Negli anni a venire non avrei più ricordato come quella battaglia - la mia prima battaglia - fosse iniziata. Era come se all’improvviso i ranghi si fossero spezzati, mischiando le fazioni avverse in un disegno caotico e mostruoso. Quello che riuscivo però a ricordare, era Speranza salda nella mia mano destra che menava fendenti a destra e manca, quasi come fosse viva e lei a guidare il mio stesso braccio. Schizzi di sangue nero e cremisi bagnavano il terreno, mischiandosi anch’essi. Talerius e Angel si premurarono di restare costantemente nei miei paraggi e li odiai per questo, anche se in fondo li capivo. Non appena potevo, cercavo Reeze con lo sguardo, non trovandolo da nessuna parte. Quando infine riuscii a scorgere la sua sagoma a una decina di metri da me, mi rincuorai e stupii nel vederlo nella forma umana. Chissà perché avevo dato per scontato si sarebbe trasformato anche lui. Riflettendoci un attimo su, la sua non era stata per niente una cattiva idea: i Guardiani non erano abituati a vederlo nell’altra forma e avrebbero potuto tranquillamente scambiarlo per un demone. Rabbrividii al pensiero e intanto infilzai in piena bocca il demone Grauk che aveva tentato di divorarmi tra le sue enormi fauci, cercando di sorprendermi di fianco. – Fa’ più attenzione! – esclamò Reeze all’improvviso al mio fianco. Ci mettemmo schiena contro schiena mentre un gruppo di demoni minori di ogni genere (demoni-cane, Sartat, Mhol, Qevir e Kappa perlopiù), ci accerchiavano assetati di sangue. – Pronta? – mi domandò Reeze. Nel frattempo i demoni presero ad avvicinarsi con ghigni malefici dipinti sui loro volti deturpati. – Quando vuoi. –. Individuammo le prede e, non appena queste si scagliarono su noi, ci abbassammo con le spade tese, squarciandoli in due. Altri quattro demoni si avventarono contro noi, ma la prontezza di Reeze e la mia aumentata velocità nel movimento, furono la loro rovina: li trucidammo a suon di carne perforata dal metallo. Riuscimmo ad abbattere l’intero gruppetto con estrema facilità. Rezze prese quello che mi diede l’idea di essere uno straccio da una tasca e prese a pulire Destino dal sangue demoniaco che la impregnava. Non appena ebbe finito, me lo passò, guardandosi attentamente attorno. – Cosa voleva Yfrit? – chiese. Io titubai: non avrei voluto dirglielo, ma sapevo che la possibilità che me lo chiedesse era altamente probabile. – Vuole te. – risposi tutto d’un fiato. – Ma, – continuai prima che potesse interrompermi. – Non ha detto perché. – Per cercare il dannato cuore della foresta, probabilmente. – Che? – Giù! – sbraitò costringendomi ad abbassarmi mentre una palla infuocata ci sorpassava per andarsi a schiantare contro una roccia, esplodendo in mille scintille rosse. – Se è stato il tuo amichetto, lo ammazzo. – sputò Reeze. – Non penso l’abbia fatto apposta. – replicai. – E non puoi sapere sia stato lui. Potrebbe essere stato mio padre. Cos’è ‘sta storia della foresta? – Se fosse stato tuo padre la sfera avrebbe colpito il bersaglio. Ha un millennio alle spalle, ti ricordo. – Tu non mi stai rispondendo! – protestai. Nel frattempo tornammo alla battaglia, cercando di non allontanarci, o almeno io. – Dovresti parlarne con Talerius. – disse lui mentre estraeva la spada da un corpo peloso e insanguinato. – Me ne ha parlato lui e vuole che lo trovi prima di Yfrit. Ammesso che lui lo stia davvero cercando. –. Rimasi sbalordita: non avrei mai immaginato che mio padre mi avesse tenuta all’oscuro di una storia del genere, né tantomeno che lo facesse Reeze. Anche se su quest’ultimo non potevo mettere la mano sul fuoco. – Credevo avessimo deciso di dirci tutto. – sbottai. – Dafne, non ora. – Già. –. Con due falcate mi allontanai da lui il più possibile, delusa dal suo comportamento. Lo sentii richiamarmi, ma non mi voltai indietro. Mi feci strada in mezzo al campo ammazzando a sangue freddo qualsiasi cosa emettesse versi non umani. – Qualcuno è arrabbiato, vedo! – Angel mi affiancò rivolgendomi un sorriso divertito. – Dov’è mio padre? – domandai ancora incazzata. – Credo sia più avanti, al centro della battaglia… – Bene, coprimi. –. Angel mi lanciò un’occhiata perplessa, ma eseguì gli ordini. Avanzammo lentamente; man mano che ci si avvicinava al cuore dello scontro, i demoni aumentavano. All’improvviso con la coda dell’occhio notai una sagoma familiare. Ero convinta di essermi sbagliata, ma mi fermai lo stesso. La ragazza non indossava una tenuta da caccia, ma una tuta da combattimento nera che, in mezzo a tutto quel mattatoio, avrebbe potuto essere facilmente confondibile. Ma non alla mia vista potenziata. Sfrecciai a tutta velocità verso di lei, ancora più furiosa. La presi alle spalle e parai il colpo che stava per assestarmi. Non appena si rese conto che ero io, il suo viso impallidì. – Cosa cazzo ci fai tu qui?! – le ringhiai contro. Eva era come paralizzata dalla paura, la sentivo tremare. – Via di qui! – continuai. – Ora! – Ma Dafne! – ‘Ma Dafne!’ un corno! Avevo ordinato a tutti i non iniziati di partire per il Forte Orientale. Ci sono altri stronzi disobbedienti assieme a te? – No, sono sola… – la sua voce risuonò bassa, non il solito tono squillante. – Mi spieghi che cosa ti ha detto il cervello? – la rimproverai con una nota dolente. Mi dispiaceva per Eva perché la capivo perfettamente: gli altri andavano in giro a combattere mentre entrambe noi eravamo costrette a restare alla Fortezza. – Dafne, mi mancano solo due settimane, dannazione! – sbottò lei. Abbattemmo un demone Rugul particolarmente grosso insieme e ci fermammo a guardarci. – Cosa cambia se sto qui? – proseguì la ragazza. – Tra due settimane tanto inizierò a partecipare alle missioni anch’io! – Sotto la supervisione di Reeze! – replicai. – Non da sola in mezzo a un campo di battaglia! – Mi pare che tu abbia meno esperienza di me, eppure sei qui! – le sue parole erano veleno. Non potevo darle torto: stavo rimproverando una ragazza due anni più grande di me, con un’esperienza quasi ventennale tra i Guardiani, addestrata da Reeze e per giunta incredibilmente brava. – Ho Angel e Talerius costantemente alle calcagna. – le confessai. – Avresti almeno potuto chiedere a qualcuno di guardarti le spalle! Ma no! Devi sempre agire da ragazzina capricciosa, tu! –. La nostra conversazione fu bruscamente interrotta dal rumore di un’esplosione pericolosamente vicina. Alzai lo sguardo verso il punto da cui provenne il rumore e per un istante il mio cuore parve fermarsi: a un centinaio di metri di distanza, due demoni corazzati, neri come il petrolio, stavano emettendo fuoco dalle bocche prive di denti. – Quelli sono… – Ariet, sì. –. La puzza che emanavano non me la sarei scordata nemmeno in cent'anni. Presi ad avanzare incontro alle due bestie. “La mia casa. La mia famiglia. La mia vita.”. Eva mi camminava affianco e non me ne preoccupai: in quel momento il mio unico obiettivo erano loro. “Liv. Mamma. Papà. I miei ricordi.”. Il più grosso dei due sembrò accorgersi della mia presenza ed emise un suono gutturale, come di goduria. “La mia casa. La mia famiglia. La mia vita.”. Lo vidi spalancare le fauci nella mia direzione e mi preparai a tagliargliele in due. Nello stesso istante in cui il fuoco maledetto uscì dalla sua bocca, mi levai da terra, ma la direzione che presi era completamente sbagliata. Fu solo in quel momento che mi resi conto di essere spinta da qualcosa, di lato. Caddi sul terreno e mi resi conto di avere Angel sopra. – Ma sei impazzita! – tuonò. – Non puoi affrontarlo da sola! – Non puoi saperlo visto che non mi lasci mai fare! –. Mi rialzai, scrollandomi la polvere di dosso. – Dov’è Eva? – domandai ad Angel, improvvisamente allarmata. – Eva? – strabuzzò gli occhi. – Eva è qui?! – Sì, e prima che inizi, non gliel’ho permesso io! – affermai. – Ha fatto tutto da sola, non so ancora come e verrà punita per questo. – iniziai a guardarmi attorno. – Dove cazzo si sarà cacciata… – Dafne, dobbiamo andare via di qui. – esordì Angel. – Inizia a mettersi male. Devi andare. – Non se ne parla. – replicai. – Fammi trovare almeno Eva! La porto con me. – piagnucolai davanti allo sguardo di Angel che odiavo di più, quello che non ammetteva repliche. – Ti aiuto e poi entrambe sparite, intesi? – Ok, ok! –. Bugia. Non avrei mai lasciato quel campo ora. Gli Ariet rappresentavano la ragione per cui decisi di accettare tutto, per cui seguii Angel alla Fortezza e, anche se le cose erano decisamente cambiate da allora, non avrei mai dimenticato il motivo per cui accettai: la vendetta. Iniziammo a cercare Eva in mezzo a fiamme e fumo. Io non facevo alcuna fatica, ma non potevo dire lo stesso di Angel. Il fumo lo stava visibilmente stordendo. Estesi la mia coscienza alla sua e creai una sorta di barriera. – Ma come… – Non lo so, continua a cercare. Eva! –. Passammo la successiva mezzora a togliere di mezzo i demoni che ci apparivano davanti e chiamare Eva. La cercavo in ogni volto stremato dei Guardiani che incontravamo. Non riuscivo a capacitarmi della determinazione che leggevo nei loro occhi: nonostante fossero passate ore dall’inizio dello scontro, nonostante le energie avevano iniziato ad abbandonarli, non si perdevano d’animo nemmeno per un misero secondo. L’orgoglio, la gratitudine e l’ammirazione che provai nei loro confronti, di colpo scomparve. Mi paralizzai davanti a quello che sarebbe diventato il peggiore dei miei incubi. Sentii le ginocchia cedere e mi abbandonai al peso del mio corpo, finendo per terra. Avevo trovato Eva, ma non come avrei voluto, come avrei immaginato, come avrei dovuto. L’esplosione generata dalle fiamme dell'Ariet aveva sollevato anche lei, facendola finire sopra una lancia, dritta al centro del suo giovane petto. Scattai verso di lei, ma Angel mi tirò a forza il braccio. – Dafne, devi andartene di qui! – disse fissando con dolore quell’agghiacciante spettacolo. – NO! – tuonai di rabbia. – Posso salvarla! Ho salvato Reeze! Posso ancora riportarla in vita! – Dafne, non puoi fare nulla per lei, devi metterti in salvo tu! – sbraitò lui e prese a trascinarmi via. Mi voltai a guardarlo furibonda e la sua espressione cambiò: ebbe paura, paura di me. Prima che potesse dire altro, lo spinsi via col braccio libero dalla presa, senza nemmeno sfiorarlo. Angel si levò da terra e finì a diversi metri da me. Nel frattempo, mi precipitai sul corpo di Eva. La sollevai e spezzai la lancia, per poi adagiarla delicatamente a terra. I suoi occhi e la bocca erano ancora spalancati, il corpo innaturalmente bianco cosparso di sangue ancora caldo. – Resta con me. – sussurrai mentre toglievo la parte restante della lancia e premevo con entrambe le mani sul petto insanguinato. – Non andare. Resta con me. –. Avvertii il calore pervadermi le braccia, lo stesso che avevo provato quando riuscii a resuscitare Reeze. – Ma che scena emozionante. – udii la voce dell’ultimo demone con cui avrei voluto avere a che fare alle spalle. – Adesso ci divertiamo a fare da crocerossina? Ti ci vedo sai? –. Premetti con più energia sul petto della ragazza, cercando di concentrarmi su quello. Forse se fossi riuscita a riportarla in vita, avremmo affrontato insieme Yfrit e ne saremmo uscite entrambe ancora in vita. Dentro di me, però, sapevo che non sarebbe successo. Avevo due scelte: tentare di rianimare Eva e morire per mano del demone - condannando entrambe - oppure lasciare Eva e affrontarlo, con scarsissime probabilità di successo. In entrambi i casi sapevo di essere spacciata. – Oh, andiamo, Dafne! – esclamò lui. – Non vorrai davvero crepare così miseramente! Tua madre almeno si è battuta. –. Ecco la goccia che fece traboccare il vaso. Sentii l’energia abbandonare progressivamente i miei palmi, per poi sparire del tutto. – Non osare. – sibilai mentre mi alzavo in piedi. – Non osare mai parlare di mia madre. Mai. –. Mi voltai a guardare la figura disgustosa dell’Ingannatore. Se e restava immobile, con la testa piegata di lato e un ghigno dipinto sul volto spaventoso. – Non arrabbiarti, tesoro. – rispose. – Non ti dona. –. Senza indugiare oltre, mi scagliai sul nemico a tutta velocità, brandendo la spada. Yfrit si dileguò e me lo ritrovai dietro: mi diede un calcio alla schiena, provocandomi un dolore lancinante e costringendomi a terra. Mi rialzai a fatica con il dolore che pian piano affievoliva, grazie alla guarigione accelerata. – Concentrati. – mi incitò. – Fammi vedere di cosa sei realmente capace. –. Sputai a terra e mi rimisi in posizione: – Tu vedi di combattere lealmente. –. Sentii quel suono infernale che spacciava per risata e lo vidi scagliarsi su di me. Menava le mani coi lunghi e affilati artigli nella mia direzione e, solo per pur fortuna, riuscii a parare tutti i colpi. Quel demone era dannatamente veloce. Evitai l’ultimo affondo gettandomi a destra e rimasi accucciata con il palmo libero saldamente a terra. Questa prese istantaneamente a tremare e un ampio squarcio si aprì dritto verso Yfrit. Lui sorrise e si levò in aria, rimanendovi sospeso. Imprecai a bassa voce e mi rialzai in piedi, pronta al salto, ma di colpo il suo sguardo fu attratto da qualcosa dietro di me. Senza voltarmi, espansi la coscienza per capire cosa stesse succedendo e ne rimasi stupita. Talerius si stava facendo strada come una furia, non lasciando demoni vivi al suo passaggio. – Arrivano i rinforzi. – ghignò l’Ingannatore compiaciuto. Talerius mi affiancò con gli occhi color ghiaccio che emanavano scintille. – Stai bene? – chiese senza distogliere lo sguardo dal demone. – Sì… – farfugliai. – Bene. Vattene via di qui. – proseguì sempre senza guardarmi. C’era qualcosa di diverso in lui, era come se emanasse un’aura diversa. Sembrava luminoso. – Non se ne parla! – sbottai. Finalmente mi guardò e desiderai tremendamente che non lo avesse fatto: i suoi occhi erano fiamme blu che ardevano di un antico splendore. – Qualcuno è finalmente tornato tra noi! – esclamò Yfrit raggiante. – Come ti senti adesso che ti sei risvegliato dal letargo? – Meravigliosamente. – replicò mio padre e capii che quello che avvertivo non era un’aura. Era magia. Talerius aveva riacquisito in qualche modo i poteri. – Lascia stare la ragazza, comunque. – riprese il demone. – Se vuole restare per vederti soccombere, faccia pure. Arriverà anche il suo turno. – Sempre che non ti elimini prima che tu possa anche solo sfiorarla! –. Quel che successe dopo fu uno spettacolo mozzafiato: i due presero a duellare con una furia titanica. Talerius emanava un’intensa luce che Yfrit cercava in tutti i modi di contrastare con l’oscurità. Sembrava danzassero. Non mi resi conto dell’improvviso calore finché non mi ebbe quasi inghiottita. Scattai di lato finendo a diversi metri da dove mi trovavo e per qualche centimetro non fui colpita dalla palla infuocata che l’Ariet mi aveva lanciato contro. – Bastardo! – urlai puntandogli la spada contro. Questi si preparò a lanciarmi nuovamente il fuoco addosso, ma fu colpito da una gigantesca bolla d’acqua che spense momentaneamente le fiamme tra le sue fauci. Sandor si precipitò da me. – Sei viva! – disse stringendomi. Rimasi spiazzata e grata che fosse accorso ad aiutarmi. – Come lo sconfiggiamo quello? – domandai. Sandor mi rivolse un sorriso e uno sguardo d’intesa. – Ti andrebbe un po’ di pioggia? – domandò e io capii subito dove volesse arrivare. Gli sorrisi e il secondo dopo, udii un tuono squartare il cielo. La pioggia prese a scendere incessante, battendo contro il suolo bruciato e rendendo il paesaggio attorno indistinto. L’Ariet sembrò fare fatica a ricomporre il fuoco tra la fauci, vista l’acqua che gli colava dentro. – Abbiamo poco tempo. – fece Sandor. – Le ghiandole sono state messe momentaneamente fuori uso, ma le ricaricherà presto e il fuoco non si spegnerà con l’acqua. – Inceneriamolo. – dissi. – Cosa? Dafne! – replicò Sandor, ma era troppo tardi: stavo già correndo verso il demone. Avrei avuto un tempo relativamente breve e pregai il Creatore affinché non commettessi errori. Mi scagliai in alto con un balzo - più in alto di quanto avessi mai fatto - sorvolando il demone. Nell’istante esatto in cui mi vide, alzò in cielo le sue fauci aperte e pronte a colpirmi col suo fuoco. Io puntai in alto il braccio e un fulmine si scagliò dal cielo con violenza, colpendo il mio palmo aperto. Il tatuaggio sul mio polso prese a splendere di una luce abbagliante. Abbassai il polso e scaricai tutta l’energia accumulata dritta dentro la bocca aperta dell’Ariet. Lo vidi preso da convulsioni mentre atterravo a terra, al sicuro dalle sue fauci. Un fumo nero fu l’unica cosa che ne uscì fuori prima che si accasciasse miseramente a terra. Sandor mi raggiunse di corsa e non fu l’unico: Reeze si gettò su di me con ferocia e prese a baciarmi. Quando mi staccai da lui, non potei non notare il dispiacere sul volto di Sandor. – Di chi è stata l’idea? – chiese Reeze a entrambi. – Mia. – confessai. – Sandor ha pensato alla pioggia. – Bene, ti sei salvato. – disse al ragazzo in disparte. – Devo andare ad aiutare mio padre! – esclamai ricordandomene all’improvviso. – Vengo con te! –. Io e Reeze sfrecciammo in direzione di Talerius, lasciando Sandor indietro per poi non raggiungerci. I due - Stregone e demone - lottavano con sempre più ardore. Notai una ferita sul braccio di mio padre e fui presa da un profondo senso di preoccupazione. – Dobbiamo aiutarlo in qualche modo! – dissi a Reeze con tono supplichevole. Lui mi guardò un istante e annuì. – Forse ho un’idea. – fece e si incamminò verso i due. Perplessa, lo seguii. – Padre! – urlò in direzione dei duellanti. – Padre, sono qui! –. I due smisero all’istante di lottare. Talerius fissò Reeze perplesso quanto me, mentre il demone emise l’ennesimo ghigno. – Ho saputo che mi volevi. – proseguì Reeze. – Beh, eccomi. – Allora non sei poi tanto stupido. – gli rispose Yfrit compiaciuto. – Forse no. – replicò il figlio. – Fa’ ritirare i tuoi e ti seguirò. –. Sgranai gli occhi ed emisi un suono strozzato al posto del ‘NO’ che avrei voluto urlare. Talerius corrugò la fronte. – Sono qui, pronto a seguirti qualsiasi cosa tu voglia fare di me. Ma lascia questa dimensione e riportati dietro i tuoi cani. –. Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Reeze non poteva farlo, non glielo avrei permesso. – Come pensavo. – sputò il demone. – Il tuo potenziale è completamente offuscato dalla bontà. Tu non sarai mai all’altezza di nessun demone. Sei solo feccia e che Angel sia maledetto per il resto dei suoi giorni per averti plagiato così nel profondo. –. Poi fece una mossa inaspettata ma del tutto prevedibile: con una velocità sovrumana, tagliò la distanza tra lui e Talerius e lo infilzò con gli artigli. Urlai con una voce che non era la mia mentre osservavo mio padre dimenarsi ed essere gettato a terra da quella bestia. Reeze si trasformò all’istate e si scagliò contro il demone prima che questi potesse scagliarsi a sua volta sul corpo di Talerius. Vidi il sangue viola di Stregone fuoriuscire dai fori che l'Ingannatore aveva aperto nel petto di Talerius e mi gettai su di lui premendovi entrambe le mani. – No… – riuscì a dire lui, sforzandosi di toglierle. – Non farlo. Va… va bene così… – NO! – gli urlai contro. – Non puoi… io ti ho appena ritrovato! Non puoi lasciarmi così! –. Le lacrime presero a rigarmi il viso offuscandomi la vista. – Dafne… – disse lui con voce sempre più flebile. – Devi fare il processo inver… inverso. Togliermi la vita… – Come puoi chiedermi una cosa simile?! – dissi in un sussurro disperato. – Devi… prenderai i miei poteri così… E’ l’unico modo… – Ti prego, papà! – Bambina… sono io a pregare te… –. Non seppi come replicare. Il cuore mi martellava forte in petto, mentre quello di Talerius cessava di battere. – Fallo… poi… poi contatta Tjana. Avrai energie a sufficienza per… per farlo… Dille di… il marchio… lo deve… cancellare… cascate... –. Strinsi la sua mano. Era straziante. Un’agonia feroce che mi squarciava dentro. – Dafne… – bisbigliò. – Fallo… –. Andai contro ogni principio che il mio corpo mi imponesse. Era come se si rifiutasse di obbedire ai comandi del cervello, rendendo la cosa ancora più difficile e dolorosa. Riportai le mani al petto di Talerius e invece di infondergli energia, iniziai ad assorbirla. Il fulmine sul mio polso si illuminò di un luce violacea mentre i miei palmi diventavano sempre più viola per via del sangue. Chiusi gli occhi, ma un movimento impercettibile di Talerius mi costrinse a guardarlo. – Così… – disse. Il suo sguardo si faceva sempre più vacuo. Non c’era più ghiaccio nei suoi occhi. – Ti… vo… bene… – fu l’ultima cosa che disse prima di spegnersi del tutto. L'energia che gli stavo togliendo smise di fluire e fui presa da singhiozzi incontrollabili. Mi accasciai sul suo corpo fregandomene del sangue che mi sporcava ovunque. Avevo perso quell’unico pilastro a cui aggrapparmi che mi rimaneva. “Tjana!”, urlai a mente. La sua risposta incredula non si fece attendere. Come…? Dafne? “Devi prendere l’acqua dalle cascate e cancellare il Marchio evocatore dalle catacombe e lo devi fare subito!” Dafne, ma cosa…?! “Va’!”, ringhiai. Non ottenni più risposta ma fui certa che Tjana avesse recepito il messaggio. Mi alzai gettando un ultimo sguardo sul corpo inerme dello Stregone. Sembrava sereno. Gli chiusi gli occhi dopo averli guardati per l’ultima volta e mi ritrovai a ripensare ad appena il giorno prima, alla gioia che avevo visto illuminarsi in quello sguardo. E mi era stato tolto anche questo. Cos’altro avrei dovuto perdere affinché il mio destino si placasse? – Reeze. – dissi a voce alta, rialzandomi di scatto e scoprendo di aver acquisito ancor più velocità nei movimenti. Sentii il suo cuore a metri di distanza e mi precipitai nella sua direzione. Era steso a terra con Yfrit che incombeva su di lui. Non gli servì voltarsi per sapere che ero a un passo da lui. Questi alzò la testa del figlio, tirandolo per i capelli e lo costrinse a guardarmi. – Guarda cosa hai combinato, scarto! – sibilò a denti stretti. – Adesso dovrò uccidere anche la tua amichetta. Spero tu sia soddisfatto di te stesso. –. Lasciò cadere la testa del figlio e si voltò verso me. – Ah, Dafne! – fece. – Quanti morti. Quanta distruzione. So che non ne puoi più ma la soluzione è semplice: tu ti consegni a me e io prometto di lasciare in vita i superstiti. – Parola di marinaio? – domandai sarcastica mentre la rabbia prendeva a scorrermi tra le vene, mista a qualcosa che non avevo mai provato prima: energia. Riuscivo a sentirla distintamente dentro di me, come se fossi fatta per maggior parte di quella. Non avevo mai avvertito tanto potere, tanta forza in me e anche Yfrit sembrò accorgersene. – Sarai anche più potente ora. – disse sprezzante. – Tuttavia, io sono un Demone Superiore, ragazzina. – Sai, – replicai. – è buffo. Ci sono un sacco di persone che mi danno della ragazzina in continuazione; all’inizio me la prendevo perché sono un’adulta dopotutto, ma poi ho capito. Io sono una ragazzina. Una ragazzina da non sottovalutare. –. Mi teletrasportai senza sforzo e fui a un centimetro dal viso di Yfrit, sferzandogli un montante sulla mascella deforme. Lui sembrò stupito e allo stesso tempo divertito. Si riassestò la mandibola e si scagliò su di me, stranamente lento. Schivai tutti i suoi colpi, balzando da un piede all’altro per cambiare direzione. Lo sentivo così prevedibile. Era come se ogni sua mossa mi fosse impressa nella mente ancor prima che la sferrasse. Con piacere, notai che il demone si stesse innervosendo. Lo scavalcai di colpo, trovandomi dietro di lui e gli restituii il calcio sulla schiena con cui qualche tempo prima mi aveva costretta a terra. – Ma questo è sleale. – fece con finta indignazione, voltandosi nuovamente verso di me. Mi scrollai le spalle senza smettere di fissarlo: – Che vuoi farci? La vita sa essere puttana a volte. –.
Riprendemmo a lottare furiosamente; ogni colpo andato a segno sembrava far tremare la terra. L’Ingannatore riuscì un paio di volte a lacerarmi, ma le ferite procurate guarirono alla stessa velocità con cui furono procurate. Quelle che mi premurai di procurargli io invece, fiottarono il sangue nero, senza però indebolirlo. Avevo iniziato a temere che Tjana non fosse riuscita a procurarsi l’acqua e che quindi il Marchio non fosse stato cancellato, quando all’improvviso vidi Yfrit bloccarsi con gli occhi sgranati. Percepii un cambiamento nell’aura demoniaca che emanava, un indebolimento piuttosto rilevante. Prima che potesse fare qualsiasi cosa, mi avventai su di lui, buttandolo a terra e iniziai a prenderlo a pugni. – Questo è per mia sorella! – gli sputai contro. – E questo per mia madre! E per mio padre! E per avermi portato via i miei veri genitori! E questo per avermi rovinato la vita!!! –. Il sangue nero sgorgava dalle zanne che ero riuscita a frantumargli. Nonostante tutto lui sembrava calmo, il genere di calma che mi fece stare in guardia su tutti i fronti. Mi tolsi da lui e andai da Reeze, ancora a terra. Sembrava essere appena rinvenuto. – Come ti senti? – chiesi mentre gli accarezzavo la guancia blu. Mi faceva sempre strano vederlo nell’altra forma, ma adesso non ci badai nemmeno. I suoi occhi neri, così simili eppure completamente diversi da quelli demoniaci, scrutarono il mio viso. – Sto bene… – tossicchiò. – Tu piuttosto. – Sto una meraviglia. –. Mi alzai e tornai a Yfrit che, nel frattempo aveva ripreso le forze e si stava rialzando anche lui. – Sono curioso. – fece. – Come l’hai scoperto? – Mio padre, naturalmente. – risposi. – Qualcosa gli puzzava ma non poteva indagare da solo, così l’ho fatto io al suo posto. E ho scoperto la verità. – Sei più astuta di quanto pensassi, devo ammetterlo. – continuò. – Tuttavia non abbastanza furba. Non penserai davvero che cancellando uno stupido marchio, ti sbarazzerai di me! –. Sfoderai la spada e la passai sul palmo della mano sinistra, impregnando la lama col mio stesso sangue. Poi, la lanciai di scatto in direzione del demone che, prontamente schivò il colpo, scoppiando in una risata. – Ma cosa credevi di fare, eh? –. Lo fissai con odio e levai il palmo che avevo tagliato davanti a me. – Questo. –. Strinsi la mano a pugno e accadde tutto troppo velocemente, più di quanto mi aspettassi; Speranza tornò indietro, colpendo Yfrit alle spalle e conficcandosi esattamente al centro del suo petto. Nello stesso istante in cui sentii la sua carne aprirsi, battei il pugno a terra, generando una scarica di fulmini che colpirono il punto esatto in cui il demone si era levato da terra. Intanto, aprii uno squarcio profondo nel terreno sottostante, facendolo arrivare nelle viscere della terra stessa. L’Ingannatore cadde pietosamente dentro la fossa che gli avevo ‘scavato’. Prima che ne fosse risucchiato però, con un salto recuperai la spada e la pulii dal suo schifoso sangue. Osservai il suo corpo scomparire con un perverso piacere. – Buona morte. – mormorai per poi richiudere quella voragine. Ebbi la conferma della sua disfatta solo quando i demoni che lo avevano seguito iniziarono ad accasciarsi a terra. Presumibilmente, senza Yfrit che potesse andare e venire nella dimensione a suo piacimento, il suo esercito venne sopraffatto dalla protezione della dimensione stessa che, in quanto ‘sacra’, non permetteva l’ingresso alle creature delle Tenebre. Tornai da Reeze e, dopo avergli dato una mano a rialzarsi, ci dirigemmo all’ingresso della Fortezza dove presero a radunarsi i superstiti. – Sono pochi… – commentò il ragazzo sorreggendosi a me. – Almeno i bambini sono salvi. – dissi, forse più a me stessa che a lui. Angel sedeva sul primo gradino, stremato e zuppo di sangue misto. Quando ci avvicinammo, scattò in piedi e mi aiutò a far sedere Reeze. – Tuo padre… – iniziò ma gli risparmiai la fatica: – Morto. –. Angel sembrò sul punto di abbracciarmi, ma qualcosa nella mia espressione lo fece desistere. – Raduna i soldati conciati meglio e di’ loro di iniziare a recuperare i corpi. A bruciare i demoni ci penso io. – dissi e mi allontanai senza aggiungere altro. Iniziai ad accatastare tutte le carcasse e i cadaveri puzzolenti dei nemici il più lontano possibile dalla Fortezza. “La puzza si sentirà per giorni.”, pensai. Impiegai qualche ora, ma alla fine riuscii ad accendere un bel falò ordinato. Rimasi a guardarlo finché anche l’ultimo corpo fu ridotto in cenere, ripensando a quello che era accaduto nelle ultime 24 ore. La felicità che avevo provato solo quelle poche ore prima sembrava avermi abbandonato del tutto. Prima Eva - avrei potuto salvarla se non fosse stato prima per Angel e poi Yfrit; poi Talerius - avrei potuto salvare anche lui, ma non ha voluto. Ha preferito sacrificarsi, farmi assorbire le sue ultime energie contenenti la magia che si era appena risvegliata in lui, cosicché avessi una possibilità contro l’Ingannatore. Era come se avesse calcolato tutto, come se avesse saputo che non sarebbe durato per vedere un altro giorno, senza potersi godere quella libertà tanto desiderata. – Nemmeno un fottuto giorno… – sussurrai a denti stretti, lanciando un rametto nella brace. Ero incazzata, delusa e ferita, ma mi sorpresi a riuscire a gestire quel turbine di emozioni che mi divoravano le viscere. Un anno prima sarei impazzita. Sentii dei passi dietro me e non dovetti nemmeno girarmi tanto mi erano familiari. – Riesci di nuovo a tenerti in piedi. – Già. –. Reeze si sedette accanto a me e lo lasciai cingermi le spalle. – Dovresti rientrare. – disse. – E’ buio e tu hai bisogno di una doccia, di mangiare e riposare. Domani ci aspetta una lunga giornata. – Avete recuperato tutti i corpi? – domandai. – Fino all’ultimo. – mi rispose stringendomi un po’ di più. – E Angel ha avvertito le famiglie che non vivono qui. Arriveranno tutti domani per i funerali. E domani torneranno anche tutti gli evacuati. – No, non tutti… – sentii il calore delle lacrime scendere lungo il viso. Reeze non disse nulla, forse per rispetto del mio dolore. In momenti come quello, mi rendevo conto di non poter avere di meglio al mio fianco. Piansi silenziosamente con la testa appoggiata sulla sua massiccia spalla. Quando mi calmai, mi alzai in piedi, rivolgendo a Reeze un mezzo sorriso. Lui si alzò e mi abbracciò. Ora che il fuoco si era completamente spento, la notte incombeva su noi. Ci incamminammo verso la Fortezza e io ebbi una doccia fredda. – Tjana come sta? – chiesi con voce roca. Reeze sembrò pensarci su un attimo. – E’ sconvolta. – rispose infine. – Si è rinchiusa in camera e non vuole vedere nessuno. – Dovrò andare a parlarle… – Ehi, no. – mi interruppe. – Non oggi. Tu hai bisogno di tempo così come ne ha bisogno lei. Fila in camera, ti porto io da mangiare. – Grazie… – bisbigliai e salii la scalinata esterna.
L’Ingresso fu finalmente aperto e stranamente vuoto. Salendo ai piani superiori mi resi conto che la Fortezza sembrava essere vuota. “Stanno tutti in lutto.”, mi dissi. La mia stanza non era nemmeno sorvegliata dalle solite Guardie. Vi entrai e mi diressi in bagno. Lo specchio mi mostrò il disastro che ero: i capelli bruciacchiati qui e lì, la tenuta nera da caccia macchiata da differenti colori di sangue ormai secco e strappata in alcuni punti, le mani altrettanto sporche di sangue di più tipi e il viso… viola. Avevo il viso colorato di sangue di un tenue viola, rigato dalle linee che avevano ricreato le recenti lacrime. Ero tornata umana non appena la pira di demoni prese fuoco, eppure i miei occhi non erano gli stessi, bensì più chiari, simili a quelli di Talerius. Mi aggrappai forte al lavandino per non cadere, tanto forte era il dolore che mi percosse. Mi buttai subito sotto la doccia e lavai via quegli ultimi residui di lui che mi restavano. “Tanto non me lo riporteranno indietro.”, pensai per alleviare la sensazione di stare facendo qualcosa di orribile. Uscita dalla doccia, mi cambiai rapidamente e spicciai i capelli senza asciugarli. Non che non mi andasse, ma non mi importava del mio aspetto. Uscita dal bagno, trovai Reeze con un bel hamburger stracolmo ad aspettarmi. Mangiai poco e niente, scoprendo che quei pochi morsetti mi avevano saziata come se avessi banchettato tutto il giorno. Reeze sembrò contrariato dal mio rifiuto di cibo, ma non disse nulla. Mi sdraiai a letto e mi fu subito accanto. – Hai voglia di fare qualcosa in particolare o vuoi dormire? – chiese. Riflettei sulle sue parole. Tutto ciò di cui avevo voglia era irrealizzabile. – Provo a dormire. – risposi e mi accoccolai sul suo petto. Presi sonno quasi subito ma quella notte fu per me tutt’altro che riposante. Fu solo l’inizio di quella che da quel momento in poi, sarebbe stata la mia compagna notturna: l’insonnia.
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Lightbearer - La Portatrice di Luce
FantasyDa millenni ogni dimensione viene protetta dall'Oscurità dalla Congrega della Luce, senza esserne spesso a conoscenza. I Guardiani della Luce vivono in una loro dimensione e si curano di mantenere in vita ogni creatura. Dopo la rinuncia dell'ultim...