Dafne...
Aprii gli occhi con un senso di inquietudine misto a nausea. "E' solo un altro sogno... solo un sogno", pensai mentre cercavo di riprendermi. Guardai fuori dalla finestra: il pallore del cielo mi fece capire che fosse quasi l'alba. Un'altra notte finita ed ero ancora viva, anche se delle volte avrei preferito non esserlo. Il vero incubo sarebbe cominciato con la giornata incombente e stavolta non avrei potuto aprire semplicemente gli occhi e ritrovarmi nel 'mio' letto.
Mi rigirai; la mia mente era troppo lucida per tornarmene a dormire. Iniziai di nuovo a pormi domande a cui non potevo dare una risposta, o forse la risposta la sapevo già ma mi rifiutavo di crederci. Forse speravo ancora - invano - di svegliarmi davvero nel mio letto, girarmi dall'altra parte e vedere che lei era lì, al lato opposto della stanza, intenta a sognare serenamente con quell'espressione tranquilla e dolce di sempre. Ma non sarebbe successo e io non potevo cambiare la realtà.
- Perdonami... - sussurrai ad occhi chiusi. Avrei voluto piangere ma le lacrime non uscivano più ormai; avevo passato ogni notte dei primi cinque mesi a buttare fuori fiumi di lacrime e pian piano mi ero resa conto di non riuscirci più, nonostante mi facesse male, forse maggiormente rispetto all'inizio.
Mi alzai dal letto, consapevole del fatto che fosse inutile rimanerci a rimuginare su ciò che era stato, e mi vestii con le prime cose che trovai nell'armadio.
Fin dal primo momento in cui vi misi piede, tutto in quella stanza mi era sembrato troppo grande e cupo: la porta era di legno massiccio color mogano - levigata e laccata - con una maniglia in metallo semplice; sebbene desse l'impressione di essere pesantissima, era leggera come una piuma.
Le pareti erano di pietra dura e fredda e così il pavimento, anche se quest'ultimo veniva riscaldato in qualche strano modo che ancora non comprendevo e di cui non mi importava granché.
Le finestre erano molto alte e larghe, rivestite in legno e con il vetro spesso una falange, prive di tende o qualsiasi altro tipo di decorazioni; nelle notti in cui il cielo era terso, la luce lunare entrava e illuminava tutta la stanza, rendendola un po' meno tetra.
L'unico ornamento presente era l'affresco sul soffitto: un albero dalle foglie dorate, i cui rami si intrecciavano ed espandevano per tutta la parete; sul tronco dell'albero, inciso con un'impeccabile grafia dorata, c'era il motto della Congrega, Lux in Tenebris. La scritta riusciva a risplendere anche nelle notti più buie e mi aveva procurato non pochi spaventi all'inizio.
Nonostante la sua grandezza, la stanza era molto spoglia: tutti i mobili erano di legno color mogano come la porta, antichi, come del resto tutta la struttura, o meglio, la Fortezza, un castello in mezzo a una valle circondata da rilievi collinari e boschi, protetto da una quantità di incantesimi che nemmeno Hogwarts.
La primissima volta che venni portata lì, mi sembrò il luogo più tetro in cui avessi mai messo piede, tutto per colpa del buio. Al mattino dopo, mi resi conto che non era altro che un forte medievale come tanti, ma tenuto decisamente meglio.
La Fortezza era il 'quartier generale' della Congrega, ma nella dimensione esistevano altri due Forti: quello Occidentale, situato in una località montana, e quello Orientale che invece, si trovava nei pressi del mare.
Nonostante i mesi passati dal mio trasferimento, non mi era stato permesso di andare a visitare le altre strutture per 'ragioni di sicurezza'. Tuttavia, quella sorta di prigione si era rivelata più utile di quanto potessi pensare: nel tempo libero mi ero cimentata nella perlustrazione del castello da cima a fondo, scoprendo tutto quello che c'era da scoprire.
La Fortezza era formata da sette differenti livelli, di cui due sotterranei, composti per lo più da prigioni al livello più basso e da un intero piano, denominato comunemente 'Armeria', dove in realtà c'era un po' di tutto: dalle sale interne di allenamento alla parte riservata alla vera e propria armeria, da laboratori di ricerca ad aree destinate ai Portali.
Il piano successivo era costituito dall'ampio ingresso principale (e unico) del Forte, nonché da un ampia cucina e mensa dove i Guardiani venivano sfamati ogni giorno e notte dal cuoco Klaus. Inoltre, dall'ingresso si accedeva a quella che era chiamata 'Sala della Luce', dove si svolgevano Assemblee generali, riunioni del Consiglio, processi e tutte quelle cose che riguardavano la vita politica e anche cerimoniale del posto.
Le scale, poste centralmente dall'ingresso, portavano ai piani superiori di cui i primi due costituivano l'immensa Biblioteca che per me che ero amante del genere, era il paradiso in terra. Tuttavia, solo il secondo piano aveva pieno accesso al pubblico, mentre il primo, costituito dall'archivio, era accessibile solo agli addetti qualificati.
Immediatamente sopra la Biblioteca c'era tutto il piano dei dormitori per tutti i Guardiani che preferissero la Fortezza alle proprie case. Naturalmente, era difficile che chi aveva una famiglia decidesse di vivere abitualmente dentro al Forte. Di fatti i dormitori servivano perlopiù alle reclute giovani e agli allievi.
Dai dormitori si accedeva con una scala a chiocciola all'ultimo piano, situato interamente in una torre, dove si trovava quello che sarebbe diventato un giorno nemmeno troppo lontano, il mio ufficio. Una volta ero salita fin lassù, ma delle Guardie dall'aspetto poco gentile mi avevano sbarrato la strada, invitandomi a tornare di sotto.
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Lightbearer - La Portatrice di Luce
FantasíaDa millenni ogni dimensione viene protetta dall'Oscurità dalla Congrega della Luce, senza esserne spesso a conoscenza. I Guardiani della Luce vivono in una loro dimensione e si curano di mantenere in vita ogni creatura. Dopo la rinuncia dell'ultim...