguato e, ahimè, ho purtroppo constatato che così non è stato. –. Un bisbigliare si levò dall’alto degli spalti, costringendomi ad alzare una mano per riportare l’ordine e l’attenzione dei presenti su di me. – Sia ben chiaro che non sto né accusando né rinfacciando nulla a nessuno. Quelle che si sono per secoli ritenute prove inconfutabili della colpevolezza dello Stregone, a mio avviso, non sono state altro che dicerie e fandonie che hanno portato a credere che fosse lui l’unico responsabile della faccenda. Sono qui oggi per mostrarvi la mia inconfutabile prova che Talerius non sia stato l’artefice dietro l’omicidio della Divina Isotta. E’ qui fra noi l’unico testimone oculare della vicenda che, non essendo mai stato chiamato in causa, ha fino a ieri taciuto ciò che i suoi occhi hanno invece visto. Chiamo qui a testimoniare davanti a voi e ai vostri occhi, nonché agli Anziani stessi che meglio di chiunque sanno riconoscere il falso dal vero, lo Sciamano della Foresta Occidentale, Silas Kandori. –. L’uomo si alzò in piedi e venne scortato al centro della Sala da entrambi i nipoti che rimasero ai suoi lati. – La prego di dire a tutti ciò che ha detto a me ieri, Sciamano. –. Silas prese a raccontare tutta la vicenda alla Congrega, così come l’aveva raccontata a me. Notai con piacere che quasi tutti rimasero sconvolti quanto me il giorno prima. Lo Sciamano concluse spiegando le ragioni per cui ha taciuto per tutti quegli anni la verità e io mi resi conto dallo sguardo di quasi tutti i presenti che ne comprendessero le ragioni. Era un ragazzo, per giunta spaventato e non voleva sciagure tra la propria gente. – Questo non dimostra un bel niente, Vostra Grazia! – tuonò Magnus dall’alto degli spalti. – Anche se la Divina fosse stata uccisa dall’Ingannatore, chi ci dice che non sia stato proprio il Traditore a evocarlo? – Lo Stregone era in esilio già da tempo quando il demone fece la sua prima comparsa. – intervenne Selma. – E non abbiamo trovato Marchi evocatori nella foresta. – Vi ringrazio, Mia Signora. – presi parola. – Infatti, non ve ne erano. E la ragione è semplice quanto deplorevole: il demone è stato evocato per la prima volta qui, all’interno di queste mura o, per meglio dire, sotto di esse. –. Parecchie persone si portarono la mano alla bocca, altre emisero dei versi e fecero espressioni disgustate, contrariate, stupite. – Chiedo al Consiglio di confessare di aver modificato le memorie sulle catacombe di tutta la Congrega. – Voi… cosa? – Magnus sembrò sbiancare. – Io, chiedo al Consiglio di ammettere di aver cancellato ogni traccia di ricordi risalenti al periodo in cui all’interno delle catacombe venivano condotto esperimenti sulle creature catturate, al fine di studiarle e approfondirne la conoscenza. –. Feci cenno agli Stregoni, seduti sullo spalto sotto  quello degli Anziani, di scendere giù. Questi eseguirono e non appena furono vicini a me, ordinai loro di cancellare l’incantesimo dalle menti dei presenti. – Vostra Grazia... – cercò di dire uno di loro, ma lo interruppi: – Procedete, prego. –. Sconfitti, si misero in cerchio e mormorarono qualcosa di indistinto a labbra serrate. Dopo qualche istante, i presenti furono colti da un’improvvisa presa di coscienza, come se si fossero svegliati da un lungo sonno. Qualcuno prese a inveire contro gli Anziani e mi ci volle un po’ per calmare le acque. – Non posso non mostrarmi contrariata riguardo alla decisione che il Consiglio prese secoli orsono, tuttavia nemmeno mi sento di biasimarli. A volte è più semplice dimenticare alcuni accadimenti che portarne il terribile ricordo come fardello per tutta la vita. Comunque, – continuai. – ora che tutti sapete di cosa parlo, vi confesso che il Marchio evocatore di Yfrit si trova presso le catacombe. Ci sono stata, l’ho visto con i miei occhi e vi risparmio il racconto di cosa vi ho trovato dentro poiché il sol pensiero mi provoca un immenso dispiacere e dolore per le povere Anime immacolate. Fatto sta che una delle creature, prima di essere da me stessa abbattuta, si è rivolta a me e ai miei compagni parlando di un ‘Padrone’, il che mi ha portata a pensare che qualcuno ancora in vita e, forse, presente in questa Sala in questo momento, abbia fatto regolare visita all’altare dedicato all’Ingannatore. Se scrutate tra la mia mente, troverete il Marchio che ho visto e non potrete controbattere al fatto che non sia di evocazione. Talerius non era qui quando questo è stato disegnato. – Qualcuno può averlo fatto in sua vece, però! – esclamò la platinata Anziana che pendeva dalle labbra del viscido vecchio Magnus. – Qualcuno chi se Talerius non intratteneva alcun rapporto nemmeno con la propria famiglia mentre era in esilio, di grazia? –. Calò un silenzio assordante. Mentre i presenti rimettevano insieme i pezzi e si rendevano conto che la mia versione era molto più valida di quella che fino a quel momento era stata loro propinata, fissai in alto agli spalti per godermi la faccia di Magnus e dei suoi. L’intero Consiglio aveva un’espressione funebre in volto, ma potevo capirlo: la loro autorità era stata per la prima volta messa in discussione. – Ora, – ripresi a parlare giusto per gettare dell’altra benzina sul fuoco; tanto non potevo bruciarmi. – quel che mi chiedo è come diamine abbia fatto il Consiglio a non rendersi conto dell’innocenza di quell’uomo. O forse, non volevate farlo. Forse i pregiudizi nei suoi confronti erano tali da non prestare attenzione all’immacolatezza della sua anima. – Perdonate, Vostra Grazia, ma devo contestarvi. – fu l’Anziana Agnes a parlare. – La mente dell’uomo era totalmente sconnessa quando lo prendemmo a esaminare. Così, pensando fosse realmente pazzo, terminammo la seduta su… – Su consiglio di Socrate, immagino. – la interruppi. Lei non continuò ma annuì impercettibilmente. – Cosa vorreste insinuare, Vostra Grazia? – esordì il vecchio offeso. – Non insinuo nulla, Mio Signore. – risposi con tutta la pacatezza possibile. – Sapevo della sua avversione verso l’operato dello Stregone, per cui ho immaginato che fosse stato lei, mosso dal proprio astio. Ma non sempre l’intuito è giusto, per l’appunto. – Cosa proponete di fare, allora? – chiese Agnes. – Prima di avanzare proposte, devo confessarvi ancora dove mi ha portato la mia ricerca. –. Fu così che raccontai loro di essere la figlia legittima di Talerius e dello spirito di Isotta. Alcuni ne rimasero affascinati, altri esterrefatti, ma ormai non aveva importanza. Talerius da lì a poco sarebbe stato scagionato da tutte le accuse e io non avrei potuto esserne più felice. – Voi siete quindi una creatura soprannaturale. – evidenziò Magnus con una voce totalmente piatta. – Una creatura celeste. Una Lightbearer. – precisai e lanciai uno sguardo d’inteso alla famiglia Kandori. Tjana ricambiò con un ampio sorriso. – Come potete vedere voi stessi non sono un demonio, quindi spero che i pregiudizi che avete anche nei miei di confronti, finalmente cadranno. –. Mi avviai verso il mio posto sugli spalti e mi accomodai. – Se siete d’accordo, procederei con la sentenza, ma prima vorrei metterla ai voti. Coloro che sostengono Talerius debba essere giustiziato alzino la mano. –. Dagli spalti inferiori notai due mani che si alzavano. Due su quasi 500 presenti. Naturalmente alle due andavano aggiunte quelle di Magnus e dei suoi fedelissimi. In totale sei persone si erano pronunciate a favore della condanna. Il mio cuore ebbe un sussulto. Stava per scoppiarmi, tanto batteva forte nel mio petto. – Quanti sono invece, per la caduta di tutte le accuse e la riammissione all’interno della Congrega dello Stregone? –. Le mani dei presenti si levarono in alto come una sorta di onda. Tutti. Nessuno di loro si astenne dalla votazione. – Portate qui il prigioniero. – dissi alle Guardie senza riuscire a trattenere l’emozione nella mia voce. Pochi istanti dopo, Talerius entrò nella Sala della Luce. Tutti gli occhi furono puntati su di lui mentre i suoi erano saldamente posati su di me. Probabilmente la mia espressione fece rilassare i muscoli del suo viso e finalmente riuscii a vede l’uomo dietro l’ombra. – Talerius Belfort. – esordii. – L’Assemblea ha così deciso: per le accuse di combutta contro la Congrega intera, l’Alto Consiglio ti scagiona da tutte le accuse; per le accuse di utilizzo di magia nera, l’Alto Consiglio ti scagiona da tutte le accuse; e infine, per le accuse di omicidio della Divina Isotta, altro tradimento e cospirazione, l’Alto Consiglio ti scagiona da tutte le accuse. Alzati da uomo finalmente libero. – Inoltre, – mi interruppe l’Anziana Agnes. – il Consiglio ci tiene a scusarsi con te per aver ingiustamente deliberato a tuo sfavore in passato e si augura che tu possa in qualche modo perdonare l’errore gravissimo commesso nei tuoi confronti. – Non vi prometto nulla, – rispose lui. – ma per ora mi basta poter tornare a casa mia. –. Dopo un’orda di applausi e acclamazioni mentre a mio padre venivano tolte le catene, dopo aver finalmente potuto riabbracciare Angel, dopo svariate scuse da parte dei Generali, nobili e gente a caso, finalmente potei godermi mio padre tutto per me. Gli fu concessa una stanza accanto alla mia e poté lavarsi come si deve, vestirsi e consumare un pasto in tranquillità. – Non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto, Dafne. – disse mentre addentava la sesta coscia di pollo. Eravamo nelle sue stanze, io e lui, e stavamo consumando il nostro primo pasto insieme. Mi versai altro vino e bevvi un sorso alla sua salute. – Non devi ringraziarmi. – risposi. – Averti qui e poter recuperare tutto il tempo perso, mi basta. –. Talerius gettò nel piatto la coscia e incurante delle mani zuppe di olio, mi strinse a sé nell’abbraccio paterno migliore che avessi mai ricevuto. Quella stretta sapeva di giusto, di amore, di casa. Finalmente non mi sentivo fuori luogo, finalmente ero nel posto giusto, assieme alla mia famiglia e alla mia gente. – Domani ti porto alla nostra villa. – annunciò pieno d’orgoglio. – Sarà un tantino impolverata, ma sono certo che l’amerai. – L’amo già! – esclamai eccitata come una bambina la mattina di Natale. – Ci sono così tante cose che voglio mostrarti… – Avremo tutto il tempo ora, papà. –. I suoi occhi luccicarono e mi sentii un po’ scema, ma non me ne curai tanto ero felice. Trascorremmo il resto del pomeriggio a passeggiare nei Giardini della Luce; anche il tempo non sarebbe potuto essere migliore di così, il sole scaldava come se fosse già primavera. Parlammo di tutto: mio padre mi raccontò di Isotta, di come si innamorarono proprio in quei luoghi, di quanto lei fosse intelligente, gentile e aggraziata (cose che mi fecero sentire estremamente piccola, visto il mio carattere irascibile e sgraziato). Al tramonto, tornammo alla Fortezza dove un banchetto privato ci attendeva. Lasciai che Angel si portasse via l’amico ritrovato e andai dai miei amici che erano entusiasti quanto me. – Credi che sia, ecco, il caso di… – iniziò Reeze ma Tjana lo interruppe bruscamente: – Oh, per l’amor del cielo! Alza il culo e presentati! –. Scoppiammo a ridere nel vedere Reeze per la prima volta imbarazzato. – Fanculo. – farfugliò verso la ragazza per poi alzarsi e porgermi la mano. La strinsi nella mia e mi alzai per poi avviarci insieme verso il capotavola, dove Angel e mio padre stavano ridendo e parlando dei tempi in cui erano entrambi dei baldi giovani. – Ah! Eccoli qui. – esclamò Angel non appena ci vide. Era piuttosto alticcio. – Tal, è con immenso piacere che ti presento il membro della famiglia che ancora non conosci: Reeze, mio figlio. –. Angel si alzò in piedi e spinse Reeze più avanti, mentre anche mio padre si alzava per porgergli la sua mano. – Abbiamo finalmente l’opportunità di presentarci come si deve! – esordì entusiasta. – Benvenuto in famiglia, figliolo. –. Reeze sembrò avvampare. – Grazie… – disse. – Spero di esserne all’altezza. – Ne sono certo. – poi si rivolse verso di me: – Volevi dirmi qualcosa, cara? – Veramente… – iniziò Reeze. – Ero venuto io per presentarmi ufficialmente, ecco. Come sa io e sua figlia… – Non darmi del lei, – lo interruppe lo Stregone. – sono tuo zio, dopotutto! – Ok. – riprese Reeze ancora in soggezione. – Ero venuto per assicurarti che ho intenzioni davvero serie con Dafne. Non mi azzarderei mai a farle del male e, beh, vorrei che ci dessi la tua benedizione. – Perbacco! – esclamò mentre Angel scoppiava a ridere come un ragazzino, facendo sentire Reeze ancor più a disagio. Nel frattempo, io avrei voluto sotterrarmi. – Figliolo, sono convinto che non potrai far altro che bene alla mia ragazza. Il fatto che tu sia venuto da me a chiedermi questo, non può che farti ancor più onore. Vi do la mia approvazione e tutte le benedizioni che volete! – Grazie! – esclamò Reeze, finalmente più tranquillo. Il resto della serata trascorse velocemente, tra altre risate fragorose, discorsi sempre più senza senso e il benessere generale. Tjana, piuttosto brilla, alla prima occasione si appartò con Eva da qualche parte, lasciando Ronel a noi. – Vorrei restassi. – gli dissi di punto in bianco, anch’io un po’ alterata dal vino. – Mi piaci. Come persona, come guerriero. Vorrei davvero restassi qui. E poi, staresti con tua sorella. Che ne dici? – Dovrei parlarne col nonno. – rispose un po’ titubante. – Ma mi piacerebbe poter restare. –.  A fine serata, ognuno tornò nelle proprie camere con la pancia piena e l’animo colmo di gioia. Reeze rimase in camera con me e mi addormentai praticamente subito. Fui svegliata come da un terremoto che mi scuoteva. – Dafne! Dafne, cazzo, svegliati! – la voce di Reeze risuonò come un tuono nelle mie orecchie. – Che c’è?! – sbottai infastidita da quella sveglia sgradita. – C’è un incendio! Dafne, qua davanti va tutto a fuoco! –.

Lightbearer - La Portatrice di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora