Forty five.

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Benjamin sentiva il cuore battere all'impazzata ogni volta che si trovava accanto a Federico, temeva che un giorno gli sarebbe uscito dal petto per correre tra le mani del più piccolo.
In vita sua, nonostante avesse ben poca esperienza in questo campo, non gli era mai capitato di provare un sentimento tanto forte per qualcuno. Nemmeno per quel ragazzo che lo aveva costretto, anche se involontariamente, a lasciare Los Angeles e i suoi genitori solo per non doverlo più rivedere. A quell'epoca credeva che quello fosse amore, credeva di essere innamorato di quel ragazzo e aveva deciso che non voleva più innamorarsi. Poi però aveva conosciuto Federico e aveva capito che dell'amore non sapeva nulla, che l'amore era tutt'altra cosa. Giorno dopo giorno, dopo ogni pace fatta dopo ogni litigio, capiva che l'amore era quel ragazzo con gli occhi più belli dell'intero universo e il sorriso che lo incantava. Quel ragazzo che all'inizio quasi odiava senza un reale motivo ma che poi aveva imparato ad apprezzare, per poi imparare ad amare.
Grazie a quel ragazzo tanto speciale aveva iniziato a capire che cosa fosse l'amore e aveva invidiato suo cugino. Aveva invidiato Edward per averlo scoperto prima di lui e anche per avere al suo fianco una persona come Federico. Aveva però anche odiato Edward, per gli stessi motivi, per non avergli spiegato che cosa fosse l'amore e per essersi preso la sua fonte d'amore.
Benjamin amava Federico e giorno dopo giorno ne prendeva sempre più consapevolezza. Lo amava e non voleva smettere di farlo.

Benjamin e Federico non si separarono per un momento quel giorno, Edward li chiamò per avvisarli che avrebbe fatto tardi a lavoro e che sarebbe andato direttamente alla cena a cui Federico non era più voluto andare. Il più piccolo riempì di coccole e cure il maggiore che sembrava gradire e anche molto. Federico fece un po' fatica quella sera a convincere il più grande a cenare, aveva mal di gola e pochissima voglia di mangiare qualsiasi cosa, ma con una una buona dose di baci e la promessa di dormire con lui riuscì a convincerlo.
Il minore, nonostante sapesse non fosse la scelta più intelligente data la loro situazione, scelse di tenere fede alla sua promessa e di andare a dormire con Benjamin. Per una volta voleva pensare solo a ciò che voleva lui, a quello che lo avrebbe reso felice, e non ciò che non avrebbe ferito Edward. Per una volta non gli interessava della reazione che Edward avrebbe avuto, voleva dormire con Benjamin e lo fece.
I due giovani passarono la notte abbracciati a tal punto da diventare una persona sola, più volte il minore si svegliò durante la notte per controllare la temperatura di Benjamin. Durante uno dei suoi tanti risvegli sentì Edward sbuffare nel salotto e la porta della loro stanza chiudersi rumorosamente, in un altro momento si sarebbe preoccupato e sarebbe andato dal suo fidanzato ma non quella volta. In quel momento la sua unica preoccupazione era Benjamin, che stesse bene e che non si svegliasse.

-"Fè sto bene ormai, possiamo uscire!" Esclamò, per l'ennesima volta in un lasso di tempo brevissimo, il maggiore e alzò gli occhi al cielo.
Erano passati ormai quattro giorni da quando il maggiore aveva preso la febbre e Federico non lo aveva lasciato solo neppure per un momento, era arrivato al punto di accompagnarlo anche al bagno. Finalmente però la febbre era passata e Benjamin aveva proposto all'altro di uscire a fare una passeggiata, dato che finalmente c'era bel tempo e lui aveva una voglia di matta di prendere un po' d'aria. Per quanto gli piacesse stare con Federico stava impazzendo in quella casa.
-"Ma potresti prendere una ricaduta!" Esclamò Federico mentre sistemava gli ultimi abiti di Benjamin nell'armadio, trovava fosse troppo disordinato e lui non aveva di meglio da fare.
-"Io sto impazzendo a stare chiuso in casa!"
-"Ma tanto stai con me!"
-"Fè ti prego, io voglio uscire." Borbottò il moro e assunse la sua tipica espressione dolce, che faceva quando voleva qualcosa.
-"Non guardarmi in questo modo!" Esclamò il più piccolo che sentiva di star già cedendo.
Benjamin si avvicinò al più piccolo e sporse il labbro inferiore verso l'esterno.
-"Per favoreeee..." Disse Benjamin, prolungando la e finale e congiungendo le mani in preghiera.
Il biondo sapeva di non poter resistere alle suppliche di Benjamin, se c'era una cosa che Benjamin ed Edward avevano in comune era proprio quello. Dopo poco, infatti, sospirò e annuì.
-"Indossi il maglione azzurro però, quello pesante, e andiamo in macchina. Niente moto!"
Il più grande sorrise raggiante e gettò le braccia al collo del minore.
-"Grazie, grazie, grazie!" Esclamò e gli diede infiniti baci a stampo. "Ti a... adoro!"

Poco più di mezz'ora dopo i due ragazzi erano già al centro della città e Benjamin guardava tutto con sguardo emozionato, come se non avesse mai visto prima quella città.
-"Ben, calmati, la gente ti sta guardando in modo strano." Rise Federico mentre lo osservava divertito. I due ragazzi si tenevano per mano, non avevano pensato prima di compiere quel gesto, gli era venuto naturale.
-"Non uscivo da così tanto tempo, mi è mancata tantissimo San Diego!" Esclamò mentre trascinava l'altro lungo la piazza che dava sul mare.
Il vento era meno freddo di quanto il minore pensasse e forse aveva esagerato nel far coprire Benjamin che stava sudando. Ad un certo punto il moro si fermò e si voltò verso il minore.
-"Che ne dici di prendere un gelato?" Gli chiese. "Lì c'è una gelateria." Aggiunse e indicò una gelateria a pochi passi da loro.
-"Tanto non riuscirò a dirti di no, giusto?"
Benjamin sorrise e annuì.
-"Giusto."

Federico non tentò nemmeno di controbattere, si limitò a sospirare sconfitto e ad andare a comprare due gelati, uno per lui e l'altro per il più grande che continuava a sorridere come un bambino.
-"Questo è il miglior gelato che io abbia mai mangiato!" Esclamò il maggiore, seduto su un muretto accanto a Federico mentre mangiava il suo gelato al cioccolato.
-"Ben tu non lo stai mangiando, te lo stai spalmando addosso!" Rispose Federico esasperato e gli passò l'ennesimo fazzoletto.
Il moro alzò gli occhi al cielo e gettò anche quel fazzoletto, come tutti gli altri che gli aveva dato il minore.
-"Solo per non dimenticarmi di questo buonissimo gelato, mi sembra ovvio!" Sbuffò il moro.
Il più piccolo rise e inclinò la testa da un lato.
-"Dai vieni qui, ti pulisco io."
Benjamin non se lo fece ripetere due volte, si alzò dal suo posto e andò a mettersi a cavalcioni del più piccolo che lo guardava sorpreso.
-"Eccomi qui..." Sussurrò e gli baciò l'angolo della bocca.
-"Ben, siamo in pubblico, non possiamo..." Replicò il biondo, mentre si guardava intorno allarmato, e strinse i fianchi di Benjamin tra le mani.
-"Non mi importa." Rispose il più grande. "Voglio baciarti, voglio stringerti e nessuno me lo impedirà. Non voglio aver paura di stare con te e voglio che nemmeno tu ne abbia." Disse. "Siamo in pubblico? Che ci guardino pure, non mi importa. Mi importa viverti e ciò che la gente pensa non me lo impedirà."
-"E se dovesse vederci qualcuno che ci conosce?" Chiese preoccupato Federico.
-"Se dovesse vederci qualcuno che ci conosce penserà che siamo due matti, due incoscienti ma fottutamente belli e felici insieme. Perché io e te, Federico, insieme belli e felici insieme." Rispose Benjamin. "Non mi importa degli altri, mi importa di te. E a te, Federico, importa?"
-"Di te." Replicò Federico e gli prese il viso tra le mani. "Solo di te." Aggiunse e lo baciò, lì, nel bel mezzo della piazza senza preoccuparsi delle conseguenze.

Once upon a time || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora