Capitolo 7

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I giorni seguenti passarono tranquillamente: dopo i primi quattro di ricovero, finalmente il Guaritore mi aveva detto che potevo tornare nella mia stanza, a patto di non esagerare con gli allenamenti.
Riprendere l'attività fisica non era stato affatto facile: Reeze si sforzava di non farmi strafare, ma si annoiava da morire a non poter sfoderare la sua spada (che avevo scoperto chiamarsi Luce), sebbene cercasse di non darlo a vedere.
Nel frattempo, quando Reeze mi lasciava libera, Tjana veniva a trovarmi e ci allenavamo con la sua mente.
– Lasciamelo dire: la tua prima cotta era proprio in-guar-da-bi-le! – mi punzecchiò lei, dopo aver passato un'ora buona a frugare tra i miei ricordi. – Non avresti dovuto cercare di non vederlo? – le ricordai. – E poi avevo undici anni! I ragazzi a quell'età fanno pena... – Giusto, scusa. Riprendiamo? – Quando vuoi! –.

Intorno al venti di agosto, una mattina mentre insieme a Reeze ci allenavamo in Armeria con le pistole ('Se non puoi allenarti ancora con la spada, almeno cerchiamo di farti imparare e mirare!' aveva detto), Tjana venne di corsa a cercarci: – Dafne! Dafne, Angel è qui! E' tornato! –.
Per l'emozione per poco non sparai a Reeze.
Riposi accuratamente la Browning Hi-power nella valigetta da cui l'avevo presa e mi precipitai di volata a cercare Angel. Lo trovai insieme a un gruppo di Guardiani in cucina, mentre Klaus gli serviva dl cibo caldo e vino. Reeze mi raggiunse poco dopo e insieme andammo a salutare la truppa appena rientrata.
– Vostra Grazia, Capitano. – ci salutarono tutti in coro, battendosi il pugno sul petto. Io, incurante di tutti, abbracciai Angel.
– Così mi soffochi! – scherzò lui, ricambiando la stretta.
– E' forte vero? Più di come me l'avevi lasciata. – si vantò Reeze, mettendomi una mano sulla spalla, mentre con l'altra stringeva quella di Angel. Questi ci rivolse uno sguardo quasi stupefatto, poi sorrise compiaciuto.
– E secondo te perché l'ho lasciata proprio a te, Capitano? – fece, sempre sorridente. – Sono contento vi siate trovati, alla fine. – Diciamo che non è così pieno di sé come pensavo. – dissi io, dando una gomitata a Reeze. – Ah, io sarei pieno di me? Senti da che pulpito! – rispose lui, alzando gli occhi al cielo. – Non ricominciate ora! – si intromise Angel con un finto rimprovero. – Sono tornato giusto in tempo per il tuo compleanno, Dafne, ma mi dispiace lo stesso di aver tardato tanto. Non è stata facile come pensavamo. – Compleanno? – fece una voce gutturale, dietro di noi. – Compleanno della Guardiana Suprema? Esattamente quando pensavate di avvertirmi?! – Klaus era diventato bordeaux. – Ci saranno mille cose da preparare! E NON SO NEMMENO CHE TORTA FARE! Ma dico io, pensavate di avvertirmi la mattina stessa dei festeggiamenti? Pensate che io non abbia altro a cui pensare? Ma che modi sono questi?! EH?!? Che modi sono?! –.
Tutti i presenti in sala si fermarono a guardarlo, in un misto tra divertimento e spavento.
– Klaus, non preoccuparti! – cercai di calmarlo. – Non ci saranno festeggiamenti, non ho intenzione di dare nessunissima festa.
– Come no? – chiese Angel, incredulo. – Non ora, Angel, ti prego. – lo supplicai. Tutta quella gente che ci fissava e borbottava mi dava davvero fastidio.
– Dafne, compi diciott'anni! Diventi un'adulta. Non puoi non festeggiare! – insistette Angel. "Che palle!", pensai e Reeze probabilmente me lo lesse in faccia perché scoppiò a ridere. Gli lanciai un'occhiata di supplica.
– Dai, Angel! Proprio perché diventa adulta ha la facoltà di scegliere, no? – mi venne in aiuto il giovane. – Non possiamo costringerla, potrebbe decidere di esiliarci tutti! –.
Trattenne le risate mentre io stavo prendendo seriamente in considerazione di mandarcelo in esilio.
– D'accordo, d'accordo! Come volete. – si rassegnò Angel.
Finito il trambusto, decidemmo di lasciare Angel in pace: ci avrebbe raggiunti più tardi per raccontarci della sua missione. Reeze mi lasciò il resto del pomeriggio libero perché, a suo dire, ero troppo euforica e presa dal ritorno di Angel per riuscire a concentrarmi su cose più importanti. Anche Tjana preferì non esercitarsi.
– Ma ci pensi? – disse spaparanzata sul davanzale della mia finestra, mentre io mi asciugavo i capelli. – Angel e i suoi sono riusciti ad abbattere Brynhildr, una delle creature infernali più forti! E' pazzesco! – parlava sognate, come se stesse immaginando di aver partecipato alla caccia.
Brynhildr non era un Demone Superiore che, come tutti i Superiori, si cibava di anime degli infanti. Da quel poco che sapevo della missione di Angel, lui e i suoi erano stati mandati nella dimensione terrena, in Africa, dove la Creatura aveva commesso una strage in un orfanotrofio. Pensare a tutti quei bambini morti di una morte terrificante, mi fece rabbrividire.
Tjana rimase con me fino all'ora di cena a parlare e fantasticare su future missioni in cui, secondo lei, sarei stata io a coordinare le truppe.
– Naturalmente io verrò con te! Gliela faremo vedere a quei pezzenti di che pasta siamo fatte! – mi rassicurò prima di andarsene. "Già...", pensai, "peccato che io non sono minimamente pronta!".
Pensare di dover partire per combattere era una cosa troppo surreale: sapevo che il mio addestramento servisse a quello, ma cercavo di scacciare quel pensiero più che potevo. Non mi sentivo in grado di affrontare una cosa del genere.
– E' permesso? – domandò Angel, bussando alla porta della mia camera.
– Certo! Entra pure! – risposi, felice di rivederlo. Mi era mancato tantissimo.
– Allora... come stai? – mi chiese, accomodandosi alla scrivania. – Benissimo! – risposi con un grande sorriso. – Bene... – gettò lo sguardo sulla pila di fogli con i miei appunti del 'Demonium' ammucchiati sulla scrivania.
– Dafne, Reeze mi ha detto di volerti riportare a casa per indagare sul tuo passato. – disse. – E io non credo sia una buona idea. – Perché? – domandai. Dopotutto forse avremmo trovato qualcosa riconducibile alla verità sulle mie origini.
– Perché potresti risentirne. Insomma... – tenne lo sguardo basso per evitare di guardarmi negli occhi. – Anche presupponendo che i sogni che fai siano, beh, veri... sei davvero certa di voler scoprire la verità? Non è sempre facile accettarla, lo sai benissimo. Anche se non fosse stata la tua famiglia biologica, loro ti hanno cresciuta e amata come figlia. Non pensi sia meglio lasciare le cose così? –.
Non riuscivo a capire dove volesse arrivare: – Angel, io ho bisogno di sapere la verità. Reeze ti avrà detto cos'è successo la notte in cui mi hanno ricoverata in infermeria... – iniziai. Lui annuì, serio. – Ecco. C'è qualcosa di me, in me, di cui non so nulla. E l'unico modo che ho di scoprire cosa sia, è di tornare là. Questo non vuol dire che io non ami i miei o mia sorella, loro resteranno per sempre la mia vera famiglia. –.
Angel mi rivolse un sorriso cupo. Era preoccupato per me, glielo leggevo in faccia.
– Come vuoi. Basta che so che stai bene. – rispose e io lo abbracciai. Il solo averlo lì con me, mi faceva sentire più sicura di me. Era diventato il mio punto di riferimento, il mio mentore, la mia ancora di salvezza.
– Adesso... – cominciò sciogliendosi dall'abbraccio. – Il Consiglio ha deciso di dare una cena di bentornato a me e al mio plotone. Naturalmente, in qualità di Guardiana Mater, dovrai venire e mi farebbe piacere se mi accompagnassi. – Con piacere! – risposi, interrompendolo. – Questo significa però, – riprese. – che dovrai renderti... presentabile. – scandì l'ultima parola con un tono strano.
Qualcuno bussò alla porta; mi alzai per aprire e rimasi pietrificata dalla sorpresa. – Bonsoir, Dafne! – esordì Madame Debois, con due donne al seguito. – Possiamo iniziare? – Iniziare cosa, esattamente? – domandai sconcertata.
Madame Debois scoppiò nella sua risatina falsa: – Ma come cosa? Dobbiamo renderti perfetta per la cena di gala di stasera! Non vorrai andare con quegli stracci addosso! –. Sgranai gli occhi e guardai Angel che sorrideva, divertito.
– Scherzi vero? – gli chiesi mentre si alzava per uscire.
– Ci vediamo tra un'ora all'ingresso. – si congedò lasciandomi con la Debois e il suo staff. – Trés bien! – esclamò lei. – Cornelia, Minerva, mettiamoci al lavoro! Forza, su! –.

Lightbearer - La Portatrice di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora