Cap. 8

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Corro di sotto.

-Buonasera, signora Darkess.-
-Oh.. E smettila di chiamarmi signora, Roman, chiamami Rose!- Lo rimprovera mia madre.

Scendo l'ultimo scalino e gli occhi di Roman si puntano su di me. E i miei su di lui.

Ha una camicia bianca da dove traspare il tribale sul pettorale destro. Dei pantaloni neri eleganti. E le sue solite Adidas ai piedi.

Ha lasciato i capelli scompigliati e ha messo la piastrina. Ma si è tolto il piercing al sopracciglio.

È bellissimo in qualsiasi modo, possibile che sembra un modello anche con un sacco di patate in testa?!

Io ho messo un vestito bordeaux, scollo a cuore e senza spalline. Delle zeppe dello stesso colore. Ho osato anche mettermi gli orecchini.

-Ciao.- Sussurra senza togliermi gli occhi di dosso.
-Ciao.- Mi avvicino.
-Tesoro, sei splendida.-
-Grazie, mamma.- Le sorrido.
-Queste sono per te.- Roman mi porge un mazzo di rose blu. Noto le sue nocche ma non dico nulla. Sono tagliate, e questo vuol dire che ha fatto di nuovo a botte.
-Grazie. Sono.. I miei fiori preferiti.-
-Lo so.- Mi sorride. -E questi per lei, sign.. Rose.- Si corregge, sorride e le porge dei gigli bianchi.
-Oh, caro, grazie! Sono... Splendidi, chi ti ha detto che sono i miei fiori preferiti?- Mi lancia un'occhiata e io alzo le spalle.
-Sua figlia, ovviamente. Molto tempo fa. Ma mi sono ricordato. E questa è per suo marito.- Le porge una bottiglia di vino rosso.
-Grazie mille.-

Com'è ha fatto a ricordarsene?! Avevamo sette anni!

Eravamo nel cortile della scuola. Lui mi prendeva sempre in giro e un giorno, così dal nulla è arrivato con un giglio bianco. Mi disse: -Tieni è per te!-
-Non mi piace, io preferisco le rose nere. I gigli piacciono alla mia mamma!- Rifiutai. Ero una bambina cattiva con lui, ma lui lo era con me, quindi..
-Allora non ti do più niente!- Buttò a terra il fiore e lo pestò. Se ne andò lasciandomi lì.
Avevo le lacrime agli occhi.

Beh, bel ricordo... Stranamente se lo ricorda anche lui, Lena. E sono sicura che un motivo c'è.

Dice la vocetta nella mia testa, fastidiosa come sempre.

Mi riprendo proprio mentre mamma dice: -Vado a metterli in un vaso, tesoro ti conviene fare lo stesso con quelle rose.- Le indica e mi sorride per poi farmi un occhiolino di intesa e andare in cucina.
-Si, vado.- Faccio per andare di sopra. Mi volto verso Roman. -Puoi andare con mia madre, torno subito.-
-No, vengo con te.- Fa un passo avanti.
-Non c'è bisogno..- Mi guarda supplicandomi con gli occhi. - Okay, vieni.- Sbuffo.

Chiudo la porta della mia stanza dopo che Roman entra. Si siede sul mio letto. Prendo un vaso e lo riempio di acqua. Lo poso sulla scrivania e ci metto le rose. Le annuso e guardo meglio il colore. Sono nere, con i riflessi blu. Le mie preferite in tutti i sensi.

Mi appoggio alla scrivania e lo guardo. -Tutto bene?-
Ha la testa tra le mani. -Si.-
-Okay.- Continuo a guardarlo e non mi muovo.
-Non va bene.-
-Che cosa?-
-Ho paura.-
Sussulto. -Di cosa?-
-Non lo so.- Alza la testa ma non gli occhi. Guarda il pavimento.
-Non sai di cos'hai paura?- Gli chiedo avvicinandomi.
-Si. Non lo capisco il motivo.-
-Vuoi provare a spiegarmelo?-
-No.-
-Okay.- Mi siedo sul letto e lo guardo.
-Perché sei così fredda?- Si volta a guardarmi.
-Non sono fredda.-
-Si, lo sei. Non mi piace.-
-Ci sono tante cose che non mi piacciono di te, Roman, ma non te le dico tutte.- Abbasso lo sguardo.
-Quali sono?-
-Non voglio parlare di questo.- Mi alzo dal letto e vado verso la porta.
-Ho paura di perderti, Len.- Sussurra.
-Cosa?- Mi volto verso di lui.
-Non voglio perderti. Ho paura.- Si alza e viene verso di me.
-D.. Di cosa?-
-Ho paura che ti portino via da me. Non voglio.- Sussurra ed è a pochi passi da me.
Ho la schiena appoggiata contro il muro freddo. -Non.. Capisco. Chi mi vorrebbe portare via da te?-
-Tutti quelli che ti si avvicinano.-
-È assurdo!- Ridacchio scuotendo la testa.
-Perderesti la ragione anche tu se qualche ragazza proverebbe a portarmi via da te, o sbaglio?- Ghigna e mi accarezza la guancia.

Si, la perderei eccome! Nessuno può portarlo via da me!

Bene, gelosia portami via!

-Non è di me che stiamo parlando.- Scuoto la testa e lo guardo negli occhi, anche se mi blocca.
-È anche di te invece. Tu usciresti con qualcuno se te lo chiedesse?-
-N.. Non lo so.- Poi prima che possa rendermi conto del peso delle mie parole aggiungo: -Non vedo cosa ci sarebbe di male, dato che non sto con nessuno.-
Fa due passi indietro e poi torna a schiacciarmi contro il muro. -Non dici sul serio.- Ringhia.
-Si, invece. E non vedo perché tu non debba fare altrettanto.- Mi pento immediatamente di quello che ho detto.

Se mi farebbe una cosa del genere credo che morirei, sono ridicola, cazzo! Come posso pretendere che lui sia mio se gli ho fatto intendere che io non lo sia per lui?

-Non puoi dire sul serio!- Grida.
-Che problemi hai Roman?!-
-Tu.. Lena, perché non capisci?!- Grida ancora mettendosi le mani nei capelli e allontanandosi da me.
-Cos'è che non capisco?!-
Non fa in tempo a rispondermi che la porta della mia stanza si apre. -Scusate, la cena è pronta.- Dice mia madre e richiude.

Sospiro di sollievo ed esco dalla stanza. Seguita subito da Roman.

-Devo riuscirci.- Sussurra tra sé. Decido di far finta di niente.

Proprio quando la porta della cucina è vicina per salvarmi, mi sento afferrare per il braccio.

-Dopo continuiamo.- Mi sussurra Roman all'orecchio.
-Non ho nient'altro da dirti.-
-Io si.-
-Chi hai picchiato?- Lo guardo dritto negli occhi.
-Non sono affari tuoi.- Risponde, brusco.

Entra in cucina.

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