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Sento bisbigliare da dietro la porta, piano apro gli occhi ma non vedo nulla, solo buio, c'è ancora la tapparella abbassata e la luce spenta, chissà che ora è! Allungo il braccio verso il comodino che non trovo, sento un peso attorno a me poco più su del bacino e poi i ricordi mi riaffiorano: la cena, la musica, il divano, Ann e Alex che si stuzzicano come al solito, gli scatoloni, Shawn. Ricordo tutto tranne un "piccolissimo" dettaglio: perché Shawn mi sta abbracciando? Sono sveglia e mi sento già a disagio, non è un buon modo per iniziare la giornata. Riesco a recuperare il telefono, lo voglio accendere per vedere che ore sono, accendo il display, vedo l'orario, sono le 10:30, poi una voce assonnata mi distrae, «buongiorno» dice, «bu-buongiorno» ricambio, credo di averlo svegliato con la luce del mio telefono, cavolo, non volevo sveglirlo, mi dispiace, «ti...ti ho svegliato?»chiedo insicura, «oh no, tranquilla, ero già sveglio» dice togliendo il braccio dal mio corpo, «scusa, non volevo, davvero, me ne sono accorto solo ora, oddio che imbarazzo» dice velocemente allontanandosi da me anche se di poco, «non preoccuparti, non è successo nulla, dormivi e mi hai abbracciata, tutto qui» cerco di consolarlo, almeno ora so che non l'ha fatto apposta e che non sono la sola ad essere a disagio...strano ma mi fa sentire leggermente più a mio agio... «bene, vado in cucina a fare colazione, vieni con me?» gli chiedo sedendomi nel letto per poi scoprirmi, «s-si, un...un attimo e ti raggiungo» dice quasi balbettando, lo guardo confusa, «tutto ok?»gli chiedo, «eh?si, scusa è che...emh, ecco...no niente» mi risponde, «sicuro di stare bene?» insisto, «si si, è solo che sei bel-no no, nulla davvero, tutto ok» dice, faccio spallucce, mi alzo, vado verso la porta, la apro, sento delle urla, poi dei lamenti di dolore, guardo a terra e trovo i miei amici stesi sul parquet, «e voi che cavolo ci fate qui sul pavimento?!» chiedo sapendo già la risposta, ecco il perché dei sussurri dietro alla porta, ci stavano spiando! «emh...nulla...passavamo di qua» cerca di rispondere Alex, «bene, andiamo a fare colazione, tu, Shawn vieni con noi?» dice Annabeth cambiando argomento, «si, certo, arrivo» dice tranquillo, eppure poco fa sembrava così scosso, boh, i ragazzi.
Andiamo in cucina e dopo poco Shawn ci raggiunge, «che prendi a colazione?se vuoi sto facendo il caffè» dice Ann, «si grazie, un caffè andrà benissimo» dice lui sorridente, «Ann dov'è il latte?» le chiedo aprendo il frigo e cercando il cartone del latte che sembra invisibile, «Kal è finito» dice Alex, chiudo il frigo e mi siedo nello sgabello la mio posto tenendomi la testa fra le mani, «però é bastato per la tua tazza di latte al cacao» finisce e io mi illumino, «oddiomio grazie, ti amo» dico prendendo la tazza e infilando il cucchiaio per girare il cioccolato ormai depositato sul fondo, «awwww, anche io ti voglio tanto bene» dice lui, «io in realtà dicevo al latte» dico facendo ridere Shawn che fino ad ora era rimasto nello stipite della porta a guardare la scena, «ah-ah,molto simpatica, davvero, brava, continua così» dice il mio amico fingendosi offeso, «dai, su, non fare l'offeso, lo sai che ti voglio bene» gli rispondo sbattendo le ciglia come un cerbiatto, «lo so, lo so, te ne voglio anche io» mi dice venendo vicino a me per abbracciarmi, sento gli sguardi di Shawn e Ann puntati addosso che mi bruciano sulla pelle quindi decido di interrompere il contatto. Inizio a bere la mia colazione e così fanno gli altri in silenzio. Io come al solito mi perdo nei miei pensieri. Insomma, è proprio strana questa mattina, tranne io e Alex che ci facciamo i dispetti ovviamente. Voglio dire, cavolo, mi sono svegliata accanto a un ragazzo, anzi, a un bellissimo ragazzo che mi abbracciava, è finito il latte e non l'ho notato io come sempre,ho trovato i miei amici stesi sul pavimento, siamo più di tre e ora abbiamo appena finito la colazione in un silenzio religioso, certo che Shawn ha proprio un bel sorriso... ma perchè sto pensando al suo sorriso?! Lo conosco da così poco ma ho già imparato tanto, mi sembra di conoscerlo da tempo e sinceramente mi ci sono già affezionata, è così gentile, carino, divertente, mette allegria anche solo a vederlo, mette allegria anche quando è imbarazzato o sovrappensiero proprio come stamattina. Sono pronta a questo nuovo equilibrio, chissà se farà pesare un po' di più la "bilancia" dalla parte di Annabeth e Alex o se sarà tranquillo come me e renderà il nostro equilibrio un equilibrio perfetto. «K ci sei?» mi sventola la mano davanti agli occhi facendomi cadere dalle nuvolette dei mie pensieri. «hey, mi stai ascoltando?» mi chiede ancora, «si si, cioè no, non lo so, scusa, ero sovrappensiero» gli dico, «avevano ragione i tuoi amici» dice ridacchiando e solo ora mi rendo conto di essere sola con lui in cucina, «cioè?» gli chiedo confusa, «hanno detto che sei la sognatrice di casa e hai sempre la testa fra le nuvole» mi risponde, «ma..non...non è vero...» dico quasi offesa anche se so per certo che è così, «mmmh, secondo me si, comunque la trovo una cosa carina, insomma, a volte fa bene essere più chissà dove che qui con i piedi per terra, con tutti i problemi, la malinconia, le mancanze e le difficoltà» dice e piano gli si spegne il suo bellissimo sorriso, «sicuro di stare bene?» gli chiedo preoccupata notando una nota di tristezza nei suoi occhi, «si si, tutto ok, mi manca solo un po' la mia famiglia ma ci sono abituato, passo tanto tempo fuori casa ormai» dice forzando il sorriso, «ah, e come mai? Ceh, intendo, come mai passi tanto tempo fuori casa? Beh, ora sei a New York e loro sono a Toronto, però in generale, come mai? Sempre se posso chiedere, ovvio» gli sorrido e mi avvicino a lui cercando di confortarlo anche se non è una cosa che mi riesce tanto bene,diciamo che non è il mio forte, «beh, per realizzare il mio sogno, partecipo a tanti concorsi, tra due mesi ci sarà un concorso importantissimo, c'è in ballo un contratto con una casa discografica, spero davvero di vincere o almeno di farmi notare ma so già che sarà difficile» mi spiega, «sono certa che ce la farai, sei bravissimo, ieri mi hai fatto venire i brividi, sul serio, avevo la pelle d'oca, hai una voce fantastica» lo rassicuro e lui torna a sorridere, mi guarda e poi mi stringe forte a se, per la seconda volta da quando ci siamo conosciuti, ricambio l'abbraccio e mi sussurra un "grazie" tra i capelli, con lui qui con me sta diventando sempre più facile sorridere. «cofcof, interrompo qualcosa?» chiede qualcuno e subito capisco che è Ann anche se è alle mie spalle, riconoscerei la sua voce e il suo tono malizioso anche tra mille uguali, ne sono certa. Shawn mi stringe forte un'ultima volta prima di "lasciarmi andare", «no, ci stavamo solo abbracciando, un semplice e innocuo abbraccio di conforto, smettila di pensare male per ogni minima cosa, sei assurda» alzo gli occhi al cielo, lei ride e alza le mani in segno di arresa facendo spallucce, «comunque vieni un'attimo in camera mia per piacere? Ti devo parlare di una cosa» le dico supplicandola con lo sguardo, lei subito capisce eacconsente«certo, arrivo» mi dice con un sorriso continuando a squadrare me e Shawn, «ti dispiace se ti lascio un attimo solo?» chiedo al ragazzo accanto a me, fa cenno di no e mi avvio verso la camera seguita dalla mia amica. Si siede nel mio letto a gambe incrociate dopo essersi tolta le sue scarpe preferite, io rimango in piedi e inizio a gesticolare disperata, «che succede? Perché sei così scossa?» mi chiede iniziando a preoccuparsi, «Shawn.» mi limito a dire, «CHE TI HA FATTO?» dice alzando la voce, spero solo non l'abbia sentita, «no, lui niente, è solo che...» tento di dire, «"è solo che" cosa? Su, parla» mi incoraggia, «beh, io e lui stavamo parlando e poi l'ho visto triste e quindi gli ho chiesto che avesse e cazzo, Anna credimi, avrei fatto meglio a non chiedergli nulla e rimanere nel dubbio, mi sarei dovuta fare gli affari miei per una buona volta, avrei dovuto abbracciarlo e basta.» dico continuando a gesticolare come una pazza, «su, ora calmati e spiegami tutto per bene» mi dice cercando di tranquillizarmi, «no, non posso stare calma, io ci tengo di già a lui, cavolo, mi ha detto che gli manca la sua famiglia e so che è normale, anche se a me la mia non mi manca granchè però i miei sono di qua, di New York, lui abita in Canada, capisci?! Ha detto che sta tanto lontano da casa perchè partecipa a tanti concorsi di canto, cerca di realizzare il suo sogno» continuo a parlare veloce senza smettere un secondo di fare avanti e indietro per la stanza e muovere le mani, «Kal calmati» mi sussurra, io la ignoro e continuo, mi sento in colpa perché l'ha detto per il mio bene solo che proprio non ce la faccio a calmarmi, «deve partecipare a un concorso molto importante qui a New York, questo concorso è tra due mesi, cioè vuol dire che tra due mesi sicuramente vincerà e io lo perderò per sempre, e se non lo vincerà lo perderò comunque, sono certa che vorrà essere consolato dai suoi genitori non di certo da me semi-sconosciuta, so di sembrare egoista, non pensare male, io voglio che realizzi il suo sogno solo che non ce la faccio» dico e una lacrima inizia lentamente a rigarmi la guancia destra, «io non voglio perderlo Ann, non voglio che se ne vada via da me» concludo buttandomi sul letto a pancia in su.
«E già, sei davvero cotta» mi dice asciugandomi una lacrima, scuoto la testa, «aspettami qui» dice alzandosi dal letto e uscendo dalla stanza lasciandomi lì distesa da sola a guardare il soffitto bianco della mia camera.
Dopo poco sento bussare alla porta, poi timidamente qualcuno entra, «è permesso?» chiede quello che credo essere Shawn, oh no. No no no no no, non dirmi che gliel'ha detto, speravo tornasse con del gelato al cioccolato, il mio preferito. Sospiro, «mhmh, certo, entra» gli concedo, lui entra e si siede accanto a me, io rimango in silenzio tra le lacrime ancora sdraiata sul mio materasso, «che succede piccolina?» mi dice asciugandomi alcune lacrime e sdraiandosi accanto a me facendo girare il mio viso verso il suo, «scusa, troppa confidenza...è che sembri così piccina, mi è venuto spontaneo chiamarti in quel modo», eccolo di nuovo imbarazzato, con le guance rosse e i ricci che gli contornano perfettamente il viso rendendolo ancora più interessante. «non...non ti preoccupare, non mi da fastidio, anzi» sorrido appena, «menomale, comunque perché piangi?» mi chiede guardandomi negli occhi, alcune lacrime continuano a scorrere nel mio viso anche se in questo momento mi sento leggermente meglio di qualche secondo fa, «n-nulla, non preoccuparti» gli dico mentre continua a scacciare via alcune lacrime dai miei occhi con la punta delle sue dita, «non è vero, altrimenti non ci sarebbero lacrime che scendono dai tuoi occhi verdi» mi dice e io non so che rispondere, non posso di certo dirgli che sto piangendo per lui, mi prenderebbe per pazza, ci conosciamo da pochissimo in fondo. Rimango in silenzio con mille pensieri incastrati nel soffitto della mia mente, come al solito. «ok ok, non vuoi dirmelo però ora sorridi e smetti di piangere, non mi piace vederti così» dice alzandosi ed aiutandomi a sollevarmi, mi abbraccia ancora una volta, «a volte c'è solo bisogno di un abbraccio, ricordi?» sussurra delicatamente, mi sento il cuore più leggero e stavolta sono io quella che lo stringe più forte, «grazie».

Room Mates||Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora