– Io te lo avevo detto di lasciar perdere. – Angel faceva avanti e indietro per la mia stanza. Reeze sibilava di dolore mentre Tjana gli puliva i graffi che non si erano rimarginati. – Sai cosa sarebbe successo se non fossi riuscita a usare la magia? – continuò. – Te lo dico io cosa: sareste morti! – Hai finito? – chiesi con tono annoiato. La ramanzina era l’ultima cosa che volevo sentire in quel momento: – Quei cosi non esistono più. Noi siamo vivi… – E non avete scoperto nulla. – Ti sbagli. – si intromise Reeze. – Sappiamo che qualcuno qui ha evocato Yfrit. –. Tacemmo tutti, riflettendo sulla questione. Chi poteva essere così pazzo da evocare un demone superiore alla Fortezza? – Magnus. – dissi più a me stessa che agli altri. – Oh Dafne, basta con questa storia! – tuonò Angel esasperato. – Posso tranquillamente dire che stia sul cazzo anche a me e per motivi molto più validi dei tuoi, ma non vado ad accusarlo di qualsiasi disgrazia o cosa spiacevole successa qui dentro! – Reputi quei ragazzini una ‘cosa spiacevole’? – sbottò Reeze, disgustato. – Erano dei bambini, per l’amor del cielo! – Non sto dicendo questo! – gli rispose il patrigno. – Ho detto che non potete attribuire ogni cosa a Socrate. Non avete alcuna prova contro di lui. – Non ancora. – precisai io. Angel era sull’orlo di una crisi nervosa: – Non avrai intenzione di tornare là dentro! – Certo che no! – risposi con risolutezza. – Da domani mi chiudo in Biblioteca a studiare il nostro caro amico Magnus. –. Passata un’altra ora di discussione, in cui Tjana stava dando man forte ad Angel, decidemmo che era tempo di dormire un po’ prima di affrontare un’altra giornata. Reeze rimase con me dopo che gli altri due se ne furono andati. – Ti prego, risparmiami almeno tu la sbroccata, stasera. – lo supplicai mentre sistemavo i cuscini del letto. – Lo so: ho agito da stupida, non avrei mai dovuto portarvi là dentro, potevamo morire, mettere in pericolo la mia preziosissima vita, è stato da incoscienti e… –. Non riuscii a finire la frase perché Reeze mi tappò la bocca con la sua. Dopo aver realizzato, lo spinsi via: – Ma che cazzo fai?! – urlai allontanandomi da lui. La sua espressione si fece confusa: – Credevo avessimo fatto pace… – rispose, perplesso dal mio comportamento. Io sgranai gli occhi e scoppiai in una risata forzata: – Pace? Secondo te abbiamo solo litigato? Scherzi? – Non è così? – chiese. Rimasi a guardarlo a bocca aperta, incredula. Non volevo davvero credere che fosse così tanto tardo. – No! – tuonai furiosa. – Non abbiamo litigato! Io ti ho lasciato dopo che mi hai tradita, ricordi? – Io non ti ho mai tradita. – rispose lui a denti stretti. – Ah, no? Allora cosa hai fatto? – Non ti ho tradita, Dafne. Mai. –. Ero senza parole. Le avevo perse, davvero. All’improvviso mi resi conto che Reeze non fosse poi tanto diverso dai casi umani con cui mi frequentavo negli anni passati. Lui si avvicinò a me e prese il mio viso tra le sue mani, costringendomi a guardarlo dritto negli occhi. Cercai di liberarmi, con scarso successo. – Ascoltami. – disse piano. – Ti prego, ascolta. Io non avrei mai voluto tenerti nascosto nulla e non ho mai, mai, finto di crederti, Dafne. Io ti credevo davvero. Ma ho dovuto obbedire agli ordini, non potevo fare altrimenti. – Non… tu devi obbedire ai miei ordini, razza di coglione! – sbottai e finalmente lasciò la presa. – Angel sta sotto a me e se sapevi tramasse alle mie spalle, tu dovevi dirmelo! – Tu avevi lasciato ad Angel il comando della missione, Dafne! – Ma che diavolo significa?! – mi sedetti sul davanzale. – Non gli ho mai permesso di prendere decisioni senza consultarmi, non gli ho consentito di fare totalmente di testa sua. Se tu hai voluto aiutarlo con tutta quella messa in scena, è stata una tua fottutissima decisione! Non attaccarti a sta storia del ‘gli hai dato il comando’, non è così che funziona e lo sai meglio di me! –. Lui scosse la testa: – Allora perché diamine mi hai baciato alle cripte, prima? – Perché credevo sarei morta! – fui costretta ad ammettere. – Era un bacio d’addio, nient’altro. – Bacio d’addio… – bisbigliò lui. In un secondo, superò la distanza tra noi e mi strinse a sé. Lottai con tutta me stessa, ma era inutile e poi non avevo più forze. Lui spinse le sue labbra contro le mie e mi baciò come non aveva mai fatto. Alla fine cedetti e lo baciai anch’io: le mie mani si intrufolarono nei suoi capelli. Lo sentii mordermi il labbro, mentre gli tiravo le ciocche che avevo tra le dita. In poco tempo, mi ritrovai avvinghiata a lui, con le sue mani che toccavano ogni centimetro del mio corpo, così come le mie del suo. Sul più bello, però, lo sentii staccarsi bruscamente da me. – Volevi un bacio d’addio? – chiese. – Beh, questo è un bacio d’addio. –. Uscì dalla stanza prima che potessi protestare. Rimasi immobile sul davanzale, gli occhi fissi su quella porta da cui era appena uscito. “Che bastardo”, pensai mentre cercavo di ricompormi. Lui lo sapeva, lo aveva fatto apposta. Con quel bacio mi aveva fatta sua, per l’ennesima volta, ma stavolta per sempre. Passai quelle poche ore che mi rimanevano profondamente addormentata, fino a che non fui svegliata da qualcuno che bussava alla porta. – Avanti! – feci con gli occhi ancora semi aperti. Avrei voluto dormire per almeno un anno. – Sei sveglia? – Erik entrò a occhi chiusi. – Soprattutto, sei presentabile? – Entra, tranquillo. – risposi sbadigliando. – Bene. – fece lui. – Ho delle interessanti novità. – Esponimele. –. Mi alzai indolenzita. Sentivo la testa e le braccia pesanti. “Magia.”, pensai. – Ma stavi ancora a letto? – chiese Erik. – Vabbè, non importa. Senti qua: ho delle notizie fresche fresche! – Erik, non girarci intorno, parla. –. Andai in bagno per lavarmi. Erik rimase fuori, dietro la porta. – Allora… – iniziò. – Eva mi ha chiamato poco fa e mi ha detto che hanno rintracciato il presunto testimone. –. Sospirai di sollievo: forse la situazione stava prendendo la piega giusta, per una volta. – Ma… – proseguì. – adesso è uno Sciamano e per legge, non può abbandonare il suo villaggio. –. Appunto: forse. Sputai il dentifricio nel lavandino. – Se devi darmi altre ‘buone’ notizie, ti prego, sparami prima. – dissi. Sentii Erik ridere: – C’è dell’altro però ed è molto interessante. – Interessante buono o interessante lungi da me? – Beh, questo dipende solo da come la prendi. –.
Tjana sbiancò, il che era tutto dire. – Mio nonno. – disse incredula. – Silas Kandori, sì. – feci io. – Tuo nonno. –. Eravamo al nostro solito tavolo a fare colazione, anche se nessuno aveva ancora toccato cibo. – Tu sei sicurissima… – Tjana, lo ha detto Eva a Erik stamattina, – tagliai corto. – non credo abbia sparato cazzate. – Questo cambia decisamente le cose. – si intromise Reeze. Dalla sera prima, non mi aveva ancora rivolto parola; mi ignorava del tutto. – Significa che c’è la possibilità reale di scagionare Talerius da tutte le accuse. – proseguì. Tjana era ancora scossa dalla notizia. – Mio nonno… – continuava a ripetere. – Dovresti essere felice. – disse Reeze per punzecchiarla. – Hai la possibilità di rivedere la tua famiglia. –. Tjana lo fulminò con lo sguardo: – Io non ho una famiglia. –. Scattò in piedi senza toccare cibo e se ne andò a grandi passi. Anche Reeze stava per alzarsi. – Che farai oggi? – chiesi con lo stomaco sottosopra per l’ansia. Lui alzò le sopracciglia e si guardò intorno: – Ma parli con me? –. Io sgranai gli occhi indignata. Stava entrando nella fase bimbo-Reeze. – Vedi qualcun altro? – risposi inacidita. – Ah, ma era una domanda ufficiale! – esclamò con una teatralità patetica. – Adesso mi allenerò al campo, Vostra Grazia. Più tardi, dopo pranzo diciamo, mi recherò in Biblioteca, a meno che non esca qualcos’altro d fare, Vostra Grazia. – Sai che c’è? – mi alzai in piedi e gli passai accanto. – Vaffanculo. Buona giornata! – Altrettanto! – mi gridò dietro. Mi diressi dritta alle prigioni. – Buongiorno! – feci alle Guardie. – Vostra Grazia! – esclamò una vocina troppo familiare che mi diede istantaneamente la nausea. – Mio Signore Magnus! – dissi rivolgendogli un inchino. – Come mai qui? – Volevo accertarmi che il prigioniero fosse ancora qui. – fece lui con quella smorfia sul viso che spacciava per sorriso. Io finsi stupore. – E’ forse successo qualcosa di cui non sono a conoscenza? – domandai. L’Anziano mi guardò attentamente per poi sorridere: – Ma no, certo che no! Nulla può sfuggire all’occhio attento di Vostra Grazia. –. “Vecchio, viscido, porco”, pensai mentre gli rivolgevo uno dei miei migliori sorrisi. – Bene, bene. – riprese. – Spero che il prigioniero soddisfi le vostre curiosità al più presto. Tenetemi aggiornato! – Senz’altro, Mio Signore! –. “Spero che ti ci strozzi con quella lingua biforcuta”. Qualcuno ha la luna storta, vedo! Mi voltai verso Talerius che, senza farsi vedere, se la rideva sotto i baffi. “No, sono sempre così.”. – Allora, Traditore… – dissi a voce alta. – mi auguro tu non abbia impegni per oggi. Oh, ma aspetta! Certo che non ne hai! Ci divertiremo insieme, allora. –. “Siamo stati alle cripte.” Lo so. “Come lo sai?” Ho parlato con Angel ieri sera e Socrate è venuto qui oggi per accertarsi che non ci fossi io dietro a quello che è successo. “Tu parli con Angel?” Certo che ci parlo! Siamo cresciuti insieme. – Non perderò tempo a chiederti di Isotta, ormai tutti sanno la storia, ma ti darò la possibilità di confessare, così almeno questo cavillo ce lo togliamo. – mi sedetti davanti la cella, con le Guardie dietro a me che camminavano in circolo, gli occhi fissi sul prigioniero. – Non confesserò qualcosa che non ho commesso. – rispose Talerius. – Allora partiamo male. –. “E’ che credevo che tu e Angel non parlaste dopo quello che è successo… Insomma, ti ha anche catturato e portato qui.” Facendo la cosa migliore. I Guardiani non sono gli unici a darmi la caccia, sai? Comunque, cos’hai scoperto? Trascorremmo l’ora a scambiarci battute odiose, mentre a mente gli raccontai della sera prima. – Io fossi in te inizierei a parlare. – dissi. – Non ho nulla da dire. –. “In sostanza, sono quasi morta senza scoprire niente di utile, a parte che qualcuno qui si è divertito a giocare alla Ouija.”. La tavola Ouija è una puttanata. “La conosci?” Ho passato vite mortali sulla tua dimensione natale, l’ho viste nascere certe cose. “Me lo dimentico sempre. Beatles o Rolling Stones?” Non è il momento, Dafne. Comunque Stones. Adesso ascolta. “Ho appena avuto conferma di essere figlia tua.” Dafne… “Sì, scusa.” L’altare che avete visto tu e i tuoi compagni, soprattutto il marchio, sono evocatori primari. “Ossia?”. – Guarda che posso passare giorno e notte ad aspettare che tu inizi a parlare. Cosa vuole l’Ingannatore da me e cosa c’entri tu con questa storia? – Non so di che parli. – Bene. –. Alzai il sopracciglio e Talerius fu preso da improvvisi spasmi. I Guardiani mi furono subito vicini, allarmati e pronti all’attacco. – Tranquilli, sono io. Visto che non vuole parlare con le buone… –. Sentii qualcuno approvare la mia mossa. Peccato che non fosse mia. In realtà lo Stregone stava solo fingendo per fare scena. “Che gran attore!” Grazie. Gli evocatori primari sono i marchi che si fanno per evocare per la primissima volta un demone dall’inferno. “Quindi tu mi stai dicendo che Yfrit è stato evocato per la prima volta qui?” Così pare. So che la primissima apparizione di Yfrit, risale ai tempi in cui io ero novizio. Diamantis aveva appena ceduto il posto in favore di Isotta… All’improvviso tacque. “E?”. Il suo volto si fece pallido. – Ehm, Traditore? Sei ancora tra noi? –. Iniziai a provare panico. Magnus era entrato a far parte degli Anziani. “Quindi?” Quindi, non era mai stato un fan di Diamantis. La reputava troppo autoritaria e credo la temesse. Voleva instaurare un nuovo ordine della Congrega, Isotta gli sarebbe stata solo d’intralcio… “Sai, forse Angel ha ragione, siamo entrambi un po’ paranoici nei confronti di quel verme” No, Dafne. Dev’essere lui. Tutto combacia perfettamente! Era stata sua l’idea di chiudere le catacombe e di cancellarne ogni traccia da libri e memorie. “Ma… Magnus non ha poteri.” Non servono poteri quando sacrifichi cinquanta Anime immacolate. – Lasciatelo stare. – dissi alle Guardie che si erano avvicinate troppo alla cella. – Respira ancora, si risveglierà. – Sì, Vostra Grazia. –. “Stai dicendo che si può evocare un demone superiore senza usare la magia? Non c’è una qualche formula da recitare?” Ovvio che c’è, ma non serve la magia per poterla pronunciare. E’ solo per richiamare l’attenzione del demone. Ma perché mi fai queste domande? “Perché devo sapere a cosa sto andando incontro. I miei hanno trovato il tuo testimone, comunque, ma abbiamo un problema: non può venire, è uno Sciamano ora.” Non può sottrarsi a una convocazione ufficiale della Guardiana Suprema. “E come la giustifico? ‘Avevo voglia di vedere uno Sciamano dal vivo?’” Sarebbe un’idea, ma no. Hai detto di aver iniziato a usare la magia degli elementi, giusto? “Sì, ma che c’entra?” C’entra perché gli Sciamani sono maestri in quest’arte.
All’ora di pranzo, mi alzai dalla sedia e andai in cucina, promettendo prima a mio padre/Traditore di tornare presto per continuare a torchiarlo. Mandai un messaggio a Cainnear, chiedendole di prepararmi una convocazione ufficiale per Silas Kandori, elencandole dettagliatamente la motivazione e sottolineando l’urgenza. Ero sicura che quella lettera sarebbe partita ancor prima che mi mettessi a mangiare. Mi sopresi, (nemmeno troppo, in realtà) a stare al tavolo sola: nessuno dei miei soliti compagni si era presentato a pranzo. Consumai velocemente il mio pasto per poter tornare al più presto da Talerius. Avevo ancora così tante domande da fargli, da non sapere da dove iniziare. Tornai in fretta alle prigioni. Stavo per esordire con un sonoro ‘Indovina chi è tornato?’, ma una presenza attirò la mia attenzione. Reeze se ne stava in disparte, come se aspettasse qualcosa. I suoi occhi incrociarono i miei. – Vostra Grazia! – esordì. – Che ci fai tu qui? – chiesi irritata dalla sua presenza. – L’Anziano Magnus ha pensato aveste bisogno di maggiore protezione mentre siete qui. – rispose solenne. – Ma che gentile… –. Problemi? E’ un suo uomo? “No. E’ uno dei miei.”. Scorsi Talerius alzare la testa e osservarci attentamente. Avanzai verso la sedia che avevo usato quella mattina con Reeze alle calcagna. – Capitano Belfort, ti spiace essere così gentile da non respirare la mia stessa aria? – feci. – Perdonatemi? – Voglio dire che gradirei se non mi stessi a un palmo dal culo, grazie. – Ma Vostra Grazia! – rispose lui con tono indignato. – Sto solo eseguendo gli ordini. – Il mio è un ordine, Capitano. –. Reeze si vide costretto ad arretrare, ma percepivo comunque la sua presenza dietro a me e la cosa mi dava parecchio fastidio. – Cos’è questa, la fiera degli ibridi? – fece Talerius di colpo, distogliendo la mia attenzione da Reeze. – Ben tornato tra noi, feccia. – risposi. – Ti sei deciso a parlare? – Non ti dirò nulla. – Che peccato! –. Altre finte convulsioni da parte di Talerius; dietro a me sentii Reeze trattenere il fiato. “Pensa a quant’è idiota.” No, pensa ad altro, ti prego! All’improvviso, mi sentii molto in imbarazzo. Mi resi conto di dover stare molto, ma mooolto attenta ai miei pensieri, dato che mio padre poteva leggerli e vedere cose che preferirei non vedesse. Chi è questo bel giovanotto? E perché porta il cognome di famiglia? Raccontai a Talerius la storia di Reeze, o almeno quello che sapevo di lui. Lui non mi interruppe nemmeno una volta, assorto com’era nel racconto. E’ buffo, non trovi? “Cosa?” Beh, tu sei, in un certo senso, figlia della Luce, mentre lui è figlio dell'Oscurità. E vi trovate qui, nello stesso periodo storico, vivete sotto lo stesso tetto e, mi pare di aver capito che sia uno dei tuoi uomini. “Già… Cos’è che non va?” Quanto ti fidi di lui? “Gli ho affidato la mia vita più volte.” E lo hai anche ucciso. Poi riportato in vita, hai ragione, ma prima ucciso. “Dove vuoi arrivare, scusa?” Da nessuna parte, voglio solo capire. “Non c’è niente da capire. E’ il guerriero migliore che abbia mai visto, finora e ha imparato a controllare la parte demoniaca.” Come lo sai? “L’ho aiutato io assieme ad Angel.” Angel deve tenerci molto se lo ha adottato. “Suppongo di sì.” Spero solo sia degno del cognome che porta. E che generi prole che sia altrettanto degna. “Sei serio?” Certo che sono serio! La nostra famiglia è milionaria, Dafne e, anche se non è un diretto discendente, portando il cognome mio e dei miei Avi, adesso fa parte della famiglia. E deve portare in alto il nostro buon nome e onore. “E io allora?” Tu non porti ufficialmente il cognome di famiglia. “Ma ho più diritti di lui, se permetti!” Sei liberissima di portare il cognome di famiglia, mi renderesti molto felice, ma qualcuno potrebbe farsi delle domande a riguardo. E poi, in quanto Suprema, non credo avrai tempo per procreare. “Potremmo cambiare argomento?” Come desideri. – Fatemi capire… – la voce di Reeze alle mie spalle a momenti mi fece prendere un colpo. – Voi domandate, il prigioniero si rifiuta di rispondere, voi lo torturate, gli fate perdere i sensi e poi attendete che si risvegli per ricominciare da capo? – Che occhio, Belfort! – esclamai. – Dovrebbero soprannominarti ‘Falco’. – Grazie, Vostra Grazia. – rispose lui. – I vostri complimenti sono sempre i più graditi. –. Fate sempre così? “Quasi, sì.” Molto interessante. “Ti avevo chiesto di non parlarne!” Non posso farci nulla, sto cercando di conoscere mia figlia. “Non c’è molto da sapere...” C’è moltissimo da sapere, invece. “So che può sembrare così, ma fidati se ti dico che prima di venire qui la mia vita era tutt’altro che straordinaria.” Ma io non voglio mica sapere che hai scalato il K2 a mani nude e piedi scalzi! E, per la cronaca, non farlo. Voglio dire, scala il K2, ma ben coperta. “Ma va?” Io voglio solo conoscerti. Non sai cosa avrei dato per vederti crescere. Ti avrei insegnato tutto ciò che so, e fidati quando ti dico che ne so di cose. “Vuoi conoscermi? Fatti un giro allora, tanto non abbiamo altro da fare e io non sono brava a parlare di me stessa.” Ne sei sicura? “Certo. Ma ti avverto, alcune cose potrebbero, beh, insomma quando capisci di toccare certi tasti, fermati e passa oltre ok?” Credo di aver capito... Pronta? “Sì…”. Avvertii la sua coscienza entrare nella mia. Era pesante, di gran lunga più pesante di quella di Tjana. Mi faceva strano pensare di avere mio padre che in quel momento scopriva tutti i miei ricordi e segreti. Qualcuno forse avrebbe pensato che dovessi sentirmi violata, me non era così: io volevo farmi conoscere, volevo che Talerius sapesse quale disastro ambulante aveva generato. Mi rilassai, in attesa. Dopo quelle che mi sembrarono ore, (e forse lo erano state), Talerius tornò a parlarmi. Non avresti mai dovuto vivere tutto questo. Mi dispiace, Dafne. “Per cosa, scusa?” Per ogni cosa. Se ti fossi rimasto accanto, molte cose non sarebbero mai accadute. “Se mi fossi rimasto accanto, adesso saremmo entrambi morti o in fuga. Avresti voluto farmi vivere una vita alla macchia?” No. Tu saresti dovuta crescere nella casa di famiglia, assieme a tua madre e me. Avresti dovuto essere istruita dai migliori maestri e, probabilmente, avresti ricevuto il richiamo da Guardiana. Adesso sapresti sfruttare il tuo potenziale al meglio e non avresti bisogno di nessuno dei presenti a farti da guardia. E soprattutto, io non mi ritroverei a dover odiare il figlioccio di mio fratello! “Non sei divertente.” Sei mia figlia, non devo divertirti per forza. “Credo sia l’ora che io vada. Devo informarmi su un paio di cose. Tornerò domani.” A domani! Lasciai le prigioni con Reeze che mi seguiva a distanza, come gli avevo chiesto. – Sai, – disse avvicinandosi a me. – forse tu e Talerius dovreste trovare un modo migliore per coprire le vostre comunicazioni telepatiche. Non sono tutti stupidi. – Sai, – gli feci il verso. – se volessi dei consigli, non li andrei a cercare certamente da te. – Dafne, dico sul serio. – si parò davanti a me, costringendomi a fermarmi. – Rischiate di farvi beccare e poi, beh, credo tu sappia a cosa vai incontro se accusata di tradimento. – Cosa proponi? – chiesi. I suoi occhi, i suoi bellissimi occhi mi guardarono con circospezione. – Beh, – fece. – parlate di più, soprattutto discutete di più. Delle urla non sarebbero male. – Ok, grazie per l’idea. –. Stavo andandomene ma mi prese per un braccio. – Aspetta. – disse mentre gli lanciavo un’occhiataccia. – Cosa vi siete detti per tutto quel tempo? – E a te cosa frega? – Mi frega se si tratta di cose che riguardano il marchio. –. Alzai gli occhi al cielo e spiegai a Reeze cosa avessi scoperto. Lui rimase impassibile, o almeno non mostrò alcuna emozione. – E dei bambini ti ha detto qualcosa? – Solo che erano vittime sacrificali. – risposi. – Ha usato un termine… aspetta… ah, si! Anime immacolate. –. Reeze restò in silenzio. Solo in quel momento realizzai quanto fosse rimasto scosso da quella faccenda. – Ehi… – dissi sforzandomi di essere gentile. – Qualsiasi cos sia successa a quei bambini, adesso non li tormenta più. – Già… torno da tuo padre, è lui che il vecchio vuole che sorvegli. – D’accordo, ma ti consiglio di non parlarci. – E perché no? – Beh, non ne ho la certezza, ma credo che tu non gli piaccia. –.
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Lightbearer - La Portatrice di Luce
FantasyDa millenni ogni dimensione viene protetta dall'Oscurità dalla Congrega della Luce, senza esserne spesso a conoscenza. I Guardiani della Luce vivono in una loro dimensione e si curano di mantenere in vita ogni creatura. Dopo la rinuncia dell'ultim...