Nineteen.

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Le guance di Federico si tingevano di una sfumatura intensa di rosso ogni volta che ripensava all'episodio successo nel bagno di casa sua. Non riusciva a non ripensare a ogni centimetro del corpo di Benjamin, che involontariamente aveva immaginato tante volte prima di quell'episodio, e ogni volta si ritrovava a pensare che fosse bellissimo.
Benjamin ed Edward non si somigliavano per niente e dopo quella scena ne aveva avuto la conferma, anche fisicamente erano totalmente diversi e almeno a se stesso riuscì ad ammettere che riteneva fosse più bello Benjamin.
Benjamin era unico.
«-"Sei fottutamente adorabile, Federico." Sussurrò Benjamin all'orecchio del minore, facendolo trasalire. "E se solo tu non fossi fidanzato con mio cugino, beh, ci proverei e non poco."»
Il poi piccolo continuava a pensare anche alle parole che Benjamin gli aveva detto prima di uscire dal bagno. Se solo tu non fossi il fidanzato di mio cugino. Che cosa sarebbe successo se lui non fosse stato il fidanzato di Edward? Lui e Benjamin si sarebbero conosciuti ugualmente? Magari in un bar o magari in giro per il mondo.
Benjamin ci avrebbe provato con lui, come gli aveva detto, o non lo avrebbe neppure degnato di uno sguardo?
"Se non fossi stato il fidanzato di Edward, ci avresti provato tu stesso, Federico." Si disse Federico ed era vero.
Se lui non fosse stato fidanzato, per di più con il cugino di Benjamin, ci avrebbe provato spudoratamente con il moro. Lo avrebbe fatto suo in ogni modo.

Il moro e il più piccolo nei giorni a seguire non parlarono della scena accaduta in bagno, quando il minore vide Benjamin a colazione questo lo trattò con tanta naturalezza che il minore si chiese se soffrisse di amnesia e se avesse dimenticato tutto. Il suo rapporto con Edward subì le conseguenze di quell'avvenimento, ma per fortuna non furono abbastanza gravi affinché il rosso se ne accorgesse. Il biondo era più distaccato nei contatti fisici con il suo fidanzato ma nemmeno Edward era mai stato un ragazzo molto fisico, quindi non ne faceva un dramma.
I giorni passavano e il più piccolo continuava a ricordare quotidianamente l'episodio del bagno e ogni volta sorrideva involontariamente. Che cosa gli stava succedendo?

-"Domani sera ci sarà una festa per halloween in azienda, mi raccomando travestitevi."
Così Edward aveva comunicato al suo fidanzato e a suo cugino che avrebbe dovuto partecipare alla festa per halloween organizzata nella casa di moda del rosso. Benjamin aveva accolto con entusiasmo quell'invito a partecipare, o meglio quell'imposizione, ed aveva subito iniziato a pensare al suo costume. Federico invece non era poi così tanto felice di partecipare a quella festa, lui aveva sempre odiato essere al centro dell'attenzione e ancor di più travestito come uno stupido. Preferiva organizzare le feste e poi restare a guardare gli altri divertirsi, non buttarsi nella mischia.
-"Dai biondo, sarà divertente!" Esclamò il maggiore all'ennesimo lamento del più piccolo. "Magari potremmo indossare dei costumi coordinati!" Aggiunse e si avvicinò a circondargli le spalle con un braccio.
Federico sbuffò e incrociò le braccia al petto.
-"Sì, due stupidi coordinati." Disse e alzò gli occhi al cielo.
Benjamin ridacchiò e, con sorpresa del minore, gli diede un bacio sulla tempia.
-"È una buona idea."
Sì, lo aveva convinto.

La sera successiva, alle otto e cinque minuti in punto, Federico uscì sbuffando dalla sua camera mentre cercava di sistemarsi la maglia bianca rotta che indossava.
"Rideranno tutti di me." Pensò Federico e sospirò, perché aveva deciso di partecipare a quella stupida festa?
Per Benjamin. Solo per Benjamin.
-"Sei il gelataio maledetto?" Chiese una voce, evidentemente, divertita.
Federico aveva ormai spesso di sobbalzare quando sentiva quella voce, ormai sorrideva soltanto. Cercando di nascondere il suo sorriso si voltò e si morse il labbro inferiore quando vide Benjamin andargli incontro.
Benjamin indossava un jeans stracciato nero, una giacca di pelle nera e una maglia bianca anche esse stracciate e del trucco scuro sulla faccia messo in risalto dai capelli tirati all'indietro.
"Come può essere tanto bello anche travestito da mostro?" Si chiese Federico e sospirò.
-"Almeno ora so che cosa dire alla gente quando mi chiederanno da che cosa sono travestito." Disse Federico e guardò il suo completo bianco strappato e sgualcito. "Grazie Benjamin."
-"È sempre un piacere aiutarti." Sorrise il moro e gli scompigliò i capelli, già abbastanza disordinati. "Stai benissimo."
Il più piccolo sorrise e inclinò la testa da un lato.
-"E tu da che cosa ti sei travestito?" Gli chiese mentre lo guardava da capo a piedi.
Il volto di Benjamin si illuminò e fece un giro su se stesso, per mostrare all'altro quel travestimento di cui sembrava essere tanto orgoglioso.
-"Ovviamente sono uno zombie." Rispose. "Uno zombie figo!" Esclamò con tono allegro.
Il biondo ridacchiò e scosse la testa.
-"Non so se sei uno zombie." Iniziò a parlare il biondo. "Ma figo di sicuro."

"Stupido, stupido, stupido!" Continuava a ripetersi Federico non appena la sua conversazione con il moro finì. Come aveva potuto dire a Benjamin che era un figo? Era, effettivamente, un bellissimo ragazzo ma lui non doveva e non poteva fargli quel genere di complimenti. Doveva mantenere le giuste distanze.
Detto... ma non fatto.
Non appena i tre ragazzi giunsero alla festa Federico si ricordò perché avesse passato l'ultima festa in azienda seduto nell'ufficio di Edward a guardare la tv. Il ragazzo si ritrovò sommerso da gente, che a stento conosceva, che voleva a tutti costi salutarlo ed entrare nelle sue grazie solo perché era il compagno del loro capo. Tutti lo riempivano di complimenti ma sapeva che quasi nessuno pensava davvero ciò che diceva. La sua unica fortuna di quella sera fu la presenza di Benjamin, incuriositi i presenti dedicarono la loro attenzione al moro e iniziarono a sommergerlo di domande.
Inspiegabilmente Federico era geloso, geloso che così tanta gente rivolgesse la parola al moro. Da quando era tornato a San Diego Benjamin non era uscito molto, se non qualche serata passata fuori, e Federico lo aveva sempre ritenuto un suo segreto. Aveva capito che persona speciale fosse Benjamin e non voleva che altra gente lo conoscesse. Voleva fosse solo suo.
-"Che noia." Sbadigliò Federico mentre se ne stava in un angolo accanto al tavolo del buffet e, di tanto in tanto, mangiucchiava qualche patatina. Lo sguardo annoiato del ragazzo si spostò nella stanza gremita di persone travestite e cercò la testa rossa del suo fidanzato ma di Edward non c'era traccia. Il ragazzo sospirò e si concesse di chiudere gli occhi per qualche momento.
-"Moscow Mule?"
Federico avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. Benjamin. Il ragazzo aprì gli occhi e si voltò sorridente verso il moro con la fronte imperlata di sudore per le ore passate a ballare.
-"Sei sudato, hai ballato tanto?" Gli chiese Federico e inclinò la testa da un lato. "Dovresti asciugarti o prenderai l'influenza." Disse.
Il moro sorrise e prese un sorso di quel drink che aveva chiamato moscow mule. Si mise davanti al minore e si alzò sulle punte per essere alla sua stessa altezza.
-"In quel caso tu mi curerai, non è vero?" Gli chiese e si morse il labbro inferiore.
Quello per Federico era decisamente troppo. Federico iniziò a sudare freddo a quella vicinanza, il suo sguardo scivolò sulle labbra di Benjamin e sobbalzò quando notò che anche questo gli stava guardando la labbra. Benjamin poggiò il drink sul tavolo del buffet e lasciò che le sue mani si andassero a sistemare sui fianchi del minore, che tremava sotto il suo tocco e non aveva la forza di volontà necessaria per spingerlo via.
-"Sei bellissimo, Federico..." Sussurrò il moro e strusciò il naso sulla guancia del minore, il volto di questo era ormai più rosso dei capelli di Edward. "Mi domando se Edward è consapevole della fortuna che ha. Se ti tratta come meriti..." Continuò e infilò le mani sotto la maglia del ragazzo. "Io non ti lascerei mai andare. Non ti lascerei mai qui in un angolo durante una festa, ti avrei già portato in ufficio e..."
-"Benjamin, ti prego..." Lo interruppe Federico, mentre il maggiore si spingeva contro il suo corpo, con la voce strozzata. Federico continuava a spostare lo sguardo da una parte all'altra della stanza per assicurarsi che nessuno li stesse guardando e per una volta fu felice di tanta confusione.
Il moro gli baciò il collo e gli prese una mano.
-"Vieni con me."

Federico non se lo fece ripetere due volte, seguì Benjamin fuori dalla sala dove si stava svolgendo la festa, sala dove di solito si tenevano le sfilate, e non oppose resistenza mentre lo trascinava tra i vari corridoi che conosceva alla perfezione a differenza di Benjamin che andava un po' ad intuito.
-"È questo l'ufficio di Edward?" Chiese Benjamin quando si ritrovò davanti ad una porta di legno più grande e maestosa delle altre.
-"Sì." Annuì il biondo. "La chiave è dietro il vaso." Aggiunse, intuendo la prossima domanda del moro, e indicò un vaso.
Il più grande lo ringraziò con un sorriso, gli lasciò la mano e si abbassò per prendere la chiave.
"Ma che cosa stai facendo, Federico? Lui è il cugino del tuo fidanzato."
Federico non ebbe il tempo per continuare a domandarsi che cosa stesse facendo. Benjamin aprì la porta e lo trascinò all'interno.
-"Ben che cosa vuoi fare?" Gli chiese Federico con voce bassa, mentre il maggiore richiudeva la porta a chiave.
Il moro lo tirò verso di lui e lo prese di peso, facendolo urlare per la sorpresa.
-"Non urlare, non urlare piccolo..." Sussurrò il moro e lo poggiò con la schiena contro la porta. "Perdonami, perdonami per ciò che sto per fare ma non riesco più a trattenermi..." Continuò. "Perdonami, se puoi, ma devo farlo..."
-"Ben, no..."
Troppo tardi.
Benjamin lo bloccò con il suo corpo contro la porta e lo baciò.

Once upon a time || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora