Capitolo 22

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– Fammi capire, – Tjana era piuttosto arrabbiata. – sei uscita nel cuore della notte con un tizio di cui non sai se poterti fidare o meno per andare a guardare delle ninfe che depositavano uova alle cascate? Ma che cosa cazzo ti dice il cervello, Dafne?! –. Abbassai lo sguardo per evitare il suo. – Sei un’incosciente e per giunta non mi piace che tu te ne vada in giro da sola con quello! – Tjana, solo perché non sta simpatico a te, non significa che sia un criminale. – replicai spazientita. – Mi pare che anche tu ti sia avvicinata molto a Eva! – Non provarci, sai! – tuonò lei. – Tu e Eva vi siete chiarite e poi non c’entra nulla in questa storia! Qua si tratta di te che te ne vai in giro con uno di cui non sai nulla e per giunta alle spalle di Reeze! – Devo ricordarti che il tuo caro Reeze mi ha lasciata ed è scappato? – Eh no, bella! – scattò in piedi furiosa. – Non giocarti questa carta con me perché sappiamo benissimo entrambe cos’è successo! – Non capisco perché ti accanisci tanto… – dissi cercando di calmare la situazione. – Se n’e’ andato perché aveva bisogno di una pausa e se l’è presa, perché io non posso? – Perché, testina, tu non ti stai prendendo una pausa! – fece lei puntandomi il dito contro. – Dubito fortemente che Reeze sia uscito con qualcuna di notte ad ammirare delle farfalle geneticamente modificate per vederle scoreggiare lucette! –. Scoppiamo entrambe a ridere. – Vedi quello che devi fare, principessa, – riprese Tjana. – non puoi stare con un piede in una fossa e l’altro nell’altra! –. Finimmo la colazione e ognuna se ne andò per la propria strada. La mia giornata sarebbe iniziata con un altro allenamento ‘a scatti’ con Angel. Scesi al campo ma venni fermata da una donna che mi sembrava di aver già visto. – Vostra Grazia! – esordì con un inchino. – Il Generale mi manda a dirvi che non vi allenerete oggi, ma vi prega di indossare la tenuta da caccia e raggiungerlo al Portale. –. Tenuta da caccia? Stavo per andare in missione? Davvero? – Ti ha per caso anche detto di cosa si tratta? – chiesi mentre mi precipitavo a tornare in camera per cambiarmi. – Nossignora, – ripose lei. – si è solo raccomandato di dirvi che la Vostra presenza è richiesta urgentemente! –. “Cazzo!”, pensai. Senza battere ciglio, mi trasformai sotto gli occhi stupiti della donna e degli altri presenti e mi teletrasportai in camera. Mi vestii in fretta, legai i capelli in una crocchia disordinata, presi le armi e mi riteletrasportai, stavolta al Portale allestito fuori. Trovai Angel con una ventina di uomini, tutti vestiti rigorosamente di nero e armati fino ai denti. – Scusa il poco preavviso, ma Zeno mi ha avvertito poco fa. – disse. Nei suoi occhi c’era ansia. – Di che si tratta? – chiesi, mentre uno a uno gli uomini della truppa attraversavano la luce emanata dal Portale. – Talerius. – rispose Angel con voce piatta. – Che cosa?! –. Non feci in tempo di meravigliarmi che venivo risucchiata dal Portale. In pochi secondi, mi ritrovai insieme agli altri soldati in quello che era il boschetto vicino alla mia vecchia casa. Qualche secondo dopo di me, Angel sopraggiunse per ultimo. – Perché siamo qui? Che sta succedendo? – chiesi preoccupata, mentre il mio Custode tastava il terreno. – E’ ancora qui… – bisbigliò e iniziò a dare indicazioni con le mani agli uomini intorno a noi, guardandosi attorno. Quasi immediatamente, gli altri sparirono tra gli alberi, mentre io e Angel restammo da soli. – Sguaina la spada. – mi ordinò. Io eseguii; con passo felpato, Angel si incamminò vero il fitto degli alberi con me al suo seguito. – Angel. – feci. – Perché mi hai portata con te? –. Lui non rispose subito: era intento a sentire la traccia. – Quando te lo dico, – disse. – trasformati. Ma solo quando te lo dico! –. Annuii. Ci stavamo decisamente allontanando dalla collina dove si trovava quella che una volta era la villetta dei miei. L’aria era umida. Cercai di concentrarmi e fiutare, anche se non sapevo esattamente cosa. L’addestramento fatto alla Fortezza mi permetteva di riconoscere gran parte degli odori, demoniaci e non, ma stavolta non sapevo che odore stessi cercando, né cosa aspettarmi. Ancora incredula, mi resi conto di averlo trovato subito: sapeva di… me. Anche se leggermente diverso e più debole, come se fosse un colore sbiadito nel tempo. Presi Angel per il braccio e lo fermai. – E’ qui. – sussurrai. Non riuscii a trattenermi e scattai in avanti. La sagoma della persona che si nascondeva nel cespuglio su cui mi ero tuffata, scattò insieme a me e mi sorpassò a una velocità sorprendente. Vidi Angel lanciarsi all’inseguimento; era velocissimo anche lui. Imprecai alzandomi e corsi dietro ai due che si stavano dirigendo verso casa mia. Arrivai ai piedi della collina che ospitava le rovine della villa; di Angel e Talerius nessuna traccia. Era tutto calmo e silenzioso. Troppo silenzioso. Sfoderai la spada, che avevo rimesso a posto per lanciarmi nell’inseguimento e la feci roteare, vigile. L’aria aveva ancora un odore di bruciato, anche se si sentiva molto meno. D’un tratto, percepii un movimento: mi voltai e vidi Angel, a terra, ansante. Qualche metro più in là c’era un uomo, anch’egli a terra. Era totalmente diverso da Angel: la barba e i capelli erano lungi e incolti, gli abiti logori. Mi trasformai e teletrasportai alle spalle dell’uomo, puntandogli la spada sulla schiena. – Alzati. – ordinai. Angel, distante guardava nella nostre direzione, spaventato. Talerius si alzò lentamente, le mani sulla testa. Sorrisi tra me. E così questo era lo Stregone più potente di tutti i tempi, l’uomo che uccise a sangue freddo l’amata, quello che sfruttò una povera mortale e l’abbandonò quando non gli diede un figlio maschio, bensì una femmina. Me. – Le tue ultime parole? – chiesi mentre gli premevo la mia spada sulla schiena. Lui bisbigliò qualcosa di incomprensibile e in un secondo mi fu dietro, la mia spada in mano, premuta nello stesso punto in cui gliela stavo puntando io. – Dafne, no! – sentii urlare Angel. Talerius stava per infilzarmi. Il mio stesso padre mi avrebbe uccisa. – Le tue ultime parole, Guardiana? – chiese beffardo, con una voce estremamente bella. “Reeze.”, dissi tra me e me. Esatto! Reeze! Non mi avrebbe mai permesso di arrendermi senza combattere. Chiusi gli occhi e inspirai profondamente. Quando gli riaprii erano diventati di ghiaccio. In un lampo, mi voltai e scaraventai l’ex Stregone a terra, lanciandolo a distanza di qualche metro. Si rialzò e lasciò cadere a terra la mia spada. Mi fissava esterrefatto. Ora che lo vedevo in faccia era vero: i nostri occhi avevano lo stesso colore, almeno quando ero in questa forma. Anche le labbra avevano la stessa forma. Angel mi raggiunse e Talerius lo guardò incredulo. – Già, questa è tua figlia, bastardo! – disse a denti stretti. Io lo fissai con odio, a denti scoperti. Lo vidi scattare verso di noi e prima che Angel potesse fermarmi, scattai anch’io nella sua direzione. Un lampo di luce mi accecò e mi sentii spingere in alto, nella direzione opposta a quella in cui stavo correndo. Caddi a terra con un gran tonfo. Angel mi fu subito vicino. – Dafne, stai bene? – chiese preoccupato. – Sì. – risposi. Il mio labbro era tagliato e il sapore del sangue invase la mia bocca. – Dov’è? – chiesi mentre Angel mi aiutava ad alzarmi. – E’ sparito. – rispose senza emozione. – Come fa ad essere sparito? – feci io scattando in avanti verso il punto in cui si trovava prima Talerius. Trovai solo la mia spada a terra. La raccolsi e rinfoderai. Anche la traccia nell’aria era sparita. Angel mi raggiunse poco dopo. – Non può aver riacquistato i poteri. – dissi incredula. – Non possiamo saperlo. – rispose Angel. Lo fissai mentre guardava davanti a sé. – Raduna i tuoi uomini. – dissi autoritaria. – Torniamo a casa. Abbiamo delle missioni da preparare. -. Angel annuì e richiamò la truppa. Quando fummo tutti, premette un pulsante sulla cintura e in un minuto fummo raggiunti dal Portale. Arrivammo all’esterno della Fortezza, pronti a dirigerci verso l’edificio quando lo vidi: Reeze, in tenuta da caccia, stava animatamente discutendo con quella che riconobbi come la Custode dei Portali. Non appena mi vide sussurrò il mio nome e mi corse incontro. Sentii le sue braccia stringermi, le sue mani accarezzare freneticamente il mio corpo. Respirava il mio odore, i miei capelli, la mia pelle; respirava me. – Mi dispiace… – sussurrò al mio orecchio. Io ero come paralizzata: tutta la mancanza che avevo sentito durante la sua assenza era stata finalmente appagata, ma non riuscivo a muovere un muscolo per toccarlo, abbracciarlo. Non riuscivo nemmeno a parlare. Si staccò da me, mi accarezzò una guancia e in un istante il suo sguardo pieno d’amore e di dolcezza si fece duro e severo. – Dafne, tu sanguini… – disse a mezza bocca, come se non riuscisse a crederci nemmeno lui. Si voltò verso Angel. – Tu! – tuonò e gli diede un pugno in pieno volto. Sgranai gli occhi, mentre Angel si piegava dal dolore. – Come hai potuto?! Io mi fidavo di te! –. Stava per dare ad Angel un altro pugno ma mi misi tra loro. – Adesso basta. – dissi. – Angel, ti do due ore massimo, raduna tutta il Consiglio. – feci una pausa. – E va a sistemarti quell’occhio, per favore. –. Angel (che aveva un sopracciglio spaccato e l’occhio gonfio), annuì e se ne andò a grandi passi. – In quanto a te, – mi voltai verso Reeze. – Nel mio ufficio. Subito. –. Reeze mi fissò in modo strano e prese a salire le scale. – Voialtri potete andare. – dissi ai soldati della truppa di Angel. Io stessa, presi a salire la rampa d scale, diretta a cambiarmi prima di andare in ufficio.
In camera, notai che il mio labbro sanguinava ancora. Mi affrettai a salire fino all’ufficio e trovai Reeze alla porta d’ingresso assieme a Cainnear. – Oh, Santo cielo! – esclamò lei. – Vammi a chiamare un Guaritore e portami dell’acqua, per favore. – le dissi mentre aprivo il portone. – Sissignora! – disse lei, precipitandosi per le scale. Feci cenno a Reeze di entrare e accomodarsi. Non appena il portone si chiuse, mi gettai sulla poltrona. Reeze mi venne accanto. – Stai bene? – chiese preoccupato. – Sto bene. – risposi. – Potevi risparmiarti la scenata all’ingresso. –. Lo guardai con severità. – Dafne, non so se ti rendi conto della gravità di quello che Angel ha fatto. – sbottò. – Poteva farti uccidere! –. Sbuffai cercando di mantenere la calma. Reeze era lì con me: l’istinto mi diceva di saltargli addosso e sbattermene del resto, ma la ragione era tutt’altro che d’accordo. – Reeze, – iniziai. – in quanto Guardiana Suprema ho il compito di partecipare alle missioni di maggiore rilevanza, lo sai anche tu. – Me ne frego, Dafne! – tuonò lui. – Tu non sei pronta! Poteva essere una trappola. Quel pazzo poteva ucciderti! E per cosa? Perché Angel non riesce a fare pace con i fantasmi del suo passato! – rise sprezzante. – E’ assurdo. Non avrei mai dovuto fidarmi di lui… – Adesso smettila. – lo rimproverai. – E’ della persona che ti ha salvato la vita che stai parlando, non di un coglione qualsiasi. –. Si voltò per guardarmi; il suo viso era il dolore fatto persona. Mi alzai e avvicinai a lui. Lui tese il braccio e mi attirò a sé, stringendomi. Stavolta lo strinsi anch’io. Nessuno dei due parlò: non ce n’era bisogno. Prese il mio viso tra le sue mani e mi baciò dolcemente le labbra. I suoi occhi verdi luccicarono. Sorrisi e inspirai profondamente. Il suo odore mi inebriava. – Dio, se mi sei mancato! – dissi. Stavolta fu lui a sorridere. Cainnear entrò con un Guaritore al seguito e fummo costretti a scioglierci dall’abbraccio, molto a malincuore. Mentre il Guaritore ricuciva il mio labbro e mi somministrava una pomata da mettere nei punti che avevo colpito cadendo a terra, aggiornavo Reeze su ciò che era successo durante la missione. Lui era appoggiato allo schienale del divano e si limitava ad annuire. – Sono arrivato qualche secondo dopo la vostra partenza. – disse alla fine. – Christa non mi ha permesso di partire, dicendo che non potevo attraversare il Portale una seconda volta in così poco tempo. Sono stato a discuterci fino al vostro ritorno. – Ti capisco. – risposi. – Quando non volle dirmi dov’eri andato, avrei voluto ucciderla. E l’avrei fatto se non fosse stato per Sandor. –. Reeze alzò un sopracciglio. – Ti ronza ancora attorno? – chiese piuttosto infastidito. Gli lanciai un’occhiataccia. – Mi ha aiutato molto con i rapporti e le disposizioni delle truppe. – confessai. – E’ uno a posto. – Potevi chiedere ad Angel. – ribatté lui. – Sai com’è, è Generale. – Angel aveva cose più importanti da fare. – replicai. – Non posso contare sempre su lui, Tjana o te. –. Il suo sorriso si spense e si limitò a guardare fuori dalla finestra. – Appena hai finito qui, il Consiglio ti aspetta nella Sala della Luce, Dafne. – disse Cainnear, fissando il suo cercapersone. Il Guaritore terminò di spalmarmi la pomata sul braccio e uscimmo tutti dall’ufficio.

Io e Reeze ci dirigemmo verso la Sala, dopo che diedi a Cainnear il resto della giornata libero. Io e Reeze entrammo nella Sala della Luce e lui si accomodò accanto ad Angel, mentre io presi posto al centro del tavolo degli Anziani. L’Anziano Magnus si sporse verso di me. – Possiamo sapere il motivo della seduta, Vostra Grazia? – Tra poco lo saprete. – risposi senza guardarlo. Mi alzai in piedi e tutti intorno tacquero. – Signori membri del Consiglio della Luce, – esordii battendomi il pungo sul petto. – siete stati da me convocati quest’oggi poiché sono venuta a conoscenza di un vecchio nemico comune che è tornato alla ribalta. –. Un brusio si alzò dagli spalti. – Chi, Vostra Grazia? – chiese Magnus sinceramente incuriosito. Inspirai profondamente. – Talerius il Traditore. –. Occhi sgranati ed esclamazioni si alzarono tutt’intorno. – Io e il Generale Belfort lo abbiamo affrontato presso le rovine della mia casa nella dimensione mortale. Non siamo riusciti a prenderlo; temiamo abbia riacquistato i poteri. –. I visi di quasi tutti i presenti impallidirono e capii benissimo il perché: se quello che un tempo era stato considerato il più potente tra gli Stregoni avesse riacquistato anche solo un briciolo della magia, tutti i presenti in sala, se non tutta la dimensione, erano in grave pericolo. Se poi le voci sulla pazzia del mio padre biologico si fossero rivelate vere, molti di loro se la sarebbero vista davvero brutta prima di essere finiti. – Come lo avete trovato? – bisbigliò l’Anziano Magnus. Tra tutti gli Anziani era quello più spaventato e anche l’unico che riusciva a parlare. – Grazie alle sonde messe a punto dal Settore F. – rispose Angel prima che potessi dire qualcosa. – Ho trattenuto alcune delle cose di Talerius una volta che si è dato alla macchia, nella speranza che potessero rivelarsi utili un giorno. Quando ho saputo che i macchinari funzionavano alla perfezione, ho chiesto all’ingegnere Waynat di cercare di estrapolare il DNA del Traditore dagli oggetti che avevo custodito. Lui per miracolo ci è riuscito e siamo stati in grado di rintracciarlo. Ho immediatamente informato la Suprema e siamo partiti in missione. Credo che le voci sul conto di Vostra Grazia siano giunte alle sue orecchie e abbia voluto controllare di persona, probabilmente incuriosito dal mistero di una mortale che diventa Guardiana. –. Magnus annuì. – Ora… – ripresi io vedendo che nessuno parlava – dobbiamo trovarlo prima che riesca a trovare un modo per raggiungere la dimensione, per questo chiedo a tutti i Capitani di rimanere reperibili giorno e notte. Ci alterneremo; più tardi vi manderò l’elenco delle truppe che partiranno per prime. Siate prudenti: per quanto possa sembrare innocuo e debole, non è un nemico da sottovalutare. Cercate di riportarlo vivo. Sarò io stessa a giustiziarlo. Cercherò di partecipare a più missioni possibili. Se non avete altre domande, dichiaro la seduta chiusa. –. Nessuno parlò. Erano tutti sconvolti e spaventati. Attesi cinque minuti, poi mi alzai e battei il pugno sul petto. – La seduta termina qui. – annunciai e iniziai a scendere dagli spalti per dirigermi dai Capitani e da Angel che aveva iniziato a dar loro ordini e dritte. – Non qui. – dissi. – Venite nel mio ufficio. –. Dieci minuti dopo eravamo tutti riuniti nel mio ufficio, insolitamente stretto. Cainnear era impegnata a passarmi lettere indirizzate a ogni popolazione della dimensione, per avvertirli del pericolo. Le firmavo e nel frattempo ascoltavo le idee di Angel su come coordinarci. – Dovremo avvertire anche i Generali Baxter e Nimrod. – disse. – A questo punto, abbiamo bisogno di ogni uomo e donna a disposizione. –. Annuii e chiesi a Cainnear di occuparsi di inviare lettere di convocazione agli altri due Generali. Non li avevo mai visti: alla Fortezza era presente solo il battaglione guidato da Angel, che sapevo essere il più importante; gli altri due si trovavano ai confini est e ovest della dimensione, in strutture esclusivamente militari, simili al Pentagono. Rispondevano sempre a me, ma avevano un po’ più di autonomia. In passato erano stati una risorsa molto preziosa e lo sarebbero stati anche adesso. – Dafne, – disse Angel. – non possiamo ospitare entrambe le loro legioni. Non abbiamo spazio a sufficienza. – Infatti non lo faremo. – ribattei io. – Chiamatemi Erik e ditegli che è estremamente urgente. –. Qualche minuto dopo, sul computer mi apparve il simbolo di una chiamata in corso. – Dafne scusa, non posso salire ora, dimmi. – fece l’immagine nitida del viso di Erik dal monitor. – Quanto tempo ti ci vuole a creare altre due Mappe da collegare alle sonde? –. Lui mi guardò perplesso. – Beh… per mettere a punto questo ci abbiamo messo mesi, ma adesso che abbiamo il progetto ultimato penso che, lavorando giorno e notte, forse una settimana sarà sufficiente. Ma ritarderebbe i lavori all’Armeria… – Non importa, mettetevi subito al lavoro. – risposi. – Cercate di finire al più presto, Erik, è davvero urgente. – Sissignora! – fece lui disconnettendosi. – Risolto il problema. – dissi rivolgendomi a Angel e agli altri. Reeze mi fissava con un misto di divertimento e orgoglio. – Tornando a voi. – feci. – Vi dividerete in tre e tre: chi pattuglia meglio di giorno e chi di notte? –. Nunghes, Ragusa e Reeze scelsero il turno di notte, mentre Dubrovnik, Cattelan e Medina quello di giorno. – Cercherò di partecipare ad almeno uno dei turni al giorno. – annunciai notando lo sguardo di disappunto di Reeze. Sapevo non volesse che andassi in missione, ma era uno dei miei doveri. – Voi rispondete direttamente a me, in mia assenza al Generale, come sempre. Tutto chiaro? – Sì, Vostra Grazia! – risposero in coro. – Bene. – tornai a mettere la firma sulle ultime lettere rimaste e poi le diedi a Cainnear per spedirle. Mentre usciva, Angel coordinò le truppe, dando loro informazioni su Talerius. – Prendete una trentina di uomini ciascuno; dalla mappa riuscirete a trovare più o meno la sua posizione ma non arrivate direttamente sul luogo, cercate di aggirarlo. Fate estremamente attenzione. –. Reeze avrebbe preso Tjana con sé, ne ero sicura. Finiti i preparativi, i tre Capitani del turno di giorno partirono mentre gli altri tre, assieme a me e Angel, restarono alla Fortezza. Angel e io dovevamo attendere l’arrivo degli altri Generali.

L’atmosfera alla Fortezza era molto tesa. Pranzai assieme a Reeze, Angel e Tjana nel mio ufficio. – Quindi secondo voi ha davvero riacquistato i poteri? – chiese lei dopo che le abbiamo raccontato tutti i dettagli della missione. – Così sembrerebbe… – risposi. Angel, dopo aver dato gli ultimi ordini ai Capitani, era rimasto in silenzio, concentrato sui suoi pensieri. – Non so… – fece lei dubbiosa. – Non sembrerebbe aver creato lui l’esplosione e non sei stata nemmeno tu… –. Reeze la guardò perplesso. – Stai dicendo che c’era qualcun altro con loro? – chiese. – Impossibile. – replicai. – Ce ne saremmo accorti. Eravamo solo noi tre e i soldati di Angel sparsi per il bosco. –. Tjana non sembrava convita; secondo lei ci sfuggiva qualcosa. Terminammo di pranzare e Tjana e Reeze ci lasciarono per andare a reclutare gli uomini per la notte. – Ci vediamo dopo. – disse Reeze stampandomi un bacio in fronte. Io e Angel restammo in ufficio, in silenzio, finche Cainnear non annunciò l’arrivo dei Generali Nimrod e Baxter. Ci salutammo. – E’ un onore conoscere finalmente Vostra Grazia! – fece il primo mentre mi stringeva la mano. Era un omone possente, dai capelli e baffi lunghi e rossi, raccolti in numerose treccine. Nonostante la sua stazza, aveva un viso molto gentile e gli occhi di un verde pallido, quasi azzurro. – Io sono Emerald Baxter, al Vostro servizio! – esordì facendo un profondo inchino. – Ma piantala! Mi sembra ovvio che tu sia al suo servizio! – fece infastidita la Generalessa accanto a lui: una donna snella, alta e dall’aria severa e composta. I capelli biondo scuro erano raccolti in una coda molto ordinata. Entrambi indossavano la tenuta da caccia. – Aretha Nimrod. – si presentò lei con una riverenza. – Mi dispiace di essermi presentata di persona così tardi, ma capirete che noialtri non possiamo permetterci di venire alla Fortezza spesso. – proseguì. – Capisco perfettamente. – risposi facendo loro segno di accomodarsi. – Mi piacerebbe poter fare una chiacchierata, ma purtroppo l’urgenza non me lo permette. –. Entrambi i Generali mi guardarono incuriositi. – Di cosa si tratta, Vostra Grazia? – chiese Baxter. – Chiamatemi Dafne, vi prego. – feci. – Talerius è tornato e pare aver riacquistato almeno in parte i suoi poteri. – Talerius lo Stregone? – chiese stupito Baxter. – Talerius il Traditore, vorrai dire. – lo corresse Nimrod. – Ne siete sicuri? – chiese e Angel raccontò loro della nostra missione e dello scontro. La Generalessa rimase impassibile, mentre il Generale era piuttosto scosso. – Ma questo è un disastro! – esclamò balzando in piedi. – Come faremo a contrastarlo? Se recupera tutti i suoi poteri non potremo nulla contro di lui! – Calma. – fece Angel irritato. – Dobbiamo catturarlo prima che ci riesca e giustiziarlo, così da toglierli ogni possibilità di ribalta. E poi abbiamo Dafne. –. Nimrod soffocò una risata con un colpo di tosse. – Perdonatemi. – disse. – Non voglio screditare nessuno, ma come farà una ragazza giovane e inesperta a contrastare il mago più potente di tutti i tempo? Sbaglio o è stata allevata tra i Comuni? –. Angel le lanciò un'occhiata mista a odio e compiacimento. – Dafne. – mi disse e io cambiai il mio aspetto, lasciando i nostri ospiti a bocca aperta. – Cosa diavolo è? – esclamò la Generalessa inorridita, mentre l’altro ospite batté le mani stupito. – Questa sì che è una bella novità, Belfort! – disse. – Li trovi tutti tu! –. Angel spiegò loro la storia delle mie presunte origini. Alla fine la Generalessa sembrava spaventata, mentre Baxter era felice come una Pasqua. – Con la Suprema mutaforma, abbiamo delle buone probabilità di sbarazzarci di quel bastardo! – esclamò. – Contate su di me, manderò le mie migliori truppe ad aiutarvi con le ricerche. –. Sorrisi al Generale. – Non credo sarà necessario. –. Spiegai loro dell’invenzione di Erik e di come si stesse impegnando per creare delle altre Mappe comunicanti con quella centrale, al fine di installarle alle loro basi, cosicché non ci fosse bisogno di mandare nessuno alla Fortezza. – Non vi fate mancare nulla qui, eh! – commentò Baxter. Nimrod non sembrava per nulla convinta, ma acconsentì al piano. Dissi loro che potevano tornare ai propri Forti e che avrei mandato loro le Mappe non appena fossero pronte. La Generalessa partì subito, mentre il Generale Baxter decise di restare e ritornare con la Mappa ultimata. Lo scoprii essere un uomo molto allegro, scherzoso e altruista, sebbene Angel mi raccontò che fosse un guerriero spietato in battaglia. Si meravigliava molto facilmente e sembrava entusiasta delle modifiche che stavo apportando alla Fortezza. – Finalmente una ventata d’aria fresca! – esclamò quando lo portai a vedere i lavori in Armeria. Andammo insieme a salutare le truppe rimaste alla Fortezza e incontrammo Reeze. – Il giovane Belfort! – esordì Baxter dando una pacca sulla spalla a Reeze. Se fosse stato qualcun altro, il colpo lo avrebbe fatto accasciare a terra. – Come stai, ragazzo mio? O forse sarebbe meglio dire uomo! Mi ricordi me da giovane: affascinate e temerario! – scoppiò in una sonora risata a cui Reeze rispose con un sorriso splendido. – Ne è passato di tempo, Emerald! – disse. – Vedo che hai già avuto il piacere di conoscere la nostra Dafne. –. Arrossii leggermente al suo sguardo. Era dannatamente bello. – Oh sì! E’ una Guardiana fantastica, vero? – rispose Baxter. – Lo so, amico mio. – Reeze mi cinse le spalle e Baxter sgranò gli occhi. – Ma allora sei davvero un figlio di buona donna! – disse ridendo. – I miei migliori auguri, ragazzi! –. Lo ringraziammo anche se mi sentivo piuttosto imbarazzata. Passammo il pomeriggio a monitorare la Mappa (– L’invenzione del secolo! – come l’aveva chiamata il Generale, non appena l’ha vista) e attendere aggiornamenti dalle truppe che erano partite. Cenammo tutti insieme in cucina: Tjana sembrava particolarmente felice di avere Baxter con noi; a quanto pare lui e il nonno di lei erano molto amici. – La tua famiglia sarebbe indubbiamente fiera di sapere che donna meravigliosa sei diventata, bestiolina! – le disse amorevolmente. Tjana arrossì. “Sei marchiata a vita, adesso!”, pensai sperando che leggesse nei miei pensieri. L’occhiataccia che mi rivolse mi confermò che lo stava facendo. Poco dopo la cena, le truppe del giorno rientrarono, senza nessun successo, e toccò all’altro gruppo partire. – Lo abbiamo cercato in ogni dove! – disse Dubrovnik con tono di resa. – Quel verme ha imparato a nascondersi bene! – Non preoccupatevi, – dissi io. – lo troveremo! Adesso riposatevi. –. Accompagnai Reeze al Portale, dove la sua truppa, quella di Nunghes e di Ragusa erano già pronte a partire. – Fa’ attenzione. – gli raccomandai, improvvisamente preoccupata. – Qualsiasi cosa, hai il comunicatore, non farti scrupoli a contattarmi! – Ehi,  – fece lui vedendo i miei occhi lucidi. Mi strinse a sé e appoggiò le labbra alla mia fronte. – Non stare in pensiero e riposa. Ci vediamo domani mattina, d’accordo? –. Annuii con la testa. Poco dopo, Tjana lo venne a chiamare. Ci salutammo e li osservai attraversare il Portale.

Subito dopo me ne tornai alla Fortezza e mi diressi verso le mie stanze. – Talerius eh… – disse una voce alla mie spalle. Sandor. – Forse dovresti smetterla di apparire dietro la gente, sai? – gli feci. – Sì, Talerius. Non ti sei unito alle truppe in esplorazione? –. Lui scrollò le spalle: – Non mi ha chiamato nessuno, che vuoi farci. –. Il suo tono era neutro, ma ero sicura gli bruciasse. Doveva essere dura vivere in un mondo dove tutti ti consideravano inutile. – Domani vieni con me, sarai il mio braccio sinistro, il destro lo dovrò a Reeze. –. Il suo volto si illuminò. – Dici sul serio? – chiese. – Vuoi davvero portarmi con te? –. Annuii. – Mi pare di averti chiesto di far parte della mia scorta personale. Verrai con me e mi mostrerai cosa sai fare. – Sissignora! A domani! – disse correndo verso la sua stanza. Sorrisi mentre lo guardavo allontanarsi. L’idea di averlo reso felice mi piaceva molto. Tornai in camera mia e mi feci un bel bagno prima di buttarmi a letto. Ero esausta ma la preoccupazione non mi lasciava prendere sonno. Mi rigirai nel letto per un po’ pensando a Reeze; non era nemmeno rientrato che è dovuto ripartire e lo trovavo tremendamente ingiusto. Ero felice che le cose tra noi si fossero sistemate, per questo avrei voluto tremendamente averlo con me, anche se sapevo che trovare Talerius era diventata la priorità maggiore. Alla fine riuscii ad addormentarmi e quando aprii gli occhi, trovai il mio bello accanto a me che mi guardava. – E’ presto, – disse. – puoi dormire ancora. –. In effetti era ancora piuttosto buoi di fuori. – Quando sei arrivato? – chiesi assonnata, mentre appoggiavo la testa sul suo petto. Mi strinse forte e prese ad accarezzarmi i capelli. – Poco fa. – rispose. – Speravo di non svegliarti. Sei stupenda quando dormi. – Ma falla finita! – mormorai soffocando una risata sul suo petto. Stupendo era lui e averlo lì con me. – Novità? Com’è andata? – chiesi ricordandomi della missione. – Nessuna. – fece lui pensieroso. – Lo Stregone è scaltro, sa bene come nascondersi, lo ha fatto per centinaia di anni! –. Annuii e mi sentii improvvisamente sveglia e attiva. Mi alzai, stiracchiandomi. – Puoi dormire ancora, Dafne… – fece Reeze. – Non ho più sonno. – risposi io mentre mi alzavo dal letto. – Devo andare da Erik a chiedergli come procedono i lavori. – Dafne… – Sì? –. Mi voltai a guardare Reeze. Sembrava preoccupato. – Possiamo restarcene un po’ qui e non pensare ai nostri doveri? – chiese con un tono a cui non potevo dire di no. Gli sorrisi e mi ributtai a letto. Lui mi strinse di nuovo e mi diede un bacio che mi lasciò senza fiato. – Finalmente… – disse sorridendo. – Mi sei mancata, non so quantificare quanto, ma mi sei mancata. – Anche tu. – risposi stringendomi a lui. Riprese a baciarmi dolcemente, mentre le sue mani esploravano il mio corpo. Iniziai a fremere: ogni suo tocco mi provocava brividi dappertutto. Si staccò dalle mie labbra e con la punta delle dita accarezzò il mio viso bollente. – Ti chiedo scusa, – disse guardandomi dritta negli occhi. – per tutto. Ho agito da coglione e mi sono spaventato e quando sono tornato tu non c’eri e ho temuto che se ti fosse successo qualcosa… non me lo sarei mai perdonato, Dafne. Ma ti prego, almeno tu perdonami. –. I suoi occhi erano lucidi. Gli sorrisi. – Reeze, io ti ho perdonato nell’istante in cui eri uscito da qui. Ero andata a cercarti, sai… – Sì, lo so. – mi interruppe. – Ti ho riportata io qui prima di andarmene. –. Sapevo anche questo, o meglio, lo avevo intuito. – Ho sbagliato anch’io. – ammisi. – Volevi solo assicurarti che mi accettassero come loro guida, io invece pensavo… beh, lo sai, è inutile tornarci sopra. Cercherò di migliorarmi. –. Mi strinse più forte. – Tu sei perfetta così. – disse. – Sono io che non avevo capito quanto forte e determinata tu sia. Quando ti ho vista tornare con Angel, alla seduta del Consiglio e con i Capitani... tu sei davvero nata per fare questo, Dafne. Loro ti rispettano e seguono come nessuno. E poi, tutto quello che stai facendo qui è stupefacente! –. L’orgoglio con cui parlava colmò il mio cuore di gioia. – Sto con la donna più forte che abbia mai conosciuto. –. Le sue labbra tornarono sulle mie, fameliche. Mi staccai da lui, ansante, fissandolo dritto negli occhi: avevano ripreso ad ardere. – Ti amo. – gli dissi. Il mio cuore prese a battere forsennato, come se avesse preso coscienza anche lui del sentimento che provavo. Sentii che anche quello di Reeze accelerò i battiti. Il suo sguardo era così intenso da farmi arrossire. – Ti amo anch’io. – disse in un sussurro, mentre i nostri corpi iniziavano a fondersi alle prime luci dell’alba.

Lightbearer - La Portatrice di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora