Epilogo

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Quelli furono i primi funerali a cui partecipai. Certo, ero presente anche al funerale della mi famiglia Comune, ma quella partecipazione non valeva visto che, in teoria, ero morta anche io. Stavolta non ero nascosta, ma in prima fila a onorare i caduti uno per uno davanti a quelli che erano genitori, figli, fratelli e amici delle vittime. Arrivata al nome di Eva, la cui bara bianca spiccava su tutte, quasi mi cedettero le gambe. Per fortuna, i pantaloni aderenti della tenuta funebre che la Debois aveva confezionato per me erano così stretti in ginocchio da non permettermi moltissimo movimento. Per ultimo, resi omaggio a mio padre, annunciando che avrei fatto seppellire la sua salma accanto a quella di Isotta affinché non venissero divisi anche nella morte e trovassero finalmente la pace, l’uno accanto all’altra. Fu così che trascorsi la mattinata intera tra l’ingresso principale della Fortezza e il Parco degli Avi. Una mattinata strana, colma di tristezza. Quando la cerimonia funebre finì, tornai al mio studio per sbrigare alcune pratiche (tra cui firmare i certificati di morte). Saltai il pranzo che Cainnear si curò di portarmi e rimasi nel silenzio dell’ufficio finché non venne a chiamarmi. – E’ tutto pronto. – annunciò. – Avete trovato tutto? – domandai. Cai annuì e scendemmo assieme alla Sala della Luce, dove tutti coloro che vennero chiamati avevano già preso posto. Mi sedetti al mio posto al Consiglio e diedi inizio alla seduta. – Non ci girerò intorno. – affermai. – Questa mattina ho incaricato alcuni dei miei Guardiani più fidati di ispezionare tutte le camere di ogni abitante della Fortezza. Vorrei potermi scusare per aver invaso senza permesso la vostra privacy, ma non lo farò. Ho ritenuto la mossa necessaria affinché i dubbi diventassero certezze e così è stato. –. Pausa. Lasciai passare qualche minuto in cui mi sarei aspettata indignazione o perlomeno delle domande che però non arrivarono. – Come vi ho annunciato solo due giorni fa, il Marchio evocatore di quello che è stato il demone Ingannatore è stato ritrovato nei meandri della Fortezza dalla sottoscritta e dopo ieri, ho deciso di chiudere la faccenda al più presto, condannando il o i responsabili, ed è esattamente quello che farò quest’oggi. –. Altra pausa. Scrutai i volti uno a uno, nella speranza che qualcuno si azzardasse a contraddire anche una sola ‘A’ delle mie parole ma, di nuovo, non fui accontentata. – Bene. Anziano Magnus, sarebbe così gentile da scendere dallo spalto e posizionarsi al centro della Sala? –. Finalmente si levò il brusio tanto atteso. Il vecchio viscidume sgranò i suoi occhietti: – Vostra Grazia, state accusando me? – E’ esattamente quello che sto facendo. – risposi. – Scende di sua spontanea volontà, oppure devo chiamare le Guardie? –. Magnus mi fulminò con lo sguardo e si alzò con fare offeso. Non appena fu sotto, feci cenno a Reeze di portare le prove. Questi si avvicinò, gettando al piedi di Magnus tutti i suoi effetti personali che abbiamo trovato presso le sue stanze. – Ma che modi! – protestò l’Anziano. – E’ così che trattate un membro dell’Alto Consiglio? – Silenzio. – intimai. – Belfort, la tunica. –. Reeze alzò da terra la tunica notturna con cui l’Anziano soleva dormire e la mostrò al presenti. – Chiamo a testimoniare Gabrielle Sari, tecnico del laboratorio di ricerca. –. La donna paffuta si alzò dal posto e venne al centro della Sala. – Prima di farla parlare, – dissi. – devo mettervi al corrente di alcune questioni. Alle catacombe, io il Capitano Belfort e la Custode Kandori, abbiamo trovato quelli che vengono chiamati Fanciulletti: corpi privi di vita di infanti le cui anime sono state sacrificate al demone, in questo caso Yfrit, e poi riportate in vita con la magia nera. Gli ho bruciati io stessa, liberandoli della maledizione a cui erano stati sottoposti. Le loro ceneri sono rimaste alle catacombe. Sari, a lei la parola. –. La donna si schiarì la voce e poi prese a parlare: – Stamane ci è stata consegnata la tunica che il Capitano Belfort vi sta gentilmente mostrando. Dopo un’attenta analisi iniziale, il mio team e io abbiamo trovato diversi tipi di molecole attaccate al tessuto. Tra queste, materia organica decomposta. Più tardi abbiamo confrontato i vari campioni con quelli delle ceneri dei Fanciulletti che ci sono state nel frattempo consegnate e abbiamo riscontrato una corrispondenza del 98%, dovuta al fatto che il materiale genetico non appartenesse allo stesso essere. – Grazie, Gabrielle. Può tornare a posto. Il prossimo oggetto, Capitano. –. Reeze posò la tunica e prese in mano un libro antico e dall’aspetto pesante. – Chiamo a testimoniare Lin Shu Xang. –. Non rivolsi nemmeno mezza occhiata al sospettato; volevo godermi lo spettacolo solo alla fine per poterne godere appieno. – Prego, Signora Xang. – la incoraggiai. – Ci dica di cosa si tratta. – Bene. – rispose la bibliotecaria. – Il libro che potete ammirare è uno dei più antichi scritti sulla magia che siano stati stilati, risalente ai tempi in cui agli Stregoni Bianchi non era vietato l’uso della magia nera. In esso, vi sono descritti differenti incanti e non, tra cui il rito di Evocazione, l’incanto di Memoria e altri. Questo libro e simili, sono stati banditi nell’anno 976 a. C., in anni Comuni. Come abbia fatto l’Anziano a prenderne possesso, lo ignoro. – Ma per piacere! – esclamò Magnus indignato. – Non ho mai… – Silenzio. – intimai al vecchio. – Non mi costringa a usare le maniere forti. Avrà modo di parlare dopo che le prove saranno tutte esposte al Consiglio. –. Procedemmo così per un’altra ora, durante la quale, al Consiglio furono mostrate altre prove tra cui il personale diario dell’Anziano, alcuni strumenti utilizzati per l’esportazione di organi e lettere scritte e ricevute dai suoi ‘seguaci’. Dopo che anche ai membri del Consiglio venne data la possibilità di esaminare le prove, procedetti con quello che divenne un vero e proprio processo. – Adesso. – mi rivolsi direttamente al sospettato, guardandolo finalmente. Era paonazzo. Sentivo la sua paura e la rabbia come se fossero mie. – Come si dichiara di fronte alle accuse di cospirazione, concorso in omicidio, occultamento di cadavere, tradimento e utilizzo illecito di strumenti legati alla magia nera? – Innocente, naturalmente! – esordì Magnus. – Sono stato indubbiamente incastrato! Io non ho mai fatto nulla di tutto ciò di cui mi accusate! Molti di quegli oggetti non li ho mai visti in vita mia! – Allora ci spieghi la sua versione dei fatti. – gli ordinai, curiosa di come avrebbe fatto a difendersi, nonostante lo immaginassi già. – Vostra Grazia! – esclamò. – Non me ne vogliate a male, ma non vi sembra strano che queste cose siano emerse esattamente dopo che lo Stregone Vostro padre è tornato in libertà? Anche l’evocazione del demone qui! Vi prego di credermi. Non ho mai fatto nulla di quello di cui mi accusate, lo giuro sul mio onore! – Non si fa schifo a infangare ancora il nome di mio padre, anche dopo che è morto? Dopo che si è sacrificato per proteggere me e la Congrega? – tuonai. – Non è stato forse lei ad aver fatto circolare le voci sulla sua pazzia, secoli addietro? Non provi a mentirmi, Magnus, io so. – Ma Vostra Grazia, – piagnucolò. – che Vostro padre avesse problemi con la Guardiana Mater di allora è risaputo, ormai! – Grazie a gente senza scrupoli come lei, Mio Signore. – non riuscii a trattenermi. – Comunque, non sono qui per giudicarla sola. Spetta al Consiglio decidere se scagionarla o meno. – Scagionarmi da crimini che non ho mai commesso! – sibilò. – Questo è oltraggioso. – Lo deciderà il Consiglio. – replicai. – Attraverso un nuovo metodo di giudizio. Non sarà il Consiglio degli Anziani a esaminare i suoi ricordi. Sappiamo entrambi quanto facile sia modificare questi e imporre la nostra volontà. No. Verrà esaminato da tutti i presenti in Sala. –. Il vecchio scoppiò a ridere forzatamente. – E come pensate di poterlo fare? – domandò. – Dovrebbero essere tutti telepati! – Non necessariamente… Vedete, signore e signori, grazie allo Stregone mio padre ho appreso che non bisogna saper per forza leggere la mente. Basta espandere la propria coscienza, cosa che fanno già gli Anziani per esaminare i processati. Il punto è che loro, non avendo poteri, non possono spingersi oltre un limite, né abbattere delle barriere. Grazie al potere di mio padre, però, io posso farlo. –. Vidi il sorriso di Magnus spegnersi e impallidire. – Voi volete stregarmi! – esclamò. – Il Consiglio degli Anziani riconoscerà qualora ci sia implicazione di magia, per cui mi limiterò solo a penetrare la sua mente e mostrarla a tutti i presenti. – Io mi rifiuto! Non potete! Non è una pratica consentita! – Lei si rifiuta durante un processo? – alzai le sopracciglia. – Questo comporta la condanna… – Non permetterò che un ibrido mi entri in testa! – tuonò. – Non potete costringermi! – No? Tjana, procedi. –. Tjana mi fece un cenno con la testa e la vidi entrare in trans. L’Anziano prese a dimenarsi, per poi rimanere completamente immobile. – Signori, ciò che sto per mostrarvi va oltre i sospetti di ‘un ibrido’. Avvertirete come una carezza sfiorarvi quando vi raggiungerò. Ditemi se siete pronti. –. Attesi qualche minuto e, non appena ebbi il consenso, espansi la coscienza toccando tutte quelle dei presenti, per poi entrare prepotentemente nella mente di Magnus. Spulciai nei suoi ricordi fino a trovare quelli che gelosamente custodiva in fondo al suo subconscio. Premetti con forza e abbattei la barriera di bugie che ci aveva costruito attorno. Quello che vidi, fu decisamente la migliore e peggiore esperienza della mia vita: guardavo la scena con i suoi occhi, così come tutti gli altri. Vidi i corpi dei bambini accatastati, senza vita, con tutti gli organi recisi ammucchiati da una parte e non me ne curai. Quello che invece attirò la mia attenzione era il simbolo fresco sulla parete che si stava illuminando. – Vieni a me, Yfrit, potente signore della discordia e dell’inganno! Vieni e saziati con i doni che ti ho portato! – dissi con la voce di Magnus. Una sorta di Portale di aprì dal Marchio e ne fuoriuscì il demone nella peggiore delle sue forme. Mi inginocchiai al suo cospetto in un misto di paura e stupore. Il Portale si richiuse e il demone emise un ghigno malefico. – Come hai osato richiamarmi, Guardiano? – chiese. Io mi scansai, mostrandogli gli organi: – Vieni e saziati di carne fresca, pura. –. Uscii dal ricordo prima di far venire il voltastomaco a tutti. Cercai oltre e ora stavo parlando con uno Stregone, un sacchetto in mano. Nel ricordo dopo ero di nuovo alle catacombe con una fila ordinata di bambini morti che mi fissavano. – Io sono il vostro padrone e voi obbedirete solo a me. Non lasciate che nessuno entri in questo luogo o che ne esca vivo! –. Nel ricordo dopo ero con Yfrit in piena notte, nel bosco. – Sei soddisfatto? – chiese lui splendido nella sua forma quasi umana. – Come fai a essere certo che non risaliranno mai a me? – domandai preoccupata. Il demone sorrise: – Ho disseminato tracce di magia nera per tutta la capanna dello Stregone. Sembreranno sue. Nessuno può sottrarsi al miei inganni. –. Il ricordo cambiò nuovamente ed ero nella Sala riunioni seduta sul posto della Suprema con pochi altri attorno. – Capite perché il ruolo della Suprema dovrebbe essere ridimensionato? – chiesi ai presenti. – Selma ci ha abbandonati per quell’abominio che Belfort ha deciso di portarsi dietro. Non dovremmo sottostare al volere di una sola Guardiana, visto la loro inaffidabilità. Dobbiamo cambiare le carte in tavola! –. Il ricordo si dissolse, lasciando spazio a uno nuovo in cui tutti gli Anziani erano riuniti nella Sala della Luce con Reeze al centro della sala. – E sia! Che torni pure tra noi ma deve comunque essere punito. – dissi provando un perverso piacere. – Belfort, sarai tu a infliggere la punizione al ragazzo. Dategli un frusta! –. Uscii dal ricordo furiosa ed entrai in quello successivo. Ero al tavolo con Selma che parlava. Ero arrabbiata, ma non lo davo a vedere. La donna aveva ragione, c’era stato un cambiamento. La sera stessa ero di nuovo con Yfrit. – Devi sbarazzartene e al più presto! – gli intimai. – E perché mai dovrei farlo? – chiese il demone divertito. – Perché se la profezia si avverasse, periresti tu e tutti voi. –. Nel ricordo dopo, stavo dando il denaro a Reginald. – Non farla soffrire. – gli ordinai. – Se urla, verremo scoperti e ricordati che ho tuo figlio! –. Nel seguente mi guardavo dagli occhi di Magnus, in collera come non mai con quel patetico imbecille. Il ricordo dopo si svolgeva al processo, finito, in cui Belfort era riuscito a persuadere tutti a liberare la Suprema. Che sciocchi! Brucino tutti all’inferno. Nel ricordo seguente stavo litigando col demone. – Come diamine può essere immune al tuo potere?! – urlavo. Yfrit era più furioso di me. – Come faccio a saperlo? Ci riesce, punto. Non potrò più controllarla. –. Saltai alcuni ricordi meno importanti e andai avanti fino a quello della notte della battaglia. Ero nei sotterranei, ben attenta a non farmi vedere. – Yfrit! – tuonai. – Mostrati! –. Il Portale si aprì rivelando il demone. – E’ tutto pronto? – domandai. – Tutto decisamente pronto. – Non lasciare superstiti. –. Poco dopo ero con gli Stregoni. – Occupatevene voi. Sarà stato Baxter con i suoi dannati sigari! – feci. – Ma perché proprio tutti e venti? – domandò uno di quei ratti ottusi. – Perché così potete recuperare subito le piante dei vostri preziosi Giardini! E poi, gli ordini vengono dall’alto! –. Uscii dalla mente di Magnus soddisfatta e furiosa allo stesso tempo. – Tutti coloro che sono implicati nella cospirazione, seguano il condannato al centro della Sala. – feci finalmente con la mia voce. Tjana perse il contatto e l’Anziano iniziò a gridarmi contro: – Cosa hai fatto stupida ragazzina?! Sei solo un’inutile ibrido. E voi tutti degli scemi a seguirla! Porterà tutti alla rovina con le sue malsane idee! Noi dovremmo proteggere il bene della Congrega! Noi siamo superiori! Noi… – Siete condannati. – enunciai. – Se il Consiglio è d’accordo, condanno tutti alla pena capitale. –. Sentii molti ‘A morte i traditori!’ e altre frasi meno gentili volare dentro la Sala. Non mi premurai nemmeno di calmarli; gli insulti erano la minore delle cose che quell’uomo meritava. – Inoltre, – proseguii dopo che l’ultimo ‘figlio di puttana’ riecheggiò tra le mura. – Sempre col consenso del Consiglio, propongo una pena esemplare per l’Anziano Magnus. Che venga fustigato… a morte. –.

Fissai le esecuzioni per il pomeriggio stesso. Dopo il patibolo in cui metà del Consiglio degli Anziani venne impalato, fu giunta l’ora dell’esecuzione di Magnus. Diedi ad Angel l’onore e questi accettò con entusiasmo. Per colpa di quella merda vivente aveva passato gran parte della sua vita a dare la caccia a un uomo che considerava fratello e, sempre a causa sua, lo aveva visto morire. A esecuzioni finite, annunciai al Guardiani lo scioglimento definitivo del Consiglio degli Anziani. – Quello che voglio, – spiegai loro. – E’ estirpare dal nascere gli arrampicatori sociali e per far questo un nuovo ordine deve essere instaurato. Voglio che il nuovo Consiglio non sia un privilegio esteso solo ai nobili e ai Guardiani. Voglio che tutte le dimensioni abbiano il diritto di pronunciarsi, che tutti i popoli abbiano questo diritto. In fondo La Congrega è nata con lo scopo di proteggere tutti, i più e i meno abbienti. Per questo decreto che, a partire da oggi, vengano eletti due rappresentanti tra ogni popolazione o creatura e che questi vengano a formare in Nuovo Alto Consiglio Universale. Un Consiglio in cui non sarà tollerata discriminazione poiché nessuno ha il diritto di prevalere sull’altro. Per questo motivo, dichiaro ufficialmente abolita la carica di Guardiana Suprema. Io non voglio governare, non sono una regina o un dittatore. Voglio che a governare sia la cooperazione tra tutti noi. E, se vorrete, continuerò nel mio ruolo di portavoce del Consiglio, ma come Lightbearer, la Portatrice di Luce, poiché è per questo motivo che sono stata scelta. –. La folla era letteralmente in delirio. Finite le disposizioni, venni raggiunta da Reeze, Selma, Angel e la famiglia Kandori, senza Tjana. – Ti sei appena guadagnata il favore di quasi tutta la popolazione, sai? – disse Angel. – Ci sarà ancora un sacco di lavoro da fare affinché possa chiamarla vittoria. – replicai. Angel sorrise raggiante. – Questo è già qualcosa. – fece. Selma sembrava felice come non mai e non potetti non notare che i due si tenessero per mano. Non feci domande ma mi sentii un po’ meno triste nel vedere che almeno qualcuno avesse motivo di essere felice, dopo gli ultimi avvenimenti. – Io e Tjana rappresenteremo le Foreste Occidentali. – annunciò Ronel. – Abbiamo già avuto l’ok del grande capo. – diede una gomitata al nonno accanto a lui. Silas mi rivolse un sorriso e un inchino: – Credo sia la scelta migliore per quel che concerne il mio popolo. Adesso, se volete scusarmi, ho un Portale che mi aspetta. Non credo avrai bisogno ancora dei miei servigi, Lightberer. –. Stavolta fui io a inchinarmi. – Ti ringrazio. – dissi. – Per tutto. –. Dopo i saluti, Ronel accompagnò il nonno a prendere il Portale che lo avrebbe riportato a casa. Anche Angel e Selma fecero per andarsene, ma Angel si fermò un attimo e tornò indietro. – Questa è per te. – disse porgendomi una busta. – Leggila dopo con calma. E non perderla! –. Io e Reeze ci incamminammo verso la Fortezza, assaporando il piacevole calore del sole sulla pelle. I Guardiani si davano un gran da fare per rimettere a posto tutto quello che il fuoco aveva distrutto. – Ci vorrà un bel po’ di tempo prima che sistemino, senza Stregoni. – fece Reeze pensieroso. – E’ un peccato che il tuo amichetto non sappia usare la magia. Ci sarebbe utile ora. – Credo che manderò Sandor dagli Sciamani dell’est. Silas mi ha consigliato loro. Sembrano essere i migliori. – confessai a Reeze che rimase stupito dalla notizia. – Non lo vuoi qui? – domandò. – Non si tratta di volere o no. – risposi. – Penso si troverà meglio con chi lo sappia apprezzare. – Ottima argomentazione. – Tjana è ancora in camera? – chiesi io stavolta. – Credo di sì. – fece lui. – Sono giorni che non esce. Ronel dice che è riuscito a convincerla a salutare il nonno dopo ore di discussione. – Tu e Ronel, eh? – lo punzecchiai. – Devo ingelosirmi? –. Reeze alzò gli occhi al cielo esasperato. – Dovresti sapere ormai che ho ben altri gusti. – replicò. – Oh, lo so perfettamente! – gli stampai un bacio sulla guancia. – Io devo parlare con Tjana. – annunciai. Reeze si fermò un attimo a guardarmi e poi annuì: – D’accordo. Io resto qui fuori a dare una mano. Ci vediamo dopo in camera tua? – Ormai è camera nostra. – lo corressi e presi a salire le scale.

Oltrepassai l’ingresso e salii velocemente ai dormitori. Davanti alla porta della stanza di Tjana, mi fermai. Non sapevo nemmeno cosa dirle, ma sentivo di doverle parlare. – Entra! – la sentii urlare. Premetti la maniglia e spinsi la porta. Quello che mi trovai davanti mi sorprese e non poco. Tjana, tanto precisa in battaglia e nelle sue mansioni quanto disordinata nella vita di tutti i giorni, era stesa su un letto perfettamente fatto con attorno il nulla. Solo un ordine quasi maniacale: pile di riviste disposte in una piccola libreria per colore, fogli sulla scrivania sistemati per dimensione, trucchi perfettamente ordinati in un angolo della scrivania. D’istinto, aprii l’armadio e trovai tutti i vestiti piegati. Nel cestino spiccava una montagnetta di fazzoletti, ma erano nel cestino. – Hai finito? – chiese la padrona di casa infastidita. – Ah, non lo so! – risposi. – Adesso magari mi dirai che ti sei messa a pulire il bagno. – Sì, l’ho fatto. Allora? – il suo tono non mi piacque per niente. – Tu non stai bene. – le feci notare senza tanti giri di parole. – E questo è evidente. –. Mi guardai attorno alla disperata ricerca di qualcosa che stonasse con quel clima perfettamente pulito e ordinato, ma non riuscii a trovare nulla. Tjana era ancora sul letto che mi fissava corrucciata. Mi sedetti accanto a lei e le rivolsi uno sguardo di supplica. – Sai che non attacca. – disse con fermezza. – E, a titolo informativo, se fossi venuta prima ti avrei uccisa. E, sempre a titolo informativo, mi dispiace per Talerius, era uno in gamba. – Non sei tu quella a doversi dispiacere, ma ti ringrazio. – risposi. Restammo in silenzio per un po’, evitando di guardarci. – Tutto qui? – chiese lei infine. – Non hai nient’altro da dire? – Tjana, io… – No, senti! – sbottò. – Non voglio sentire né le tue giustificazioni né le tue scuse. E tantomeno voglio sentirti dire quanto di dispiaccia perché lo so già. Quello che voglio, invece, è che tu mi dica perché quella cogliona incosciente era su quel dannato campo e perché diamine non me l’hai riportata tutta intera e col cuore che… – la sua voce si ruppe in un singhiozzo mentre pesanti lacrime iniziarono a rigarle il viso. L’avrei abbracciata ma sapevo che fosse l’ultima cosa che le serviva. – Quella ‘cogliona incosciente’ l’ho beccata a scontro iniziato che ammazzava un demone. Voleva rendersi utile, voleva fare qualcosa che reputava utile. Le ho ordinato di andarsene ma non ha voluto e poi siamo state attaccate dall’Ariet. Angel mi ha spinta via ma lei è rimasta colpita. Volata su una lancia. Ho provato a riportarla in vita, ma è arrivato Yfrit e non me lo ha permesso. – Hai ucciso Yfrit. – disse. – L’Ariet? – Erano due, uno l’ho ammazzato, l’altro è morto quando Yfrit è stato risucchiato dal terreno. – Bene. –. Restammo altro tempo in silenzio, entrambe in lacrime. Forse quello è stato il momento in cui eravamo più in simbiosi. – Sai leggere la mente adesso, giusto? – domandò. Sembrava fosse stata molto ben informata di tutto ciò che succedeva fuori da quella stanza. – Sì, ma non lo farò. Non mi piace farlo. – ammisi. – Meglio. Almeno non mi freghi il lavoro. –. Accennai un sorriso che però non venne ricambiato. – Vorrei poterla riportare in vita, sai? – dissi. – Solo per prenderla a pizze. – Siamo in due allora. –. Fu lei ad abbracciarmi infine, abbandonandosi a un pianto quasi isterico. La strinsi a me e piansi anch’io ripensando a tutto l’accaduto, ma soprattutto addolorata dallo stesso dolore che avevo procurato a lei. Era insopportabile, ma quello era il suo momento, era lei ad aver bisogno di me e, per quanto mi sentissi morire dentro, dovevo essere forte per entrambe. – Non amerò nessuno quanto ho amato lei. Mai. – fece. Non dissi nulla perché sapevo che fosse così e potevo perfettamente capirla. Avevo imparato quanto l’amore vero fosse doloroso a volte e soprattutto, indelebile. Non lo puoi cancellare, ci convivi e ti convinci che ti innamorerai di nuovo, ma dentro di te sai che non sarà così. Rimasi con Tjana fino a sera, quando la raggiunse il fratello con la cena. – Volete che vi lasci sole? – chiese gentile. – No, devo andare. Reeze mi aspetta. – dissi. – Ci vediamo domani a colazione, d’accordo? – rivolsi a Tjana un’occhiata da ‘non puoi rifiutare’ e lei annuì. Poco dopo, entrai nella mia stanza e trovai Reeze che si sfregava i capelli bagnati con un asciugamano. – Com’è andata? – chiese. Gli passai accanto e mi sedetti sul davanzale della finestra. – Tante lacrime. – risposi tirando fuori la busta che mi aveva lasciato Angel. – Però sembra l’abbia convinta a tornare a vivere. –. Aprii la busta e ne tirai fuori un mucchietto di fogli accuratamente piegati. Presi il primo e iniziai a leggere. Dopo le prime due righe, sentii un groppo in gola. – Che cos’è? – domandò Reeze. Continuai  leggere fino in fondo alla pagina, la rigirai e lessi anche il dietro. – Dafne? – il suo tono sembrava preoccupato. – E’… il testamento. – riuscii a dire. – Di Talerius. Questo è il suo testamento. – E cosa dice? –. Reeze si sedette accanto a me e mi cinse le spalle. – Che mi lascia tutti i suoi averi e l’ufficializzazione del nome Belfort per entrambi. – Entrambi? – fece sorpreso. – Entrambi. –. Tirai fuori gli altri due fogli che erano i documenti, mio e di Reeze, in cui ci proclamava ufficialmente componenti della ‘nobile stirpe dei Belfort’. Diedi a Reeze il suo e tirai fuori l’ultimo foglio, notando che fosse di fattura differente. Iniziai a leggere e sorrisi nello scoprire che la nostra scrittura fosse così simile. Lessi tutto d’un fiato e mi sforzai di non versare lacrime, anche se avrei davvero voluto farlo. Rimisi la lettera nella busta e la riposi dentro un cassetto della scrivania. – Quindi siamo ufficialmente due Belfort. – disse Reeze, abbracciandomi da dietro. – Eh, già. – risposi. Guardavo fuori dalla finestra la luna che splendeva tra due nuvole. – Sai che significa? – chiese lui stringendomi più forte. – Che ora siamo ufficialmente imparentati? – risposi divertita. – Già. Siamo ufficialmente incestuosi. –. Quella sera, quella notte, peccammo molto, consapevoli che il nuovo giorno ci avrebbe riservato nuove sorprese - piacevoli e non - ma che ad ogni modo le avremmo affrontate insieme, sempre.


                                                                                              FINE
                                                                                               ***


NOTA DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti! Eccoci qui. Il primo "capitolo" di quella che immagino una trilogia è concluso. Spero vivamente vi sia piaciuto come è piaciuto a me scriverlo! :) Voglio ringrazire infinitamente tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere i miei capitoli (e so perfettamente che ce ne sia voluta molta). Mi scuso l'ennesima volta per la loro lunghezza ma, come già ribadito più volte, avevo iniziato a scrivere la storia su Word e, un volta scoperto Wattpad, non avevo il cuore di dividerli. In realtà non sapevo nemmeno come fare, visto che ho sempre avuto un piccolo problemino con le conclusioni. Di nuovo, vi ringrazio davvero di cuore per aver letto questa storia. Mi piacerebbe lasciaste un piccolo commento sotto questo capitolo con le vostre impressioni, critiche e anche consigli che sono sempre molto ben accetti. Vi abbraccio tutti virtualmente, uno per uno! Grazie, di nuovo. ❤
Paulina

Lightbearer - La Portatrice di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora