Forty three.

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Federico non riusciva a credere che davvero Benjamin avesse detto ad Edward di insistere con lui, di trovare il modo per farsi perdonare perché erano una bella coppia. Come poteva spingerlo nelle braccia di un'altra persona dopo aver fatto l'amore con lui?
Benjamin gli aveva detto che si stava innamorando di lui e Federico gli aveva creduto. Gli aveva creduto davvero. Gli aveva creduto a tal punto da confessargli che lo stesso stava provando lui, da dirgli che anche lui si stava innamorando nonostante fosse fidanzato.
Insieme avevano passato dei momenti splendidi, era anche riuscito a dimenticare la sua lite con Edward stretto tra le braccia di Benjamin, e per la prima volta aveva davvero immaginato un futuro con Benjamin. Un futuro soltanto loro.
Come aveva potuto il più grande, dopo tutto quello che era successo, dire ad Edward che doveva lottare con lui? Capiva che fosse suo cugino, che non doveva far capire ad Edward quello che stava succedendo tra di loro, ma avrebbe potuto consigliargli di aspettare un po'.
Lo aveva solo preso in giro durante quei giorni da soli? Lo stava lasciando andare dopo aver ottenuto quello che voleva, dopo averlo portato a letto?
Per Benjamin era solo sesso?

Quella notte Federico si concesse al suo fidanzato, nonostante la sua testa fosse nella stanza alla fine del corridoio e sentisse sul suo corpo ancora le mani e le labbra calde di Benjamin che lo riempivano di attenzioni. Fare l'amore con Benjamin gli aveva lasciato un ricordo indelebile nel corpo e nella mente, a prescindere da come sarebbe finita, non sarebbe mai riuscito a dimenticare gli occhi di Benjamin fissi nei suoi mentre diventavano una cosa sola. Non avrebbe mai potuto dimenticare le tante attenzioni che gli aveva dato e nemmeno le belle parole che gli aveva detto. Parole. Era tutto ciò che gli restava di quella notte. Il ricordo di alcune parole che non sarebbero mai diventate realtà perché Benjamin lo aveva solo preso in giro.
Nonostante però avesse quella consapevolezza non riuscì a non preoccuparsi quando sentì il rombo di una moto e quando, quasi alle undici di sera, Edward gli disse che Benjamin ancora non era tornato a casa nonostante la pioggia si sentì male al pensiero che potesse essere successo qualcosa a Benjamin. Dentro di lui una consapevolezza si faceva spazio: Benjamin li aveva sentiti.

Federico non riuscì ad aspettare che il moro ritornasse a casa, come si era prefissato, e verso le due e mezzo di notte crollò in un sonno profondo con le braccia di Edward che gli circondavano il busto. Quando l'indomani mattina si svegliò si rese conto che ancora pioveva e il suo primo pensiero lo dedicò a Benjamin. Si chiese se fosse tornato, se avesse passato la notte con qualche ragazzo o se era partito senza nemmeno salutarlo.
Dentro di lui si fece spazio la voglia di correre nella stanza del più grande e controllare che ci fosse ancora tutto. Che ci fosse ancora Benjamin. Edward però, che era andato a farsi una doccia, rientrò nella loro stanza e glielo impedì.
-"Ehi, piccolino, buongiorno." Lo salutò Edward mentre si tamponava i capelli con un asciugamano bianco. "Pensavo stessi ancora dormendo." Aggiunse.
-"Mi sono svegliato pochi minuti fa." Replicò il biondo abbastanza distraggo dai suoi pensieri. "Piove molto." Aggiunse e guardò fuori dalla finestra.
Il più alto annuì e si avvicinò a Federico per dargli un bacio a stampo.
-"Per fortuna noi siamo qui al caldo e al coperto." Rispose. "E, parlando di stare al caldo, copriti o ti raffredderai." Aggiunse e gli fece l'occhiolino.
Federico solo in quel momento si ricordò di essere nudo e di quello che era successo la notte precedente, un senso di disgusto lo invase e si pentì per essere andato a letto con Edward. Per aver sostituito la notte che aveva passato con Benjamin.
Federico raccolse il suo pantalone di pigiama blu e lo infilò velocemente, seguito dalla maglia del medesimo colore.
-"Devi andare a lavoro?" Gli chiese.
-"Come sempre." Sospirò il rosso. "Ma oggi torno prima, abbiamo la nostra cena." Aggiunse felice.
-"Giusto la cena..." Sussurrò il più piccolo. "Hai già deciso dove andare?" Gli chiese.
-"Lascia fare a me, piccolo, non te ne pentirai." Rispose Edward e si sistemò la camicia che aveva appena indossato. "Puoi andare a svegliare Benjamin? Vorrei fare colazione con entrambi."

Federico, dopo un momento iniziale di titubanza, accettò di andare da Benjamin e lentamente percorse quel corridoio che non gli era mai sembrato tanto lungo. Quando giunse davanti alla porta della stanza prese un respiro profondo e bussò.
"È lui quello che ha sbagliato non io." Si disse per farsi coraggio ed entrare nella stanza. Dalla stanza però non ricevette alcuna risposta.
-"Benjamin, sono io, aprimi!" Esclamò Federico.
Ancora una volta, niente.
"Si permette anche di fare l'offeso!"
Federico, decisamente nervoso, spalancò la porta della stanza ed entrò.
-"Non osare ignorarmi!" Esclamò Federico per poi richiudere la porta, rumorosamente, alle sue spalle.
-"Federico vattene..." Borbottò sottovoce il moro, quasi totalmente coperto dalle pesanti coperte nere. "Non voglio parlare con te..."
-"Sono io quello che dovrebbe essere arrabbiato con te, non il contrario!" Replicò il più piccolo e strinse le mani sui fianchi. "Sei tu quello che ha consigliato ad Edward di insistere con me e farsi perdonare! Sei tu quello che mi ha spinto nelle braccia di un'altra persona!"
-"E mi sembra che tu non abbia fatto nulla per non andare in quelle braccia..." Rispose Benjamin con voce roca. "Anzi, sei andato oltre le braccia..." Aggiunse. "Spero tu ti sia divertito ieri pomeriggio."
Il biondo assottigliò gli occhi e si avvicinò al letto.
-"Moltissimo." Disse. "Almeno abbi il coraggio di guardarmi mentre mi parli!" Esclamò e gli tirò via le coperte.
Il più grande si rannicchiò su se stesso e cercò di riscaldarsi.
-"Federico, no!" Urlò il più grande per poi tossire più e più volte.
Federico rimase qualche secondo in silenzio prima di rendersi conto della scena che aveva davanti. Il volto di Benjamin era pallidissimo e stava tremando nonostante i riscaldamenti, indossava una felpa sopra il pigiama e tossiva a più non posso.
-"Ben..." Sussurrò Federico e si sedette accanto a lui, per poi ricoprirlo con le coperte. "Non ti senti bene?" Gli chiese.
-"Allontanati..." Disse il moro. "Hai ancora il suo profumo addosso."
Il più piccolo sospirò e gli toccò la fronte, per poi sgranare gli occhi.
-"Ma sei bollente!" Esclamò. "Sei stato un irresponsabile ad uscire con quel tempo ieri!"
-"Tanto a te che cosa importa di quello che faccio io? A te importa solo di Edward..."
Il più piccolo sospirò e strinse il moro al suo petto.
-"Mi importa di quello che fai, Ben." Disse. "Mi importa di te, forse anche troppo."
-"Ho tanto freddo..." Sussurrò Benjamin e si strinse al corpo del più piccolo. "Abbracciami, ti prego..." Disse, nonostante fosse totalmente in disaccordo con il discorso che stavano affrontando.
-"Certo che ti abbraccio." Rispose il biondo. "Ti abbraccerò sempre." Aggiunse.
-"Resti qui con me?"
-"Certo, tesoro." Disse Federico. "E se anche dovessi andarmene tu verresti con me. Non ti lascio." Aggiunse e gli baciò la fronte bollente. "Non ti lascio, Ben."

Once upon a time || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora