Capitolo 33

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Ero seduta con la testa appoggiata al dorso della mano che tenevo saldamente sul bracciolo; come fossi riuscita a trattenermi dallo sbadigliare, nemmeno io riuscivo a spiegarlo. Avevo passato tre ore esatte (me ne accorgevo dal sole che proprio quel giorno aveva deciso di splendere come se fosse estate) ad ascoltare gli Anziani discutere e, dopo essermi resa conto di non riuscire a contenere la situazione, avevo deciso di attendere che anche l’ultimo di loro sbollisse. Il piano però non stava funzionando e io non riuscivo più a fingere il mio interessamento. L’argomento della riunione era, naturalmente, Talerius: non a tutti era andato bene il ritardo dell’esecuzione, nonostante avessi spiegato le mie ragioni più volte. Chi si era schierato dalla mia, pertanto, stava intrattenendo una discussione animata col resto del Consiglio, sostenendo che un nuovo processo fosse giusto, soprattutto perché la Guardiana era cambiata da quando il Traditore si era dato alla macchia. Tra i convinti sostenitori dell’esecuzione immediata c’era l’Anziano Magnus che però, come me, si stava tenendo fuori dal polverone innalzato, lasciando che fossero gli altri a parlare. Qualcuno all’improvviso bussò alla porta della saletta. – Avanti! – dissi io, schiarendomi la voce. La mia unica speranza era quella di uscire da quella gabbia di matti. Cainnear entrò incerta, facendo un profondo inchino ai presenti: – Mi dispiace interrompere, Vostra Grazia, ma lo Sciamano Kandori è appena arrivato. – Avete invitato uno Sciamano? – gli occhietti di Magnus quasi uscirono dalle orbite per lo stupore. – Sì. – risposi. – Ve lo avrei comunicato se la situazione qui non fosse… ve lo avrei comunicato. – mi trattenni perché l’ultima cosa che volevo era dovermi guardare le spalle da un altro membro del Consiglio offeso. – Bene. – continuai. – Direi di chiudere qui questa riunione. Riprenderemo domani mattina. – Ma, Vostra Grazia! – esclamò il vecchio con sdegno. – Vogliate almeno spiegarci la visita di uno Sciamano! –. Fulminai Magnus con lo sguardo; impaziente com’ero di vedermi col nonno di Tjana, non mi importava più di fare buon viso a cattivo gioco. – Ho invitato qui uno Sciamano poiché sono i più abili nell’arte della magia degli elementi. – annunciai al Consiglio. – Devo affinare la mia tecnica e scoprire quali altre capacità possiedo. – Vogliate scusarmi, ma non capisco. – intervenne Magnus. – I nostri Stregoni sono più che capaci di aiutarvi, se è questo quello di cui necessitate. Perché invitare un forestiero? – Perché, – proseguii mentre mi rialzavo. – come ho già detto, gli sciamani padroneggiano maggiormente quella che è la più antica tra le magie. E poi, non riesco davvero a vedere dove sia il problema nel coinvolgere altri al di fuori della Fortezza nel mio addestramento. Mi fa pensare, Mio Signore, che abbia paura di qualcosa. –. Magnus ebbe un sussulto lievissimo, quasi impercettibile, ma si ricompose subito: – Certo che no, Vostra Grazia. Volevo solo capire, tutto qui. – Eppure mi sembrava semplice da comprendere. – risposi incurante della maleducazione. – La seduta è sciolta. A domani! –. Mi precipitai fuori dalla porta prima che a chiunque venisse voglia di fermarmi. Cainnear mi seguiva a passo spedito. – Ti aspetta nello studio. – disse. Risalimmo entrambe in fretta le scale. Mi sentivo stranamente eccitata e ansiosa. Era come se una nuova speranza si fosse accesa in me e non riuscivo a placarla. Entrai nel mio studio e trovai tutti lì: Sandor, Eva, Tjana, Angel e Silas Kandori, il nonno di Tjana. L’unico che mancava all’appello era Reeze, ma ne fui stranamente sollevata. Sandor mi rivolse un ampio sorriso non appena mi vide. Io, invece, notai subito la tensione tra Tjana ed Eva: sembrava avessero discusso. – Finalmente! – esordì Angel. – Purtroppo il Consiglio non voleva lasciarmi andare. – mi scusai e avvicinai allo Sciamano. – E’ un onore conoscerla finalmente. – dissi mentre mi battevo il pugno sul petto. Silas Kandori non era esattamente come mi aspettavo: la sua carnagione era sì scusa come quella di Tjana, ma i suoi occhi erano di un profondo viola. Non dimostrava più di sessant’anni ed era piuttosto alto e muscoloso. Indossava una tunica cremisi e sfoggiava un ampio repertorio di gioielli d’oro. Mi scrutava con un’espressione indecifrabile in volto. Leggermente intimorita, mi scambiai un’occhiata con Angel, perplesso quanto me. Di colpo, lo Sciamano sorrise: – L’onore è il mio, Lightbearer. –. Alzai le sopracciglia nel sentirlo appellarsi così a me. E’ un modo di definire la Guardiana Suprema presso i popoli della Foresta. “Grazie, Tjana.”, risposi a mente. – Mi piacerebbe cenare con lei… – Ne sarei ben lieto, ma ho una certa età e vorrei riposare. Credo però che la mia scorta sia ben lieta di passare del tempo con Voi. – Scorta? – lanciai uno sguardo verso Tjana che invece guardava fisso a terra. – Pensa di essere… in pericolo qui? –. L’uomo mi fulminò con uno sguardo strano: – Ma certo che no! Ho solo pensato che mi sarei sentito più a mio agio con qualcuno dei miei. –. Rimasi spiazzata e anche infastidita: Tjana cos’era allora? Lasciai che lo Sciamano uscisse dall’ufficio, accompagnato da Angel e dai miei due Guardiani. Anche Cainnear uscì, ma solo per avvertire Klaus di preparare qualcosa per gli ospiti, (Tjana mi aveva avvertito che fossero vegetariani). Quando restammo da sole, le offrii due dita di scotch: – Vuoi spiegarmi? – chiesi, mentre lei buttava giù il liquore, visibilmente a disagio. – Quello che hai visto. – rispose amareggiata. – Io non faccio più parte della famiglia. Per chiunque è un onore stare qui, per i miei è alla stregua di un disastro. – Ma perché? – domandai perplessa. – Non ha senso, davvero… – Già… – si versò altro scotch e lo bevve di nuovo d’un sorso – E sai qual è la cosa migliore? Mio fratello è qui. –. Sgranai gli occhi ma prima che potessi dire qualcosa, Tjana proseguì: – Esattamente. Mio fratello… che non vedo da quanto? Sessant’anni? Ha accompagnato mio nonno qui, ovviamente per proteggerlo da eventuali pericoli e soprattutto, perché io non mi avvicini più del necessario. Nemmeno è venuto a salutarmi, quello stronzo! –. Avvertii un tremore nella voce di Tjana che mi spinse ad abbracciarla, ma lei si scansò: – Non preoccuparti. Sto bene. Però fammi un piacere: muoviti a far confessare mio nonno. –. Annuii e lasciai che Tjana se ne andasse. Mi dispiaceva vederla così; per anni, mi sono sentita fuori luogo all’interno della mia famiglia, ma solo adesso mi rendevo conto cosa significasse davvero e quanto potesse essere doloroso. Mi sentii davvero cretina, anche perché ero la diretta responsabile della sofferenza della mia migliore amica, ma non avrei potuto fare diversamente: Silas Kandori era la risposta a tutto e, forse, la sola speranza per Talerius di essere scagionato.

Passai il resto del pomeriggio rinchiusa in ufficio assieme a Cainnear a firmare carte e mandare varie disposizioni, che tradotto significava annoiarmi a morte. A volte, fantasticavo su come fosse essere un semplice Guardiano, uno che doveva pensare solo all’azione ma indubbiamente, era quella la parte più difficile del lavoro. Rischiare ogni giorno la pelle era qualcosa che, per fortuna, non faceva parte del mio quotidiano, fatta eccezione per alcune missioni di rilevanza maggiore. Non appena Cai annunciò la fine del nostro lavoro, mi stiracchiai e scesi ai piani inferiori, diretta in cucina. Giunta a destinazione, notai che la cucina era stata ‘abbellita’ con delle ghirlande che mi facevano pensare moltissimo al Natale. Una parte della sala era stata disposta in modo da contenere gli ospiti. Trovai la cosa un po’ razzista: in pratica avevano emarginato i Guardiani dagli abitanti della Foresta. – Su richiesta di mio nonno. – disse Tjana passandomi accanto. Era vestita con un una sorta di tuta verde smeraldo che le risaltava tantissimo la carnagione e si era abbellita i capelli con delle mollette dorate. – Stai andando a un appuntamento? – chiesi, punzecchiandola. – Sì, con il disagio. – replicò lei. – Faresti meglio a darti una sistemata anche tu. A quanto pare mio nonno ha deciso di presenziare alla cena. – E cosa ci sarebbe di così sbagliato nell’indossare la mia tenuta da Suprema? – La tua superiorità. –. Su consiglio di Tjana e svogliata, andai a cercare qualcosa da mettere per l’occasione; non volevo sembrare troppo formale, ma nemmeno una stracciona e soprattutto, non volevo farmi vestire da Madame Debois che mi avrebbe sicuramente addobbato come un albero di Natale. Alla fine, optai per un maglioncino lungo celeste. Arrivava a metà coscia, non costringendomi al jeans che sicuramente Tjana avrebbe guardato male tutto il tempo. Sciolsi i capelli dalla mia ormai abituale treccia, lasciandoli liberi sulle spalle. Mi guardai allo specchio e dopo aver decretato che non avrei potuto sentirmi più a disagio di così, uscii dalla stanza. – Dove stai andando conciata così? –. Mi girai e a metà strada tra la mia stanza e la sua, Reeze mi fissava col suo sorriso sghembo. – Ho un appuntamento con un uomo. – dissi mentre si avvicinava. – Sì, eh… – disse non appena mi fu accanto. Camminammo uno di fianco all’altra fino alla scalinata. – Divertiti, allora! – continuò, svoltando l’angolo diretto da qualche altra parte. – Tu non vieni? – chiesi incuriosita. – Ho di meglio da fare. – rispose senza nemmeno voltarsi. Lo guardai svoltare l’angolo e infine scesi le scale. Non sarei stata io a risolvere la situazione tra noi; sbaglio suo, compito suo. Se ci teneva davvero, avrebbe smesso con quell’inutile pagliacciata. Raggiunsi la cucina che i presenti era già seduti a tavola. Rimasi un po’ sbalordita dalla quantità di persone presenti: lo sciamano Kandori era seduto a capotavola, affiancato da due giovani possenti di cui uno molto simile a Tjana. Ipotizzai fosse il fratello. Il resto della scorta, era formato da uomini e donne, tutti vestiti con colori che andavano dal verde scuro al marrone. Divise. La voce di Tjana si fece largo tra i miei pensieri. La vidi seduta all’altro capo del tavolo, con Angel davanti a lei. Sebbene fossi ancora adirata con lui, ringraziai che fosse presente, almeno non sarei stata l’unica persona totalmente estranea alla combriccola. Non appena fui abbastanza vicina, gli sguardi dei presenti vennero puntati su di me, facendomi sentire in tremendo imbarazzo. Quello che avevo identificato come il fratello di Tjana, mi scrutava da sopra delle foltissime ciglia nere. La sua espressione era tutt’altro che amichevole. Cercando di mantenere la calma, sfoderai un ampio sorriso: – Amici miei! Vogliate scusarmi per il ritardo, ma alcune faccende mi hanno trattenuta. – Figuratevi! – rispose il nonno di Tjana. – Siamo certi che siate impegnatissima, vista la vostra carica. –. I due uomini ai suoi lati si scambiarono un’occhiata e vidi Tjana irrigidirsi, infastidita. Mi accomodai all’altro capo del tavolo e Klaus iniziò a farci avere le portate. La maggior parte del cibo che aveva preparato era di origine vegetale: insalatone miste, verdure grigliate, cereali misti conditi con verdure e macedonie di frutta. – Buon appetito! – dissi alzando in alto il calice – E che la vostra permanenza qui sia piacevole quanto la vostra compagnia! –. Tjana mi lanciò un’occhiataccia, ma sotto i baffi sorrideva maliziosa. Consumammo un pasto piacevole; pian piano - complice il vino - riuscimmo a intrattenere conversazione con gli ospiti. Venni a scoprire interessanti aneddoti sulla vita nella Foresta occidentale e mi sorpresi nello scoprire che Tjana era stata fino a quel momento, l’unico membro a essere stata inviata fuori dalla propria ‘patria’. – Vedete, – disse Silas. – le capacità come le sue vanno coltivate e la Foresta non è il luogo adatto per questo. – Ma non avreste potuto educarla a Sciamano, per esempio? –. Il fratello di Tjana scoppiò a ridere: – Non esistono sciamani donne. E’ una carica adatta ai soli uomini. – E perché mai? – incalzai, imbruttendo leggermente il ragazzo. – Tjana è la dimostrazione che le cose cambiano. Come lo sono anch’io. –. Lui sembrò infastidito dalle mie parole alle quali non rispose immediatamente. Dopo un po’ lo sentii però dire: – Non siamo tutti propensi a pensare le femmine come adatte ad alcuni compiti. –. Angel mi strinse il braccio prima che potessi controbattere, lanciandomi un’occhiata che era tutto dire. Tjana al mio fianco mandò scintille con lo sguardo verso il fratello, che aveva iniziato a ridersela beffardo. – Suvvia! – intervenne lo Sciamano. – Ognuno ha le proprie visioni su come deve andare il mondo. – Indubbiamente. – risposi con durezza. Poi, di colpo, mi balenò in testa un’idea. – Perché mentre siete qui, non vi allenate insieme ai nostri ragazzi? – chiesi. – Sono sicura che gli allievi saranno tutti alla vostra portata. – Ma i Guardiani non vengono iniziati a vent’anni? – mi domandò il fratello di Tjana. – Infatti. – replicai. – Sarà meglio per voi misurarvi con qualcuno alla vostra altezza, prima di puntare in alto, non credi? –. Vidi il ragazzo cambiare subito espressione: era visibilmente offeso, ma suo nonno la prese a ridere: – Sarebbe interessante vedersi misurare i miei ragazzi con i vostri, Lightbearer. – Dafne. – risposi. – Mi chiami Dafne. Non deve esserci tutta questa formalità tra noi. – Misurati con me, Dafne. – incalzò il fratello di Tjana. – Domattina. Prima di iniziare le tue faccende da Suprema. Vediamo se l'Anima Pura sia così temibile come si dice. – Non ho ancora capito qual è il tuo nome. – risposi altezzosa. Lui mi fulminò con lo sguardo: – Ronel. – rispose. – Ronel Kandori. – Bene, Ronel Kandori, considera la tua sfida accettata. Alle 7 in punto qui davanti. Porta con te le armi con cui ti trovi più a tuo agio. –. A cena finita, aspettai che gli ospiti si dirigessero alle camere che erano state loro assegnate, assieme a Tjana e Angel. – Ma sei impazzita? – chiese lui quando fummo solo noi tre. – Ti sembra questo il modo di iniziare una trattativa amichevole? Sfidando il nipote dello Sciamano? – Si dà il caso che anche Tjana e sua nipote e mi sono misurata con lei diverse volte. – risposi. – E poi, non lascerò che chicchessia si permetta di insultare le donne in mia presenza. – Dafne… – Angel sembrava esasperato. – Cosa importa del pensiero che hanno gli altri? Noi sappiamo benissimo che non siete da sottovalutare. – E’ giusto che lo sappiano anche gli altri. – rispose Tjana al posto mio con freddezza, sotto lo sguardo incredulo di Angel. – Il mio popolo è stato maschilista per troppo tempo. E a mio fratello farà bene misurarsi con Dafne. A proposito tesoro, spaccagli i denti; voglio vedere se avrà il coraggio di ridere nuovamente, poi. –.

L’indomani mattina mi alzai presto e preparai, indossando la tuta da allenamento: era l’ideale per quel che riguardava la lotta, anche se quella da caccia era più attrezzata. Non avendo però bisogno di una particolare protezione o strumentazione, decisi di usare quella. Feci una veloce colazione assieme al resto della comitiva. – Pronta? – chiese Angel beffardo. – Cerca di non farti ammazzare! – Pronta per cosa? – chiese Reeze senza distogliere lo sguardo dal suo libro. – Dafne ha deciso di mettersi alla prova contro mio fratello. – rispose prontamente Tjana. – E sono già partite le scommesse. Ti unisci? – Certo. 100 su Ronel vincente. –. Tjana e Angel sgranarono gli occhi, a Eva per poco non andò di traverso il caffè e Sandor sorrise nervosamente. – Questo è indelicato. – commentò il Guardiano. – Non possiamo essere tutti delicati come te, pivello. – rispose Reeze e si alzò, lasciando il denaro sul tavolo davanti a Tjana. – Buona giornata! – disse, voltandosi per andarsene. Tuttavia si fermò e si rivolse a me: – E tu cerca di non deludermi. –. Diventai paonazza. Quel figlio di una donna senza nome! “Col cazzo che li rivedi i tuoi soldi di merda!”, pensai e mi alzai anch’io. Mancavano pochi minuti alle 7 e io ero davanti all’ingresso della Fortezza, intenta a riscaldare i muscoli. L’aria era fresca e pizzicava le mie guance e il naso, risvegliando i miei sensi. D’un tratto, vidi avvicinarsi lo Sciamano assieme a tutta la sua scorta. Notai Ronel, in bella vista, vestito con solo un paio di pantaloni di cuoio e una sorta di para-petto dorato. – Non hai paura di ammalarti? – chiesi. – Perché, tu senti freddo? – ribatté lui. Feci loro strada verso i campi d’addestramento, costringendo i mattinieri a cambiare postazione di allenamento, anche se in cuor mio sapevo che alla nostra vista non si sarebbero allenati. – Chi giudicherà l’incontro? – chiese Ronel. – Potrei farlo io. – rispose Angel, facendosi strada assieme a Tjana, Selma, Eva e Sandor. – Come farò a sapere che non bara? – rispose il ragazzo con un pizzico di accidia. – Dopotutto è una Maga, no? Potrebbe incantarmi. – Potrei, sì. – replicai alla provocazione. – Facciamo così: lasciamo che sia lo Sciamano Kandori, tuo nonno, a giudicare il duello. Mi fido della sua imparzialità. –. L’uomo - oggi vestito con una tunica giallo ocra - sorrise e si fece avanti: – E sia! – disse. – Niente magia, combatterete ad armi pari, con gli strumenti che reputate più opportuni. Quando siete pronti. –. Tjana mi lanciò uno sguardo allarmante, come a voler dire di non fidarmi di suo nonno, ma l’ignorai. L’esperienza mi sarebbe servita anche a questo. Mi misi in posizione di difesa e sfoderai Speranza; il metallo luccicò sotto i miei occhi. Ronel, dal canto suo, estrasse da dietro la schiena quello che aveva tutta l’aria di un possente martello. Alzai un sopracciglio: non avevo mai visto nessun guerriero usare un martello in combattimento. A parte Thor, ma lui era un personaggio dei fumetti, quindi non valeva. Iniziammo a girare in cerchio; notai che nonostante la sua stazza, i movimenti di Ronel erano molto simili a quelli della sorella: felini, aggraziati e, sapevo, potenzialmente letali. Stufa di quella sorta di danza, mi gettai di fianco, colpendo dalla parte opposta alla mia direzione: Ronel parò il colpo usando il polso, adornato da polsino dorato, che però non poteva essere oro, troppo resistente. Nel frattempo, roteò il suo martello e colpì nella mia direzione. Schivai il colpo gettandomi a terra. Mi rialzai subito e parai altri due colpi; per mia fortuna non sembrò aver ereditato la velocità di Tjana, caso in cui sarei stata spacciata. Tuttavia era tutt’altro che lento nei movimenti, anche se brandiva un peso di almeno venti chili con una sola mano. Schivai l’ennesimo colpo saltando all’indietro, lasciandolo stupito: – Chi ti ha insegnato a saltare così? – chiese. – Indovina! – feci io, gettandomi nuovamente su di lui. Con una mossa astuta e veloce, menai un fendente diretto al suo braccio destro, rigirandomi su me stessa all’ultimo e colpendolo col pugnale, che nel frattempo avevo estratto. Il taglio che gli procurai era superficiale, ma sporcò la sua carnagione scura di sangue cremisi. Incredulo, mi fissò con disprezzo e si scagliò su di me, buttandomi a terra. Se non fossi stata abbastanza rapida, mi avrebbe bloccato le gambe col suo peso, ma conoscevo questo trucchetto fin troppo bene: Reeze mi aveva insegnato a liberarmi da quel tipo di situazioni. Prima che mi bloccasse, alzai le gambe, spingendolo con tutta la forza con le ginocchia sulla sua schiena, ribaltandolo. Approfittai di quei secondi di vantaggio per alzarmi, ma nell’impatto persi la spada e non riuscii a recuperarla poiché il ragazzo stava per caricarmi nuovamente. Notai che anche lui aveva perso il martello. Nel frattempo attorno a noi si era formata una folla di persone intente a guardare lo spettacolo e incitare, soprattutto me. Ronel approfittò della mia distrazione momentanea e mi diede un pugno in pieno volto. Sentii il sapore del sangue in bocca e sputai via due denti. Ronel ne rise compiaciuto. Io mi gettai su di lui, pronto a ricevere il colpo che però non arrivò: con destrezza scivolai a terra, in mezzo alle sue gambe lunghe e muscolose e mi rialzai prima che potesse realizzare, sferendogli un calcio sui reni, costringendolo a terra. Nel frattempo lo presi per i capelli e gli tirai indietro la testa, restituendogli non uno, ma ben due pugni. La folla era in delirio: un boato di urla si levò in cielo come se fossimo allo stadio. Lo lasciai riprendere e mi rimisi in posizione: – Se sei stanco possiamo smettere. – dissi, ridendo beffarda. In tutta risposta, Ronel mi caricò di nuovo, prendendomi per i fianchi. Mi diedi una spinta e lo contrastai, salendogli infine sopra. Sferrai un colpo all’orecchio sinistro del mio avversario che lo stordì, facendolo cadere. Stavolta fui sopra di lui e iniziai a sferrare pugni sul suo volto. Dopo una decina di minuti, Ronel iniziò a battere la mano in terra, in segno di resa. – Basta. – decretò lo Sciamano. – Vince la Suprema. –. Il suo tono era pacato, ma sentivo anche una punta di amarezza. Mi alzai in piedi, sputando altro sangue a terra e alzando i pugni vittoriosa. I presenti iniziarono ad acclamarmi; rivolsi loro un ampio sorriso e poi tornai da Ronel, porgendogli la mia mano per aiutarlo ad alzarsi. Aveva il viso gonfio e insanguinato, ma anche così riuscì a vedere il suo stupore e l’incredulità. – Bell’incontro. – gli dissi. – Ma ti consiglio di non sottovalutare mai la forza di una donna. –. Lui prese la mia mano e si alzò in piedi: era più alto di Reeze di qualche centimetro e la sua figura muscolosa mi sovrastava. Mi scrutava con gli occhi scuri e un’espressione dura: – Sei una furia. – disse infine. – I tuoi sono fortunati ad averti qui. – Grazie. – risposi e alzai la sua mano in cielo. Venne acclamato da tutti, nonostante la sconfitta. Poco dopo ci dirigemmo alla Fortezza per sistemarci. I Guaritori erano già in infermeria pronti ad accoglierci e, assieme a loro, c’era Reeze. – Hai perso. – gli dissi mentre gli passavo accanto, senza aspettare una sua risposta. Grazie alla mia guarigione accelerata in un’ora ero come nuova, ma il povero Ronel fu costretto a restare in infermeria, circondato dai suoi. – Devo confessare che mi hai piacevolmente sorpreso. – disse lo Sciamano quando andai a salutarli per tornare ai miei compiti. – Pensavo che traessi il tuo potere esclusivamente dalla magia, ma a quanto pare ti hanno addestrata bene. – Altroché! – risposi. – Se non fosse stato per sua nipote, non avrei imparato molto di quello che so sul combattimento. – Tjana? – chiese Ronel stupefatto. – Tjana ti ha insegnato? –. Annuii: – E continua a farlo. E’ uno degli elementi migliori che abbiamo qui, non solo per il suo dono, ma anche come combattente. –. Guardai l’ora: – Adesso scusate, ma devo correre. Più tardi spero riusciremo ad accordarci sugli orari per le nostre lezioni, se lei è d’accordo. – dissi allo Sciamano. Silas mi rivolse un inchino: – Non vedo l’ora. –. Gli salutai e corsi in ufficio, dove una Cainnear spazientita mi stava già aspettando. – Sei in ritardo! – disse, posando una pila di fogli sulla mia scrivania: – Rapporti. E cerca di sbrigarti, devo archiviarli prima di pranzo! – Agli ordini, capo! – risposi e mi gettai nuovamente sul compito più difficile di tutti: firmare i documenti senza farmi venire un crampo alla mano.

Lightbearer - La Portatrice di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora