Sixty.

1K 138 18
                                    

Il più piccolo riuscì a far calmare il moro e a distrarlo da quello che era accaduto, nonostante questo continuasse a ripetergli che doveva tornare in stanza perché non voleva che Edward se la prendesse anche con lui.
Il rosso non andò a cercarli, nemmeno telefonò ad uno dei due, e quel suo comportamento non fece altro che far arrabbiare ancora di più il più grande. Benjamin non riusciva a capire come Edward potesse dare tanto per scontato Federico, come potesse tenere così poco a lui e alla sua felicità.
-"Per fortuna ci sei tu con me." Gli sussurrò Federico mentre gli tempestava il volto di baci, ancora seduti sul piccolo divano presente nel giardino dell'hotel. "A rendermi felice." Aggiunse e gli diede un bacio all'angolo della bocca.
Il moro abbozzò un sorriso e gli circondò la vita con le braccia, per poi attirarlo verso di lui e baciargli la fronte.
-"Io ci sono. Ci sono Federico." Rispose e gli accarezzò il fianco coperto da una canotta rossa. "E cercherò sempre di renderti felice e, se non dovessi riuscirci, sarò triste con te." Aggiunse. "Ma ti prometto che non ti lascerò mai solo." Concluse e gli sorrise.
Il più piccolo annuì e ricambiò il suo sorriso.
-"Lo so." Rispose. "Lo so che non mi lascerai mai solo e so anche che farai di tutto per rendermi felice." Aggiunse. "Lo so, amore."
Benjamin, a sentire quel nomignolo, si morse il labbro inferiore per reprimere un sorriso.
-"Dimmelo ancora." Sussurrò.
-"Cosa?"
-"Chiamami ancora in quel modo."
Federico sorrise e gli prese il volto tra le mani.
-"Amore." Sussurrò. "Sei il mio amore." Aggiunse e lo baciò.

Il biondo riuscì a convincere il più grande ad andare a fare un giro per la città, il sole stava tramontando e Federico amava i colori di quella città al tramonto. Amava i rumori e i sapori di Buenos Aires, amava girare tra quelle strade senza sentirsi a disagio. In quella città si sentiva bene ed era dovuto solo alla presenza di Benjamin. Ovunque fosse con Benjamin si sentiva a casa.
I due andarono in un parco, non molto distante dell'hotel dove alloggiavano, che avevano appena scoperto ed era gremito di famiglie e di coppie. Le temperature erano abbastanza alte e i ragazzi decisero di prendere un gelato, agli occhi degli altri erano una normale coppia che si stava godendo un pomeriggio insieme e loro avrebbero tanto voluto esserlo. Ad entrambi sarebbe piaciuto essere una vera e propria coppia senza più segreti.
Per tutta la durata della loro uscita nessuno dei due pensò all'accaduto con Edward e non si resero nemmeno conto di aver lasciato i loro cellulari nella suite. Pensarono solo a loro e il loro sentimento e non c'era cosa più bella.

-"Ma hai visto la caduta di quel bambino che cercava di arrampicarsi sull'altalena?" Chiese ridendo, decisamente in modo rumoroso, mentre lui e il moro raggiungevano la suite.
Il moro rise e annuì.
-"Come potrei non averla vista? Ha fatto ridere tutti!" Esclamò il moro, sinceramente felice nonostante quello che era successo.
La felicità dei due però durò poco, la porta della suite si aprì e il rosso comparve davanti ai due.
-"Vi stavo aspettando." Disse il ragazzo, con tono decisamente calmo.
Benjamin e Federico smisero di ridere e si fermarono davanti al ragazzo, che li stava guardando molto attentamente.
-"Che succede, Ed?" Gli chiese Federico e inclinò la testa da un lato.
Edward indicò la stanza con un dito.
-"Entrate, non voglio dare spettacolo." Disse ed entrò nella suite.

I due seguirono, silenziosamente, Edward nella suite e lo osservarono mentre si sedeva sul divano e accavalla le gambe. La sua espressione era tranquilla eppure riusciva ad agitare il moro, che era pronto ad un nuovo litigio pur di difendere Federico.
-"Ho provato a chiamarvi." Disse Edward.
-"Abbiamo lasciato i cellulari qui." Rispose il biondo. "Scusaci." Aggiunse.
-"Edward che cosa vuoi?" Sbottò il più grande. "Vuoi farci sentire in colpa perché siamo andati via? O perché abbiamo dimenticato i cellulari?" Continuò. "O, semplicemente, perché non eseguiamo tutti i tuoi ordini senza aprire bocca?" Concluse e incrociò le braccia al petto.
Il rosso sghignazzò e si passò una mano tra i capelli.
-"Benjamin, Benjamin, Benjamin." Cantilenò il ragazzo. "Il mio adorato cugino che non ha mezze misure, o brucia o congela. Non hai mai avuto limiti." Aggiunse. "Un po' ti ho sempre invidiato, mentre tutti apprezzavano la tua spontaneità io dovevo essere quello perfetto, quello che ascolta i genitori e non disubbidisce mai. Anche quando non vuole fare qualcosa." Concluse e sospirò.
-"Tu sei voluto diventare così, potevi ribellarti, essere più simile a me." Replicò il moro. "Potevi essere anche tu quello sincero, come dici tu, ma hai preferito essere quello perfetto perché ti conveniva." Aggiunse. "Ti piaceva che tutti ti considerassero il figlio perfetto, ti piaceva e ti piace ancora crederti superiore." Continuò. "Hai deciso tu di essere così, Edward, perché ti piaceva."
Edward sospirò e gettò la testa all'indietro, per poggiarla sullo schienale del divano.
-"Hai ragione." Disse. "Hai sempre avuto ragione." Aggiunse. "Hai ragione quando dici che a me piace essere così, che nessuno mi ha costretto se non la mia voglia di sentirmi superiore. Hai ragione anche quando pensi che non sono superiore a nessuno, anche se non me l'hai mai detto chiaramente." Continuò. "E hai ragione anche quando mi dici che non tratto Federico come merita, che la nostra relazione non è una gara e lui non è un trofeo.
Hai ragione e proprio per questo voglio chiedere scusa ad entrambi, ragazzi." Concluse e alzò la testa per guardarli.
Benjamin e Federico si guardarono sorpresi, prima di tornare a guardare Edward.
-"Perché vuoi chiederci scusa?" Chiese il più piccolo. "Cioè capisco perché tu voglia scusarti con Benjamin ma non con me." Aggiunse.
Edward abbozzò un sorriso e si alzò dal divano, per avvicinarsi ai due.
-"Voglio chiederti scusa perché, in questi anni, non ti ho trattato come meriti e anche perché ho dovuto litigare con mio cugino per capirlo." Disse. "Tu meriti qualcuno che ti ami e ti riempia continuamente di attenzioni e voglio essere io quel qualcuno." Aggiunse. "Ti prometto che quando torneremo a casa cercherò di passare più tempo possibile con te, di lavorare di meno e renderti più felice. Ti prometto di amarti più di quanto io già non faccia." Continuò. "Voglio vederti felice e sapere che sei felice a causa mia."
-"E- Edward i- io..." Balbettò Federico, non sapeva che cosa dire. Solo poche ore prima stava parlando con Benjamin di lasciarlo, non aveva il coraggio di mentire e dirgli che era felice per quelle sue parole. Voleva stare con Benjamin, non con Edward.
-"Non devi farlo solo perché te l'ho detto io." Replicò Benjamin, ancora a braccia conserte. "Federico merita anche sincerità oltre che belle parole." Aggiunse e lanciò una rapida occhiata al minore, che sembrava decisamente confuso.
Il rosso annuì.
-"Lo penso davvero, sono sincero. Voglio davvero renderlo felice." Rispose. "E voglio che anche tu sia felice. Puoi perdonarmi, Ben? Possiamo essere una grande e bella famiglia felice?" Gli chiese e abbozzò un sorriso.
Benjamin sospirò e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Lui amava Federico ma Edward era ancora suo cugino, la persona con cui era cresciuto e che lo aveva sempre sostenuto. Non voleva perderlo e ancor meno per un ragazzo.
-"Va bene, Ed." Rispose. "Ti perdono ma ti tengo sotto controllo." Scherzò e gli fece l'occhiolino.
Edward ridacchiò e abbracciò suo cugino.
-"Anch'io ti tengo sotto controllo, cuginetto." Rispose e si voltò verso Federico, che li guardava in silenzio.
-"Ti amo piccolino." Sussurrò e gli accarezzò il viso.
Il biondo, per un momento, guardò Benjamin prima di abbozzare un sorriso e rispondere.
-"Anch'io, Ed."

Once upon a time || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora