L’indomani ripresi il mio addestramento con Angel; la mattina facemmo lezione in Biblioteca, mentre il pomeriggio lo passammo al campo a farmi esercitare con l’arco.
– Brava, Dafne! Tre bersagli su cinque! – si complimentò Angel a fine allenamento.
In realtà, l’ultimo lo avevo colpito alla testa apposta, ma non volevo dirlo ad Angel. Avevo immaginato che i bersagli fossero Reeze e la rabbia nei suoi confronti mi aveva fatto centrare quasi tutti i miei obiettivi.
Nei giorni che seguirono, gli allenamenti con Angel si fecero più tosti: cercava di spingermi al limite in tutto, era diventato più severo, pretendeva di più e la cosa non mi dispiaceva, almeno tenevo la mente più occupata.
Purtroppo, questo non mi permise di esercitarmi con Tjana. Riuscivamo a vederci solo negli orari dei pasti, farci una chiacchierata veloce e poi tornare ai nostri doveri.
Vedevo Reeze praticamente ogni giorno, ma non ci rivolgevamo parola, insospettendo Angel.
– Visto che il mio figlioccio non vuole affrontare l’argomento, magari tu sarai più gentile e mi spiegherai perché tutto questo astio tra voi due. Credevo aveste fatto amicizia! – mi disse una mattina al campo, dopo che ci eravamo presi una pausa dal duello.
– Ti era sembrato male, non ci siamo mai sopportati. – gli risposi tagliando corto e chiudendo il discorso.La mattina del mio diciottesimo compleanno mi ritrovai Tjana seduta a cavalcioni su di me con in mano una tortina con tanto di candelina accesa.
– Buon compleanno, Vostra Grazia! Esprimi un desiderio! – mi urlò in faccia, emozionata. – Se desidero che tu ti tolga, lo farai? – risposi, ancora assonnata. – E tu sprecheresti davvero così il tuo desiderio? Sei matta! –.
Scendemmo insieme a fare colazione e poco dopo ci raggiunse Angel.
– Buon compleanno, Dafne. – disse porgendomi un pacchettino accuratamente incartato. – Non dovevi, Angel! Grazie! –.
Scartai il regalo e vi trovai una collana d’argento con un ciondolo rettangolare. Dietro erano incise le parole Provehito in Altum. – Il motto di famiglia. – mi spiegò lui. – Apparteneva a Alis Belfort, la mia madre adottiva, e mi piacerebbe se lo portassi tu. Se vuoi puoi mettere una foto dentro, il medaglione si apre! –.
Ero davvero senza parole, quel regalo valeva davvero tantissimo.
Anche Klaus mi fece un piccolo pensiero: mi promise di farmi trovare per cena una millefoglie ai frutti di bosco, la mia torta preferita. – Con tanta crema! – bofonchiò.
Angel disse che visto fosse il mio compleanno, ci saremmo allenati solo la mattina, cosicché potessi passare il pomeriggio come meglio credevo.
Andammo al campo e vi trovammo Reeze, intento a menare l’aria con la sua spada.
– Bene, sei qui! – gli disse Angel. Reeze non rispose né si fermò così Angel proseguì: – Che ne dite di un duello tra voi due? – Scordatelo. – rispose Reeze sempre senza guardarlo. Poi dava a me dell’irrispettosa nei confronti di Angel.
– Che c’è? – lo schernii. – Hai paura di prenderle di nuovo? –. Lui mi guardò in cagnesco e io ricambiai.
– Ho paura che il Consiglio si ritrovi di nuovo senza Guardiana. – rispose acido.
– Vedo che siete irremovibili. – constatò Angel. – Molto bene. Dafne! Reeze! In riga! – urlò.
Sgranai gli occhi; Angel non era mai stato autoritario con me né in mia presenza.
– Sei serio? – gli chiese Reeze, fermandosi finalmente. – Eccome se sono serio! In riga, ho detto! –.
Ci mettemmo sull’attenti, l’uno affianco all’altra, Angel che camminava avanti e indietro davanti a noi.
– Voi due siete indisciplinati come pochi. – iniziò Angel, severo. – Un giorno, vi ritroverete a combattere insieme, a coprirvi le spalle a vicenda e perirete perché non siete capaci a stare nello stesso posto, allo stesso momento! – Non combatteremo mai insieme. – lo interruppe Reeze, come a voler sottolineare che non sarei mai stata pronta per una battagli vera.
– Oh, puoi contarci! Dopo che ti avrò degradato a lavapiatti, non succederà mai di trovarci insieme in battaglia! – gli risposi per le rime.
– SILENZIO! – tuonò Angel. Si era arrabbiato sul serio. – Volete capirlo o no che qua si sta parlando delle vostre stesse vite? Non metto in dubbio, Reeze, che tu abbia delle capacità straordinarie nel combattimento, – disse rendendosi conto che Reeze stesse per interromperlo di nuovo. – ma a volte questo non basta. Un singolo uomo può venire sopraffatto ed è per questo che bisogna sempre fare lavoro di squadra! –.
Angel aveva ragione. Reeze e io ci comportavamo da veri ragazzini, a volte.
– Cosa che voi due non vi sforzate di fare! Se io adesso vi mandassi in missione, nessuno dei due tornerebbe e non potete, non possiamo permettercelo. Voi siete la risorsa più grande che abbiamo, insieme potreste fare davvero la differenza. Pensateci la prossima volta, prima di fare i capricci! –.
Annuimmo. Eravamo entrambi imbarazzati dalla ramanzina di Angel - Reeze sicuramente più di me. Mi domandai se fosse mai stato rimproverato dal patrigno, se lo avesse mai deluso in qualcosa. “Nah! Non può. E’ Reeze.”, pensai.
– Cosa vuoi che facciamo, Generale? – chiese il Guardiano, mostrando tutto il suo rispetto nel tono di voce.
– Voglio che impariate a stare insieme. Che lavoriate sui punti di forza e soprattutto su quelli di debolezza. Che iniziate a coprirvi le spalle. – rispose Angel meno severo, quasi supplichevole. – Adesso, in posizione! – impose e noi obbedimmo.
Iniziammo a duellare senza un briciolo di passione: Reeze colpiva me, io colpivo lui, paravamo i colpi l’uno dell’altra. Era una lotta priva di colore ed emozione, piatta.
Ad un tratto, Reeze mi fu piuttosto vicino e fissò la medaglietta che portavo al collo, il regalo di Angel. Mi guardò con un misto di disprezzo e sofferenza. Menò un fendente che per poco non mi colpì veramente il braccio.
“Fa sul serio”, pensai, mentre il ritmo del duello cambiava; Reeze non sembrava più annoiarsi, il suo sguardo non era più freddo ma acceso da una furia che sprizzava da tutti i pori.
– Fa’ piano, Reeze. – gli disse Angel, accortosi dell’improvviso cambiamento del figlio.
Questi però non gli diede ascolto. Cercò davvero di ferirmi e io dovetti fare appello a tutte le mie forze per parare i suoi colpi. Il braccio iniziò a farmi male.
– Ma si può sapere che cazzo ti prende? – chiesi al mio sfidante, quando il suo viso fu abbastanza vicino da non far sentire ad Angel le mie parole.
– Vuole che impari a combattere per la battaglia, no? Se non faccio sul serio come farai a essere pronta? –. Era acido. Mi si gettò contro a spada sguainata. Non avrei avuto il tempo di parare il colpo, mi avrebbe colpita.
Salta! ORA! La voce di Livya era di nuovo nella mia testa; tornava ogni volta che c’era un pericolo incombente.
Feci come mi aveva suggerito: saltai in alto, molto in alto. Riuscii a sorvolare Reeze, e fare un capriola prima di atterrargli dietro e puntare la mia spada sul suo collo. Lui non si mosse, restò immobile.
– Morto. – sibilai, mentre Angel batteva le mani, stupefatto.
– E’ questo quello di cui stavo parlando! Siete formidabili insieme! Dafne, sei stata eccezionale! Reeze, la prossima volta più concentrazione sull’avversario. Bravi a entrambi! – si complimentò con fiero.
Reeze rinfoderò la sua spada e si voltò per guardarmi. Il suo sguardo era cambiato di nuovo, sembrava dispiaciuto. Era sul punto di dire qualcosa, ma non lo fece. Ci salutò battendo il pugno sul petto e se ne andò a passo spedito.
Io lo guardai allontanarsi, piuttosto confusa. Aveva cercato di farmi male sul serio, non sapevo ancora il perché, ma poi sembrò pentirsene. Poi quelle complicate sarebbero le donne.
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Lightbearer - La Portatrice di Luce
FantasíaDa millenni ogni dimensione viene protetta dall'Oscurità dalla Congrega della Luce, senza esserne spesso a conoscenza. I Guardiani della Luce vivono in una loro dimensione e si curano di mantenere in vita ogni creatura. Dopo la rinuncia dell'ultim...