-"I tuoi genitori non ti hanno insegnato l'educazione, ragazzino?! Fossi in loro verrei a darti due schiaffi e a farti capire che non sei migliore di nessuno!"
Federico si irrigidì a sentire quelle parole mentre Edward sgranò gli occhi. Il suo sguardo allarmato si spostava tra i due ragazzi e sembrava essere pronto al peggio.
-"Immagino che se non fossero morti lo farebbero anche loro." Disse.
Benjamin rimase a bocca aperta.
"Stupido, stupido, stupido!" Si ripeté Benjamin, come poteva essere stato tanto insensibile? Doveva chiedere ad Edward perché Federico non parlasse mai dei suoi genitori, poteva informarsi prima di giudicare quel ragazzo.
Federico si alzò e fece qualche passo distante da loro.
-"Ora me ne vado, perché ho di meglio da fare che passare del tempo con questo stronzo." Disse e andò via.
"Sì, sono stato uno stronzo." Pensò Benjamin e sospirò.
-"Sei stato uno stronzo." Gli disse Edward, dando voce ai suoi pensieri.
-"Mi dispiace..." Sussurrò.
-"Dovresti dirlo a lui, non a me." Rispose il cugino, con tono duro.
Il moro si alzò e sospirò.
-"Vado da lui."
Edward gli prese la mano e scosse la testa.
-"Ora ha bisogno di stare da solo, ci parlerai domani." Disse.
Il più grande annuì e si sedette accanto a lui.
-"Ed non volevo farlo stare male, te lo giuro..." Sussurrò il più grande. "So che gli sto antipatico ma la cosa non è reciproca, anzi lui mi sembra abbastanza simpatico. Ho parlato senza pensare e me ne pento moltissimo..."
Il rosso sospirò e si avvicinò a lui.
-"Lo so Ben, lo so. Ti conosco." Rispose. "Non potevi saperlo e so come ti comporti quando ti arrabbi. Dovevo dirtelo prima." Aggiunse.
Benjamin sospirò e appoggiò la testa sullo schienale del divano.
-"È una cosa recente?" Gli chiese, alludendo alla morte dei genitori del minore.
Edward scosse la testa.
-"Sono morti sei anni fa." Rispose. "Quando lui ne aveva sedici, poi ha vissuto con sua zia. Nel caso volessi fare qualche commento anche su di lui, sappi che anche lei è morta due anni fa per un tumore."
"Quel ragazzo ha avuto moltissimi momenti brutti, ora capisco perché mi tratta in quel modo.
Che stupido sono stato." Pensò il moro.
-"Come sono morti?" Gli chiese il moro.
-"Incidente stradale." Rispose il cugino.
-"Era figlio unico?" Continuò a chiedere Benjamin.
-"Ha una sorella maggiore che vive in Nuova Zelanda, non la vede dalla morte dei suoi genitori." Gli spiegò il rosso.
Il più grande chiuse gli occhi e si maledì più volte per quello che aveva detto.
-"Mi dispiace, Edward, mi dispiace davvero..."Benjamin passò tutta la serata a scusarsi con Edward per ciò che aveva fatto, suo cugino gli ripeteva che aveva capito il perché avesse detto quelle cose e che per lui andava tutto bene. Era Federico quello a cui doveva chiedere scusa.
Il moro aveva provato più volte ad andare al piano superiore per scusarsi con il più piccolo, Edward però lo aveva sempre fermato dicendogli che era meglio evitare o Federico gli avrebbe tirato di tutto contro e che era meglio parlasse prima lui con il so fidanzato. Alla fine Benjamin sospirò e accettò, avrebbe parlato il giorno successivo con Federico nella speranza che lo ascoltasse.
Quella notte il moro non riuscì a chiudere occhio, se non per un breve periodo, continuava a rigirarsi nel letto e a ripensare al modo orribile con cui aveva trattato Federico. Nonostante il biondo lo trattasse sempre male lui non aveva alcun diritto di dirgli quelle cose. Era pur sempre un ospite e Federico gli stava facendo un grosso favore a lasciarlo stare a casa sua, per di più per un tempo indefinito.La mattina seguente Benjamin si trascinò al piano inferiore, per la prima volta si era alzato di buonora e alle otto e mezzo del mattino era già lavato, vestito e pronto per la colazione. Intorno a lui alleggiava l'odore di fumo e la sua stanza era in condizione pietose, per tutta la notte non aveva fatto altro che fumare per cercare di calmarsi e per di più aveva un forte mal di testa.
Quando il moro, dall'aspetto pietoso nonostante si fosse sistemato, entrò in cucina Edward e Federico si zittirono immediatamente e il moro sospirò.
-"Buongiorno." Biascicò il ragazzo e raggiunse il tavolo imbandito per la colazione.
-"Ben hai una faccia orribile." Commentò Edward preoccupato. "Qualcosa non va?"
-"Sei in ritardo." Disse, invece, Federico e strinse la sua tazza contenente del latte al cioccolato. "E puzzi di fumo." Aggiunse, con una smorfia disgustata.
"Almeno mi ha parlato." Pensò il moro.
-"Scusatemi." Borbottò il moro e si sistemò un tovagliolo di stoffa bianco sulle gambe.
-"Ti senti bene?" Gli chiese il cugino.
Benjamin si voltò verso di lui, abbozzò un sorriso e annuì.
-"Ho solo un po' di mal di testa."
-"Amore." Federico chiamò Edward, attirando la sua completa attenzione.
-"Dimmi." Rispose Edward e gli strinse la mano.
-"Puoi prestarmi la tua auto?" Gli chiese il biondo. "La mia è dal meccanico e devo fare alcune commissioni."
-"Piccolo mi dispiace ma oggi proprio non posso." Disse Edward. "Devo anch'io fare delle commissioni per lavoro, la macchina mi serve."
-"Se vuoi posso accompagnarti io." Si intromise Benjamin.
Federico alzò gli occhi al cielo e fece finta di non averlo sentito.
-"Non c'è nessuno che può accompagnarti? Ad esempio la tua segreteria."
-"Federico posso accompagnarti io, ho la moto." Ripetè Benjamin.
-"Piccolo non posso." Rispose Edward. "Benjamin però può, vai con lui." Aggiunse e guardò suo cugino.
Il più piccolo digrignò i denti e serrò i pugni. Si voltò verso il moro e lo fulminò con lo sguardo. Lo odiava.
-"Non osare aprire bocca durante tutto il viaggio. Non voglio ascoltarti."Benjamin fece colazione sorridendo come non faceva da un po', era felice di poter passare un po' di tempo con il più piccolo per farsi conoscere da lui e doveva chiedergli scusa. Ovviamente il moro non aveva alcuna intenzione di restare zitto ma lasciò che il minore lo pensasse. Edward aveva ben capito quale fosse il suo piano e non faceva altro che guardarlo divertito.
Alle dieci e mezzo Benjamin e Federico uscirono di casa, Edward era andato a lavoro un'ora prima, e il biondo guardò disgustato quella che Benjamin definiva la sua bimba. La moto.
-"Prega affinché non mi succeda nulla su questo catorcio o te la vedrai molto brutta." Lo minacciò Federico e si sistemò il casco.
Benjamin alzò gli occhi al cielo e evitò di soffermarsi sul modo con cui aveva definito la sua moto, salì sulla sella e si limitò a dirgli di tenersi forte.-"Io non salirò mai più su una cosa del genere!" Urlò Federico non appena scese dalla motocicletta e si tolse il casco.
Il moro ridacchiò e lo imitò, togliendosi il casco.
-"Sei vivo, vegeto e arrivato alla tua destinazione, no?" Replicò. "Non lamentarti."
Il più piccolo lo fulminò con lo sguardo, mise le mani nelle tasche dei jeans bianchi e si girò.
-"Federico aspetta!" Esclamo il moro e lo inseguì.
-"Non voglio parlare con te." Rispose il più piccolo e continuò a camminare.
Benjamin lo raggiunse e gli mise una mano sulla spalla.
-"Allora ascoltami soltanto." Disse e il minore alzò gli occhi al cielo. "Mi dispiace per ieri, Federico. Ho sbagliato a dire quelle cose e me ne pento moltissimo, ho parlato senza pensare e ho sbagliato di grosso." Continuò. "Hai ragione a dire che sono ingrato, tu ed Edward mi avete aperto le porte di casa vostra e io ti rendo la vita un inferno. Mi dispiace." Aggiunse, sinceramente dispiaciuto. "Se però mi comporto come faccio è solo perché non capisco il tuo atteggiamento nei miei confronti, non mi sembra di averti mai fatto nulla di male prima di ieri sera. Se, però, così non fosse ti prego di perdonarmi, non era mia intenzione offenderti in qualsiasi modo. Voglio davvero andare d'accordo con te e smettere di far preoccupare Edward ogni volta che non è in casa.
Voglio che la nostra sia una convivenza piacevole.
Mi dispiace se ti ho fatto qualcosa in passato e anche per ieri sera, scusami." Concluse e abbassò il capo dispiaciuto, togliendo la mano dalla spalla del minore.
Federico era rimasto colpito da quelle parole, non credeva che Benjamin fosse il tipo da scusarsi.
"Tu non sai niente di lui, Federico, l'hai da subito odiato senza neppure preoccuparti di conoscerlo." Si ricordò Federico e sospirò. Aveva giudicato Benjamin troppo in fretta.
-"Ti perdono per ieri sera." Disse Federico. "E anch'io ho sbagliato, ti ho giudicato senza conoscerti e anch'io ti ho reso la vita impossibile. Non ti ho mai permesso di avvicinarti a me per conoscerti e farmi conoscere." Continuò. "Mi dispiace."
Benjamin sorrise e allungò una mano verso di lui.
-"Tregua?"
Federico ricambiò il sorriso e gli strinse la mano.
-"Tregua."———————————————————————————
Ehi🎈
In meno di una settimana siamo già arrivati a duemila visualizzazioni, grazie per continuare a supportarmi, spero possa piacervi questa storia 💖
Benjamin e Federico, dopo l'ennesimo litigio, hanno deciso una tregua ma durerà? Riusciranno ad andare d'accordo? Che cosa succederà tra di loro?
Se volete entrare nel gruppo whatsapp non dovete fare altro che mandarmi un messaggio con il vostro nome e numero, vi aggiungerò subito.
Vi ricordo che questa storia è social, quindi potrete seguire i protagonisti sui vari social ed interagire con loro. Per ora l'unico ad averne è Benjamin, il suo nick Instagram è @bvenjaminm, anche il suo nick Twitter è @bvenjaninm. Se vi va seguitelo!
Se vi va potete commentare questa storia su Twitter usando l'hashtag #OnceuponatimeFenji, mi farebbe piacere sapere che cosa ne pensate.
Per qualsiasi cosa potete contattarmi qui o mi trovare su Twitter come @fvedericoshvrt e su Instagram come @/fixhvrtx.
Fatemi sapere che cosa ne pensate.
Baci, Michi💕
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Once upon a time || Fenji.
FanfictionFederico desiderava una storia d'amore bella come quelle delle favole. Cambierà idea però quando si renderà conto che il 'c'era una volta' non gli basta più. Lui vuole un 'c'è ancora'. Chi sarà il suo ancora?