Capitolo 18

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Mi svegliai tardi, ancora tra le braccia di Reeze. Il ricordo della notte passata insieme mi fece arrossire. Mai avrei pensato di riuscire a fare certe cose. – Buongiorno, splendore! – mi salutò lui con un sorriso mozzafiato. Il solo vederlo lì aumentò i miei battiti cardiaci. – Allora non me lo sono sognato! – risposi, stiracchiandomi. Lui rise e avvicinò il suo viso al mio: – Temo di no. –. Mi baciò lentamente e mi sciolse, come riusciva a fare sempre. Sarei rimasta in quel letto insieme a lui per tutto il giorno. – Che ore sono? – chiesi appena si staccò dalle mie labbra. – Credo siano le 11 o giù di lì. – Oh mio Dio! – scattai in piedi, in preda al panico. Non che avessi chissà cosa da fare, ma non era nemmeno carino che la Guardiana Suprema non si facesse vedere. Reeze mi si avvicinò con calma e mi strinse. – Ho già pensato a tutto io, – esordì mentre mi voltavo per guardarlo in faccia. Dio, quant’era bello! – tranquilla. Ho detto ad Angel che ti senti poco bene per via delle tue cose e che se avessero avuto bisogno, ti avrebbero trovata qui. – Ma io ti amo! – urlai, sollevata senza rendermi conto di cosa avessi urlato. Sbiancai quasi all’istante. Lui fece un sorriso comprensivo e si voltò a recuperare i suoi vestiti. – Te ne vai? – chiesi, dispiaciuta. – Beh, tu puoi restare qui tutto il tempo che vuoi, sei scusata. Io no, dopo pranzo devo andare agli allenamenti. – iniziò a rivestirsi, ma gli tolsi la tenuta dalle mani e mi sedetti su di lui. – Dopo pranzo. – feci con un sorrisetto. – Quindi, se sono le 11 come hai detto, abbiamo ancora due o tre ore prima che tu debba davvero andartene. –. Lui sorrise, capendo la mia allusione. – Sì, ma devo farmi la doccia e cambiarmi. – fece. – La doccia puoi farla anche qui… con me. – le sue braccia mi strinsero. – Ma non ne hai ancora abbastanza? – chiese fingendosi meravigliato. – Siamo rimasti svegli fino all’alba! –. Lo spinsi a sdraiarsi sul letto e iniziai a baciargli il petto. – Io non ne avrò mai abbastanza di te. –. Lo sentii sorridere. – Ok, ancora una volta, ma poi basta! – fece. Invece le volte diventarono tre, di cui una sotto la doccia. Non avevo mai fatto sesso con nessuno prima di lui e scoprii che mi piaceva da morire. Era come se il corpo di Reeze aderisse perfettamente al mio: due pezzi di un puzzle che combaciavano e formavano una piccola parte di un disegno. Forse era proprio per questo che mi piaceva così tanto: Reeze sembrava saper toccare tutti i miei ‘punti giusti’ e, con mio grandissimo stupore, anch’io riuscivo a trovare con estrema facilità i suoi.

Mentre mi sedevo a pranzo, intravidi Tjana. “NON ENTRARE QUI DENTRO OGGI!”, le urlai a mente. Lei mi sorrise in modo molto malizioso e mi sedette accanto. – Tranquilla, – disse senza smettere di sorridere. – il tuo amore mi ha già avvertita. Anche se non sono riuscita a trattenermi dallo sbirciare nei suoi ricordi. – ammise. – Ragazza mia, hai fatto centro! Più e più volte! –. Arrossii imbarazzata, ma mi sentii anche sollevata che Reeze avesse provato quello che avevo provato io. Voleva dire che non aveva finto e che gli era piaciuto davvero. – Piaciuto? Dafne, quel ragazzo è letteralmente impazzito quando hai iniziato a spogliarti! – Hai visto anche questo? Tjana! – esclamai imbarazzatissima e arrabbiata. – Rilassati sorella! Siamo tutte uguali, sai? Anche se devo dire che non sei male sotto a quei vestiti! – mi punzecchiò e non riuscii a non ridere. – Ti ama, Dafne, ti ama davvero… – riprese seria. Mi fissai sul riso che avevo nel piatto. – Lo amo anch’io… – dissi pianissimo, più a me stessa che a Tjana. Lo avevo sempre saputo, ma mi spaventava doverlo ammettere. In fondo non era nemmeno tantissimo che ci conoscevamo, ma aveva importanza? C'erano delle circostanze in cui l’istinto prevaleva sulla ragione e l’amore, come l’odio, era una di queste. E io sapevo di amarlo, lo amavo già da prima che iniziasse a piacermi ed ero sicura che per lui fosse lo stesso. Temevo i miei sentimenti perché non volevo essere delusa, non volevo soffrire, ma solo ora mi rendevo conto che per lui mi sarei fatta torturare. – Tu sei pazza! – disse Tjana schifata. – Eh, dai! – dissi io dandole una spintarella. – Non vorrai dirmi che non ti è mai piaciuto nessun ragazzo! – Ragazzo? – chiese stupita. – Dafne, a me non piacciono i ragazzi! – scoppiò a ridere mentre io sgranavo gli occhi. – Cioè, – iniziai incerta. Non sapevo davvero che dire. – a te piacciono… – Le ragazze, sì. – affermò con tono greve. – E’ un problema per te? – Ma scherzi! – esclamai scioccata della domanda. – Tjana, non me ne frega nulla che tu sia etero, omo, necrofila o zoofila. – mi fermai. – Oddio, forse le ultime due mi preoccuperebbero un po’, ma non è questo il punto! – lei scoppiò a ridere. – Sei la migliore amica, l’unica amica sincera che abbia mai avuto. Fai parte della mia famiglia, qualsiasi siano i tuoi gusti, sarà sempre così. Ma, – proseguii cercando di assumere un tono severo, senza riuscirci. – a maggior ragione non voglio che tu frughi nella testa del mio compagno per vedere me nuda! –. Lei scoppiò di nuovo a ridere e mi abbracciò. – Sai qual è la cosa più divertente qui? – domandò mentre finivamo il nostro pranzo. – Ti sei rivolta a Reeze come ‘compagno’. – Lo è. – risposi decisa. – Reeze è il mio compagno. – La prospettiva di prendere una casa in riva al mare non mi sembrava poi così male, adesso. Una volta finito di mangiare, Tjana si diresse al suo addestramento da Custode, mentre io andai al Settore F a vedere se Erik e gli altri ragazzi avessero fatto dei progressi. – Eccoti! – fece Erik non appena mi vide. – Avevo capito che stessi poco bene. – Mi sono ripresa. – tagliai corto. – Novità? – Stiamo per rispedire un gruppo di sonde sulla tua vecchia dimensione. – rispose lui mentre digitava qualche formula strana al computer. – Sai, è la più colpita. –. Annuii e lo guardai trafficare col computer. – Eh… fatto. – disse dopo un po’, voltandosi verso l’atlante digitale al centro della stanza. – Adesso non ci resta che aspettare. – Quanto pensi ci vorrà? – chiesi. – Beh, se siamo fortunati già da questa sera dovremmo riuscire a rilevare attività demoniache, ammesso che le sonde funzionino. – Perfetto! – esclamai. – Qualsiasi aggiornamento, chiamami! –. Uscii dal Settore F e andai al Poligono, salutando i Capitani e gli allievi che incontravo. – Siete qui per Belfort, eh, Vostra Grazia? – fece uno dei Capitani che Reeze mi aveva presentato il mio primo giorno da Guardiana Suprema ufficiale. Mi sembrava di ricordare si chiamasse Nunghes. – No, – risposi con un sorriso, spiazzando il tizio che avevo davanti – sono qui per Colins. Sai dirmi dov’è? – Certo! Si sta allenando con la balestra al campo interno. – Ti ringrazio, Nunghes. – salutai e mi diressi dove il Capitano mi aveva detto avrei trovato Eva. Reeze era con lei, seduto su uno sgabello, intento a osservarla, mentre lei scoccava frecce ai vari fantocci disposti lungo il percorso che ero sicura avesse costruito Reeze per lei. – Vedo che la balestra è decisamente la tua arma! – dissi annunciando la mia presenza. Lei sorrise, continuando con il suo allenamento, mentre Reeze si alzò in piedi e mi venne incontro. – Che ci fai qui? – chiese col suo sorriso sghembo. – Non sono qui per te, tranquillo. – gli feci la linguaccia. – Sono venuta a vedere Eva. – E perché sei venuta a vedere lei? – chiese perplesso. – Le ho chiesto di entrare a far parte della mia scorta, dopo la sua Iniziazione. –. Reeze sgranò gli occhi. – Cosa? – chiese sbalordito. – Lo sai anche tu che ho bisogno di uomini, Reeze. – risposi guardando Eva lanciarsi in volo e colpire il fantoccio in testa con la sua freccia. – Dopodomani mi Iniziano e, anche se parteciperò solo alle missioni più importanti, ho bisogno di soldati. – Ma hai i miei uomini e quelli di Angel, non ti bastano? – chiese lui con fare preoccupato. Lo fissai perplessa. – Reeze, ragiona: se tu o Angel foste occupati in altre missioni, io non avrei uomini al comando. – Puoi sempre richiamare qualsiasi truppa al tuo comando… – Ho bisogno di gente fidata, gente che risponda a me, non soldati sottoposti ad altri Capitani. –. Lui ci pensò su un attimo. – Forse hai ragione. – disse alla fine. – Hai già pensato a qualcuno oltre che a Colins? – Naturalmente Tjana. E poi… – mi fermai un attimo. – Conosci un certo Sandor? – Sì, – rispose. – è una sorta di mercenario qui. Va dove c’è bisogno del suo talento. Ma tu come fai a… – Mi ha coperto con la Xang in Biblioteca ieri. – lo interruppi. – Penso che il suo talento sia davvero molto utile e vorrei che diventasse un mio cadetto. – Ne sei sicura? – domandò. Sembrava diffidente. – Voglio dire, ti fidi? – Reeze, tutti quelli che sono qui teoricamente rispondono a me, io devo fidarmi di loro, di tutti loro. –. Lui annuì. Continuai a osservare Eva: era molto abile e anche piuttosto veloce nei movimenti. – Eva, vieni un attimo qui, per favore. – la chiamai e venne subito da me. – Sì, Dafne? – le facevo ancora paura, ma meno rispetto a prima. – Ho una cosa per te. – presi il marsupio con i guanti e le munizioni che Reeze aveva fatto fare per me. Lei li fissò rapita. – Sono stupendi! Grazie! – fece. Reeze accanto a me sembrò un po’ giù, ma sapevo avrebbe capito: quei guanti rappresentavano qualcosa che volevo a tutti i costi dimenticare. – Impara a usarli, sono uno strumento molto utile. – le dissi, prima che corresse via a provarli. – Ci vediamo a cena? – chiesi a Reeze prima di congedarmi. – Anche dopo. – rispose con una certa malizia. Arrossii alla sua allusione e mi voltai. – Ah una cosa, – feci. – evita di pensare a certe cose quando c’è Tjana in giro, per favore. –. Stavolta fu lui ad arrossire. Non disse nulla, si limitò ad annuire.

Decisi di allenarmi un po’ con la spada, ma non mi andava di andare al campo, così mi diressi alle cascate; col tempaccio che c’era, non avrei incontrato nessuno. L’aria era piuttosto fredda e umida, anche se non c’era vento. Più mi avvicinavo all’acqua, più questa si inumidiva. Decisi di trasformarmi, così da non sentire fastidio. In effetti, nonostante i miei sensi fossero più sensibili, non provai alcun fastidio nel sentire l’umidità sulla pelle. Mi riscaldai velocemente, estrassi la spada e iniziai a menare l’aria con colpi veloci e decisi; dubitavo che qualcuno potesse eguagliare la mia velocità quando ero nell’altra forma. Nemmeno Reeze trasformato riusciva a essere veloce quanto me. – Probabilmente hai ragione. – una voce spaventosamente familiare mi colse alla sprovvista e per poco non gettai la spada a terra. Mi voltai e vidi Yfrit, nella forma umana in cui si era mostrato a me e Reeze il giorno in cui tornammo a casa mia. – Come diavolo fai a essere qui?! – tuonai con disprezzo. Il suo odore faceva schifo, come quello del suo sangue. Sembrava putrefatto. – Ricordi? Sono l’Ingannatore, io inganno. Cose, persone, creature, dimensioni… non fa differenza. – mi guardava rapito. – Mio figlio fa bene a sbavarti dietro, sei bellissima, Dafne. –. Sputai per terra in segno di disgusto: – Tu non hai il diritto di chiamarlo figlio tuo! –. Lui continuò a fissarmi ma la sua espressione, come il tono della voce, si fece più feroce. – Ma lui è mio figlio! Sangue del mio sangue! – disse marcando con cura le parole. – Il fatto che Angelus si sia intromesso, non cambia questo fatto! Lui mi ha portato via il mio bambino! – Tu mi hai indotta a uccidere ‘il tuo bambino’! – sibilai a denti stretti. – Come puoi pensare che io creda a una sola parola di quello che dici? –. Un ghigno maligno si fece strada sul suo viso; era incredibile quanto assomigliasse a Reeze in alcune espressioni. Rabbrividii al pensiero. – Dammi una sola ragione per cui non dovrei scuoiarti vivo qui e adesso! – ripresi. – Mia cara Dafne, non puoi. – fece lui come se fosse una cosa ovvia. – Io conosco cose di te che nessuno sa. –. Qualcosa nel tono della sua voce mi spinse a credere fosse vero. “Concentrati, sta solo cercando di soggiogarti.”, mi dissi. – Dafne, non ti sto ingannando. – fece lui annoiato. – Vuoi sapere perché volevo uccidessi Reeze? Era necessario. Non ti avrei mai fatta emergere dalla tua forma umana, altrimenti. E ora guardati: una meraviglia, ecco cosa sei. –. Le sue lusinghe mi facero venire voglia di vomitare. – Mia cara, ma non capisci? Il sacrificio di Reeze ha permesso tutto questo. Adesso sei la creatura più forte e temibile di tutte le dimensioni, fatta eccezione per tuo padre. – Che stai dicendo? –. Possibile sapesse anche della teoria di Angel su Talerius? – Teoria? Piccola mia, ma è la verità! – riprese lui. – Tu sei la prova vivente che Talerius continua a vivere e nascondersi sulla dimensione mortale, come un codardo. –. I suoi occhi verdi, così simili a quelli di Reeze, emanarono scintille. – Ma partiamo per gradi, sempre che tu voglia starmi a sentire… – sorrise. – Parla. – feci sprezzante. Forse aveva davvero delle notizie importanti. – Bene… – iniziò. – Come ti ho già detto, sacrificare Reeze era necessario per farti sbocciare ma non solo a questo. Avevamo, avevo bisogno di ‘sporcare’ la tua Anima; una piccola macchietta che piano piano si sarebbe sparsa, privandoti della purezza. Ma non ha funzionato: il potere che Talerius ha tramandato è forte in te, così forte da richiamare anime che hanno abbandonato i proprio corpi. Sì, Dafne, potresti riportare indietro la tua famiglia, ma avresti bisogno di corpi nuovi, temo quelli vecchi siano andati a male. –. Sorrise di nuovo, godendo della mia speranza. – Tornando a noi, – riprese. – riportando in vita Reeze, hai purificato la tua Anima. Con il processo e la condanna a morte, avevo sperato che avresti ucciso il Consiglio, ma nemmeno questo hai fatto: avresti accettato il tuo destino, nonostante tenessi alla tua vita. Ho capito che la tua Anima non è intaccabile, non se tu non voglia macchiarti di tua spontanea volontà. – si fermò per fissarmi, divertito come se stessimo spettegolando. – Poi Angel ti ha detto di Talerius, finalmente ci è arrivato mi verrebbe da aggiungere! E tu adesso vuoi cercarlo per avere delle risposte; risposte che io posso darti. – E cosa vuoi in cambio? – chiesi. Sapevo che le informazioni che mi avrebbe dato, mi sarebbero costate qualcosa. – Nulla. – Non ti credo. – Sei libera di non farlo ma continuerò a non volere nulla. Semplicemente, voglio tu sappia la verità. Vedi Dafne, Talerius a differenza tua, non ha abbracciato la sua sorte, lui ha preferito la vita ed è scappato, come un vero codardo. Nel farlo, perse i suoi poteri. No, non vi rinunciò, mia cara. Li perse. Ogni cosa ha un prezzo, ragazza. Ha voluto vivere tra i mortali, non poteva esercitare la magia in quella dimensione, così li perse. Passò anni a cercare di recuperarli, senza successo, finché sentì di Reeze. Capì all’istante che quella sarebbe stata l’unica possibilità che avrebbe potuto avere: generare un figlio. Naturalmente, non poteva essere sicuro che la sua magia fosse trasmessa al nascituro, ma c’era probabilità, valeva tentare. Così passò anni e anni a cercare di avere un figlio suo, senza riuscire: molte delle sue compagne morivano o non riuscivano a portare avanti la gravidanza. E alla fine arrivò a tua madre. Era poco più che una ragazza quando la incontrò, la sedusse e restò con lei fino al momento del parto. E nascesti tu. Una bambina. Le femmine non hanno magia. Solo le Streghe Nere sanno usarla, ma solo perché legate al demonio. Così Talerius pensò bene di abbandonare la compagna e scappare di nuovo. Il resto della storia la conosci già. –. Il cielo intorno a noi sembrò farsi più scuro. – Io non ti credo. – feci senza sentimento. Lui sorrise. – Sei liberissima di non farlo, ma è così. So che Talerius si trova in quello che i Comuni chiamano Tibet, si è rifugiato in un tempio, il furbo. Io non posso raggiungerlo, ma tu sì. Chiedi a lui se non mi credi. –. Prima che potessi controbattere si dissolse nel nulla. Fa’ parola con qualcuno di questo incontro e li porterò tutti alla pazzia. – FUORI DALLA MIA TESTA, BASTARDO! – tuonai e da quel momento non lo sentii più.

Me ne tornai alla Fortezza mentre la pioggia iniziava a scendere dal cielo scuro. Per paura che Tjana riuscisse a leggermi nel pensiero, pensai alla notte di fuoco passata insieme a Reeze. L’idea di dover avere dei segreti con lui non mi piaceva, ma temevo Yfrit, non potevo sfidarlo, non se c’erano delle vite in pericolo. Con mio enorme sollievo, Tjana non mi frugò più in testa per rispettare la mia privacy. Cenammo tutti insieme, in allegria, e mi sforzai di sembrare normale. Reeze mi accompagnò in camera. – Vuoi che passi più tardi? – chiese, mentre mi stringeva a sé. – No, scusa, sono davvero stanca. – risposi, sperando mi credesse. – D’accordo… posso almeno farti compagnia fino a che ti addormenti? – Reeze, vorrei finire di leggere gli Annali, prima che la Xang si renda conto che manca un libro in Biblioteca. Ti dispiace? – Certo che no! – disse lui con il suo sorriso bellissimo. – Ci vediamo domani! Buonanotte! – mi baciò dolcemente. – A domani! –. Entrai in camera e mi buttai sotto la doccia. Avevo bisogno di mettere un ordine ai miei pensieri. Yfrit mi aveva detto delle cose orribili: Talerius era solo un altro stronzo, forse perfino peggiore dell’Ingannatore. Se tutto quello che mi aveva detto fosse vero, allora non avrei avuto motivo di cercare Talerius se non per ucciderlo senza pietà, ma avevo la netta sensazione che fosse quello il vero scopo di Yfrit. Dopotutto, mi aveva confessato di aver fatto in modo che la mia Anima Pura si ‘macchiasse’ di un crimine che mi avrebbe fatto perdere la purezza e con essa, la mia carica di Guardiana Suprema. Il desiderio di conoscere la verità divenne un bisogno vero e proprio. Cercai sugli Annali qualche notizia in più su Talerius, ma trovai poco e niente: parlavano di lui più che altro verso la fine, quando ormai Diamantis non era più una Suprema e le aveva succeduto Isotta. Dicevano che i secoli passati a vagare nel mondo lo avevano stufato e che il suo desiderio più grande era sposare la sua amata e avere dei figli da lei, così da riuscire a provare emozioni nuove, ma ella si oppose; la sua causa era più importante del desiderio di una famiglia, per lei ogni Guardiano della Luce era suo figlio. Talerius non sopportò di accettarlo e si allontanò nelle foreste dell'occidentali, dove sembrerebbe aver appreso a utilizzare la magia nera. Tempo dopo, Isotta andò a trovarlo per cercare di farlo tornare a casa, ma egli non appena la vide fu preso da una furia cieca. Il rammarico e l’umiliazione che costei gli aveva procurato era tale da non riuscire a placarsi. Le disse di andarsene e non tornare mai più, e così ella avrebbe fatto, se non fosse che sulla via di ritorno era stata attaccata da un gruppo di demoni evocati dal suo ormai ex amato. Lottò con tutte le sue forze, ma alla fine fu sopraffatta e non tornò più alla Fortezza. Il suo corpo non fu mai trovato, solo un mucchietto di ossa. Talerius fu ritenuto responsabile, processato e sarebbe dovuto essere giustiziato, ma fuggì nella notte. Da quel momento in poi, tutte le condanne deliberate dall’Alto Consiglio vengono svolte subito dopo il verdetto. Tutte cose che già sapevo benissimo. All’inizio mi ero sforzata di non credere alle storie; dopotutto, non c’erano testimoni che potessero confermare che sia stato davvero lui a far assassinare Isotta, ma adesso non riuscivo a non crederci. Yfrit aveva seminato il dubbio nel mio cuore e io lo sentivo crescere. Richiusi gli Annali e mi sdraiai, nella speranza di riuscire a dormire. Inutile dire che così non fu: passai la notte in bianco, a rigirarmi sotto le coperte. Quando Reeze venne a prendermi, ero ancora intenta a infilarmi la tenuta da Suprema. – Hai un aspetto orribile! – esordì non appena mi vide in faccia. – Sono felice di vederti anch’io, tesoro. – risposi inacidita. Dormire poco o, come in questo caso, per niente, non faceva che uscire i miei tratti peggiori. – Lo sai che non l’ho detto per offenderti. – replicò lui preoccupato. – E’ solo che sembri malata. Vogliamo passare in infermeria? –. Si accostò dietro di me e chiuse la tenuta sulla mia schiena. – Sto bene, – risposi. – ho solo dormito male. – Ok… –. Si mise seduto mentre finivo di prepararmi e poi mi accompagnò a fare colazione. Angel e Tjana erano già seduti al nostro solito tavolo. – Oggi vi allenerete insieme, voi due, – esordì Angel. – ho visto che avete entrambi la mattinata libera. Almeno vi preparerete per domani. – Perché? Duellerò con Reeze? – chiesi confusa. – Non avrei dovuto accordarmi io con uno sfidante? – Di solito è così, – rispose Angel, ignorando la mia scontrosità. – ma la tua Iniziazione avverrà molto prima delle altre e sarai sola, quindi avrei pensato che Reeze fosse il tuo compagno ideale. Insomma, vi siete già battuti diverse volte, sapete come lavora l’altro, così non rischiate di farvi male. –. Fissai le briciole di toast che avevo nel piatto: non avevo fame, così mi ero divertita a staccare dei pezzi e sbriciolarli con le mani. – Quindi tu hai pensato che io fossi d’accordo con la tua decisione e hai già organizzato tutto, senza prima chiedere il mio parere? – sentivo gli sguardi perplessi di tutti e tre loro addosso. – E, suppongo, tu abbia anche optato per la spada come arma, vero? – proseguii. La mia voce risultava odiosa perfino alle mie stesse orecchie. – Se volessi usare l’arco o le lance o balestre o battermi con le sole mani, non potrei farlo poiché tu hai pensato che la soluzione giusta per me fosse un’altra. – Beh, Dafne, – disse Angel con severità e piuttosto infastidito. – in qualità di tuo Custode, ho completa dimestichezza con cosa ti riesce meglio e cosa peggio. Quindi sì, ho pensato alla soluzione migliore per te perché ti conosco. –. Mi alzai in piedi. – Tu non sai un cazzo di me, vedi di mettertelo in testa! – tuonai facendo girare tutti i presenti e uscii dalla cucina. La rabbia mi aveva fatto venire le lacrime agli occhi, ma non potevo farmi vedere così in giro. Non sapevo nemmeno perché mi fossi tanto arrabbiata con Angel: in fondo aveva ragione, avrei indubbiamente scelto la spada come arma e chiesto a Reeze di duellare con me, durante la cerimonia. Sapevo di essere molto irascibile quando privata delle preziose ore di sonno, ma non mi ero mai spinta al punto di aggredire qualcuno per una stupidaggine del genere. Mi vennero in mente le volte in cui cercavo ogni pretesto per litigare con mia madre e mi resi conto di essere in torto: io ho sempre cercato pretesti, ma all’epoca ero solo un’adolescente ribelle, adesso invece avrei dovuto essere la guida di un intero popolo, dovevo mettere da parte l’adolescenza e maturare al più presto se volevo svolgere il mio compito nel migliore dei modi. Il fatto che Angel avesse però preso decisioni al posto mio, mi infastidiva parecchio, per quanto queste fossero ottimali. Non mi resi nemmeno conto di dove stavo andando, finché non sentii il rumore dell’acqua sempre più forte. Le cascate. Le stesse cascate dove ieri Yfrit l’Ingannatore mi rivelava chi fosse realmente mio padre, (‘un codardo’, lo aveva definito) e dove mi minacciava di fare del male a chiunque avessi detto del nostro incontro. Era ironico che proprio in quello stesso luogo fu Angel a parlarmi per la prima volta della storia di Talerius. Mi sedetti su una roccia che sporgeva dall’fiumiciattolo, sulla riva, e fissai l’acqua che precipitava dall’alto delle montagne. Chissà quante volte Isotta prima di me si fosse recata lì, chissà se anche i suoi pensieri fossero tormentati quanto i miei… Avrebbe potuto essere lei mia madre; sarei nata e cresciuta alla Fortezza, addestrata fin da bambina a essere una Guardiana della Luce e forse avrei anche in quel caso ereditato i poteri da mio padre. Lui non mi avrebbe abbandonata e Isotta avrebbe vissuto, come Guardiana Mater, mia madre. Avrei indubbiamente incontrato Reeze e forse ci saremmo innamorati. Magari avrebbe addestrato me fin da bambina, invece di Eva. – Sarebbe stato indubbiamente tutto diverso, sì. – la voce di Tjana alle mie spalle mi fece trasalire. Cercai di nascondere i miei pensieri da lei. – Che ci fai qui? – chiesi bruscamente. – La domanda giusta è cosa ci fai tu. – rispose sedendomi accanto. Non le risposi; non volevo giustificarmi, non potevo farlo. – Dafne, – fece lei con calma. – cosa c’è che non va? Reeze sostiene che sei strana da ieri sera. E’ successo qualcosa di cui non ci hai parlato? – “Ieri…”, pensai e non riuscii a fermare i miei pensieri prima che tornassero a Yfrit e al nostro incontro. Sentii Tjana irrigidirsi e mi voltai a guardarla. Era inorridita. – Dafne… – iniziò, ma non avrei saputo cosa stava per dirmi; all’istante si accasciò a terra in preda alle convulsioni, gli occhi rivoltati. – TJANA! – urlai, ma lei non mi sentiva. In preda al panico, mi trasformai, la presi tra le mie braccia e focalizzai il pensiero sull’infermeria, proprio come avevo fatto il giorno dopo il mio compleanno, in cui avevo ucciso Reeze. Ci teletrasportammo con lo stupore di tutti, proprio al centro della sala. – Presto! Aiutatela! – urlai. Sentivo il suo cuore battere in modo totalmente sbagliato: prima velocissimo, poi lento quasi da fermarsi. – Cos’è successo? – mi chiese uno dei Guaritori mentre la caricavano delicatamente in barella e le iniettavano quello che pensai fosse un sedativo per calmarla. Smise all’istante di contorcersi e sentii pian piano il suo cuore riprendere a battere regolarmente. – Non lo so… – mentii. In realtà sapevo benissimo: quella di Yfrit non era stata una minaccia, ma una maledizione. Tjana deve aver visto nella mia testa il nostro incontro del giorno prima. Per fortuna non fui io di mia spontanea volontà a parlargliene, altrimenti non osai immaginare cosa sarebbe successo. – Eravamo alle cascate, sedute su una roccia a parlare e all’improvviso si è accasciata a terra. L’ho portata qui non appena è successo. –. Il guaritore annuiva mentre parlavo, intento a visitare Tjana. – Andate adesso, Vostra Grazia. La Vostra amica starà bene. – disse. – Ma posso fare qualcosa… – Andate a riposare, sembrate esausta. –. Mi fece uscire dall’infermeria e mi diressi a passo lento e svogliato in Armeria. Sulla strada, sempre per fortuna, incontrai Angel e Reeze, intenti a discutere animatamente. Non appena si resero conto di me, tacquero. Reeze mi venne incontro. – Che hai? – fece. – Sembri sul punto di vomitare. – Tjana… – sussurrai. – E’ in infermeria… non so come sia successo… è venuta a cercarmi e in un attimo era a terra… – sentii le mie gambe cedere, Reeze mi sorresse appena in tempo. Mi strinse a sé e cercò di rassicurarmi, ma era troppo tardi: iniziai a piangere come una fontana. Perché stava succedendo a me? Non avrei potuto dire a nessuno cosa fosse realmente successo a Tjana senza combinare altri guai. – Portala in camera, – disse Angel con tono allarmato. – Io vado ad avvertire gli Anziani e a parlare coi Guaritori. Non lasciarla sola per nessuna ragione. –. Sentii Reeze annuire e prendermi in braccio. Salì le scale velocemente, nonostante ci fossi io ad aumentare il suo peso. – Dafne, – mi disse dolcemente quando arrivammo ai dormitori. – piccola, ho bisogno che tu mi dia la chiave per aprire. – Tasca sinistra… – dissi ancora singhiozzante. Reeze tolse la chiave dalla mia tasca e la infilò nella serratura, aprendo la porta. Mi distese sul letto con delicatezza, mi aiutò a spogliarmi e mettermi il pigiama, poi si assicurò che fossi ben coperta e comoda. Si sedette sul letto accanto a me, accarezzandomi i capelli. Forse grazie alla sua presenza rassicurante, riuscii a rilassarmi abbastanza da addormentarmi, ma non fu un sonno tranquillo. Quando mi svegliai stava iniziando a fare buio, lui era intento a leggere gli Annali che avevo ‘rubato’ dalla Biblioteca. – Come ti senti? – chiese con premura. – Meglio. Sai qualcosa di Tjana? – domandai io cercando di rimettermi in piedi. – Tjana è stabile, sembra sia stata colpita da qualche strana magia nera. Ed è passato Erik per dirti che le sonde funzionano, per cui quando vorrai potrete fare la cosa che gli avevi chiesto. –. Sospirai di sollievo: non tutto stava andando malissimo, allora! – Dafne… – riprese. – Il Consiglio vuole vederti. Vogliono sapere cosa sia successo. – Non posso andare. – Cosa? Perché? – chiese lui perplesso. “Perché farebbero la fine di Tjana se mi frugassero in testa!”. – Non posso e basta. – mi alzai per andare in bagno, ma Reeze mi bloccò. – Dafne, se non c’entri nulla con questa storia, perché non vuoi vedere il Consiglio? – il suo sguardo indagatore traspariva il suo sospetto. Ma che cosa avrei potuto dirgli? – Perché, genio, scoprirebbero che Angel ha mentito riguardo a mio padre e saprebbero che cosa sto progettando di fare per ritrovarlo. Io non so mentire nella mente come Angel. – era l’unica risposta plausibile che fossi riuscita a dare. Non mi piaceva per niente dovergli raccotare frottole e non poter parlare apertamente, ma non potevo rischiare di perdere anche lui. Certo, Tjana stava bene, ma non avevo idea di quando si sarebbe svegliata. Lui mi scrutò e parve convincersi. – Dirò loro che non ti sei svegliata allora, e poi escogiteremo qualcosa. Non potrai rimandare l’incontro per sempre. – Va’ in Biblioteca. – gli dissi. Forse avrei trovato una soluzione. Dopotutto, mio padre era uno Stregone quindi sapevo, o almeno speravo di saper usare la magia. – A fare? – chiese lui incuriosito dalla mia espressione. Gli chiesi di prendere tutti i libri di incantesimi che poteva. La Xang non se ne sarebbe accorta, controllava il reparto di magia molto raramente. – E come diavolo speri che ci riesca? – fece lui. – Cerca Sandor. Digli che ti mando io, in due riuscirete a prendere più libri. E digli anche di far saltare la corrente, così potrete uscire coperti dal buio. –. Reeze sembrò ancora più perplesso, ma fece tutto ciò che gli avevo chiesto. Dopo una mezzora, tornò in camera mia in compagnia di Sandor, con almeno sette grossi e antichi volumi di magia a testa. – Dafne! E’ un piacere rivederti! – Sandor mi rivolse un gran sorriso e la cosa sembrò irritare molto Reeze. – Hai fatto il tuo, – gli disse. – adesso sparisci. – No. – replicai io con tono severo. – Ci potrà aiutare. –. Spiegai a entrambi cosa mi servisse e Reeze rimase scosso. – A cosa ti serve un incantesimo che scioglie maledizioni? – chiese. – Quando e se lo troveremo, potrò spiegartelo, adesso a lavoro! –.

Passammo ore e ore a rovistare i tomi che i due avevano sottratto dalla Biblioteca, senza trovare granché. Sandor dimostrò di avere molta dimestichezza con la conoscenza della magia, almeno teorica. Era mezzanotte passata quando finalmente trovammo qualcosa. – Ok, forse ci siamo! – annunciò Sandor con la fronte corrugata. – E’ latino, ma riesco comunque a leggerlo. Sei pronta? –. Annuii. Sandor mi spiegò che per sciogliere la maledizione, dovevo pensare a chi me l’avesse inflitta e trovare in me il nodo della stessa. Una volta trovato, avrei dovuto scioglierlo pronunciando Discerpo. – Siamo sicuri che funzioni? – chiese Reeze insospettito. – Deve funzionare. – risposi. – Altrimenti gli Anziani faranno la fine di Tjana. – Ma che stai… allora sei stata davvero tu! – Reeze, appena potrò spiegarti, capirai. –. Mi trasformai e chiusi gli occhi. Sentii il battito di Sandor aumentare quando mi vide cambiare aspetto. Premetti le dita sulle tempie e mi concentrai su me stessa. Cercai in ogni angolo della mia mente e, dopo un tempo che sembrò un'eternità, trovai quell'unica anomalia che non mi apparteneva. Mi focalizzai su di essa e mormorai: – Discerpo... –. All’inizio non sentii nulla, ma piano piano mi sembrò di sentire la testa più leggera, come se un peso si fosse tolto, liberandomi. Riaprii gli occhi e notai i due ragazzi fissarmi con preoccupazione. – Allora? – chiese Reeze impaziente. – Puoi parlare adesso? – Credo di sì… –. Iniziai a raccontare loro dell’incontro con Yfrit e di quello che mi avesse detto su Talerius. Reeze ascoltava con un’espressione impenetrabile, mentre Sandor sembrava meravigliato da ogni parola pronunciassi. – Quale onore dev’essere avere lo Stregone più forte di tutti i tempi come padre! – esclamò quando terminai il racconto. – Onore? – gli fece il verso Reeze. – Ma hai sentito quello che ti ha appena detto? – Sì, ma non è detto che sia vero. Dopotutto, si tratta sempre dell’Ingannatore. –. Reeze rimase a fissarmi immobile. – Devo dirlo ad Angel. – disse alzandosi. – Aspetta! – lo fermai. – Siete sicuri di non sentirvi male o cose simili? – Io sto benissimo! – rispose Sandor. – Anch’io. – fece Reeze. – Adesso vado. Torno tra poco. Tu resta con lei. – ordinò a Sandor mentre usciva. – Devo ringraziarti… – feci a Sandor quando fummo soli. – Se non fosse stato per te, non sarei riuscita a spezzare la maledizione. – Ah! Figurati! – rispose lui con un sorriso. – Se posso aiutarti, lo faccio con immenso piacere. –. Stavolta fui io a sorridergli. – Reeze mi ha detto che non fai parte delle truppe di nessun Capitano. –. Lui annuì e il suo viso si fece severo. – Nessuno vuole il figlio di uno Stregone che non ha poteri… –. Io sgranai gli occhi. – Sei figlio di uno Stregone? – chiesi sbalordita. – Sì ma non ho poteri, a parte il controllo degli elementi, ma quello lo potrebbe fare qualunque Guardiano con dell’allenamento. –. Reeze lo aveva definito un mercenario; quello che vedevo io era un ragazzo talentuoso ma emarginato. – Con oggi ti sei ufficialmente guadagnato un posto nella mia scorta, se vuoi. – gli annunciai con tono gentile. Lui alzò lo sguardo su di me, un’espressione strana in faccia. – Non devi provare compassione per me! – protestò. – Io non provo compassione per te. – risposi decisa. – Io ho bisogno di persone di cui posso fidarmi, in più vengo a sapere che conosci la magia meglio di me, tu mi servi. Ma se decidi di rifiutare, capirò. –. Lui sembrò combattuto. Alla fine mi disse che ci avrebbe pensato e mi avrebbe fatto sapere. Reeze tornò poco dopo, dicendo a Sandor di potersene andare. Quando restammo soli, mi si sdraiò accanto. – Mi dispiace… – disse. – Per cosa? – chiesi perplessa. – Per tutto. – lo sentii sospirare mentre mi stringeva a sé: – Avrei dovuto capirlo che non fossi stata tu. Ho sospettato di te e ti chiedo scusa. –. Gli diedi un bacio sul collo. – Avrei fatto lo stesso se fosse successo a te. Quindi non preoccuparti. –. Lui sorrise debolmente. – Ora che sono più rilassata, sai di cosa ho voglia? –. La malizia nella mia voce lo fece sorridere sghembo. Iniziò ad alzarmi la maglietta e accarezzarmi la schiena. – Di farti dare un’occhiata approfondita per scoprire se sei guarita del tutto? – domandò con altrettanta malizia. – Può darsi… – risposi mentre l’atmosfera si faceva più calda.

Lightbearer - La Portatrice di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora