Thirty six.

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-"Dai piccolo, sarà divertente." Gli disse e gli baciò la punta del naso.
Federico sospirò e iniziò ad accarezzare la schiena.
-"Ben non lo so, ho davvero molto lavoro..."
-"Il lavoro è più importante di me?"
-"Di te?"
-"Sarebbe la nostra prima vacanza insieme e in Argentina potremmo comportarci come abbiamo fatto a chula vista. Potremmo essere felici." Disse Benjamin. "Vieni con me, Fè, staremo bene."
Il biondo guardò per qualche momento il più grande negli occhi, mentre questo gli sorrideva felice e gli accarezzava le spalle. Dopo qualche momento il biondo sospirò e annuì, provocando un gridolino di gioia da parte del più grande.
-"Perché devi essere sempre convincente?" Chiese, più a se stesso che al più grande, il biondo e sospirò nuovamente.
Il più grande ridacchiò e gli baciò la punta del naso.
-"Non sono io ad essere convincente." Rispose. "Sei tu che non sai resistermi." Concluse e gli diede un bacio a stampo.
Federico gli strinse i fianchi e non poté fare a meno di concordare con lui. Non sapeva resistergli.
-"E non voglio nemmeno farlo." Replicò. "Non voglio resisterti." Aggiunse ed era vero. Federico aveva ormai superato la fase in cui voleva resistere al più grande, la fase in cui non riusciva ad accettare ciò che stava succedendo e ciò che stava iniziando a provare. Ormai aveva capito di non poter lottare contro se stesso e nemmeno contro Benjamin, doveva solo vivere quella situazione come meglio poteva e cercare di ferire il minor numero di persone possibili. Quella era la sua opportunità per essere felice.
-"Preferisco baciarti." Concluse Federico e gli sorrise.
Il moro si sistemò meglio su di lui e inclinò la testa da un lato.
-"Allora fallo." Rispose. "Baciami."

Nei giorni a seguire i tre ragazzi organizzarono il loro viaggio per le vacanze di natale. Nonostante Edward avesse proposto l'Argentina, di comune accordo, scelsero di andare in Messico e di passare lì sia il Natale che capodanno. Benjamin era emozionato all'idea di passare la mezzanotte di un nuovo anno in compagnia del più piccolo, sapeva che non sarebbe stato lui a baciarlo ma che Edward l'avrebbe fatto, il solo però saperlo al suo fianco e potergli tenere la mano lo faceva sorridere. Gli bastava averlo accanto per essere felice.
Novembre era ormai finito, le giornate erano sempre più fredde e le strade sempre meno affollate, queste però si erano riempite di decorazioni e l'aria natalizia iniziava a farsi sentire. Anche le case iniziavano ad essere sempre più decorate e Federico aspettava con ansia il momento in cui anche loro avrebbero decorato la casa, era uno dei pochi momenti del Natale che non aveva mai smesso di amare. Nonostante le tante disavventure che aveva vissuto, aveva sempre amato riempire la casa di decorazioni natalizie e ancor di più da quando aveva iniziato a convivere con Edward e si era sentito libero di decorare come più gli piaceva.
Finalmente il grande giorno atteso dal più piccolo era arrivato, quel giorno avrebbe potuto decorare la casa e lo avrebbe fatto con Benjamin al suo fianco.

-"Che cosa sono tutti questi scatoloni?" Chiese Edward mentre entrava a fatica nell'ampio salotto, dopo aver fatto una specie di percorso ad ostacoli tra gli scatoloni che partiva dalla mansarda e occupava l'intera casa.
Federico, coperto da decorazioni di Natale che lo avevano riempito di glitter e i capelli scompigliati così come il maglione bianco, si voltò verso il suo fidanzato e sorrise radioso.
-"Sono le decorazioni di Natale!" Esclamò entusiasta Federico.
Il moro, seduto sul divano mentre cercava di sciogliere un groviglio di lucine natalizie, si voltò verso Federico e gli si scaldò il cuore nel vederlo tanto felice.
-"Non ho mai visto così tante decorazioni di Natale in vita mia." Ridacchiò il moro. "Potremmo decorare l'intera San Diego senza troppi problemi."
Edward, confuso, si avvicinò ai due.
-"Perché avete preso le decorazioni natalizie?" Chiese.
-"Ormai siamo a dicembre, è giunto il momento di decorare la casa." Rispose Federico. "Tra meno di un mese sarà Natale."
-"E noi saremo in Messico." Replicò il rosso. "Che senso ha perdere tempo a decorare casa?"
-"Perdere tempo?" Ripeté il più piccolo e aggrottò la fronte. "Sai che a me piace decorare casa."
-"E anche a me!" Esclamò il moro, dando ragione al minore. "Dai unisciti a noi."
-"Federico è solo una perdita di tempo." Replicò, con tono duro, Edward. "Non ci saremo nemmeno a Natale, potresti usare il tuo tempo per fare qualcosa di costruttivo ogni tanto. Ti sei lamentato tanto per la vacanza, dicendo che dovevi lavorare e non potevi prenderti una vacanza e ora perdi tempo con queste stupidaggini." Continuò.
-"Ma Edward..."
-"Niente ma." Rispose il rosso. "Sei un bambino, Federico, un bambino viziato." Aggiunse. "Ora vado a lavoro, quando torno non voglio vedere nemmeno uno scatolone, ci siamo capiti?"
-"Edward non pensi di star esagerando?" Si intromise Benjamin. "Non stiamo facendo nulla di male."
-"State perdendo tempo ed è una cosa che non posso accettare." Replicò Edward e lanciò uno sguardo duro ad entrambi. "Buona giornata." Ringhiò e andò via.
Non appena Edward uscì dalla stanza Federico si lasciò cadere sulla sedia alle sue spalle e si prese il viso tra le mani. Tutta la felicità che il più piccolo provava era del tutto svanita, le parole di Edward lo avevano ferito. Il suo fidanzato sapeva quanto tenesse a quelle tradizione e si aspettava che si offrisse di decorare la casa con loro, non che li trattasse in quel modo. Che cosa gli stava succedendo?
Benjamin notò subito il cambio d'umore del più piccolo, lasciò cadere il groviglio di fili e corse da Federico.
-"Piccolino..." Sussurrò Benjamin e si inginocchiò davanti a lui. "Non fare così, te ne prego..."
-"Ci ha trattato malissimo, Ben..."
-"Magari ha solo una brutta giornata."
-"Sono appena le dieci del mattino."
-"Il risveglio è una cosa traumatica, Fè." Rispose Benjamin, cercando di farlo sorridere. "Sono certo non volesse dire quelle cose. Sai quanto tiene a te." Aggiunse e, per quanto poco gli piacesse ammetterlo, non poteva negarlo. Edward amava davvero Federico.
-"E allora perché le ha dette?" Replicò il biondo. "Io non dico mai ciò che non penso."
Il più grande abbozzò un sorriso e gli prese il viso tra le mani.
-"Questo succedere perché tu sei una persona speciale. Pura. Sei una persona buona, cerchi di far sempre stare bene tutti anche se ciò va a tuo discapito.
Sei una persona rara, una di quelle che si incontra una sola volta nella vita e che purtroppo non tutti sanno apprezzare.
Sei anche una persona sensibile però, ti aspetti sempre che tutti siano come te, che ti trattino come fai tu ma purtroppo non è sempre così." Disse. "Persone come te meritano solo il meglio, e forse anche quello è poco, meritano di questo mondo tutte le gioie e di sorridere sempre.
Tu meriti di essere riempito di amore, di essere sempre abbracciato e baciato. Meriti il meglio, Federico."
-"E vuoi essere tu a darmi questo meglio?" Gli chiese, senza pensarci troppo, Federico.
Il moro sorrise e gli baciò il dorso di una mano.
-"Assolutamente sì, Federico." Rispose. "Voglio darti il meglio perché, io, senza di te non so più stare. Senza il tuo sorriso, i tuoi baci, le tue carezze non sono più niente."
-"Ho bisogno di te, Ben. Ho bisogno di te al mio fianco."
-"Io sono qui, Fè, non me ne vado." Sorrise Benjamin. "Facciamo l'albero insieme?"
-"Faccio tutto con te, Ben."

Once upon a time || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora