Più tardi il Guaritore mi permise di tornare nella mia stanza: a parte qualche dolorino stavo bene. Reeze rimase con me fino a sera, prima di partire per la caccia all’uomo. – Quando torno vengo da te, d’accordo? – disse. Annuii e lo lasciai andare, sciogliendomi dall’abbraccio. Sperai con tutta me stessa che lo Stregone si fosse nascosto bene; ero certa che i Guardiani sarebbero stati più attenti nella caccia dopo la notte prima. Rimasi sola in camera per un po’ a sfogliare i miei vecchi appunti del ‘Demonium’. Verso le 22, bussarono alla porta. Mi alzai per aprire e trovai Angel assieme a Selma. Gli salutai e feci accomodare. – Stai bene, vedo. – disse lei con gentilezza. Le rivolsi un sorriso, annuendo. – E’ una roccia. – scherzò Angel mentre spostava la sedia dalla scrivania per far accomodare Selma. Dopo che mi aveva raccontato della loro storia, m resi conto di quanto fossero distaccati l’uno con l’altra. Lei si sedette e lui si appoggiò al davanzale, mentre io mi sedetti sul letto. – Reeze ci ha raccontato cos’è successo. – disse guardandomi fisso. – Sei scappata col Traditore. – Sì. – risposi. – Yfrit stava per infilzarlo. Non volevo fosse un demone a farlo fuori. Dovremmo farlo noi. – E poi… – riprese. – sei sparita per un bel po’. Dov’eravate finiti? –. Gli raccontai del teletrasporto a Cracovia e del finto scontro tra me e lo Stregone. Entrambi ascoltarono tutto senza interrompermi. – Dafne, – iniziò Selma con il suo tono gentile. – Non ci sente nessuno qui. Puoi parlare tranquillamente. –. La sua affermazione mi spiazzò. Si erano accorti che mentivo. In preda al panico, cercai di dire qualcosa ma non avevo nessuna scusa pronta, così fui costretta a raccontare loro la verità. Ancora una volta, ascoltarono tutto in silenzio: dissi loro dell’appartamento dove avevamo cenato, della storia che mi aveva raccontato Talerius su mia madre e anche di quello che era successo a Isotta. Quando smisi di parlare notai che Angel era agitato. – E tu gli hai creduto? – chiese mentre giocava con il bracciale che portava al polso. – Sì, cioè… – replicai incerta. – voglio indagare a tal proposito. Gli ho detto che se avessi scoperto che mi ha mentito, lo avrei ritracciato e fatto a pezzi. – E come pensi di rintracciare una persona che per secoli è riuscita a far perdere le sue tracce? – domandò lui con un tono stranamente irritato. – E’ mio padre, Angel. Lo ritroverò se servirà. –. Scoppiò in una risata nervosa. – E’ tuo padre. – ripeté. – Certo. – Che vuoi dire? – chiesi infastidita a mia volta. Sapevo che dire la verità non avrebbe portato lui o altri a crederci, del resto nemmeno io ero convita, ma non pensavo si sarebbe infuriato tanto. – Voglio dire che sei una stupida! – tuonò lui. – Angel… – tentò di riprenderlo Selma con calma. – No! – la zittì lui scattando in piedi. – Dafne, ti avrà anche rifilato la favoletta pietosa della vittima di turno ma c’erano prove inconfutabili contro lui! Non puoi aver davvero creduto che ti dicesse la verità! – rise beffardo. – Poi, la storia del testimone… non c’era traccia di nessuno sul posto: solo quello che restava di Isotta, aura demoniaca e magia nera, magia firmata da tuo padre! – E questo lo dice il Consiglio, giusto? – sibilai. – Vorrei ricordarti che tu stesso non ci volevi credere! – Certo che non volevo! Talerius era come un fratello, anzi era mio fratello! – si prese la testa tra le mani. – So quanto disprezzi il Consiglio e non posso darti torto, ma devono prestare dei ferrei giuramenti che non possono tradire e tu pensi che Magnus sia riuscito a trovare il modo per raggirare la magia che lo lega al suo compito? – Potrebbe! La magia nera… – No, Dafne, non si può. – fu Selma a parlare stavolta. – La magia che lega un Anziano al suo compito è potente e antica. Non può essere spezzata. –. Li fissai entrambi di sottecchi. Mi stavano facendo sentire una cretina. Eppure la loro ostinazione non riusciva a farmi smettere di credere che Talerius non mi avesse mentito. – Una cosa non possiamo negarla però. – disse Selma rivolta ad Angel, ancora piuttosto adirato. – Se avesse voluto fare del male a Dafne, ha avuto l’occasione perfetta e non l’ha sfruttata. – Certo! – rispose lui. – Avrà un piano, qualcosa… – O… – mi intromisi. – semplicemente non vuole uccidermi. –. Angel alzò gli occhi al cielo: – Tu proprio non vuoi capire. Il fatto che ti abbia rifilato la storiella del padre costretto a vedere la figlia crescere da altri è una cazzata! – Questo lo dici tu! – sbottai. – Lui mi ha vista da bambina! Veniva a trovarmi finché ha potuto. – Ma sarà stato un caso! – esclamò Angel. – Probabilmente è venuto quell’unica volta per accertarsi che tu non avessi poteri! –. Ero davvero allibita. – Tu preferisci credere a un demone che a quello che consideravi fratello. – affermai infine. Angel mi guardò torvo: una luce colma di rabbia e risentimento si accese nei suoi occhi. – Pensala come vuoi. – disse a denti stretti e uscì dalla stanza, infuriato, lasciandomi sola con Selma. Lei sospirò. – Deve sbollire. – fece. – Quando si sarà calmato, potrete riparlarne. –. Io non risposi; quella situazione mi stava davvero stufando. – Dafne, non ha tutti i torti a pensarla così. – riprese Selma, vedendomi decisamente contrariata. – Tu non sai moltissime cose. Angel ne ha sofferto e ne soffre tuttora. Non è stato facile per lui dover dare la caccia a una persona di cui si fidava ciecamente. Credo non voglia che ne debba soffrire anche tu. – Ma se vi sbagliaste? – chiesi. – Se Talerius fosse davvero innocente? Ha detto che c’era un ragazzo: se lo cercassimo e ci confermasse che Talerius non era presente, che i demoni parlavano del ‘vecchio’? – Non sono comunque prove sufficienti per condannare l’Anziano Magnus. –. La guardai per un attimo: era bella, davvero bella, ma fredda. Un genere di bellezza triste, il ritratto della malinconia. – Tu ci credi, Mia Signora? – domandai speranzosa. Selma non rispose subito; il suo sguardo mi sembrò perso, immerso nei suoi stessi pensieri. – Ognuno di noi ha bisogno di credere che ci sia qualcosa di buono al mondo, Dafne. – constatò infine. – Io credo che tuo padre abbia commesso molti errori nella sua lunghissima esistenza e credo anche che sia giusto che abbia la possibilità di spiegarsi e, magari, redimersi. – si alzò in piedi. – Riposa adesso. –. Selma si congedò e mi lasciò sola. Mi sdraiai a letto e spensi la luce. Non avevo sonno, ma non potevo nemmeno restare sveglia ad aspettare il ritorno di Reeze. Avrei voluto parlargli subito e dirgli la verità, ma avevo paura avrebbe reagito come Angel, se non peggio. Decisi che sarebbe stato meglio non dire nulla al momento. Ancora immersa nei miei pensieri, mi addormentai.
Al mio risveglio, Reeze era come solito sdraiato accanto a me: notai che non indossava la tenuta da caccia ma una tuta e una maglietta semplici. Leggeva ‘Lo Hobbit’ ed era talmente assorto da non accorgersi che mi fossi svegliata. – Buongiorno. – gli dissi, avvicinandomi a lui. – Ehi… – rispose chiudendo il libro e rimettendolo sul comodino. – Ancora non capisco cosa ci trovi di tanto bello in quella roba… – accennò un sorrisetto. – Non lo capirai mai. – dissi alzando gli occhi al cielo. Sentii le sue braccia stringermi e mi appoggiai al suo petto; odorava di pulito ed era estremamente piacevole. – Ho parlato con Angel. – annunciò con un tono neutro. – Mi ha detto tutto e ti confesso che sono rimasto sorpreso. –. Sospirai. Avrei dovuto dire ad Angel che la conversazione della sera prima sarebbe dovuta rimanere privata. – Scusami… – dissi. – avrei dovuto dirtelo ma l’infermeria non mi sembrava il luogo adatto e poi so benissimo che la pensi come Angel, quindi volevo evitarmi la strigliata anche da parte tua. –. Lo sentii sorridere. – Non la penso come Angel, Dafne. – disse spiazzandomi. – Dopotutto, Talerius non ti ha fatto del male, il che la dice abbastanza lunga. –. Mi alzai per guardarlo in faccia. Mi prendeva in giro? – Secondo Angel il suo è solo un piano… – iniziai ma Reeze mi interruppe: – Angel è Guardiano da un sacco di tempo, Dafne. Per lui ogni ordine è sacro. Non so se fosse davvero lo Stregone a far uccidere Isotta, ma è comunque morta e le prove portavano tutte a lui. E’ anche vero però, che ogni uomo dovrebbe avere la possibilità di dimostrare la sua verità, di diventare migliore. –. Il suo sguardo fissava oltre me, verso il pallido cielo autunnale. – Non mi hai mai raccontato del periodo passato con Selma… –. Lui mi strinse più forte: – E’ tardi, un’altra volta te ne parlerò. –. Mi alzai a malincuore per fare colazione e iniziare un’altra giornata. Reeze non venne assieme a me: disse che avrebbe passato la giornata in Biblioteca. Scesi quindi da sola ai piani inferiori e, dopo un pasto molto veloce, (con enorme disappunto di Klaus che sosteneva mi dovessi mantenere in forze), mi diressi verso lo studio. Al mio arrivo, le Guardie mi salutarono solenni; risposi e lasciai mi facessero entrare, convinta di essere la prima ad arrivare. Tuttavia, al mio ingresso trovai Angel seduto su uno dei divanetti, che chiacchierava con la mia assistente. – Buongiorno. – dissero all’unisono, non appena mi videro. – ‘Giorno. – risposi. Ultimamente, la presenza di Angel mi metteva ansia più di chiunque altro. Sperai solo di riuscire a mascherarlo, non volevo dargli altri dispiaceri né tantomeno creare ulteriori discussioni, soprattutto adesso. – Bene. – fece Cainnear alzandosi e portando via le tazze in cui avevano consumato quello che sembrava caffè. – Immagino tu voglia consultare i rapporti di ieri notte. Te li ho sistemati sulla scrivania. – indicò la pila di fogli perfettamente disposti. – Se hai bisogno di me, – proseguì cercando qualcosa in tasca. – Puoi usare questo. Numero 2 della chiamata rapida. – Ma quello è il mio cellulare! – esclamai stupita mentre Cainnear me lo porgeva. – Sì, – rispose Angel. – è il tuo cellulare. –. Osservai attentamente quell’oggetto un tempo tanto prezioso. – Ero convinta di averlo perso. – feci. – Dove lo hai scovato? – Non lo avevi perso. – replicò lui. – Ce l’ho sempre avuto io. O meglio, l’ho dato agli ingegneri per apportare delle modifiche e custodirlo. – Perché? – la voce mi uscì più infastidita di quanto avessi voluto e Angel se ne rese conto. – Perché, – iniziò con pazienza. – se lo avessi tenuto tu, non avresti resistito all’impulso di usarlo. Dovevi concentrarti sui tuoi doveri e con quello per le mani, non avresti mai dato un taglio col passato. –. Non potevo dargli torto, ma mi sentivo comunque arrabbiata. – Tu mi hai privato dell’ultima cosa che mi legava alla mia vecchia vita… – dissi aspra. – Mi pare che te lo abbia restituito, no? – rispose lui con la sua solita pazienza che in quel momento trovavo irritante. – Era necessario, Dafne. Adesso che ce l’hai di nuovo, ti prego di usarlo con saggezza e soprattutto di portarlo sempre con te. – Se non mi è servito per un anno, perché dovrebbe ora? – Perché te lo sto chiedendo io, Dafne. –. Ecco che di nuovo mi sentivo la ragazzina che veniva rimproverata dal padre. Lo odiavo, soprattutto perché sapevo avrei fatto come voleva, senza polemizzare. Angel era davvero abile nel persuadere le persone. – Prendi quei rapporti e analizziamoli insieme. – disse chiudendo l’argomento cellulare. Io mi alzai e mi sedetti alla scrivania, avvicinando la pila di fogli a me. – Non credo di aver bisogno del tuo aiuto in questo. – annunciai senza guardarlo. Speravo che mi desse un’aria da persona responsabile. Anche senza guardarlo, sapevo stesse sorridendo. Sapevo rendermi davvero ridicola delle volte. – Bene. – fece. – Allora analizzali tu e poi dimmi. – Cosa? – alzai un sopracciglio. – Beh, Dafne, io sono il Generale in comando di questo Forte. – sembrava divertito. – Devo essere costantemente aggiornato sui rapporti delle missioni. – Non vieni aggiornato da altri? – No. – rispose sforzandosi di non ridere. – Dovrai aggiornarmi tu. –. Passarono alcuni minuti che mi sembrarono ore. Lessi una buona parte dei fogli; non era complicato farlo, ma più leggevo e più mi rendevo conto che non avrei saputo cosa dire ad Angel. Alla fine mi arresi: – Angel. – dissi con le guance che iniziavano ad avvampare. – Sì? – rispose distogliendo lo sguardo dal quadro che stava ammirando da almeno un quarto d’ora. – Mi aiuteresti con questi rapporti? –.
Passammo le successive due ore con lui che mi dava dritte su come leggere i rapporti, senza spenderci troppo tempo ma, allo stesso tempo, senza omettere dettagli importanti. Alla fine della ‘lezione’, fui perfettamente in grado di riassumergli la situazione. – Quindi… nessuno ha trovato nulla. – conclusi. Angel sembrava soddisfatto. – Lo credo! – disse. – Talerius sa come nascondersi meglio di chiunque altro. –. Il suo sguardo indugiò su di me per qualche secondo, costringendomi ad abbassare il mio. Probabilmente, alla fine, Angel avrebbe avuto ragione e io, da brava cretina, mi sarei resa conto del mio sbaglio. Angel aveva un’esperienza che andava ben oltre quella di chiunque altro, soprattutto la mia, ed era anche quello che conosceva meglio Talerius. Se lui dubitava, allora perché io non ci riuscivo? Avevo questa cosa dentro, non sapevo cosa fosse, che mi diceva di fidarmi di un perfetto sconosciuto. Era davvero frustrante. – Tutto ok? – chiese Angel, leggendo la mia espressione. Annuii sorridendo. – Bene. – fece. – Nel pomeriggio gli Anziani vogliono vederti, per cui tieniti pronta. – E me lo dici così?! – sbiancai all’istante. Il panico mi prevalse. Angel fece un sorriso incoraggiante: – Dafne, sei perfettamente capace di tenere testa a tutto il Consiglio. E poi, se vuoi evitare troppo scomode, non sei mica obbligata a rispondere. – il suo sorriso si fece più ampio. – Sei la Guardiana Suprema. –. Dato il momento, non avevo altre faccende burocratiche da svolgere e passai il resto della mattinata libera, così andai in Biblioteca. Non mi ci volle molto a trovare quello che cercavo, o meglio, chi cercavo. Era seduto al solito posto, il mio preferito. La luce che entrava dalla finestra, faceva risplendere i suoi capelli biondi, dorandoli. Mi mancava il fiato ogni volta che lo guardavo, soprattutto quando, come adesso, era concentrato su qualcosa che non fossi io. – Ciao, Dafne! – una voce alle mie spalle mi fece tornare coi piedi per terra. Mi voltai e vidi Sandor con una pila di libri in mano che mi veniva incontro, tutto raggiante. Gli sorrisi a mia volta. – Ci hai fatti preoccupare. – disse. – Come ti senti adesso? – Sto bene, grazie. – risposi. – Tu come stai? – In questo momento sto benissimo! –. Gli rivolsi un sorriso imbarazzato. Lui continuò a guardarmi senza smettere di mostrare la sua immensa gioia. – Stavo leggendo questo libro su come sfruttare la magia legata agli elementi in battaglia. – fece all’improvviso. – Quando ho finito te lo passo, potrebbe interessarti. – Ti ringrazio! – risposi. – Per poterlo fare, bisogna prima saperli comandare gli elementi. – Reeze mi cinse le spalle col suo braccio e mi strinse leggermente a sé – E per farlo, ci vuole pratica, non lettura. – Capitano. – lo salutò Sandor, spegnendosi improvvisamente. – Vado a esercitarmi, allora! Ci vediamo. A presto, Dafne! –. Mi strizzò l’occhiolino e si allontanò canticchiando. – Quanto vorrei si fulminasse da solo. – mormorò Reeze seguendo il Guardiano con lo sguardo. Gli diedi una gomitata sulle costole: – Smettila. Sandor è un ottimo elemento ed è anche mio amico. – Oh, questo lo vedo. – mi lanciò un’occhiataccia. In risposta, gli feci una linguaccia. – Geloso. – dissi stampandogli un bacio sul collo. – Io? Di quello? Ma fammi il piacere! –. Passammo il tempo a leggere e scambiarci opinioni sui libri. Reeeze era molto più preparato di me, soprattutto per quel che riguardava la letteratura contemporanea e, rullo di tamburi, la poesia. – Ti prenderò un libro di Lord Byron. – constatò fingendo esasperazione. – Hai bisogno di farti una cultura. – Non ho mai capito le poesie. – ammisi. – Questo perché ti limiti a leggerle con gli occhi. – Che vuoi dire? – chiesi incuriosita. – Voglio dire che la poesia non va solo interpretata. – mi fissò negli occhi come solo lui sapeva fare. – Devi immedesimarti, renderla tua. Solo allora la sentirai scorrerti dentro e potrai capirla. – Ma che romanticone! – esclamai ridendo. Lui alzò gli occhi al cielo: – Fanculo, Dafne! –. All’ora di pranzo mi accompagnò a mangiare; il nostro tavolo in cucina era vuoto. – Sai dov’è Tjana? – gli chiesi mentre prendevamo posto. – E’ da ieri che non la vedo. –. Reeze mi versò dell’acqua nel bicchiere: – Starà sicuramente riposando. Stanotte ripartiamo. –. Giocai col cibo nel piatto; “Che strazio.”, pensai. Avrei passato un’altra serata senza compagnia, senza Reeze e non mi sarei nemmeno potuta consolare con la mia migliore amica. – Ehi… – mi richiamò Reeze, guardandomi con sospetto. – Non devi preoccuparti per noi, sono molti anni che svolgiamo questo mestiere, sai? – Non sono preoccupata. – fui costretta ad ammettere. – E’ che… mi annoio da sola qui… –. Reeze si mise a ridere. – Beh, – fece. – trova qualcosa da fare. Sei alla Fortezza, non in un posto qualsiasi! – Di notte? – Di notte. –. Il suo sguardo si fece furbo e mi rivolse il suo sorriso sghembo: – Ci sono posti che non immagineresti nemmeno. –. Alzai il sopracciglio incuriosita, ma prima che potessi dire qualsiasi cosa, Reeze mi zittì: – Ah! Dovrai scoprirlo tu. – disse visibilmente divertito. – Io non ti svelerò nulla. –.
Poco dopo pranzo Cainnear mi mandò un messaggio, dicendo che gli Anziani mi stavano aspettando. Inspirai profondamente e salutai Reeze. – Sta’ tranquilla. Andrà tutto bene. – disse, sebbene fosse preoccupato quanto me. Entrai nella Sala della Luce e proseguii fino alla porticina che dava sulla saletta laterale, quella addetta alle sole riunioni del Consiglio ristretto. – Signori. – salutai entrando. – Vostra Grazia. – risposero in coro, battendo i loro pugni sul petto. – Accomodatevi, prego. –. Mi sedetti anch’io sul mio ‘trono’. Prima che chiunque di loro, specialmente Magnus, potessero prendere parola, iniziai io: – Sarò breve: la missione è stata un fallimento e me ne assumo la colpa. Non ho calcolato il potenziale del nemico, né pensato minimamente che potesse essere una trappola. Per nostra fortuna, non ci sono state perdite alcune. Per quanto riguarda il Traditore, – feci intercettando gli occhietti maligni del vecchiaccio. – per evitargli la morte, mi sono teletrasportata con lui nel primo luogo che mi è venuto in mente; anche qui però non ho tenuto conto del potenziale del mio nemico e, dopo un breve scontro, lo Stregone mi è sfuggito. – Beh, mi sembra ovvio! – esclamò Magnus, sollevato di essersi finalmente liberato dal veleno della sua vocetta. – Senza offesa, Vostra Grazia, ma stiamo parlando di uno dei più antichi e potenti Guardiani esistiti. Voi siete poco più che una bambina e… – E l’unica persona che sarebbe stata in grado di affrontarlo è l’Anziana Selma, ne sono perfettamente consapevole, ma grazie Mio Signore. –. Magnus mi fulminò con lo sguardo mentre mi rivolgeva un inchino falso. Nel frattempo Selma si prendeva gli assensi degli altri Anziani, a discapito del vecchio, visibilmente contrariato. – Volevo comunque assicurare tutti voi sulla totale innocuità del nostro nemico. Non ha più magia, altrimenti non sarei qui a parlarvene. Le truppe sono sulle sue tracce, lo cercano giorno e notte e, affinché episodi spiacevoli come quello di due giorni fa non accadano più, ho deciso di affidare le redini della missione al Generale Belfort. Confido che la sua esperienza e soprattutto conoscenza del Traditore ci agevoleranno le ricerche. – Belfort? Ne siete sicura? – fu di nuovo Magnus a parlare. Io finsi stupore: – Temo di non capire, Mio Signore. – Beh, visti i passati rapporti stretti tra i due, siete sicura di voler affidare un compito di tale rilevanza a Belfort? – Sta forse dicendo che il Generale non è fidato? Ho capito bene? – No, Vostra Grazia, io… – Voglia perdonarmi, Mio Signore, ma a me è parso che stesse insinuando proprio questo. –. Magnus strinse le sue labbra in una smorfia. Non gli piaceva essere messo alle strette. – Non è assolutamente quello che intendevo, Vostra Grazia. E’ solo che ho pensato sarebbe più opportuno che il Generale restasse con voi alla Fortezza, per continuare il lavoro di Custode e come supporto in caso di pericolo. – Pericolo? Alla Fortezza? – stavolta ero davvero stupita. – Non esiste posto più sicuro di questo per me. E poi, se il Generale resta qui, chi guiderà la missione? – Potremmo mandare il Capitano Belfort… – Un Capitano a comando di una spedizione di questa portata? – stavolta fu Selma a parlare. – Per quanto Belfort Jr sia indubbiamente capace, un Capitano non può coordinare un così grande numero di soldati. Non ha l’esperienza adatta. – Beh, – Magnus riprese maligno. – a livello di esperienza, nemmeno la nostra Guardiana Mater ne ha moltissima, eppure l’abbiamo lasciata fare… – In quanto capo è mio compito, Mio Signore. – intervenni cercando di non perdere le staffe. – So di non essere sufficientemente preparata, ma converrete tutti con me che non essendo cresciuta qui, non posso avere esperienza. Sto imparando e finora i miei errori non hanno ucciso nessuno. – Questo non è esattamente corretto… – Mio Signore, mi sembra che il processo mi ha scagionata da ogni azione intrapresa in passato, o devo forse supporre che il Consiglio si sia espresso in modo errato nei miei confronti? –. Magnus sembrò capire la minaccia velata dietro le mie parole; nessuno lì dentro voleva essere accusato di tradimento, soprattutto lui. All’improvviso mi resi conto di quanto effettivamente tenesse a quel posto di prestigio. – Vostra Grazia, – disse. – temo ci sia stata un’incomprensione e mi scuso se le mie parole possano in qualche modo avervi arrecato disturbo. – Nessun disturbo. – risposi io con un tono pacato. – Vorrei però ci fosse più trasparenza all’interno di questo Consiglio; dopotutto, lavoriamo tutti per la stessa causa. Comunque, questo credo sia tutto. Se siete d’accordo, procederei alla nomina di Belfort a Generale in comando. –. Tutti acconsentirono e io sciolsi la riunione. Uscii dalla stanza prima che chiunque potesse fermarmi. Ad aspettarmi fuori trovai Cainnear, intenta a controllare la sua agenda. – Tutto bene? – chiese non appena mi vide. Annuii. – Cai, manda la convocazione ufficiale ad Angel. Da questo momento sarà lui a occuparsi della missione. – Sì. – fece lei precipitandosi fuori dalla Sala. Io scesi le scale lentamente. “E’ andata.”, pensai. Decisi che sarei andata ad allenarmi un po’ al campo, ma non appena uscii dall’ingresso, mi resi conto del tempaccio improvviso. Eppure quella mattina c’era il sole… Fui colpita da un senso di consapevolezza, come se fosse ovvio. Sandor! Ma certo! Uscii fuori incurante dell’acqua e andai a cercare il Guardiano. Lo trovai alle cascate, seduto a gambe incrociate. Aveva il viso teso e le labbra serrate. Mi sedetti accanto a lui, in attesa; non volevo fargli perdere la concertazione. La pioggia cadeva incessante. Dopo dieci minuti buoni, (e dopo essermi zuppata tutta, fino alla biancheria), Sandor aprì gli occhi e rilassò i muscoli del viso. Anche la pioggia finalmente cessò, lasciando spazio a un pallido sole autunnale. – Allora? – chiese raggiante. – Che te ne pare? – Non potevi esercitarti con altro? – chiesi infreddolita. Fui costretta a trasformarmi sotto gli occhi impressionati di Sandor, per non congelare. – Wow… – fece. – Questa cosa è… è… wow… –. Scoppiammo a ridere. – Sì, lo so… – ammisi. – E’ ancora ‘wow’ anche per me. – Davvero? – Già… non credo mi abituerò mai. – E perché non dovresti? – la sua voce era strana, come se fosse sbigottito dalla mia affermazione. – Beh, – risposi io. – ho vissuto tutto questo tempo da persona normale, non è facile accettare che le cose siano… diverse, ora. –. Sandor guardava fisso davanti a sé. Il fragore delle cascate in sottofondo infondeva una sensazione di profonda calma. – Non credo sia così. – disse infine. – Le cose saranno anche diverse, ma tu sei sempre stata questo anche se non lo sapevi. Non serve che ti abitui a un qualcosa che sei da sempre, devi solo imparare ad accettarlo. Tu sei sorprendente, Dafne. In te la magia è forte, lo sento da quando sei qui. – Tu… che? – mi sbalordii delle sue parole. – Lo so, mi prendi per pazzo. – sorrise debolmente. – Ma è da quando sei arrivato che riesco a sentirlo. E sai in chi altro ho sentito la stessa forza? Talerius. – posò i suoi occhi di nuovo su di me. Sentii la sua mano sfiorare la mia che ritrassi con delicatezza, sorridendo imbarazzata. Sandor sembrò rattristarsi e ritrasse la mano. – Credo che riprenderò ad allenarmi, ti dispiace? – fece. Io mi alzai e lo salutai. Sulla strada verso la Fortezza, iniziai a pensare. Sandor era indubbiamente un bravo ragazzo, ma dovevo mettere in chiaro alcune cose, prima che Reeze prendesse la decisione di spaccare la faccia al Guardiano. Stavo risalendo la scalinata principale, quando il cielo si fece di nuovo scuro; un rumore profondo che risuonò fin dentro le mie ossa, squartò il cielo. Era stato il tuono più forte che avessi mai sentito.
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Lightbearer - La Portatrice di Luce
FantasyDa millenni ogni dimensione viene protetta dall'Oscurità dalla Congrega della Luce, senza esserne spesso a conoscenza. I Guardiani della Luce vivono in una loro dimensione e si curano di mantenere in vita ogni creatura. Dopo la rinuncia dell'ultim...