Capitolo 31 - Reeze

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– Non se ne parla. –. Ero appoggiato alla parete della camera di Angel. Lui, seduto dietro alla propria scrivania, emise un sospiro esasperato: – Reeze, non abbiamo altre opzioni. – disse col suo solito tono paziente, ma gli occhi tradivano la sua apparente calma. C’era qualcosa in loro che si era risvegliato e che non avevo mai visto prima. “Frenesia.”, pensai mentre con la coda dell’occhio vidi Tjana irrigidirsi. Probabilmente anche lei se n’era resa conto. Angel ci aveva entrambi convocati nelle sue stanze quella mattina. Dafne era impegnata da qualche parte ed era il momento perfetto: non si sarebbe mai accorta che qualcosa non andava. – Ti ho già detto di no. – ripetei. – Non ho intenzione di mentirle. – Tu forse non ti rendi conto del rischio che stiamo corredo tutti. – riprese il Grande Generale. – Se non agiamo subito, potremmo essere tutti condannati. – Ma perché non vuoi darle fiducia? – protestai. – Se lo Stregone avesse voluto sbarazzarsi di lei, lo avrebbe fatto. Ha avuto l’occasione migliore. – Tu non sai di cosa parli. – tagliò corto distogliendo il suo sguardo dal mio. – Conosco quell’uomo da sempre. Ci sono cresciuto. E tutto è tranne uno sprovveduto. Se avesse ucciso un’altra Suprema, si sarebbe esposto troppo. – Ma si è già esposto. – intervenne Tjana. – Si è mostrato a te e Dafne. Sa che siamo sulle sue tracce e, forse, sa anche che siamo in grado di rintracciarlo. –. Ci fu una lunga pausa in cui nessuno di noi osò dire altro. Dal mio canto, ero fermamente convinto della mia decisione: non avrei mai nascosto una cosa del genere a Dafne. E poi volevo fidarmi di lei e del suo istinto. – State mettendo tutti noi in pericolo. – disse alla fine Angel, quasi incredulo. – Se non volete partecipare, d’accordo. Ma sarò costretto a togliervi dai vostri incarichi e mandarvi via di qui, onde evitare che lo diciate a lei. – Ma tu non puoi farlo! – esclamò Tjana indignata. Io fissai mio padre in cagnesco. – Posso. – rispose lui con noncuranza. – Dafne mi nominerà oggi stesso Generale in comando per la missione riguardante il Traditore, il che significa che voi siete sotto il mio diretto comando e prendete ordini da me. Visto che volete disobbedire, non ho altra scelta. E, purtroppo, l’insubordinazione è punibile. – Da quando sei diventato un pezzo di merda, eh Angel? – lo fulminai. – Dallo stesso momento in cui la tua ragazza si è convinta che Talerius sia innocente! – fece lui alzando leggermente il tono. – E non permetterti di parlarmi così, ragazzino! Io, a differenza della tua amata Dafne, so cosa sto facendo e di cosa parlo. Talerius è il nemico. Anche se è suo padre. –. Mi trattenni a stento dal partire e dargli un pugno. – Io verrò. – disse Tjana beccandosi la mia occhiataccia. – Non guardarmi così. Se Angel dice che Talerius mente, devo fidarmi. Non ha mai sbagliato. Inoltre, ha ragione: conosce meglio lui il Traditore di Dafne. Reeze, io non voglio vedere la mia gente morire per uno sbaglio causato dalla buonafede di Dafne. Le voglio bene, ma non posso mettere la nostra causa al secondo posto. Noi siamo Guardiani. – E lei è la Suprema! – tuonai. – O forse ve ne siete scordati? – Non ce ne siamo scordati, Reeze. – rispose Angel. – Ma tu non scordarti che non sa ancora bene cosa faccia. Ha molto da imparare ancora. –. Dire che ero incazzato era un eufemismo. Come poteva Angel parlare così, quando era stato proprio lui a riporre tutto se stesso nella ragazza? – Io non ho intenzione di venire. – affermai secco. – Allora sei in partenza per il Forte orientale. – Angel si alzò e sistemò dei fogli sulla scrivania. – Hanno bisogno di uomini. Puoi prepararti e andare. – Nemmeno per scherzo! – mi avvicinai a lui e stavolta il pugno glielo avrei dato davvero. Stavo caricando un montante, ma lui era stavo molto più veloce. In pochi secondi, rigirò il mio braccio che quasi si spezzò, per poi darmi un calcio che mi costrinse a terra, col suo piede che mi premeva sulla schiena. – Adesso non fare il bambino! – esclamò quasi divertito. – Sei un Guardiano. Adempi al tuo dovere e soprattutto, obbedisci agli ordini! –. Tjana se ne restava in silenzio inerme a fissare la scena. Nemmeno per un istante si era scomposta per darmi una mano. Finiscila e vieni con noi! la sentii gridarmi in testa. Vuoi proteggere Dafne, no? Pensa se Talerius si stia davvero prendendo gioco di lei. Tu non potrai fare nulla, se non farti ammazzare. “Non voglio mentirle!” ribattei alla ragazza. Non è una bugia se non le dici nulla. Reeze, ti prego. Che tu venga o no, verrete comunque separati. Lo sai che Angel non si fermerà davanti a nulla. Smettila e digli di sì! – Avete finito di confidarvi? – chiese questi, accortosi della nostra conversazione telepatica. – Ok! Vengo! Cazzo! – finalmente sentii Angel mollare la presa. – Ma ti avverto: se qualcosa dovesse andare storto, se Dafne dovesse prendersela, ti spacco la faccia! –. Mi rialzai in piedi sentendo le risate di Angel: – Come preferisci, figliolo. –.

Terminata la nostra piccola riunione, mi dileguai e andai in Biblioteca; sentivo un irrefrenabile bisogno di distrarmi, altrimenti avrei ucciso qualcuno. Era tutto così sbagliato: mentire o, peggio ancora, omettere a Dafne il piano di Angel mi faceva sentire male. Sapevo perfettamente che se la sarebbe presa e pregai il Creatore che non facesse nulla di stupido o avventato. Continuavo a ripetermi che lo facevo per il suo bene, che Angel aveva sicuramente ragione e che Talerius andava giustiziato affinché non potesse commettere altri crimini, ma non riuscivo a smettere di sentirmi in errore. Oramai però era fatta: avevo dato il mio assenso, non potevo tirarmi indietro. Nemmeno le poesie di Lord Byron riuscivano a porre fine al mio turbamento. Sentii il suo odore ancor prima di vederla; anche da quella distanza, non riuscivo a non pensare che non fosse il migliore del mondo. Alzai lo sguardo e la guardai in tutto il suo splendore, mentre parlava con… “L’inetto.”, pensai e sorrisi maligno tra me e me. Mi alzai e venni loro incontro. Lo sgorbio le parlava della magia sprigionata dagli elementi. – Per poterlo fare, – mi intromisi senza farmi troppi scrupoli. – bisogna prima saperli comandare gli elementi. – strinsi la mia compagna a me sotto lo sguardo infastidito del ragazzo. – E per farlo, ci vuole pratica, non lettura. – Capitano. – disse con un tono piatto. Quant’era patetico. – Vado a esercitarmi, allora! Ci vediamo. A presto, Dafne! –. Si allontanò facendo l’occhiolino a Dafne e provocandomi una voglia immensa di prenderlo a calci. – Quanto vorrei si fulminasse da solo. –. Non mi resi conto di aver espresso quel pensiero a voce finché non sentii il gomito di Dafne colpirmi le costole. – Smettila. – mi rimproverò. – Sandor è un ottimo elemento ed è anche mio amico. – Oh, questo lo vedo. – commentai e per risposta ricevetti una linguaccia. Quel suo visino angelico mi riportò alla triste realtà e la mia ansia salì immediatamente. Come avrei potuto tenerle nascosto quello che stavo, che Angel, Tjana e io stavamo per farle? – Geloso. – disse a fior di labbra sul mio collo. – Io? Di quello? Ma fammi il piacere! – risposi mascherando il mio stato d’animo. Ero bravo a mentire, ma farlo con lei era una tortura. Passammo il tempo a leggere e scambiarci opinioni sui libri. Mi piaceva da morire osservarla mentre ascoltava rapita le mie considerazioni su vari autori, ma soprattutto adoravo sentire le sue. Aveva un modo tutto particolare di percepire il senso di alcune letture. Purtroppo però, era completamente asina per quel che riguardava la poetica. – Ti prenderò un libro di Lord Byron. – le dissi fingendomi esasperato. – Hai bisogno di farti una cultura. – Non ho mai capito le poesie. – ammise lei leggermente a disagio.  – Questo perché ti limiti a leggerle con gli occhi. – risposi e, di colpo, i suoi occhi si illuminarono di quella luce che amavo di più: la curiosità. - Che vuoi dire? – chiese. – Voglio dire che la poesia non va solo interpretata. – risposi godendomi quel momento. L’aria da ragazzina curiosa che aveva, mi faceva venire voglia di stringerla tra le braccia e non lasciarla più andare. – Devi immedesimarti, renderla tua. Solo allora la sentirai scorrerti dentro e potrai capirla. – Ma che romanticone! – esclamò. Io alzai gli occhi al cielo in segno di resa: – Fanculo, Dafne! –. Poco dopo, l’accompagnai a pranzare. – Sai dov’è Tjana? – mi domandò non riuscendo a scorgere l’amica. – E’ da ieri che non la vedo. –. Il mio stomaco si contorse. Sapevo perfettamente dove fosse Tjana, ma non potevo dirglielo. Per evitare di guardarla negli occhi, presi la caraffa e le versai dell’acqua nel bicchiere: – Starà sicuramente riposando. Stanotte ripartiamo. –. Vidi la sua espressione dispiaciuta e mi si strinse il cuore. Ma come diavolo potevo farle una cosa del genere? Probabilmente avrei passato il resto della vita a osservare quell’espressione.  – Ehi… – cercai di non pensarci e di consolarla per quel che potevo. – Non devi preoccuparti per noi, sono molti anni che svolgiamo questo mestiere, sai? – Non sono preoccupata. – rispose lei, spiazzandomi un po’.  – E’ che… mi annoio da sola qui… –. Scoppiai a ridere al pensiero di quanto si sarebbe divertita a fare a pezzi l’intera Fortezza, se solo avesse saputo. Poi, di colpo, mi balenò un’idea folle. Un’idea che probabilmente avrebbe messo tutti noi nei guai, ma che almeno non avrebbe permesso a Angel di operare alle sue spalle. – Beh, – iniziai cercando di incuriosirla il più possibile. – trova qualcosa da fare. Sei alla Fortezza, non in un posto qualsiasi! – Di notte? – chiese. – Di notte. – era fatta. Dovevo solo istigarla un po’ e sarebbe partita alla ricerca di luoghi inesistenti, ma che l’avrebbero condotta a scoprire il piano di Angel. – Ci sono posti che non immagineresti nemmeno. –. Notai compiaciuto di aver attirato la sua attenzione e prima che potesse fare domande la zittii: – Ah! Dovrai scoprirlo tu. Io non ti svelerò nulla. –. Subito dopo pranzo, la sua assistente l’avvertì dell’imminente incontro con gli Anziani e la dovetti lasciar andare, sperando che il mio piano funzionasse. – Sta’ tranquilla. Andrà tutto bene. – le dissi, anche se forse lo stavo dicendo più a me stesso.

Non ebbi nemmeno il tempo di escogitare qualcos’altro perché scoprisse tutto prima della partenza che venni chiamato da Angel. Lo trovai all’ingresso che parlottava con una Guardia. – Come ti senti? – chiese non appena mi avvicinai. – Una merda. – risposi secco. – Tu scommetto stai da Dio, invece. – No. Ma a differenza tua so prendere le cose con filosofia. – fece lui sorridente. Non ricordavo di aver mai pensato male di lui come stavo facendo in quel momento. Angel mi aveva salvato, accudito, allevato, allenato, sostenuto e anche cazziato svariate volte, ma mai mi aveva fatto un torto. Neppure questo lo era ma, in un certo senso, non riuscivo a non vederlo come tale. – Allora, – riprese. – devi fare delle cose per me. –. Aggrottai le sopracciglia: – Quali cose? – chiesi. “Non ho già fatto abbastanza per te, oggi?”, aggiunsi a mente. – Devi parlare con Christa e dirle che deve aprire più Portali per le 18. – disse con naturalezza. – Tu partirai con il turno della notte alla solita, per non destare sospetti. Ci raggiungerete, così da accerchiarlo e creeremo un effetto sorpresa. Mi porterò tutta la legione. Non sa quanti uomini abbiamo e non si aspetterà l’arrivo di altre truppe. Stavolta non ci sfuggirà. – E come la metti con Dafne? – domandai. – Non pensi che potrebbe notare gli spostamenti di tutti i soldati ai Portali esterni? –. Angel sorrise: – A questo penserai tu. – Scusami? – feci, stentando a credere alle mie orecchie. – Andiamo, Reeze! – incalzò lui. – Non vorrai dirmi che non sai come distrarre la tua dama dal vagare per la Fortezza. – Tu sei… ma che cazzo ti dice il cervello?! – sbottai. Quello era decisamente troppo. Angel continuò a sorridere malizioso: – Come se ti dispiacesse! Non affaticarti troppo, però, che poi mi servi sul campo. – Vaffanculo, idiota. – risposi a denti stretti. – Va’ da Christa ora a riferire il messaggio. Ci vedremo in missione! –. Si allontanò ancor prima che potessi controbattere. Io uscii fuori e mi precipitai ai Portali. Nella testa avevo un turbine di pensieri contrastanti tra loro. C’erano due possibilità ora: la prima, più probabile, crudele e dolorosa, era che Dafne ci scoprisse e mandasse tutto a puttane; la seconda, che riuscissi a stancarla così tanto da farla dormire fino al mattino dopo, che lei non si accorgesse di nulla e che non venisse mai a conoscenza di questa storia. In cuor mio, avevo iniziato a sperare per la seconda, sebbene fosse quasi impossibile. Christa era insieme ad altre Guardie come sempre a sorvegliare i Portali. Non appena mi vide, un sorriso si accese sul suo viso: – Non è un po’ troppo presto per partire? – Non parto, infatti. Non ora almeno. – risposi aggiungendo un “Spero di non partire mai” a mente. – Ordini dall’alto: dovrete tenere tutti i Portali disponibili per le 18 di oggi. – Ordini di chi? – chiese lei insospettita. – Angel. E’ stato nominato Generale in comando dal capo stesso, non ti è arrivata l’informazione?– Sì, ma… – Niente ma. – la interruppi. – Gli ordini sono questi. Se vuoi protestare, fallo con Angel quado si presenterà qui con l’intera armata. – Cosa? – esclamò lei incredula. – Già. Non credo ti convenga farti trovare impreparata. –. Mi voltai diretto alla Fortezza mentre alle mie spalle Christa mi gridava dietro: – Sì, ma stai calmo! –. Andai dritto nella mia stanza e mi buttai dentro la vasca; non che avessi bisogno di un bagno, ma dovevo riflettere sul da farsi e alla svelta. Nonostante il mio immane sforzo di trovare una soluzione, ogni tentativo era vano. Quella situazione sarebbe potuta finire solo in un modo e, per quanto cercassi di reprimere quel pensiero, non vedevo alternative.
Dopo un tempo piuttosto lungo, decisi di alzarmi e rivestirmi ma, non appena mi misi alla ricerca di qualcosa da mettere, il cellulare sul mio comodino squillò. - Dove sei? Mi manchi ☹ - diceva il testo del messaggio. Sorrisi al pensiero che Dafne avesse appena riavuto quel cosino e già si fosse messa all’opera per sfruttarlo. - Sono appena uscito dalla doccia. Puoi venire qui se vuoi ;). - Digitai e inviai il messaggio senza pensare. Mi resi conto l’istante dopo di aver appena preso una posizione. In preda al panico, rendendomi conto del danno combinato, decisi che l’unica cosa che mi restava da fare era dirle tutto, anche se mi sarei messo nella peggiore delle situazioni. Sentii la porta bussare e aprii, convinto di dirle tutto e subito, prima che fosse troppo tardi. Ma non appena la vidi, mi bloccai. Quel sorriso, quegli occhi. Se fosse andata bene, non avrebbe mai saputo, non ne avrebbe sofferto e soprattutto, non le sarebbe mai successo nulla. Non ebbi il coraggio di dirglielo. Mi si dipinse un sorriso ebete sul volto e la trascinai per il braccio, stringendola a me. – Ciao, ragazzina. – dissi perdendomi nei suoi occhi. – Ciao… – rispose con voce roca. Mi faceva impazzire ogni volta. Non resistetti oltre e la baciai. In quel momento, mi dimenticai di ogni cosa; i problemi che mi ero fatto erano stati tutti schiacciati da quel momento tutto nostro. Non c’era niente di più importante al mondo, solo lei. Mi staccai e rimasi compiaciuto nel vedere la sua espressione sognate. Presi la maglietta lasciata sul letto e la indossai. – Insomma ti è stato restituito il telefono. – dissi per prenderla in giro. – A quanto pare… Ehi! – mi fissò scioccata. – Tu lo sapevi! Dovevi dirmelo che tenevano in ostaggio il mio cellulare! –. Scoppiai a ridere: – E a che scopo? Così è decisamente più divertente. – Mi fa piacere che tu sia divertito. – rispose scocciata. – Tra quanto vai? –. Si sedette sul mio letto, riportandomi per un secondo alla realtà. “Ah! Fanculo!”, pensai mentre mi sdraiavo sulle sue gambe. Lei prese a giocare con i miei capelli. Sentivo le sue dita intrecciare dolcemente le ciocche e mi rilassai come non ero riuscito durante tutta la giornata. – Alla solita. – Quanto durerà ancora questa farsa? – chiese imbronciata. Quella domanda era stata come una pugnalata in pieno petto. – Suppongo tutta la nostra esistenza. – risposi cercando di ricacciare nuovamente ogni pensiero negativo. – Sai, questa è la vita che facciamo. Siamo Guardiani. – Sì, ma tu sei libero di andare e goderti l’azione, mentre io sono confinata qui. – si lamentò. Non potevo darle torto, ma preferivo così. Almeno la sapevo al sicuro. – Per ora. – presi ad accarezzarle la mano. – Dafne, hai ancora molto da imparare, per due volte che sei andata in missione, hai rischiato la pelle. – Tu lo fai ogni volta. – protestò. – Ogni Guardiano rischia la propria vita in ogni missione e io che dovrei essere la guida di tutti voi, non posso uscire da queste quattro mura, visto che ogni volta qualcosa va storto in un modo o un altro! – Dafne… – “Non vorresti andare in missione, adesso.”, pensai, senza riuscire a dirlo apertamente. – A differenza tua, ogni Guardiano qui o negli altri due Forti, ha superato quasi vent’anni di addestramento, anche i novellini. Tu sei bravissima, ti impegni ma questo non basta, non ancora almeno. Lascia che siano gli altri a sporcarsi le mani per ora. – Ma di questo passo non andrò mai in missione e non farò esperienza! – Inizia a fare esperienza con le piccole cose. – ripresi prima che potesse interrompermi di nuovo. – Se inizi subito a strafare, i risultati saranno sempre quelli che abbiamo visto. –. Prima avrebbe imparato, prima avrebbero smesso di ostacolarla. Il mondo in cui si trovava ora era molto più crudele di quanto potesse mai immaginare. E lo sarebbe stato ancora di più, anche a causa mia. – Dovrò trovarmi qualcuno che mi faccia compagnia nelle notti in cui sei via… – fece con un tono triste, mentre se la rideva sotto i baffi. Era il momento: con un po’ di fortuna, non si sarebbe mai accorta di nulla. In più, lo voleva anche lei, no? Non l’avrei costretta a restare in camera. Scattai verso di lei e la sbattei al muro, attento a non farle troppo male.  – Ne sei sicura? – sussurrai, inspirando il suo profumo. Sentii i suoi battiti accelerare e così anche i miei. I suoi occhi blu mi scrutavano bramosi. Non avrei resistito a quello sguardo, mai. – E credi che qualcuno sia capace di farti provare questo? – proseguii mentre con le dita le carezzai il braccio. Avvertii un leggero tremore da parte sua, mentre arrivavo alle sue labbra dischiuse. Il suo respiro era pesante sulla mia pelle. Quanto mi piaceva sentire quel respiro affannato! Con l’altra mano, iniziai a percorrere la schiena, fino a scendere sul fianco. – O questo? –. Feci del mio meglio per sfinirla, ma non bastò: invece di crollare addormentata, mi accompagnò all’ingresso. Ero teso come non mai: sarebbe bastato davvero poco e quel castello di carte sarebbe crollato. Trovai i miei uomini già pronti alla partenza. Tra loro, Tjana mi scrutò con le sopracciglia aggrottate. “Non dire nulla, ti prego!”, le gridai a mente. Lei alzò un sopracciglio: – Mi fai schifo. Non fate altro che fornicare. E’ snervante, sapete? – Allora fuori dalla mente, Tjana. – Sei disgustoso! Le passai accanto, dandole una spallata e mi beccai uno schiaffo sul collo. Iniziai a radunare tutti e a impartire ordini, ma con la coda dell’occhio seguivo le due. Sarebbe bastata una sola parola di Tjana e sarebbe andato a puttane. Per quanto fosse abile, forte e determinata, Tjana aveva il bruttissimo difetto di non saper tenere la bocca chiusa.

Finimmo coi preparativi e, dopo aver salutato Dafne, ci dirigemmo ai Portali. Nunghes mi fu subito accanto. – Hai scopato, eh, furbacchione! – disse con un sorrisetto. Io gli lanciai un’occhiata che spense subito la sua espressione trionfante. Non che mi disturbasse parlare di sesso, ma non era il momento e Dafne non era una qualunque. Chiunque le avesse mancato di rispetto davanti a me, avrebbe avuto vita breve. Tranne Angel, ‘furbacchione’! “Falla finita! Veramente, hai scocciato.” Ti rendi conto che se le cose non dovessero andare come speri, lei ti odierà per tutta la vita? Cioè, amico, ti sei venduto! “Non è così.” E com’è? “Sorella, vorrei farti notare che sei nella merda quanto me se Dafne ci scopre.” Giusto. Ma sai qual è la differenza? A me dà ascolto, a te no. – Ah! Sta’ zitta, stronza. – dissi a voce alta, beccandomi l’occhiataccia di Janik, la Guardiana che mi sfilava accanto. Attraversato il Portale, ci ritrovammo in una landa desolata e per di più cosparsa di ghiaccio. – Polo Nord o Sud? – chiese Nunghes tremendamente divertito. – Concentrati. Sti grandissimi cazzi del luogo. – lo rimproverai. Continuavo a domandarmi chi diavolo lo avesse fatto diventare Capitano. – La formazione la conoscete. Seguite la traccia e non lasciatevi sfuggire il bersaglio. In posizione! – tuonai perché mi sentissero tutti. Ci dividemmo come stabilito. Io e i miei andammo a nord ovest, gli altri a est. Non ci volle molto a trovare tutti gli altri; sembrava che l’operazione fosse bella che terminata. Erano tutti riuniti in cerchio attorno a quello che mi sembrava Angel. Davanti a lui, un uomo pelle e ossa, vestito di stracci cosparsi di sangue secco e altre macchie, se ne stava seduto come in meditazione. Nessuno si muoveva né proliferava parola. Mi feci strada tra i Guardiani e raggiunsi Angel. – Ma non si congelerà così? – chiesi sconcertato. Angel sorrise, ma notai che non fosse esattamente felice. – No. E’ un Guardiano, inoltre Stregone. Non gelerà mai. – Ma che stai aspettando a prenderlo? – domandai nuovamente. Quel tizio se ne stava seduto, non sembrava armato né che volesse combattere. Perché non lo avevano ancora preso? – Guarda bene intorno. – rispose Angel. Aguzzai la vista, perplesso. Mi ci volle un po’, ma alla fine scorsi quella che sembrava una barriera invisibile tutta intorno al punto in cui Talerius si era accomodato. Solo in quell’istante mi resi conto del movimento quasi impercettibile delle sue labbra. – Si è rinchiuso in uno scudo?! – esclamai meravigliato. Ma non aveva perso i poteri? – E’ una barriera mentale. – Tjana si era mossa così silenziosamente che non mi resi conto di averla affianco. – Non servono poteri per usare la telepatia. – Giusto. – fece Angel. – Infatti l’onore sarà il tuo Kandori. Pensi di farcela? –. Senza dire nulla, Tjana si sedette davanti all’uomo, nella sua stessa posizione. Non ci fu nessun movimento nemmeno da parte sua: se ne stavano semplicemente seduti una di fronte all’altro, ma sapevo che probabilmente Tjana si stesse dando parecchio da fare per abbattere quel muro invisibile. Restammo così per un po’ e iniziai a spazientirmi. – Trasformati. – mi bisbigliò Angel, avvicinandosi al mio orecchi, come se avesse intercettato i miei pensieri. Gli lanciai un’occhiata interrogativa, ma non obiettai all’ordine. Arrivato a quel punto, non avrebbe fatto la differenza. Non appena diventai blu, ci fu un leggero movimento da parte dello Stregone e questi aprì di scatto gli occhi. Erano uguali a quelli di Dafne quando era trasformata anche lei. Tjana approfittò di quell’istante ed entrò in trans, immobilizzando Talerius. Lo guardai contorcersi in modo innaturale mentre la telepate prendeva possesso del suo corpo. Angel fu fulmineo: appena la barriera cadde, si avvicinò allo Stregone che stava lottando con tutto se stesso per opporsi a Tjana e gli diede un pugno sulla tempia, forte da fargli perdere conoscenza. Non appena Talerius smise di muoversi, ci fu un boato di acclamazioni vittoriose da parte dei ranghi. – Tjana, non perdere il contatto. Dobbiamo tenerlo buono. – disse Angel alla ragazza. Questa si alzò in piedi, ancora in trans, in attesa di altri ordini. – Bene, fratelli miei! – urlò Angel ai Guardiani in balia dell’emozione. – La missione è conclusa! Abbiamo VINTO!!! –. Altre urla si levarono in cielo. Angel mi fu subito accanto: – Grazie, figlio mio. – disse, stringendomi in un abbraccio. Io mi sentivo paralizzato. Quella missione non aveva avuto senso. Mi ero aspettato azione, che Talerius combattesse per la propria libertà, che si opponesse, invece non fece nulla. Una barriera. Sapendo perfettamente che sarebbe bastato mandargli contro gli Anziani o, come in questo caso, un telepate capace. Che si fosse arreso al suo destino? – Vieni. – fece Angel. – Torniamo a casa. –. Una fila di Portali si aprì davanti a noi e i Guardiani presero ad attraversarli. – Quanto tempo sarà passato? – chiesi a Angel mentre attendevamo il nostro turno. – Credo sia mattina. – CHE?! – Sì, lo so. Le lotte mentali fanno questo effetto. –. Quando fu finalmente il nostro turno di attraversare il Portale, provai una certa agitazione che, non appena arrivammo a casa, si trasformò in panico. Assieme a Angel, ci dirigemmo alla Fortezza e fu lì che il castello di carte non solo precipitò, venne letteralmente polverizzato. Dafne se ne stava in piedi, di fronte alla fila di Guardiani che non osavano salire un gradino in più. E questo non perché si fosse trasformata, ma per la sua espressione. Io stesso provai terrore nel vederla. Mi squadrò con un odio che non immaginavo potesse esistere. – E’ finita. – bisbigliai. Angel prese a salire le scale senza mostrare nessuna emozione. Io, al suo fianco, mi sentivo morire. – Buongiorno! – esclamò la Guardiana Suprema e in quel preciso istante mi resi conto che non ci sarebbe stato mai più nulla di buono.

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