Benjamin non poté negare a se stesso, e credeva che in parte anche il più piccolo lo avesse capito, di essere rimasto piacevolmente colpito dalle parole del fidanzato di suo cugino. Lui e Federico avevano avuto tantissimi scontri e di molti neanche conosceva il motivo, semplicemente iniziavano a gridarsi contro senza neppure sapere ciò che dicevano e Edward era costretto a riportare la pace tra di loro, inventandosi sempre un modo diverso.
In quel momento percepiva che Federico era davvero sincero, non lo stava prendendo in giro e voleva davvero creare un buon rapporto con lui. Sapeva che era stato Edward a spingerlo a fare quel passo ma a lui, tutto sommato, andava bene e non poteva chiedere di meglio. Stava a lui però far sì che Federico non cambiasse idea, stava a lui mostrargli la sua parte migliore.
Federico per un momento lo guardò preoccupato, e anche un po' deluso, perché il suo silenzio si stava prolungando un po' troppo e il più piccolo già temeva il peggio. Quando però Benjamin rispose, il minore tornò a sorridere.
-"Va bene." Rispose Benjamin e gli accarezzò il dorso della mano. "Va bene Federico." Ripeté e sorrise.
Il biondo ricambiò il suo sorriso, con uno ancora più raggiante.
-"Quindi ci diamo questa possibilità?" Gli chiese decisamente speranzoso.
Il più grande annuì e gli strinse la mano.
-"Diamoci questa possibilità."Erano passati alcuni giorni da quando Benjamin e Federico avevano deciso di conoscersi meglio e instaurare un buon rapporto, Edward era estremamente felice della scelta dei due e cercava di aiutarli quando poteva e a riportare la pace tra di loro quando sembravano essere sul punto di litigare.
Ottobre era ormai iniziato da qualche giorno e il meteo era decisamente peggiorato, erano ormai un paio di giorni che pioveva continuamente e il weekend dei più giovani era del tutto rovinati. In quei giorni Edward era quasi sempre fuori casa a causa del lavoro mentre Federico era concentrato nello scrivere qualcosa ma non voleva rivelare a nessuno che cosa fosse. I loro pochi momenti liberi li trascorrevano con Benjamin che non faceva altro se non cercare di farli rilassare e farli ridere.
Benjamin e Federico non avevano avuto moltissimi momenti per parlare e per conoscerci ma, almeno, non litigavano più come prima.Anche quel giorno pioveva ed Edward era a lavoro e non sarebbe tornato prima dell'ora di cena. Federico quel giorno non aveva pranzato troppo impegnato nel suo lavoro e solo verso le cinque del pomeriggio si concesse di uscire dalla sua camera per una pausa.
-"Ehi biondo."
Non appena Federico mise piede nel salotto la voce famigliare del moro lo accolse e lo fece sobbalzare.
-"Ben, mi hai spaventato!" Esclamò Federico e si portò una mano sul petto che gli batteva all'impazzata. Ormai per lui era diventato normale chiamarlo Ben e non più Benjamin.
-"Scusa." Borbottò il moro e si abbottonò la camicia bianca. "Pensavo mi avessi visto." Aggiunse e si sedette meglio sul tappeto bianco.
Il più piccolo abbozzò un sorriso e andò a sedersi sul grande divano.
-"Non staresti più comodo seduto sul divano?" Gli chiese. "Fa anche abbastanza freddo per startene seduto sul tappeto." Aggiunse e prese il plaid beige poggiato sul bracciolo del divano, per poi sistemarselo addosso. "Ti offro anche il mio plaid!" Esclamò sorridendo.
Benjamin ridacchiò e annuì. Si alzò dal tappeto, andò a sedersi sul divano e si coprì con il plaid.
-"Non ti ho visto per tutto il giorno." Disse Benjamin. "Sei stato tutto il tempo in camera?"
Il biondo annuì.
-"Stavo lavorando ad un progetto." Rispose il biondo e si stiracchiò. "Ho iniziato a scrivere e non ho notato quanto tempo passasse."
-"Posso sapere a che progetto stai lavorando?" Gli chiese il più grande e si rannicchiò sotto la coperta.
-"Lo saprai a tempo debito."
Il più grande sorrise e inclinò la testa da un lato.
-"È bello parlare con te senza litigare." Sorrise il più grande.
Federico ricambiò il sorriso e si sistemò meglio sul divano.
-"Parlami un po' di te." Gli disse.
-"Che cosa vuoi sapere? Qualcosa in particolare?"
Federico scosse la testa.
-"Quello che vuoi." Rispose. "Dimmi quello che vuoi."
Il moro ci pensò su per qualche momento, non sapeva che cosa dirgli che non lo annoiasse. Lui e Federico erano abbastanza diversi e di certo non gli poteva raccontare di quando si era scopato tre ragazzi nel bagno di una stazione di servizio.
-"Potrei raccontarti del perché ho iniziato a girare il mondo." Disse senza pensarci troppo. Forse se ne sarebbe pentito ma in quel momento aveva voglia di dirglielo.
Quell'argomento attirò subito l'attenzione del più piccolo che si sistemò meglio sul divano e dedicò al moro la sua totale attenzione.
-"Dimmi." Rispose.
-"Non sono andato via per il motivo che credi tu."
-"Io non credo niente." Replicò il più piccolo, interrompendolo.
Benjamin ridacchiò e alzò gli occhi al cielo.
-"So che credi che io sia partito perché non provavo nulla per i miei genitori, che per me non erano niente ma ti sbagli." Disse Benjamin. "Io ho sempre voluto, e voglio, molto bene ai miei genitori e mi è pesato molto separarmi da loro, molto più di quanto immagini."
-"Qualcuno ti ha costretto a partire?" Gli chiese il minore sinceramente interessati. "Ti hanno minacciato?"
Benjamin scosse la testa.
-"Dovevo farlo. Dovevo farlo per me stesso." Rispose. "A Los Angeles incontrai un ragazzo e iniziai ad uscirci insieme ma nessuno lo sapeva, nemmeno Edward, perché lui non voleva che si sapesse. - Benjamin abbassò lo sguardo - All'inizio pensavo fosse per proteggere la nostra relazione dalle malignità della gente ma poi capì che lui, semplicemente, si vergognava." Disse Benjamin. "Siamo stati insieme sette mesi, siamo usciti tante volte ma non ho mai conosciuto un suo amico e loro non hanno conosciuto me. Stavamo insieme ma avevamo due vite separate, diventavamo una persona sola soltanto quando stavamo a letto. In quel momento ero certo di appartenergli e di amarlo.
Quando, dopo appunto sette mesi, gli ho detto che lo amavo lui mi ha riso in faccia e mi ha risposto che amava un'altra persona. Una ragazza. La sua fidanzata. Io ero solo un passatempo, molto piacevole e di aspetto decisamente bello aggiunse, di cui nessuno doveva sapere." Continuò. "Ero umiliato, non riuscivo ad uscire di casa e Los Angeles iniziò ad essere troppo stretta per entrambi, una volta preso il diploma decisi di partire e con un viaggio dopo l'altro non sono più tornato. Non l'ho mai più rivisto."
Gli occhi di Benjamin erano lucidi e i pugni serrati, era evidente che quella storia lo facesse ancora soffrire ma Federico era felice che si fosse aperto con lui.
-"Lo odi?" Gli chiese semplicemente, nessuna malizia o curiosità. Voleva solo sapere che cosa provava.
Benjamin sorrise e scosse la testa.
-"Mi ha ferito ma non lo odio." Disse. "Con lui ho vissuto tantissime esperienze, ho vissuto davvero e non potrei mai odiarlo per quei mesi.
L'ho amato, tantissimo, e non riuscirei mai ad odiarlo neppure voglio farlo." Continuò. "Ed è grazie a lui se ho capito una cosa importantissima."
-"Che cosa?"
-"Io non voglio mai più innamorarmi."
STAI LEGGENDO
Once upon a time || Fenji.
FanfictionFederico desiderava una storia d'amore bella come quelle delle favole. Cambierà idea però quando si renderà conto che il 'c'era una volta' non gli basta più. Lui vuole un 'c'è ancora'. Chi sarà il suo ancora?