Come avevo previsto, Reeze non si fece vedere durante la processione né quando arrivò il momento di liberare le ghirlande in acqua. Dovetti mentire, dicendo che ‘fossero insorte questioni urgenti che richiedevano la sua presenza’. Intravidi Eva con la sua famiglia; mi guardava malissimo, ma non me ne fregava nulla. Se pensava di intimorire me si sbagliava di grosso. A processione finita Angel mi avvicinò. – Dafne, - fece con voce preoccupata e sguardo indagatore. – dov’è Reeze? – Non sono la sua balia, sai? – risposi scorbutica. – Non so dove sia. –. Lui sembrò allarmarsi ancora di più. – Non… – proseguì incerto. – non gli hai fatto del male, vero? –. Sgranai gli occhi incredula: – Sai Angel, tuo figlio non è così importante per me da sprecare forze e fiato per cercare di ferirlo! Ti saluto! –. Me ne andai in fretta e furia e tornai in camera, da cui non uscii. Ero ancora furiosa con Reeze, con Angel, con Eva e, per farla breve, con tutto il resto del mondo, anche se dentro di me sentivo di sbagliare. Dopotutto Reeze non mi aveva mica tradita e non potevo nemmeno biasimare Eva di essersene infatuata! Insomma, Reeze era fantastico, bello, intelligente… qualsiasi ragazza si sarebbe innamorata di lui. “E tu?”, mi chiesi. Mi buttai in doccia e cercai di non pensare a niente, ma non fu facile. Nemmeno la lettura de ‘Lo Hobbit’, regalatomi dalla Signora Xang mi distrasse dall’immagine di Reeze che avevo impressa nella mia mente. Decisi di dormire e per fortuna la notte passò in fretta.
La mattina dopo e in quelle a seguire, evitai tutti, anche Tjana. Non volevo dovermi giustificare con nessuno, tantomeno con lei. Le mie giornate scorrevano lente e noiose: passavo molto tempo in laboratorio con Erik, nell’attesa ci fosse qualche progresso almeno nel dispositivo di localizzazione, ma non fui soddisfatta nemmeno in quello. Mi mancavano tutti, soprattutto Reeze. In alcuni momenti speravo di incontrarlo, ma a quanto pareva anche lui era attentissimo a evitare me. Dopo quasi una settimana di isolamento totale, Angel venne a farmi visita dopo cena, molto arrabbiato. – Ti rendi conto che ti stai comportando veramente da ragazzina? – disse scocciato. – Non puoi permettere al privato di interferire col pubblico! Dannazione Dafne, sei una Guardiana Suprema! – camminava avanti e indietro com’era solito fare quando era nervoso. – Sono davvero deluso da te, per non parlare di quell’altro! – capii si riferisse a Reeze. – Due bambini capricciosi, ecco cosa siete! Ma adesso basta! Lo farò andare in missione, così stando lontani vi schiarirete le idee. –. Se ne andò senza darmi tempo di replicare. Non volevo Reeze partisse in missione: sapevo che alcune missioni richiedessero mesi, se non addirittura anni, e non potevo sopportare di averlo lontano per così tanto tempo. Balzai giù dal davanzale e riposi il libro sul comodino, per poi precipitarmi ad aprire la porta e uscire. L’aprii e mi trovai Reeze di fronte, i capelli ancora umidi, segno che fosse appena uscito dalla doccia. La sua faccia era lo specchio della mia. – Dafne… – iniziò ma non lo feci finire: lo tirai a me per la maglietta e lo baciai con tutta me stessa. Lui, d’istinto, mi strinse a sé e mi sollevò da terra, entrando in camera mia. Solo adesso che era con me, mi resi conto di quanto realmente mi fosse mancato. Lo strinsi più forte e lui sembrò apprezzare; mi stese delicatamente sul letto e si mise accanto a me a guardarmi con uno sguardo intenso ma dolcissimo. – Mi dispiace… – mormorai evitando quegli occhi. Lui in risposta mi alzò il mento dolcemente con un dito e mi guardò con ancora più intensità. – Mi sei mancata da morire… – disse sorridendomi. – Anche tu… – sussurrai, avvicinando il mio viso al suo. Non volevo perdere nemmeno un istante di quel momento così perfetto. – Angel sarà venuto anche da te, immagino… – disse con tono grave. – Sì… – feci io, triste. – Ha detto che ti manda in missione. – Che?! – rispose stupito salendo di almeno di un'ottava. – A me ha detto che manda te in missione! –. Ci fissammo increduli e poi scoppiammo a ridere. Angel sapeva come prenderci, lo aveva sempre saputo in qualche modo. Reeze mi accarezzò il viso con la punta delle dita; il calore della sua mano mi fece venire i brividi lungo la schiena. – Scusami… – sussurrò senza smettere di guardarmi negli occhi – Avrei dovuto parlartene io. Ma ti giuro che mai c’è stato qualcosa e mai ci sarà. – Lo so. – risposi prendendo la sua mano tra le mie. – Ho reagito da stupida. Lei come sta? – Credo sia preoccupata per la sua sorte. – rispose pensieroso. – Andare sulle palle al proprio capo non dev’essere piacevole… –. Sospirai. Avrei dovuto chiederle scusa; non ne ero entusiasta ma avevo esagerato e in fondo Eva non lo meritava. – Resta con me stanotte. – chiesi a Reeze. Volevo recuperare tutto il tempo che avevamo perso negli ultimi giorni. In tutta risposta mi sorrise. – Certo che resto. Ma tu ora sdraiati, hai bisogno di dormire. –. Mi sistemai sui cuscini, con lui affianco. Mi accoccolai sul suo petto, com’ero solita fare, mentre lui mi cingeva le spalle e iniziava a farmi i grattini in testa. Poco dopo, mi addormentai. Quando aprii gli occhi, la fioca luce del cielo autunnale aveva già iniziato a entrare dalle finestre. Reeze era accanto a me, intento a leggere la mia copia de ‘Lo Hobbit’. – Ti rendi conto che sia una favola per bambini, vero? – mi fece, accortosi che mi fossi svegliata. – E’ scritto piuttosto bene, eh, ma non è nulla di speciale. – Buongiorno a te… – risposi, sbadigliando e rigirandomi sul fianco, verso la finestra. Lui mi abbracciò da dietro e si strinse a me, dandomi baci sul collo. Il suo respiro sulla pelle e il tocco leggero delle labbra, mi fecero avvampare. Non avevamo mai passato un’intera notte insieme, di solito aspettava mi addormentassi per tornare nella sua stanza. L’idea che mi vedesse appena sveglia non mi piacque per niente, ma le sue coccole mi distrassero da ogni pensiero razionale. All’improvviso sentii la sua mano sotto la mia maglietta, sulla pelle nuda del fianco. Mi irrigidii e lui la ritrasse subito. – Scusa… – fece. – No. – risposi io, mentre mi voltavo verso di lui. – Continua. –. I suoi occhi mi guardarono con intensità; mi prese tra le braccia e iniziò a baciarmi e, man mano, mi rilassai. Le sue mani mi accarezzarono la schiena da sotto la maglietta, dolcemente. In poco tempo, mi ritrovai seduta sopra di lui a trafficare con la sua maglietta per toglierla. Era la primissima volta che lo vedevo a torso nudo e finalmente mi resi conto di quanto effettivamente fosse scolpito. Le curve dei muscoli disegnavano un quadro perfetto; lo accarezzai piano e lo sentii rabbrividire. Teneva gli occhi chiusi mentre posavo le mie labbra sul suo collo. Il suo odore mi stava facendo impazzire. Ero nervosa: non mi ero mai spinta così tanto oltre con un ragazzo, eppure, nonostante l’incertezza e la paura, lui sembrava gradire molto. Qualcuno bussò alla porta, riportando entrambi alla realtà. – Avanti! – feci, mentre Reeze si rimetteva la maglietta. Tjana entrò con un biglietto in mano. – Ciao! Questo te lo manda il… Oh… Scusate… – era diventata rossa in viso. – Dicevo, – riprese con lo sguardo a terra. – Il Consiglio ti manda questo. Buona giornata! – uscì dalla stanza prima che potessi salutarla. – Che cos’è? – chiese Reeze, che nel frattempo si era avvicinato e mi stava abbracciando da dietro. Aprii la bustina e lessi. – La data della mia Iniziazione… –. Avrei dovuto essere iniziata durante i festeggiamenti per l’Equinozio, ma gli Anziani cambiarono idea, senza darmi una spiegazione a riguardo. Io ne fui felice: in un certo senso, l’Iniziazione mi spaventava, anche se non avevo motivo di avere paura. – Sì, eh… – disse lui riprendendo a baciarmi il collo e mandandomi in estasi. – E quando sarà? – Tra tre giorni. – risposi con un sussurro. Faticavo a mantenere la concentrazione e lui questo lo sapeva; gli piaceva da morire sfidarmi, in questo senso. – Reeze, – riuscii a dire tra un respiro e l’altro. – è tardi, dobbiamo vestirci e scendere giù. –. Lo sentii sorridere con la bocca sulla mia spalla. – Se vuoi posso aiutarti a spogliarti… –. Sorrisi all’idea: quella situazione mi stava piacendo davvero tantissimo. – Magari dopo. – replicai girandomi verso lui per guardarlo. I suoi occhi sembravano bruciare. Mi avvolse un calore fin alla punta dei piedi. Mi sporsi sulle punte per baciarlo. Lui affondò le sue mani tra i miei capelli. La passione con cui prese a baciarmi mi fece quasi perdere l’equilibrio. Non riuscivo a pensare razionalmente quando faceva così, riuscivo a concentrarmi solo su di lui e su quello che faceva. Sentii la sua mano scendere giù: mi accarezzò la schiena, arrivò all’osso sacro e proseguì, fino a posarsi sul mio sedere. Sussultai e gli morsi piano il labbro, per poi staccarmi. – E’ davvero tardi Reeze, – cercai di sembrare decisa, con scarso successo. – Sono la Suprema, ricordi? Ho dei doveri… –. La passione nei suoi occhi si spense all’istante e la sua espressione si fece seria. – Hai ragione, scusami. – disse mentre si avviava verso la porta. Io lo raggiunsi e gli sbarrai la strada, appoggiandomi all’entrata per non farlo uscire. – Non significa che tu non possa aiutare a spogliarmi. – feci maliziosa. Per un secondo i suoi occhi bruciarono di nuovo e mi sorrise sghembo. Si avvicinò a me e mi scostò piano dalla porta per aprirla. – Per quanto io non veda l’ora di spogliarti, e fidati lo farei anche adesso, te li strapperei di dosso i vestiti! – sorrisi e così anche lui. – Hai ragione, tu hai dei doveri e anch’io. Ci vediamo a pranzo. –. Mi diede un bacio veloce e uscì, lasciandomi sola per prepararmi. Mi sembrò di tornare a respirare regolarmente; ogni volta che ero con lui riusciva a togliermi il fiato.
Scesi a fare colazione in fretta e incontrai Tjana, ancora imbarazzata. – Non sapevo avessi compagnia, scusami… – fece. Io l’abbracciai e lei si sorprese. – Scusami tu per aver fatto la stronza. Pranzo insieme? – chiesi e il suo viso si illuminò. – Assolutamente sì! –. Finito di mangiare, andai di corsa in Armeria al Settore F per incontrare Erik. Lo vidi intento a maneggiare con una sorta di palla metallica. – Che cos’è? – gli chiesi. – Oh, ciao Dafne! – salutò lui, senza smettere di trafficare con quell’aggeggio. – Questa è una delle sonde. Le abbiamo recuperate dalla dimensione mortale, per ora. –. Passai la mattinata con lui che cercava di modificare la sonda senza danneggiarla. All’ora di pranzo, decisi di avviarmi verso la cucina. – Chiamami se ci sono novità. – gli feci. Lui annuì e lo lasciai al suo lavoro. In cucina c’erano poche persone, tra cui Tjana, Angel e Reeze, intenti a discutere. Salutai Klaus e mi avvicinai a loro. – Tu sei sicuro di quello che dici? – stava chiedendo Reeze ad Angel. – Perché in tal caso dovremmo partire subito, prima che la situazione degeneri. – Partire per dove? Che succede? – chiesi mentre mi accomodavo davanti a Reeze, con Tjana affianco a me. – Pare che Yfrit sia stato avvistato in una landa isolata di Mercurio. – disse Angel con tono greve. – E’ una zona inabitata, per cui pensiamo che ci sia un covo di Stregoni. In tal caso, dovremmo partire subito per sbarazzarcene. –. Annuii. Capivo perfettamente l’urgenza, ma mi sentii comunque male all’idea della partenza di Reeze assieme ad Angel. – Potrei venire con voi. – dissi. Si voltarono tutti e tre a fissarmi stupiti. – Dafne, non credo sia una buona idea. – fece Reeze. – E perché non dovrebbe? Dopotutto, al momento non sto facendo nulla di importante qui e forse è ora che inizi a svolgere qualche missione. – replicai. – Dafne, prima dell’Iniziazione non puoi partire. – disse Angel con tono severo. – E poi la Suprema viene solo in caso di battaglie davvero importanti, questa è una missione minore. – Se un demone di Prima classe è stato avvistato, non credo si possa definire minore. – protestai. Tjana accanto a me annuì. – Ha ragione. – disse. – Un demone come l’Ingannatore non è assolutamente una cosa da sottovalutare. –. Rimanemmo tutti in silenzio, con Angel e Reeze pensierosi. – Dovremmo comunque aspettare tre giorni prima che tu venga Iniziata e potremmo perdere del tempo prezioso. – constatò infine Reeze. – Inoltre, tu non sei pronta. – Io sono pronta. – risposi piuttosto infastidita. Perché si ostinavano ancora a decidere per me? – Ma Reeze ha ragione, Dafne. – proseguì Angel con pazienza. – Per aspettare la tua Iniziazione, perderemmo tempo. – Questo non dovrebbe essere un problema. – mi girai verso il tavolo vicino al nostro. – Tu. – feci a un ragazzo seduto a mangiare. Lui alzò lo sguardo e mi fece un cenno del capo. – Vostra Grazia? – disse. – Quando hai finito di pranzare, porta un messaggio all’Anziano Magnus da parte mia. Digli di presentarsi tra un’ora con gli altri membri alla Sala della Luce. Indico un Consiglio straordinario. E voi due, – indicai Angel e Reeze. – parteciperete. – Che cosa hai in mente di fare? – chiesero quasi in coro, mentre Tjana sorrideva accanto a me. – Non è ovvio? – fece. – Vuole farsi Iniziare. –.
L’ora passò in fretta; io andai alla Sala della Luce subito dopo aver mangiato e attesi l’arrivo degli altri membri del Consiglio. Ero nervosa quanto quella stessa mattina: l’idea di farmi Iniziare subito era ancora peggio di aspettare tre giorni, ma se non lo avessi fatto non sarei potuta partire. Il Consiglio si riunì e iniziai la mia prima seduta indetta. Spiegai loro il motivo, aiutata da Angel, e attesi la risposta che non tardò ad arrivare. – Vostra Grazia, – fece l’Anziano Magnus, rivolgendomi un inchino. – la cerimonia d’Iniziazione richiede del tempo per essere preparata, per questo abbiamo deciso di farla solo tra tre giorni… – Ma se aspetto tre giorni, ritarderò la spedizione e questo potrebbe rivelarsi piuttosto catastrofico per la dimensione in cui l’Ingannatore è stato avvistato. – controbattei. – La Vostra presenza non è indispensabile ai fini della missione. – riprese lui. – Inoltre, per decidere dovremmo essere tutti, mentre l’Anziana Selma non è ancora tra noi. – sorrise maligno. Ci godeva davvero tantissimo nel vedermi in difficoltà. – Siete stata Voi stessa a dire che le decisioni di questo Consiglio sarebbero dovute essere prese all’unanimità. Anche se inviassimo un messaggio all’Anziana Selma, l’attesa della sua risposta farebbe perdere tempo prezioso ai fini della missione. –. Aveva ragione, non potevo negarlo. – Bene. – feci io, ormai rassegnata. – Vorrà dire che aspetterò. La seduta si chiude! -. Uscii dalla Sala prima che lo facessero gli altri. Non sarei potuta partire e, con molta probabilità Angel e Reeze non avrebbero partecipato alla mia Iniziazione, il che la fece sembrare ancora più orribile. Finiti i preparativi, andai ai Portali a salutarli. Indossavano entrambi le tenute da caccia nere. Si erano portati una ventina di uomini, dieci a testa, anche se sapevo che per gerarchia, avrebbero obbedito tutti ad Angel. Quest’ultimo mi abbracciò. – State attenti. – gli raccomandai. Sentii Reeze sbuffare da dietro Angel. – Non fare la melodrammatica! – esclamò avvicinandosi a me per stringermi. – Non è né la prima né l’ultima volta che partiamo. –. Mi abbandonai alle sue braccia e appoggiai la testa sul suo petto. – Vedi di ritornare tutto intero, altrimenti ci penserò io a finire il lavoro! – gli dissi, sforzandomi di non piangere. – Tremo dalla paura! – rispose. – Piccioncini, dobbiamo andare! – disse Angel e Reeze si staccò da me. Gli sorrisi e lui fece altrettanto. – Fa’ la brava, ragazzina! – disse prima di entrare nel Portale ed essere spedito a non so quanti miliardi di chilometri di distanza da me. Sentii la sua mancanza non appena lo vidi allontanarsi; avrei voluto tornare a quella mattina, avrei voluto che non fossimo mai usciti dalla mia stanza. Era pazzesco quanto le cose potessero cambiare da un momento all’altro. Dopo un anno avrei dovuto abituarmi a quella sensazione ma ogni volta era come la prima: mi sorprendeva sempre. Dirigendomi verso l’uscita dell’Armeria, incontrai Eva Colins, l’allieva di Reeze. Non appena mi vide, sbiancò. – Vostra Grazia! – salutò battendosi il pugno tremante sul petto. – Dafne, – la corressi. – chiamami Dafne e dammi del tu. Posso parlarti un momento? –. Lei stupita, fece nervosamente cenno di sì e ci avviammo insieme all’esterno. La giornata era piuttosto fredda e nuvolosa, ma per questo non avremmo trovato nessuno fuori e avremmo potuto parlare senza essere disturbate. – So cosa stai pensando. – dissi per interrompere il silenzio imbarazzante. – Ascolta, non avrei mai e poi mai dovuto umiliarti così, soprattutto davanti ai tuoi. Ero arrabbiata e gelosa e ho lasciato che la furia si prendesse possesso della ragione. Il risultato è stato quello che sai già. – Posso capire… – rispose lei senza guardarmi. – I miei hanno premuto per tutta la vita affinché tra me e il Capitano nascesse qualcosa e alla fine ho iniziato anch’io a credere che potesse essere possibile. – si rabbuiò. – E poi ho visto come ti guarda e ho capito che non avrebbe mai guardato così me né nessun’altra. Lui ti ama Dafne, e nulla può competere con l’amore. –. Il mio cuore si strinse. Se ne rendevano conto tutti tranne me. – Ho cercato di convincere i miei a smettere con l’insistenza, – proseguì lei. – ma mio padre si è convinto che con te fosse una cosa passeggera mentre con me Reeze ha un rapporto da anni. Poi però ha visto di cosa fossi capace e credo si sia spaventato per la mia incolumità. In più, Reeze non è corso da me per sapere come stessi, ma da te. Credo che mio padre abbia finalmente capito… – mentre parlava sembrava sollevata. – Ho detto a Reeze che se vuole posso cambiare Custode, così da evitare situazioni spiacevoli in futuro. – Non voglio che tu rinunci a Reeze. – la rimproverai. – E’ il Custode più capace che ci sia qui dentro, dopo Angel, e non devi assolutamente rinunciare a farti allenare da lui. – E tu? – chiese incerta. – E io me ne farò un ragione. – risposi. – Ho cose più importanti a cui pensare e poi mi fido di lui e anche di te. – Ti ringrazio… –. Fece per tornare indietro ma la fermai. – Un’ultima cosa, Eva. – dissi. – Vorrei facessi parte della mia scorta personale, quando ne avrò una, se sei d’accordo. –. Lei sgranò gli occhi, all’improvviso emozionatissima. – Dici davvero? – Sì. – in fondo glielo dovevo. – Oh Dio! Sì! Mi piacerebbe tantissimo! – era raggiante. – Fila ad allenarti allora, con me voglio solo i migliori. – Sissignora! – disse scattando verso la Fortezza. Io rimasi lì fuori con i miei pensieri. A breve avrei dovuto davvero scegliere i miei uomini. Indubbiamente Tjana, Reeze e Angel sarebbero stati i miei luogotenenti in missione, e questo comportava che avessi già gli uomini di Angel e Reeze sotto al mio diretto comando, ma quando questi non ci fossero stati avrei avuto bisogno di solidati di fiducia che rispondessero solo a me, e finora avevo solo Tjana. Decisi che dal giorno dopo, avrei iniziato a guardarmi in giro. All’improvviso, vidi una sagoma corrermi incontro, i capelli riccissimi ancora più arruffati per via del vento. – Dafne! Selma è qui! E’ tornata! Vuole vederti! –. Mi precipitai verso la Fortezza assieme a Tjana: Selma mi stava aspettando nella saletta delle riunioni della Sala della Luce. Entrai e la vidi in piedi davanti alla finestra a fissare i monti al di fuori. Sembrava stare decisamente meglio di come la ricordavo prima della sua partenza. – Vostra Grazia! – esclamò, rivolgendomi un profondo inchino. – Mia Signora! – risposi con un inchino altrettanto profondo. Mi rivolse all’istante un ampio sorriso. – Quella tenuta ti dona molto, Dafne. – fece. – Come stai, bambina mia? –. Era raggiante come non l’avevo mai vista. Tornare a casa le aveva fatto davvero bene. – Bene! – risposi sincera. – Lei piuttosto, ha passato un bel periodo lontano da qui? –. Mi guardò ancora felice, ma con un pizzico di malinconia. – Sì, ho passato un bellissimo periodo. –. Le sorrisi. Ero davvero contenta fosse tornata, anche se avrei preferito lo avesse fatto in mattinata; magari sarei riuscita a partire con Reeze e Angel. – Allora, – riprese. – come stanno andando le cose qui? – Direi bene… – risposi. Dopotutto dalla sua partenza non era successo granché, a parte il fatto che io e Reeze avessimo iniziato a frequentarci. – Dafne, mi dispiace di averti lasciata in pasto ai lupi, ma avevo davvero bisogno di tempo per meditare sulle mie azioni. – disse sinceramente dispiaciuta. – Spero che tu possa perdonarmi. Non l’ho fatto con malignità, ma capirai presto che la fuga a volte è la soluzione migliore. –. Riflettei sulle sue parole. – Non mi ha fatto alcun torto, Signora. – cercai di sembrare convincente. – Per qualche strana ragione, me la sto cavando. –. Lei sorrise di nuovo, con gentilezza. – Lo so, sei nata per questo. –. Mi chiese di aggiornarla sulla situazione alla Fortezza, sebbene fosse già piuttosto ben informata; scoprii che Angel si era tenuto in contatto con lei per tutta la durata della sua assenza. – Mi rincuora sapere che stai riuscendo perfettamente nelle tue mansioni. – disse compiaciuta. – Adesso però dobbiamo parlare di qualcosa di più urgente: tuo padre. – la sua voce si fece più greve. – Se le supposizioni di Angel sono corrette, e temo lo siano, abbiamo urgenza di trovarlo prima che altri lo facciano e scoprire la verità. Il tutto, con la massima discrezione e trovando un diversivo. Non possiamo permettere che il resto del Consiglio scopra della menzogna di Angel. Lo ucciderebbero per questo. –. Era davvero preoccupata e lo ero anch’io. Da quello che ero riuscita a scoprire, per molti anni Angel era stato sospettato di aiutare Talerius a nascondersi, sospetto aggravato ancora più dal fatto che si erano perse completamente le sue tracce da quando era riuscito a fuggire. – Sono sicura che riusciremo nell’impresa. – dissi e le spiegai del piano che avevo elaborato con Erik. Lei corrugò la fronte. – In effetti potrebbe funzionare, – constatò. – ma tu sei assolutamente sicura che questo ragazzo sia degno della tua fiducia. –. Lo ero? – Sissignora, ne sono certa. – Bene, allora. Vorrà dire che attenderemo aggiornamenti da parte sua. –. Stavo per congedarmi, quando Selma mi richiamò: – Dafne, sono contenta che mio figlio abbia trovato in te quello che gli è da sempre mancato. –. Arrossii. Possibile Angel l’avesse aggiornata anche su questo? – Credo che voi due siate destinati a grandi cose, per quello che siete e che rappresentate. L’unione ha da sempre fatto la forza. – proseguì. Io ero davvero imbarazzata; parlare dell’argomento con un’adulta, in più ‘madre’ del mio ragazzo, mi metteva a disagio. – State attenti però, – continuò improvvisamente pensierosa. – l’amore fa grandi cose, ma possono rivelarsi terribili. –. Detto ciò mi salutò e uscì e così feci anch’io. Tornai nella mia stanza e mi sdraiai a letto. “Chissà come sta andando la missione…”, pensai. Mi augurai con tutto il cuore che le cose stessero andando bene e che Angel e Reeze tornassero presto. Mi mancava da morire e sapere che avrei passato quella notte sola mi rattristì tantissimo. Decisi di farmi un bagno rilassante prima di cena. Passai una cosa come un’ora a mollo nell’acqua calda. Mi venne in mente un’idea strana: mi trasformai all’interno della vasca per vedere che effetto faceva; l’acqua che prima sentivo calda sulla mia pelle, mi sembrava quasi fredda. “E se non mi scottassi?”, pensai e la risposta arrivò prontamente, squarciandomi il petto dal dolore. “Se non ti scottassi loro sarebbero vivi…”. Uscii dall’acqua e mi asciugai. Misi addosso le prime cose che trovai nell’armadio e andai in Biblioteca; magari i libri mi avrebbero distratta. La Signora Xang fu felice di vedermi, mi salutò con un gran sorriso. Mi diressi verso il reparto delle letture storiche: decisi di voler trovare qualcosa su quello che sembrava essere mio padre, ma l’unica cosa che riuscii a trovare, era un albero genealogico della famiglia della Prima Guardiana. Talerius era il figlio maggiore della sorella di lei. Il ritratto sul libro in cui avevo trovato il disegno, era piuttosto vecchio e sbiadito, ma mi resi conto che i suoi occhi erano come i miei quando mi trasformavo: un azzurro ghiaccio, bellissimo ma altrettanto freddo. Fissai la Prima che era rappresentata con un ritratto più grande: mi somigliava molto, aveva anche la mia stessa ciocca bianca in mezzo ai suoi capelli scuri. – Cercate informazioni sulla Prima, Vostra Grazia? – mi fece un ragazzo alto che mi resi conto di avere alle spalle solo dopo che aveva parlato. Mi porse la mano. – Il mio nome è Sandor, è davvero un immenso piacere conoscervi finalmente! –. Gli strinsi la mano che mi porgeva e sorrisi gentile. – Piacere mio. – replicai. – Se volete approfondire la Vostra conoscenza della Prima, vi consiglio di leggere gli Annali. – disse cercando qualcosa sullo scaffale. – Ah! Eccoli qui! – prese un vecchissimo volume rilegato in cotone rosso sangue e me lo porse. – Spero di esserVi stato d’aiuto! Arrivederci! – disse congedandosi. Non ebbi nemmeno modo di salutarlo. Sfogliai le delicate pagine del libro: era una sorta di biografia, in cui erano annotate tutte le imprese compiute da Diamantis quando era alla guida della Congrega. Iniziai a leggere e prendere qualche appunto. Ero talmente immersa nella lettura che non mi resi conto che fuori si fosse fatto buio. Quel libro era davvero interessante, così interessante da fare una cosa che mi sarebbe costata l’ingresso alla Biblioteca, se la Xang mi avesse scoperta. Mi nascosi tra due scaffali e mi trasformai, il libro stretto in mano. Chiusi gli occhi e pensai intensamente alla mia camera. Emisi un lampo di luce e quando riaprii gli occhi ero nella mia stanza. Buttai il libro sulla scrivania e feci il passaggio opposto per tornare in Biblioteca. Arrivai appena in tempo, ritrasformandomi, prima che la Signora Xang mi raggiungesse. – Tutto bene, Dafne? – chiese perplessa. – Mi era sembrato di vedere una forte luce provenire da qui. –. Non sapevo cosa dire. Era stato facile pensare a rubare quel libro e tornare indietro, ma non avevo minimamente pensato a cosa dire per giustificare la luce che, avrei dovuto sospettarlo, si sarebbe vista in tutta la Biblioteca. – E’ stato un lampo, Signora Xang! – disse la voce di Sandor alle nostre spalle. – Non se n’è accorta? C’è un temporale fuori! –. All’improvviso mi resi conto del fiume d’acqua che batteva sui vetri delle alte finestre della Biblioteca. – Oh… beh… ma certo! Ora andate, su! Siete gli ultimi rimasti qui! – balbettò lei, cacciandoci. Ripensai a quel improvviso temporale; certo, il tempo non era dei migliori quel giorno, ma il cielo non era per niente temporalesco. – Come hai fatto? – chiesi, voltandomi verso il ragazzo alto che mi seguiva all’uscita. – Non so di cosa parliate! – fece lui, incredulo. Alzai un sopracciglio e lo vidi sorridere. Era un bel ragazzo: alto quanto Reeze, i capelli corvini e tagliati corti, sparati in alto con del gel, gli occhi marrone scuro e la carnagione scura, ma non quanto quella di Tjana. Naturalmente, palestrato anche lui, sotto la sua tuta d’allenamento color ocra. Mostrava una ventina d’anni, ma non potevo sapere la sua vera età, vista l’immortalità dei Guardiani. – Chiamami Dafne e dammi del tu. – gli dissi. – E spiegami come hai fatto. Non c’era nessun temporale prima che lo annunciassi tu. –. Lui mi guardò divertito. – Non puoi essere solo felice che ti abbia coperta? – chiese. – No. Anche se ti ringrazio. – risposi secca. – Beh, – disse incerto. – controllo l’aria, o meglio, l’aria mi permette di essere controllata. – ammise. “Allora è questo quello che intendeva Tjana quando mi aveva parlato di ‘fare propri’ gli elementi!”, pensai sbalordita. Non avevo visto nessuno ancora fare questo tipo di magie. – Ora se vuoi scusarmi, devo andare. –. Mi salutò battendo il pugno.
Andai in camera senza cenare, (non avevo molta fame), ripensando a quello che Sandor fosse capace di fare. Sarebbe stato utile in battaglia qualcuno in grado di controllare i venti. “Chissà se appartiene già a un battaglione”, mi chiesi mentre mi appollaiavo sul davanzale, con gli Annali di Diamantis in mano. Ripresi a leggere da dove avevo lasciato. A quanto pareva la Prima non aveva avuto figli e trattava quelli della sorella come i propri. Talerius, il maggiore dei tre (due maschi e una femmina), era abile nell’uso della magia e Diamantis si assicurò che ricevesse l’addestramento dai migliori Stregoni Bianchi esistenti. Inoltre, fece adottare alla sorella Angelus Corwin, che divenne un Belfort a tutti gli effetti in adolescenza. “Allora il cognome di Angel non era Belfort!”, pensai. Il fatto di non sapere praticamente niente di Angel mi rattristì; era strano: mi fidavo ciecamente di lui anche se non lo conoscevo quasi per niente. Forse il suo fare rassicurante faceva sì che la gente si fidasse e lo seguisse, come la sottoscritta. Continuai a leggere di come Diamantis fosse riuscita da sola a sconfiggere un demone di Prima classe, quando il sonno vinse. Mi addormentai sul freddo davanzale, con la pioggia che batteva ancora sulla finestra. Di colpo, nel cuore della notte, aprii gli occhi e mi resi conto di essere a letto. – Dormi. – la voce calda di Reeze mi fece sobbalzare. Mi alzai all’istante e lo fissai, incredula, mentre con la tenuta da caccia ancora indosso mi sistemava le coperte. – Ma che ci fai tu qui? – chiesi, intontita dal sonno. – Sembra sia stato un falso allarme, – rispose. – adesso dormi, ti racconto tutto domani. –. Mi gettai tra le sue braccia, ancora incredula fosse con me e lo baciai. Le sue braccia mi strinsero a lui. Non stavo sognando: Reeze era tornato davvero. – Dafne… – sussurrò staccandosi da me. – tu hai bisogno di riposo. – No, io ho bisogno di te. – risposi prima di riprendere da dove mi aveva fermata. Lo sentii sospirare, poi le sue mani mi alzarono come se fossi piuma e mi spinsero contro il materasso del letto, facendomi stendere, il corpo di Reeze sul mio. Il mio cuore prese a battere forsennato. Reeze mi baciava il collo, le sue mani accarezzavano ogni centimetro del mio corpo. Il mio respiro si fece irregolare e pesante come non era mai stato. Cercai la chiusura della tenuta sulla sua schiena: quando la trovai, iniziai lentamente ad aprirla e accarezzare la sua schiena nuda. Lo sentivo irrigidirsi al tocco delle mie dita. – Così non vale. – disse con un ghigno malizioso. – Se spogli me, voglio ti spogli anche tu. – disse divertito. Sapevo stesse scherzando e non dicesse sul serio, aveva detto che mi avrebbe aspettata tutto il tempo che serviva, ma io lo volevo, ero stanca di aspettare e di frenarmi. Dopotutto, chi lo diceva che dovevo per forza aspettare prima di farlo? “Lo direbbe tua madre.”, mi dissi, ma poi ricordai di non aver mai seguito i consigli di mia madre. Lo spinsi via da me e lui rimase perplesso. Aveva ancora la tenuta addosso dalla vita in giù. Mi alzai in piedi e lo guardai negli occhi; non sapevo davvero come iniziare, mi sentivo una cretina, ero imbarazzata e ringraziai il cielo che fosse buio. – Va tutto bene? – mi chiese con voce preoccupata. Io feci un bel respiro. Cogliona o no, lo avrei fatto. Iniziai a ondeggiare lentamente i fianchi, come se in sottofondo ci fosse della musica sensuale e sciolsi il nodo dei pantaloni, che caddero all’istante in terra. Reeze sgranò gli occhi: era stupito ma allo stesso tempo il suo sguardo si fece più intenso. L’imbarazzo iniziale pian piano scese e io continuai a ondeggiare su me stessa, sotto lo sguardo di fuoco di Reeze. Tolsi lentamente anche la maglietta e rivelai il mio fisico morbido ma non troppo. Indubbiamente, l’intimo che indossavo era decisamente inadatto all’occasione ma a lui non sembrò interessare. Si mise in ginocchio sul letto, davanti a me. Forse non mi sarei mai sentita abbastanza per lui, ma il modo in cui mi guardava mi fece credere di essere la cosa più bella che avesse mai visto. Gli accarezzai il viso col palmo della mano e in un attimo iniziò a baciarlo, senza staccare gli occhi dai miei. Ansimai piano: il contatto della sua bocca sulla mia pelle era qualcosa di più che piacevole. Si alzò di scatto in piedi e prese a baciarmi con dolcezza, lentamente, mentre le sue mani scendevano dal mio viso per esplorare il resto del mio copro. Io, nel frattempo, sfilai lentamente la tenuta dalle sue gambe e lui la calciò via. Mi prese in braccio e mi fese sedere sul davanzale. Il freddo della pietra sulla pelle nuda delle mie gambe mi fece trasalire e a lui sembrò piacere. Mi rivolse un sorriso malizioso prima di tuffarsi di nuovo sulla mia bocca, stavolta più aggressivo, quasi con prepotenza. Lo strinsi a me, mordendo le sue labbra. Ormai il mio corpo era tutto un fremito: dovunque mi toccasse, sentivo brividi percorrermi dalla schiena in basso. La passione delle sue labbra cresceva di minuto in minuto; la mia eccitazione era alle stelle, così come la sua. I nostri respiri erano diventati talmente pesanti da sembrare gemiti. La sua bocca si staccò improvvisamente dalla mia, mentre con una mano strappava il reggiseno dal mio petto: qualcosa in quella sua aggressività mi fece eccitare ancora di più. Iniziò a baciarmi il seno, scese lentamente sulla pancia e io iniziai a gemere per davvero. Lo sentii sorridere compiaciuto. Si alzò e mi prese di nuovo in braccio, adagiandomi sul letto. Poco dopo, era su di me e mi guardava. I nostri respiri erano affannati come se avessimo corso per chilometri senza fermarci. Indugiò, come se aspettasse il mio permesso. Io avvicinai il viso al suo. – Fammi tua… – gli sussurrai e lui non se lo fece ripetere due volte.
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Lightbearer - La Portatrice di Luce
FantasyDa millenni ogni dimensione viene protetta dall'Oscurità dalla Congrega della Luce, senza esserne spesso a conoscenza. I Guardiani della Luce vivono in una loro dimensione e si curano di mantenere in vita ogni creatura. Dopo la rinuncia dell'ultim...