Cap. 5

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Siamo in macchina. Roman guida con gli occhi fissi sulla strada, quando lo guardo stringe forte il volante. Le sue nocche diventano bianche.

-Non mi piace quando picchi le persone.- Ammetto con un filo di voce, ricordando come ha preso a pugni quel cretino, oggi.
-E a me non piace quando ti si avvicinano troppo.- Ringhia e stringe il volante.
-Sono seria, Roman. Promettimi che non lo farai più.-
-Non ti prometto un cazzo se tu non prometti a me che starai lontana da quei ragazzi.-
-Sono loro che si sono avvicinati.-
-Non mi importa chi si è avvicinato per primo, Lena. Non ti voglio vedere con loro, chiaro?- Mi lancia un'occhiataccia.
-Mi sembrava che la tua gentilezza fosse una cosa isolata.- Lo guardo male e poi mi volto verso il finestrino.
-Gentilezza? Non sono mai stato gentile.-
-Ah, quindi in camera mia chi c'era, poco fa? Tuo fratello gemello? Che strano.. Non l'ho mai conosciuto. Organizzami un incontro, mi piacerebbe conoscerlo, sai? Lo preferisco di gran lunga a te.- Lo guardo male.
-Smettila di sparare cazzate.- Ringhia.
-Quindi sparo cazzate, adesso? Beh, grazie. Ferma la macchina, voglio scendere.- Incrocio le braccia.
-Non fare la bambina, Lena!-
-Anche bambina?- Ridacchio.
-Senti.. Ero io quello in camera, ovviamente. Ma non mi dire che sono dolce, perché mi conosci.. Io non lo sono mai.-
-No, Roman. È da un po' di tempo che ho seri dubbi. Mi rendo conto di non conoscerti affatto.-
-No. Non è così. Tu mi conosci. Che dubbi hai? Parliamone.. Possiamo provare a..- Sembra in panico da quanto parla veloce.
-A risolverli? No, Roman. Non possiamo risolverli. Per la maggior parte sarebbe inutile.-
-Lena, ti prego..-
-Basta, cambiamo argomento.-
Sbuffa. -Va bene, che hai mangiato oggi?-
-Seriamente me lo stai chiedendo?- Mi fulmina con lo sguardo. -Okay.. Vediamo.. Emm, pasta al ragù e... Una bistecca impanata.-
-Dovresti mangiare di più.-
-Mi trovi troppo magra?-
-No, sei perfetta, ma..- Si interrompe bruscamente.
-Grazie.- Arrossisco.
-Non di carattere però.- Ghigna.
-Figuriamoci... Ecco di nuovo lo stronzo che conosco.-
-Non sono mai andato via.-
-Per un attimo mi era parso di si.-
-Non me l'hai chiesto.-
-Cosa?-
-Quello che ho mangiato io.-
-Giusto.. Che hai mangiato?-
-Me lo chiedi solo perché te l'ho fatto notare io. In realtà non ti interessa.-
-Si, invece. Avanti.. Che hai mangiato?-
-Non te lo dico.- Guarda la strada e sorride.
-Senti.. Mi hai stancata va bene?! Che secondo te ci credo che ti interessa cos'ho mangiato io?!- Sbraito.
-Certo che mi interessa, scema. Mi interessa tutto quello che ti riguarda.-
-Cosa?- Lo guardo con gli occhi spalancati.
-Mi interessa tutto di te.- Ripete.
-Sul.. Sul serio?- Chiedo incredula.
-Si, Le. Ogni cosa.- Sposta lo sguardo per la prima volta dalla strada. E mi guarda.

Vedo i suoi occhi neri e lucidi. La verità i quei bellissimi occhi scuri.

-Okay.-
-Okay?- Ride. -Non dovresti dire okay.- Torna a guardare la strada e stringe il volante.
-Hai ragione..- Lo guardo. Siamo fermi al semaforo. Gli prendo il viso tra le mani e lo costringo a guardarmi. -Sei importante anche per me, Roman. E sei tutto per me. Mi interessa anche cos'hai mangiato, da quanto sei importante. Mi dispiace di non fartelo capire come dovrei. Sappi solo che per te farei qualsiasi cosa.- Gli sorrido.
Ricambia il sorriso, un po' più timido rispetto a prima. Mi guarda le labbra e si morde le sue. -Len, io..-

Un clacson dietro di noi lo interrompe. Riparte facendo un cenno verso la vettura dietro di noi, in segno di scuse.

Inizia a ridere e mi unisco a lui. Eravamo talmente presi dal momento che non ci siamo nemmeno accorti che il semaforo era diventato verde e si era formata una coda dietro di noi.

-Un hamburger.- Dice d'un tratto.
-Cosa?-
-A pranzo. Ho mangiato un hamburger.- Sorride.
-Buono.- Sorrido.
-Mai quanto la pizza.-
-Concordo.-

Ci mettiamo di nuovo a ridere.

Arriviamo in gelateria dopo mezz'ora da quando siamo partiti da casa.

La strada è breve, ma Roman ci ha messo un sacco di tempo, e a me va benissimo, dato che non voglio nemmeno scendere dalla macchina.

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