Nine.

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Federico era infastidito dalle risposte che il più grande gli dava e la cosa peggiore, per lui, era che neppure lo notava. L'espressione di Federico era palesemente disgustata e infastidita da quella situazione ma il moro non l'aveva notato. Benjamin continuava a parlare tranquillo, senza pensarci troppo, e a fumare senza prestare troppa attenzione al più piccolo e alla sua scarsa partecipazione alla conversazione.
Il più piccolo non capiva come potesse parlare in quel modo della sua famiglia, li considerava un nulla nella sua vita e non aveva avuto problemi ad allontanarsi da loro e a girare il mondo senza più avere alcun tipo di contatto con loro. Federico non poteva fare a meno di chiedersi se anche lui ed Edward, per Benjamin, fossero solo un niente. Solo due persone che lo stavano ospitando in uno dei suoi tanti viaggi e che da un momento all'altro sarebbe andato via senza più farsi sentire.
Federico odiava quel lato di Benjamin, l'unico che al momento conosceva, e si era pentito per aver accettato l'invito del più grande e anche per aver proposta quella dannata tregua.
Lui e Benjamin non sarebbero mai potuti andare d'accordo. Federico lo aveva capito.

L'uscita dei due ragazzi non andò minimante come il più grande sperava, all'inizio Federico gli sembrava disposto a conoscerlo e anche felice ma ad un certo punto tutto era cambiato. Federico aveva iniziato ad essere schivo e freddo, rispondeva a monosillabi o non lo faceva per niente. L'aperitivo che fecero fu estremamente silenzioso e Benjamin sentiva di poter anche gelare per tutta la freddezza che il più piccolo gli stava riservando.
Quando uscirono da quel bar il moro gli propose di andare a fare un giro per la città, mancava da tanti anni a San Diego e voleva vedere che cosa era diventata, ma tutto ciò che ottenne da Federico fu una smorfia contrariata e una risposta acida.
-"Che ti importa di che cosa è diventata San Diego?" Gli chiese retorico Federico. "Tanto, al massimo, tra poche settimane sarai di nuovo dall'altra parte del mondo e neanche ricorderai ciò che hai visto qui." Gli rispose e incrociò le braccia al petto.
-"Eh? Che stai dicendo Federico?" Replicò confuso il moro.
-"Lo sei bene, Benjamin, fin troppo bene." Ringhiò il più piccolo e serrò i pugni. "Io vado a casa, tu fai quello che ti pare." Aggiunse il più piccolo e andò via. Lasciando Benjamin da solo e confuso.

Il moro, dopo un primo momento di confusione, ritornò a casa e cercò di parlare con il più piccolo e capire che cosa fosse successo ma Federico si rifiutava di parlare con lui, si era chiuso in camera e sembrava non avere intenzione di uscirne tanto presto.
-"Federico, ti prego parliamo!" Urlò, per quella che doveva essere almeno la trentesima volta in quella giornata, il maggiore mentre batteva i pugni sulla porta della camera dove si era chiuso Federico ormai da ore.
-"Non ho alcuna intenzione di parlare con te!" Rispose, come al solito, Federico sdraiato sul letto.
-"Ti prego!" Esclamò il moro. "Almeno dimmi perché ti stai comportando in questo modo!"
-"Sei uno stupido se non l'hai capito!" Replicò il più piccolo e strinse il cuscino.
-"Allora spiegamelo tu dato che sei tanto intelligente!" Urlò Benjamin.
Il biondo sbuffò e, arrabbiato come lo era stato poche volte in vita sua, si alzò dal letto per poi andare ad aprire la porta della camera. Neanche sapeva quante ore fossero passate da quando si era chiuso in quella stanza.
-"Davvero non sai che cosa hai fatto per infastidirmi tanto?!" Replicò, con tono di voce abbastanza alto, il biondo e inarcò un sopracciglio.
Nonostante la reazione del ragazzo, il più grande, non poté evitare di sorridere soddisfatto. Era riuscito a farlo uscire da quella stanza.
-"No, Federico, non lo so." Rispose il più grande, con tono pacato. "Non ne ho idea, altrimenti non starei qui a supplicarti di dirmelo."
Federico sbuffò, nuovamente, infastidito.
-"Allora sei davvero un cretino."
-"Sarò anche un certino ma non mi sembra di aver fatto niente per infastidirti."
-"Niente." Ripeté Federico. "Tu non fai niente, per te non è mai niente."
Il moro aggrottò la fronte, era ancora più confuso del solito.
-"Non ti capisco." Rispose.
-"Non importa." Replicò il più piccolo. "Tanto per te non sono niente, giusto? Quindi perché dovrebbe importarti capirmi?" Continuò. "Io non sono niente, proprio come la tua famiglia." Concluse con tono duro.
Benjamin spalancò la bocca, aveva finalmente scoperto il motivo del comportamento di Federico ma non capiva perché gli importasse tanto.
-"Il problema è quello che ho detto sulla mia famiglia?" Disse Benjamin. "È questo, Federico? La mia famiglia è il motivo del tuo comportamento?"
-"Sì, è questo."
-"Detto francamente, Federico, non capisco perché ti interessi tanto." Disse Benjamin. "Non capisco perché sia tuo interesse il mio rapporto, o non rapporto, con la mia famiglia." Aggiunse. "Tu non sei nemmeno parte della famiglia." Concluse e scrollò le spalle.
Il biondo rimase a bocca aperta a quelle parole, di certo l'ultima cosa che si aspettava era che Benjamin non lo considerasse parte della famiglia.
Benjamin si rese conto troppo tardi di quello che aveva detto, non voleva offenderlo e farlo sentire escluso ma non capiva perché gli interessasse tanto il suo rapporto con la sua famiglia.
Dopo qualche momento il biondo serrò i pugni e assottigliò gli occhi.
-"Io non sono parte della famiglia, è vero." Replicò il biondo. "Edward però lo è e non mi piace sapere che consideri il mio fidanzato un niente."
-"Per me Edward è molto importante." Rispose il più grande. "È come un fratello." Aggiunse.
-"Un fratello che però non hai esitato a lasciare."
-"Lui sa perché l'ho fatto." Replicò il più grande. "I miei genitori si sono trasferiti e io avevo solo tredici anni, dovevo seguirli."
-"Quando però sei diventato maggiorenne potevi tornare." Disse Federico. "Anziché girare il mondo potevi tornare da Edward." Aggiunse. "Oh no, certo che non potevi, lui per te non è niente. Perché avresti dovuto rinunciare alla tua libertà per uno che per te non conta niente?"
Il tono di Federico era duro, tagliente, ed era chiaro che il suo unico intento fosse quello di ferirlo.
-"Non ti riguarda, Federico." Rispose il moro. "Sono affari miei."
-"Sono anche affari miei fino a quando vivi sotto il mio tetto." Replicò il più piccolo. "E anche quello di Edward, che tiene tantissimo a te e non ha esitato un sol momento ad accoglierti e a non farti mancare nulla." Continuò. "Sono anche affari miei perché vivi in casa mia."
Benjamin alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia al petto.
-"E che cosa hai intenzione di fare?" Chiese. "Vuoi cacciarmi, Federico?" Aggiunse. "Vuoi che me ne vada?"
Federico lo guardò per un momento e poi annuì.
-"Sì, Benjamin, è quello che voglio." Rispose. "Entro domani mattina voglio che tu e tutte le tue cose lasciate questa casa." Aggiunse. "Non ti voglio qui. Non più."

Once upon a time || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora