Cap. 28

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-Ti perdono per questa volta. Solo perché ti amo. Ma se quel bastardo osa chiamarti di nuovo lo uccido.- Mi comunica sedendosi sul letto accanto a me.
-E menomale che doveva farmi da guardia.- Ridacchio.
-Solo quando sei a scuola. Quel tuo professore nuovo non mi piace per niente.-
-Siamo in due.- Gli sorrido.
-Non ti piace nemmeno un po'?- Chiede con voce insicura.
-No. È un bell'uomo ed è intelligente, ma sono fidanzata e non lo calcolo minimamente.-
-E se non stavi con me?-
-Roman.. Abbiamo nove anni di differenza.- Gli faccio notare.
-Certo. E noi ne abbiamo uno.-
-Infatti.-
-E allora?-
-Smettila. E vieni qui.- Lo avvicino a me, prendendogli la mano.

Mi bacia e mi fa stendere sotto di lui.

-Pensi che tua madre sia tornata?- Mi bacia sul collo.
-Sicuramente.- Biascico.
-Mm.. Allora dovremmo fermarci.- Suggerisce passando la lingua appena sopra la clavicola.
Mugolo. -Tu vuoi... Vuoi fermarti?- Ho il respiro affannato.
-E tu?- Si alza e mi guarda negli occhi.
-Non lo so.- Ammetto.

Sorride e mi posa un bacio sul naso. Accenno un sorriso.

-Sai che mi provochi anche quando fai il broncio?- Mi chiede retoricamente.
-Cosa vuoi dire?-
-Quando ti vedo imbronciata vorrei prenderti le labbra e baciarle fin quando quel broncio non diventa un sorriso.-
-Allora dovrò essere arrabbiata più spesso.- Sorrido e gli accarezzo le labbra. Mugola e chiude gli occhi.
-Ti amo, ma credimi che se volessi baciarti lo farei sempre. Imbronciata o no.- Mormora.
-Allora perché non lo fai?-

Sorride e si abbassa a baciarmi.
Ancora e ancora, fin quando ad entrambi non rimane più fiato.

Ecco... Ci sono baci che non valgono nulla. Per essere bello un bacio deve significare qualcosa, come adesso. Dev'essere con qualcuno che non riesci a toglierti dalla testa. Come non riesco a dimenticare Roman. Deve farti dimenticare di riprendere fiato, come in questo momento.

-Lena.- Mugola mentre gli tiro i capelli. Poi si tira un po' indietro. -Non posso, piccola.- Sussurra.
-Non puoi cosa?- Chiedo senza fiato.
-Non posso farlo con te.- Mi guarda negli occhi e dal tono di voce capisco che è in lotta con sé stesso.
-Perché dici così?- Gli accarezzo la guancia e lui inspira di scatto.
-Perché voglio che sia perfetto quando succederà.- Si alza a sedere e mi porge una mano. -Non fraintendere, piccola. Ti voglio più che mai, ma non voglio farlo adesso. Deve essere una cosa indimenticabile per entrambi, okay?-
-Okay.- Dico piano.

Non capisco perché tutta questa calma adesso, quando ieri sera voleva farlo. E se non gli piace il mio corpo? E se quando lo faremo non saprò cosa fare e sarò impacciata? Lui ha avuto tante ragazze, molto più brave di me in queste cose..
Lena, sei paranoica. Il tuo corpo gli piace e non preoccuparti saprai cosa fare. Tu lasciati andare e andrà tutto bene.

Forse, questa volta, quella voce fastidiosa ha ragione..

-Ehi, voglio solo che sia unico, va bene?- Mi prende il mento con le dita e mi dà un piccolo bacio.
-Va bene.-
-Lena..-
-Ho detto che va bene. Cosa dovrei dire?- Chiedo ridacchiando, per stemperare la mia paranoia.
-Lena, cosa c'è?- Mi prende le mani tra le sue.
-Niente.-
-Dai.-
-È solo che.. Beh, non lo so. Sono solo paranoica, tranquillo.- Mi alzo dal letto ma lui mi prende per i fianchi e mi fa posizionare tra le sue gambe divaricate.
-Dimmi i tuoi pensieri.- Sorride e mi bacia il mento.
-Pensavo.. Che.. Beh.. Perché non vuoi farlo? Cioè, non ha senso, capisci? Ieri eri.. Ero, scatenata e non ti volevi fermare. Invece oggi.. Fai così.- Guardo a terra e poi proseguo: -Penso anche che forse.. Non.. Non ti piace il mio corpo.- Borbotto a voce bassissima sperando che non mi senta nonostante la distanza minima.
-Ma no, piccola mia. Che stai dicendo?- Mi fa sedere sulle sue gambe. -Mi piaci, Len. Qualsiasi parte di te. Il tuo viso, il tuo corpo, i tuoi occhi, il tuo sorriso, il tuo profumo. Mi piace tutto di te. Non devi più pensare ad una cosa del genere. Voglio solo che sia bello per entrambi, te l'ho detto.-
-Unico.-
-Si, anche unico. Come tu sei per me.- Sorride e mi accarezza la guancia. -Voglio che sia perfetto, in ogni minimo dettaglio.- Sussurra dandomi un bacio appena sotto l'orecchio.
-Così mi uccidi.- Mormoro emettendo un mugolio subito dopo.
Inizia a mordicchiarmi il collo. -Tu mi uccidi di continuo.- Mormora.

Veniamo interrotti da un trillo. Il mio telefono è spento quindi è di Roman.

Che non accenna a prenderlo. Continua a sbaciucchiarmi il collo e poi lo mordicchia. -Ro.. Roman.. Il.. Il telefono.- Sussurro.
-Lascia stare.- Mi spinge in giù e mi si stende sopra. -Ho cose più importanti a cui pensare.- Sussurra e sorride.

Il telefono non smette di squillare per dieci minuti buoni e Roman si stacca di me con tanto di "Cazzo!" e risponde al telefono.

-Pronto?!- Ringhia. Ma poi cambia espressione. Che non riesco a decifrare. -Cosa?! Ma io non ho fatto...- Si interrompe per sentire la voce all'altro capo del telefono. -Ma che cazzo sta dicendo?! Ho detto che non sono stato io!- Grida. -No, porca puttana, a me il lavoro serve!-

Il lavoro? È il suo capo?

-Marcus, la prego, non mi faccia...- Si interrompe.

Si, Marcus, è il suo capo.

-Non c'ero solo io, là dietro ieri sera!- Ringhia. -Non sto incolpando nessuno, sto solo dicendo che...- Si interrompe di nuovo e si passa una mano nei capelli e poi li strattona. -Cazzo, Marcus! Non sono stato io a rubare quei soldi!- Tira un pugno sulla scrivania facendomi sobbalzare. -Fai il cazzo che ti pare, sei uno stronzo!- Ringhia e riaggancia. -Merda!- Grida a pieni polmoni.
-Ro.. Roman?- Lo chiamo titubante. Non voglio che se la prenda anche con me.
-Mi ha licenziato quel pezzo di merda!- Ringhia e si siede accanto a me.
-Cosa? Perché?- Chiedo allarmata.
-Dice che sono scomparsi dei soldi nella cassa e incolpa me.- Sbuffa.
-Ma tu non sei stato, vero?- Chiedo pur sapendo già la risposta.
-Secondo te? Mi credi capace di una cosa del genere?- Chiede guardandomi male.
-No. Era solo..-
-Non fa niente.- Sbuffa. -Sono senza lavoro.- Ammette.
-Già.- Guardo le sue mani. I tagli si stanno rimarginando. -Pensi.. Di.. Beh.. Di trovare qualcosa?-
-Certamente. Non me ne sto a casa.-
-Chi c'era dietro alla cassa con te, ieri sera?- Chiedo ricordando che non era solo.
-Eh?- Mi guarda confuso.
-Hai detto che non eri solo tu dietro la cassa, quando parlavi con il tuo capo.-
-Ah.. Beh, si, c'era anche Katie, la cameriera.- Sbuffa e si butta indietro sul letto.
-E lei sa aprire la cassa?-
-Certo.-
-Allora potrebbe essere stata lei.-
-Beh, grazie, Sherlock Holmes, non ci ero arrivato!- Dice irritato e si posa le braccia sugli occhi.
-Scusa, cercavo di.. Niente, lascia stare.- Sbuffo e mi alzo.
-Ehi, no. Scusa, piccola. Non dovrei prendermela con te.- Si alza e mi prende un braccio.
-Non fa niente, ti capisco.- Gli faccio un mezzo sorriso.
-Che dici, guardiamo questo film?- Sorride. E sono contenta che abbia cambiato argomento.
-Si.- Prendo la ciotola di popcorn dalla scrivania, che stranamente non è caduta dopo il pugno di Roman, e prendo il computer sedendoci sul letto.

Sono contenta che stia riuscendo a controllarsi. È un passo avanti. E spero che col tempo riusciremo anche a smettere di litigare definitivamente.

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