Capitolo 11

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I giorni trascorsero lenti: Reeze non si svegliò ma rimase stabile e Tjana passò gran parte del suo tempo a entrare nella mia testa.
Una sera, nonostante la stanchezza, riuscii finalmente a oppormi e a muovere un braccio per qualche secondo.
– Grandissima! – esultò lei. – Di questo passo tra cent’anni riuscirai a opporti completamente! – Oh, sta’ zitta! – mi lamentai buttandomi sul letto, completamente sudata.
Nemmeno Angel era ancora tornato e non sapevo se interpretarlo come un bene o un male. Da un lato il suo non rientro stava rimandando il mio processo e mi permetteva di allenarmi con Tjana, dall’altro non faceva che prolungare la mia prigionia di cui ne avevo decisamente abbastanza.
Una notte Tjana entrò come una furia nella mia stanza, svegliandomi e facendomi trasformare.
– Scusami! – supplicò. – E’ che dovevo venire a dirtelo non appena ho saputo! Reeze ha ripreso coscienza! –.
Tornai all’istante al mio solito aspetto e sospirai di sollievo. Reeze era vivo, stava bene; all’improvviso mi sentii come se le cose fossero tornate alla normalità. Poi ricordai che non potevo uscire ma non importava, probabilmente sarebbe venuto lui da me, non appena si fosse rimesso. Ma così non fu.
Aspettai due interi giorni, in cui Tjana non fece altro che rimproverarmi per la mia scarsa concentrazione. “Ma perché non viene? Mi odia?”
– No, idiota! Non ti odia. Il Consiglio non gli permette di venire qui, è costantemente sorvegliato. Non riesco a parlarci nemmeno io. – confessò Tjana. E così il Consiglio si era di nuovo assicurato che il mio livello di frustrazione non scendesse prima del processo.
– Che bastardi. – esclamai furiosa. – Lo so, – mi rispose Tjana. – ma come ho già detto a lui, non fate stupidaggini! – Ma quindi ci hai parlato! – quasi l’aggredii. – Non esattamente. – ammise. – L’ho raggiunto con la mia coscienza, ma non è stato facile. E mi dispiace ma non rischierò di nuovo, Dafne! – aggiunse sentendo i miei pensieri. – Scusa… hai ragione, non devi rischiare per noi. –.

– Sei pronta? – chiese lei la mattina dopo e io mi sforzai di restare lucida. Il mio pensiero andava a Reeze, al fatto che anche lui avrebbe voluto vedermi, che non mi odiava, che stava bene e che era imprigionato pure lui, in un certo senso.
Non sentii nemmeno che Tjana si intrufolava nella mia testa; tutto quello che vedevo e sentivo era il volto di Reeze, il sollievo nel sapere che si fosse risvegliato.
– Secondo te parteciperà al processo? – chiesi e alzai gli occhi su Tjana. Il suo volto, teso per lo sforzo, era sbalordito.
– Ma… non… mi… senti? – domandò sforzandosi ancora di più. – No! – risposi io, stupefatta quasi quanto lei. Alla fine, il suo viso si rilassò.
– Ce l’hai fatta! – disse con un filo di voce per il fiatone. – Davvero?! – gridai. – Pensare a Reeze a quanto pare ti distoglie da tutto il resto. Non so quanto sia positivo, ma almeno riesci a mantenere il controllo di te stessa. Devo dirlo a Selma! – affermò e scattò in piedi. Ero felice come non lo ero stata da tantissimo tempo. Finalmente riuscivo a controllarmi! Mi sentivo di nuovo libera, anche se non lo ero del tutto. Avrei affrontato il processo e probabilmente, avrei continuato a vivere.
La speranza non durò però molto: la sera stessa, Tjana venne da e con una faccia da funerale, porgendomi una lettera sigillata.
– Te la manda il Consiglio. – disse. Io l'aprii e lessi ad alta voce: – ‘Con la presente convochiamo la Guardiana Mater, Dafne Tempesta, nel giorno 18 settembre alle ore 10,00 all’udienza processuale per i seguenti reati: Cospirazione contro la Congrega dei Guardiani della Luce e dello stesso Consiglio degli Anziani, assassinio del Guardiano Reeze Belfort e uso improprio della magia.’ Scherzano, vero? E’ domani! – Lo so… – rispose Tjana, chiaramente rassegnata. – Angel non è nemmeno tornato! E poi io non ho cospirato contro nessuno! – ripresi. – Avevano detto che avrebbero aspettato per saperne d più. –. Tjana sospirò: – Dafne, Reeze si è svegliato e a loro basta questo. Lo useranno come testimone al processo. – Beh, dovrebbe andare a mio vantaggio, no? – chiesi perplessa. – Non lo so. Dipende tutto da ciò che dirà Reeze. Io non credo lui voglia tradirti… – “Tradirmi?”, pensai. – ma non può mentire al Consiglio. Nessuno di noi potrà. – Testimonierai anche tu? – chiesi con voce piatta. – Tutti noi lo faremo. Tutti i presenti sono tenuti a farlo. Adesso scusa, non posso trattenermi. – si congedò lasciandomi sola, in preda al panico.
Mi ero creata delle speranze inutili. ‘Faranno di tutto’ aveva detto Selma. Avevano cercato di uccidermi loro, ne ero sicura, e adesso questo.
Fissai il cielo scuro fuori dalla mia finestra; forse quella era l’ultima sera che passavo in quella stanza. Forse era l’ultima sera che mi trovavo su questo mondo.
Scoppiai in lacrime, cadendo a terra. Tutte le emozioni che provavo mi avevano fatta trasformare. Mi sorpresi nel sentirmi guaire.
Di colpo mi resi conto di non essere sola: lontano - ma nemmeno troppo - dalla mia camera un ululato si levò nell’aria. Reeze si era trasformato come me e mi stava facendo compagnia nel dolore. Sorrisi al pensiero che nonostante tutto, non ero e non sarei stata sola.
Passai tutta la notte sveglia, trasformata, a cercare la sua coscienza. Ne sentivo l’odore, percepivo il battito del suo nuovo cuore, sentivo la sua sofferenza come se fosse mia.
Avrei davvero voluto parlargli un’ultima volta, abbracciarlo e dirgli quanto mi dispiacesse e quanto fossi stata fortunata ad averlo conosciuto.
Nessun altro al mondo mi aveva fatta sentire come lui e, per quel che poteva valere, nessun altro lo avrebbe fatto.

Lightbearer - La Portatrice di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora