Capitolo 28

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Passai qualche ora sdraiata sul divano a cercare di riposare, prima di dover riaffrontare le questioni più urgenti, ma il sonno non si decise ad arrivare, sebbene mi sentissi esausta. Cainnear si preoccupò che nessuno venisse a disturbarmi. Lei stessa entrò solo una volta per portarmi qualcosa da mangiare e dispose dei fogli sulla scrivania. “Il rapporto di Angel”, pensai. Alla fine decisi di iniziare a darmi da fare. Presi quei fogli e li siglai senza nemmeno leggere; semplicemente non mi importava di come mio padre - che ora si trovava nelle celle della Fortezza - fosse stato catturato. Non mi interessava di sapere della gioia nata dalla vittoria, quella vittoria che avevano atteso secoli. Tutti loro, fin da bambini, erano stati istruiti a considerare Talerius il nemico numero uno, poco importava se fosse stato davvero incastrato da chi, dietro al sipario, manovrava il tutto per il proprio tornaconto. Mi sorpresi a giocare con le catenine che portavo al collo. Schifata tolsi entrambi i ciondoli. Le fissai per un secondo: il ciondolo prezioso di Angel e quello più spartano, ma di valore decisamente maggiore, di Reeze. Misi il primo in un cassetto, nell’attesa di poterlo restituire al proprietario, e il secondo in tasca. Qualcosa mi diceva che mi sarei sbarazzata prima di quello. Mi alzai e uscii dalla stanza. Nemmeno a farlo apposta, mi ritrovai Reeze davanti seduto sugli scalini. Non appena mi vide scattò in piedi e mi venne incontro. – Dafne… – iniziò. – No. – lo zittii passandogli accanto. Lui mi prese per il braccio e le mie Guardie sfoderarono le spade all’istante, puntandogliele contro. Sostenni il suo sguardo, riversando nel mio tutto l’odio di cui ero capace. Reeze lasciò la presa: – Lascia almeno che ti spieghi! – esclamò. – Non voglio starti a sentire. – risposi gelida tornando sui miei passi – Ah! – tirai fuori il ciondolo dalla tasca e glielo lanciai. – ‘Vostra Grazia’ per te, Capitano. –. Lui mi guardò sconvolto senza prendere il dente di leone che cadde miseramente a terra.

Scesi le scale con calma. Man mano che mi avvicinavo ai piani inferiori, sentivo le voci felici degli abitanti della Fortezza. Ormai la notizia che Talerius fosse stato catturato aveva fatto il giro di tutto il complesso. Incontrai moltissimi soldati che al mio passaggio smettevano all’istante di gioire. Lo avevo intimoriti molto con le mie minacce. “Meglio così”, mi dissi. Arrivai all’ingresso e trovai gente intenta a portare addobbi di ogni genere verso la Sala della Luce. A quanto pareva ci sarebbe stata una grande festa in onore di Angel e del battaglione. Indubbiamente con la cattura di Talerius coloro che avevano ancora qualche dubbio sulla fedeltà del Generale si sono ricreduti. Sapevo che avrei dovuto presenziare, mio malgrado. Alla Suprema spettava anche questo. – Eccoti qui! – esclamò Madame Debois non appena mi vide. – Per stasera avrei pensato di farti indossare qualcosa di nero, elegante ma non troppo. Non appena finiamo qui, verrò da te. Fatti trovare bella profumata, Cheri! –. Non le risposi nemmeno. Mi diressi in Armeria. – Vostra Grazia, – mi salutò la Guardia all’esterno. – Solo… – Sì, gli addetti ai lavori! – sbottai. – Chiamatemi Erik. Ora. – Sissignora! – . La Guardia entrò mentre l’altra mi guardava con un non so che. – Che c’è? – chiesi infastidita. – E’ vero che il Generale verrà processato? – domandò timidamente. – Non sono affari tuoi. – risposi seccata. Anche questa voce aveva fatto il giro. Peccato però che nessuno avesse parlato di processo. Erik uscì dall’Armeria, scortato. – Ah! – esclamò. – Pensavo mi stessero prendendo in giro. Come posso aiutarti? – chiese. – Camminiamo. – feci. – Qui c’è troppo chiasso e io non ho chiuso occhio. – D’accordo. – rispose lui, allarmato. Uscimmo fuori e mi diressi verso il Parco degli Avi. Ero stata lì solo una volta e sapevo fosse poco frequentato come posto, soprattutto adesso che erano tutti occupati a preparare la festa del secolo. – Dove stiamo andando? – chiese Erik. – Hai paura? – chiesi a mia volta, fissandolo. Lui abbassò all’istante il suo sguardo: – Un po’… – Beh, – risposi. – dovresti averne. Sono piuttosto irascibile al momento. –. Non appena raggiungemmo il fitto degli alberi e i primi monumenti funebri iniziarono a vedersi, fingendo di portare i miei omaggi a un certo Lorence Ironfell mi rivolsi di nuovo al ragazzo: – Hai notizie? –. Lui si guardò intorno prima di rispondere: - Al momento no. – Fantastico. – risposi. Avrei potuto rimandare il tutto di massimo un giorno per via della festa, ma poi non avrei più avuto scuse. E, a meno che Sandor ed Eva non fossero tornati in tempo, riportando delle buone notizie (il testimone), non avrei potuto fare altro che giustiziare Talerius, che fosse realmente colpevole o meno. Riprendemmo a camminare per il Parco, quando raggiungemmo il monumento più bello e grande di tutti: quello di Isotta. – Doveva essere davvero bella… – disse Erik sognante. – Sapevi che fosse una grande amante delle scienze? Diamantis era conosciuta per la sua abilità bellica, mentre Isotta era contraria alla violenza, qualora non servisse. Una grande donna e formidabile Guardiana! –. “Se fosse stata più abile in battaglia non si sarebbe fatta uccidere.”, pensai. – Se avrai delle notizie da darmi, fammi chiamare, ok? – dissi a Erik, congedandolo. Rimasi sola nel Parco a contemplare quel monumento e pensare. “Come si poteva far togliere la vita a qualcuno che si amava?”, mi chiesi. Per rabbia, certo. Durante la notte passata avevo fantasticato molto su me stessa che mettevo la testa di Reeze su una picca, ma dentro di me sapevo che non avrei mai avuto il coraggio di farlo. Forse era per questo che Talerius aveva assoldato dei demoni per farlo al posto suo, sempre che fosse vero. Ripensai allo sguardo sconvolto di Reeze mentre gli tiravo il ciondolo che mi aveva regalato. Mi domandai se avessi dovuto fare altrettanto con la spada, in fondo anche quella era un suo regalo.
Stavo per tornare alla Fortezza, ma accadde qualcosa: dal nulla sulla tomba si scagliò un fulmine. D'istinto mi trasformai e guardai attorno, sfoderando la spada. Non c'era nessuno. Ero sola, davanti alla monumento funebre di una ex Guardiana Suprema, in preda al panico. Osservai meglio la figura di marmo che avevo davanti. Possibile che fosse rimasta intatta? Me l'ero sognato il fulmine? Mi avvicinai con cautela e appoggiai la mano sinistra per sporgermi. Non seppi bene cosa successe poi, ma le mie gambe si fecero molli e caddi a terra, svenendo. Aprii gli occhi e tutt’intorno a me il paesaggio era coperto da una fitta nebbia. Doveva essere un sogno: non era possibile che di colpo il Parco degli Avi si fosse cosparso di nebbia. Mi misi a sedere, guardandomi intorno allarmata: era moltissimo tempo che non facevo dei sogni così realistici. Cercai di risvegliarmi, ma qualcosa me lo impediva. Pregai con tutta me stessa che non fosse l’ennesimo trucco dell’Ingannatore. Non preoccuparti, nessun inganno, Dafne. La voce che mi parlò sembrava venire da ogni direzione. Avrei dovuto provare panico, paura, ma il calore, la calma di quella voce, mi tranquillizzarono. – Chi sei? – chiesi continuando a guardarmi attorno. All’improvviso una sagoma apparve dietro la coltre, avvicinandosi verso me. Quando mi fu davanti mi porse la sua candida mano. Alzati, mia cara. Senza farmelo ripetere, presi la mano e mi tirai su, guardando la donna che mi parlava in faccia: era bella, bella come nessun’altra donna al mondo. I suoi lunghi capelli biondi, ricadevano morbidi sulle spalle, creando delle onde perfette. Il viso tondo e dolce irradiava una luce unica, come il resto del suo corpo. La pelle era perlacea, candida e morbida al tatto. Le labbra rosee e delicate, incurvate in un sorriso dolce e incoraggiante. Ma la cosa più bella erano gli occhi: grandi, circondati da delle folte ciglia, di un luminoso colore dorato. Brillavano come stelle. Fissai quella figura, incapace di credere di avere davanti davvero Isotta, in tutto il suo splendore. Sei diventata una donna stupenda. – Gra… grazie… – balbettai. Camminiamo? – Mia Signora. – le rivolsi un inchino e la seguii. Era molto che desideravo conoscerti e vederti di persona. Dall’aldilà non si riesce a vedere molto. – Venite dall’aldilà? –. Certo mia cara e, prima che tu me lo chieda, stanno bene. Sono fieri di te, Dafne. Sentii una lacrima scendere sulla guancia. Isotta sorrise e la raccolse con un dito. Non versare altre lacrime, piccola mia, non è questo né il momento né il luogo. – Mi dispiace… – feci, asciugandomi gli occhi. Lei continuò a sorridermi. Immagino ti stia chiedendo perché ti trovi qui e, altrettanto, perché io mi trovi qui. – Sì… – risposi incerta. Avevo bisogno di parlare con te. Per questo ho chiesto di poter intercedere con il mondo mortale per un’ultima volta. – Lo avete già fatto? – chiesi stupita. Isotta sorrise di nuovo, stavolta in modo triste. Sì. L’ho fatto. Tuo padre mi aveva richiamata più volte. E’ così che sei nata, sai? – Come?! – ero sempre più sconvolta. Talerius mi aveva detto che ero frutto della sua relazione con una donna comune, una certa Viola, che mi diede alla luce e morì poco dopo. In un certo senso è così… Vedi, tuo padre passò secoli alla ricerca di risposte alle sue numerose domande. Hai ripreso da lui la tua curiosità, nonché il tuo talento nel cacciarti nei guai. Ascoltai attentamente, cercando di placare la confusione. La magia è uno strumento potente, come ben sai. I nostri Stregoni la conoscono sotto ogni suo aspetto ed è loro vietato farne un uso scorretto. Prestano giuramenti ferrei legati da incantesimi che non possono essere spezzati. Ma, beh, tuo padre era stato bandito dalla Congrega nell’istante stesso in cui la sua sentenza a morte fu pronunciata. E con essa tutti i giuramenti prestati. Sapeva a cosa andava incontro quando… La Guardiana sorrise debolmente prima di proseguire, come a volermi tranquillizzare. L’effetto di quel gesto su di me causò esattamente l’opposto. Tuo padre conosce perfettamente ogni genere di sortilegio. E’ sempre stato molto portato, visto il suo talento, a voler sapere il più possibile, sebbene non potesse svolgere dei rituali proibiti. Ha tentato di riportarmi in vita, ma la magia del sangue è scaltra e richiede sacrifici altrettanto grandi affinché vada in porto. Così, nei secoli, ha passato tempo a cercare un modo alternativo di farmi tornare da lui. Poi conobbe una donna, colei che ti ha dato alla luce e… e se ne innamorò. Scoprì poi che questa era una medium, una vera medium e… Sgranai gli occhi: – Voi… voi possedevate mia madre? –. Diciamo di sì… Durante gli anni in cui erano stati insieme, Talerius mi richiamò cinque volte. L’ultima delle quali, Viola rimase incinta. Provai a immaginare Talerius che faceva sesso con una donna che in realtà era posseduta da Isotta. La cosa mi fece orrore. Lo so Dafne, è sbagliato ciò che ha fatto. Ciò che abbiamo entrambi fatto, ma non odiarlo per questo: purtroppo per amore si fanno cose di cui non sempre si può andare fieri. – Ma è stato lui a uccidervi, quindi? – domandai senza girarci intorno. No. Talerius non mi avrebbe mai fatto del male. Avevamo deciso di allontanarci poiché le voci sul nostro conto stava diventando troppo rumorose. Avevamo entrambi bisogno di tranquillità, ma ci siamo sempre amati, fino all’ultimo. – E allora chi? – feci esasperata. – E’ stato davvero Magnus, come sospetta Talerius? –. Io… questo non posso dirtelo, Dafne. – Ma non dovevate darmi delle risposte? – chiesi irritata, dispiacendomi all’istante. Ascolta. Esistono dei luoghi segreti alla Fortezza, forse troverai le risposte che ti servono lì. Per ora, l’unica cosa che posso dirti con certezza è che non è stato tuo padre. Devi parlare con lui. Lui ti dirà più di quanto io possa fare. – Voi siete mia madre… – constatai incredula. Isotta sorrise, gli occhi lucidi. Io sono e sarò quello che tu vorrai io sia. Sappi però che io ti considero figlia mia. All’improvviso la nebbia iniziò a diradarsi. – Che succede? – chiesi in preda al panico. Sta’ tranquilla, piccola mia, ti stai solo svegliando. Prese la mia mano e la strinse forte tra le sue. Siamo tutti fieri di te. La prossima volta, ci vedremo tutti insieme dall’altra parte, tra molto, moltissimo tempo… – Aspetta! – urlai, ma la luce all’improvviso si fece sempre più intensa, finché non mi resi conto di essere sdraiata su un materasso. Aprii lentamente gli occhi e mi ritrovai nella mia stanza, sdraiata nel mio letto. Accanto a me, Reeze camminava nevrotico, mentre qualcuno mi stava tenendo per la mano. – Reeze! – la voce di Tjana risuonò squillante per la stanza – E’ sveglia. –. Sentii un tonfo sul letto e mi ritrovai il viso di Reeze davanti. – Dafne, piccola mi senti? – chiese. Il tono isterico della sua voce, mi perforò i timpani. – Se continui a urlare non so per quanto ancora ci sentirò. – risposi con voce impastata. Reeze mi rivolse uno dei suoi sorrisi più belli e poi spostò lo sguardo: – Hai visto quattrocchi? Per oggi te la sei scampata! –. Non mi ci volle molto per capire che si rivolgesse a Erik. – Dafne, cos’è successo? – chiese Tjana allarmata. – Non sono riuscita a entrare nelle tua mente. –. Riflettei un attimo prima di parlare. Reeze e Tjana restarono in silenzio in attesa dicessi loro qualcosa. Ero stordita, ma ricordavo perfettamente di aver perso completamente la fiducia in loro. – E’ successo che ho avuto un crollo. – dissi cercando di alzarmi. – Ero esausta, qui c’era un baccano allucinante, ho fatto una passeggiata e sono svenuta per la stanchezza. –. Tjana mi guardò poco convinta: – Perché non mi fai entrare? – chiese insospettita. – Perché dovrei? – risposi irritata. Lei sembrò rabbuiarsi. – Chi mi ha portata qui? – Io. – Reeze rispose con prontezza. – Ti stavo cercando, Erik mi ha detto dov’eri e ti ho trovata a terra. Pensavo qualcuno ti avesse aggredita. – A parte voi, non credo ci sia qualcuno così stupido da colpirmi alle spalle dopo stamattina. – risposi. Cadde il silenzio che fu rotto solo da Erik mentre si congedava. – Che ore sono? – chiesi infine, visto che nessuno sembrava voler parlare. – Dovrebbero essere le 17. – rispose Tjana. – Hai bisogno di qualcosa? – No, grazie, potete andare. – Tjana scattò in piedi e si avviò verso la porta. – E questo cos’è? – esclamò Reeze prendendomi il polso. Tjana tornò da noi e fissò stupita il mio polso. Incuriosita, lo guardai anch’io. Non appena lo vidi, mi venne da urlare ma, per fortuna, mi trattenni. – Ti sei fatta un tatuaggio? – chiese Tjana perplessa. – No… – risposi guardando il disegno di un fulmine che si diramava dal mio polso, come se fosse disegnato dalle mie stesse vene, che avevo impresso sulla pelle. – Dafne che cosa… – Devo fare una cosa. – annunciai alzandomi dal letto. – Tu non vai da nessuna parte. – intimò Reeze, bloccandomi. – Vuoi davvero impedirmi di uscire dalla mia stanza? – chiesi incredula. – Non ti è bastato oggi? Devo ricordarti chi sono io e chi sei tu, di nuovo? – Oh, e piantala! – sbottò lui. – Tjana, immobilizzala finché non torno. –. Reeze… – lo richiamò la ragazza mentre lui si avvicinava alla porta. – Che c’è? – sbuffò lui irritato. – Non riesco. – ammise lei stizzita. – Non riesco ad entrare. –. Ci ritrovammo a un paio di metri di distanza: io guardavo loro e loro guardavano me. – Mi pare di aver capito che non potete giocare al bambolotto con me, quindi fuori dai coglioni, ora! – esclamai. I due restarono in silenzio, senza accennare la minima volontà di togliersi di mezzo. Sbuffai infuriata: – Ma lo capite o no che non avete più alcun potere su di me? – continuai a guardargli in attesa di una qualche reazione. Niente. – Ragazzi davvero, io non voglio dovervi ferirvi. Toglietevi o finisce male. – Dafne, non possiamo lasciarti andare. – disse Tjana. – Cos’è successo al Parco? – Qualsiasi cosa sia successa, non riguarda né te né lui. Devo andare a parlare con Talerius adesso, levatevi. – Lo sapevo. – ringhiò Reeze. – Vado ad avvisare Angel. – NO! – urlai. Reeze si voltò a guardarmi. – Tu resti qui. – feci. – Tutti e due restate qui. – Col cazzo! – tuonò Reeze. – O ci dai delle risposte con le buone o con le cattive. –. Stava per aprire la porta e accadde tutto troppo velocemente, persino per me. Tesi il braccio verso di lui e lo vidi lottare contro qualcosa che tratteneva la mano che stava per aprire la maniglia. Tjana emise un grido. Tirai indietro il braccio e vidi Reeze volare via dalla porta e cadere a terra incredulo. Tjana balzò in alto e si tuffò su di me. Istintivamente, mi parai con entrambe le braccia e la vidi colpire qualcosa a mezz’aria e cadere anche lei. Reeze nel frattempo si era rialzato e stava cambiando forma. – Non farlo. – lo pregai, ma era troppo tardi. Prese la rincorsa per caricarmi, ma io fui più veloce e balzai in aria, levandomi quasi il volo, per poi atterrare perfettamente vicino alla porta. L’aprii di scatto e richiusi dietro di me. – Ci sono due persone qui dentro che non devono assolutamente uscire. – dissi alle Guardie. – Hanno cercato di uccidermi. Chiamate rinforzi se serve. –. Le Guardie, allarmate, si piazzarono davanti alla porta con le lame sguainate. Se ero abbastanza fortunata, avevo appena guadagnato mezzora di tempo. Senza pensarci troppo, mi teletrasportai alle catacombe. Sistemandomi alla bell’e meglio, entrai nello spazio riservato alle prigioni. Una cinquantina di Guardie pattugliavano la cella in cui Talerius era rannicchiato. – Vostra Grazia! – esclamarono all’unisono. Talerius alzò la testa nella mia direzione. – Tu, tu e tu. – indicai tre Guardiani che mi sembravano abbastanza grossi da poter dare del filo da torcere a Reeze. – Sono stata aggredita nelle mie stanze, i colpevoli sono ancora lì, accertatevi che vi rimangano! – Sissignora! – li sentii urlare mentre correvano ai piani superiori. – Voglio parlare col prigioniero. – dissi. – Ma certo, Vostra Grazia. –. “So che mi senti, se riesci, rispondi.”, dissi a mente a mio padre. Sono qui. Sorrisi. – E così tu sei il famigerato Traditore di cui tutti parlano. –. “Ho parlato con Isotta, mi è apparsa in sogno, so tutto”. – Spero che trovi la cella di tuo gradimento… –. Immaginavo ti avrebbe contattata prima o poi. Mi dispiace non averti detto tutta la verità, subito. – Devo dire che una volta queste celle erano molto meno confortevoli, sì… –. Chi ti ha aggredita? “Nessuno, mi sono creata un diversivo.” Non sai mentire. – Spero tu sappia a cosa andrai incontro nei prossimi giorni, Stregone… –. “Non ho molto tempo, che diavolo è quel fulmine?” Isotta ti ha marchiata. Adesso hai la sua protezione addosso, per sempre. – Ops! Scusa, non hai più un briciolo di magia in te! –. “Che diavolo significa?” Significa che le tue capacità si sono fuse con le sue. – Meglio essere uno Stregone caduto in disgrazia che un ibrido. Sei uno scherzo della natura, Suprema. –. “Ok, grazie. Adesso devi aiutarmi ad aiutarti.” Come faccio ad aiutarti se sono qui dentro? – Fossi in te offenderei poco. Non sei nella posizione di poterlo fare, reietto. –. Outch! Lingua tagliente, eh. “Scusa, devo sembrare credibile. Ascolta, Isotta mi ha detto di parlare con te perché non poteva dirmi chi l’ha uccisa. Quindi qualsiasi cosa tu sappia che io non so, questo è il momento di dirla.” – Un uomo nella mia posizione può molte cose, ragazzina. –. D’accordo… Hai mai sentito parlare delle vecchie catacombe?  “No.” Immaginavo. L’entrata è stata sigillata ancor prima che Isotta divenisse Suprema.  – Non direi. Vedi, tu sei lì dentro a esalare i tuoi ultimi respiri, mentre io sono qui fuori, libera di poter fare ciò che voglio. –. Si trovano su questo stesso piano. Più avanti rispetto all’entrata delle prigioni. Lì… si facevano esperimenti sui prigionieri… “Non sapevo si facessero prigionieri qui.” Nessuno lo sa, ormai. Quelli ancora in vita a conoscere la verità, non possono parlarne. Quel posto è pericoloso, molto pericoloso. “Cosa ci facevano?”. – Libera? Pensi davvero di essere libera? Sei solo l’ennesima schiava di un sistema che non premia chi dovrebbe. –. Venivano usate per rinchiudere i demoni e studiarli. Sono state murate poiché ci si è resi conto che la loro aura perdurava e, beh, succedevano cose spiacevoli. “Perché?”. – Se con questo intendi te stesso, sono spiacente di doverti comunicare che uccidere una donna innocente non è il modo migliore per venire premiati. –. Per poterli combattere con più efficacia, anche se il più delle volte venivano solo torturati. “E dove sono precisamente?” Venendo qui avrai notato che prima di girare verso le prigioni, la strada viene sbarrata da un muro di pietre più recente. Quella è l’unica entrata. Da lì accederai a tutte le cripte ma, Dafne ti prego, non andare sola. Non ho idea di cosa sia rimasto lì sepolto. Fa’ attenzione. “Ci proverò.”. – Suppongo tu debba lasciarmi ora, ho saputo si fa festa grande oggi. Ti auguro una buona serata, Vostra Grazia! – Altrettanto, Stregone! –.

Risalii di corsa in camera dove trovai uno scompiglio inaudito: Tjana e Reeze venivano trattenuti dalle Guardie, mentre Angel, che avevano sicuramente chiamato i due, stava cercando di farli rilasciare, invano. – Vostra Grazia! – esclamò la mia Guardia personale. – Li abbiamo presi. – Bene. – feci. – Buon lavoro, molti efficienti, davvero. Adesso rilasciateli. –. L’uomo mi fissò confuso: – Ma, Vostra Grazia, avevate detto che vi hanno aggredita… – Sì, per testare le vostre capacità. – risposi annoiata. – Adesso almeno so che posso fidarmi di chi mi protegge giorno e notte. Ottimo lavoro, vi ringrazio, potete andare! –. I Guardiani si dileguarono perplessi, lasciando me, Reeze, Tjana e Angel soli con le mie due Guardie. – Vogliamo entrare. – li invitai. Tjana e Reeze mi guardavano in cagnesco, mentre Angel era un misto tra stupore, incredulità, divertimento e preoccupazione. Chiusi la porta dietro alle mie spalle e feci accomodare i miei ospiti. – Ma ti ha dato di volta il cervello?! – mi sbraitò contro Reeze. – Ci hai quasi fatti uccidere! – Sono confusa… – dissi fingendo perplessità. – Ma i Guardiani non rischiano ogni giorno? – Vaffanculo, Dafne! – sbottò lui. Tjana non disse nulla, ma era infuriata almeno quanto Reeze. – Qualcuno vuole spiegarmi? – chiese Angel sinceramente perplesso. – Visto che rigirereste la cosa a vostro favore e ho cose più interessanti da dire, parlo io, d’accordo? –. Gli altri due non sembrarono volermi rivolgere parola. – Lo prendo come un sì. –. Iniziai a raccontare ad Angel di quello che mi era successo nel Parco, per passare poi allo scontro tra i due. – Immagino tu sappia cosa sia questo? –. Mostrai il polso ad Angel che rimase sbalordito. – E questo te lo ha fatto… – Isotta, sì. –. Passai poi al discorso delle cripte. Reeze e Tjana rimasero di stucco, mentre Angel se ne rimase impassibile. – Cosa pensi sia successo? – chiese Tjana inorridita. – Suppongo ci siano state delle possessioni, Angel? – lo guardai per avere conferma, ma lui non rispose. – Devo sapere a cosa vado incontro, quindi sarei felice se mi agevolassi le cose parlando ora. Non voglio ritrovarmi a dover affrontare cose ‘effetto sorpresa’. – Non solo possessioni. Loro… attiravano perone - bambini principalmente - e se ne nutrivano fino a riconquistare una forma fisica. Sono state sigillate con degli incantesimi potentissimi, non puoi accedervi. – Aspetta, quindi eri seria? – Reeze si intromise, scuotendo la testa. – Tu vuoi davvero andare lì dentro? – Certo che sì, pensavi scherzassi? – Tu non ci vai. – Di nuovo, Reeze? Ripassiamo di nuovo: io capo, tu mezza cartuccia. Ripeti con me, coraggio! Dafne capo, Reeze mezza cartuccia. – Questo non è un cazzo di gioco! – tuonò lui. – Non lascerò che tu vada da sola in un buco che potrebbe essere un covo di demoni! – Io non ho mai detto che sarei andate da sola. – risposi come se fosse la cosa più ovvia al mondo. – Voi due verrete con me, dopotutto me lo dovete! –. Restammo a lungo in silenzio. Mi sarei aspettata una reazione da parte loro, ma nessuno sembrava voler dire ‘A’. Dopo un po’, Tjana e Reeze si guardarono: capii che stavano conversando a mente e la cosa mi diede parecchio fastidio. – Vogliamo fare che da adesso in poi esprimiamo apertamente i nostri pensieri? – chiesi irritata. – Davvero mi credete tanto stupida? – Stavamo solo valutando la situazione. – specificò Reeze. – Non è una decisione semplice da prendere. – Decisione? – alzai le sopracciglia. – Ti sembra che io vi abbia chiesto il vostro parere a riguardo? – risi sarcastica. – Voi verrete con me, altrimenti lo farò da sola e, se mai dovessi tornare, farò in modo che passiate il resto delle vostre misere vite a spazzare le scale. – Dafne, non esagerare adesso. – Angel si intromise, spazientito dai miei toni, ma la cosa non mi toccò. Al momento era l’ultima persona dell’intero universo che poteva permettersi di riprendermi. – Non puoi costringere le persone a seguirti, non è così che dovrebbero funzionare le cose. Il rispetto è alla base di ogni rapporto sociale… – Angel, non parlarmi di rispetto, non tu. – lo zittì bruscamente. – Di rispetto ve ne ho portato anche fin troppo, mi pare. E cosa ho ricevuto in cambio? Una grande e grossa inculata! –. I tre si scambiarono sguardi di apprensione. – Io mi fidavo. – dissi con voce piatta. – Vi veneravo, vi consideravo la mia famiglia. Ma ho sbagliato e state certi che per quanto io possa essere giovane e stupida, non sono solita commettere gli stessi sbagli. E, tanto per essere chiara, voglio voi con me perché siete gli unici due che possono coprirmi le spalle senza farsi ammazzare. Se conoscessi qualcun altro capace di leggere la mente o un altro mezzodemone, state tranquilli che non vi avrei arrecato tale disturbo. Adesso, – fissai Tjana e Reeze con prepotenza. – verrete con me o no? –. Altri scambi di sguardi tra i due, ma stavolta restai in attesa senza protestare. – Verremo. – disse Reeze, infine. – Ma avremo bisogno di un piano, un buon piano. – E di tanta fortuna. – Tjana finì la frase, senza trapelare nessun sentimento. Io guardai compiaciuta i miei compagni: – Siamo d’accordo, allora. Si comincia. –.

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