Cap. 49

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Siamo tornati a casa senza dire una parola. Roman se n'è andato dopo aver detto a mia madre l'accaduto, perché ci ha visti in quel modo e lei gli ha fatto le condoglianze.

Oggi è passato lento. Non ci siamo sentiti e io mi sono obbligata da sola ad andare a scuola.

Oggi è venerdì.

Il mio cellulare squilla e mi scuso con i miei che stanno finendo la cena. Mi alzo da tavola e corro in camera mia.

-Ciao.- Rispondo.
-Ciao.- Dio, quanto mi è mancata la sua voce!
-Stai bene?- Chiedo cautamente.
-Meglio.- Lo sento distaccato e questo non è un bene. -Posso passare da te?-
Faccio un respiro di sollievo. -Certo.-
-Sono lì tra cinque minuti.- Mi dice e attacca.

Nemmeno un "piccola" o "amore"? O "ti amo"? Ragazza, sta molto peggio non meglio...

Cinque minuti dopo, come previsto, Roman suona al campanello e mi precipito ad aprire. I miei sono usciti, per fortuna.

-Ciao.- Mormora a testa china.
-Ciao.- Sussurro. Ha un aspetto orribile. I capelli spettinati, gli occhi spenti, le labbra screpolate e un ombra di barba. -Vieni.- Mi sposto per farlo entrare.
-Devo parlarti.- Si va a sedere sul divano.
-Dimmi. È qualcosa di grave?- Mi siedo accanto a lui ignorando la voglia di baciarlo.
-Ho deciso che partire è la cosa migliore.- Dice senza guardarmi.
-Ne sei sicuro?-
-Si. Ho bisogno.. Ho bisogno di cambiare aria.- Mormora.
-Okay..-
-Solo okay?- Finalmente incontra i miei occhi. -Pensavo ti saresti  opposta.-
-No che non mi oppongo. Non sono io che ti dico cosa è meglio per te.-
-Non è il meglio per me, infatti.- Mormora e alza lo sguardo verso il soffitto. Si appoggia allo schienale del divano, posandoci la testa. -Il meglio sei tu.-
-Allora non andartene.- Mi sfugge.
-Non posso, Len. Devo andarmene. Ho troppi ricordi di qua. Di mia madre, di mio padre..- Ringhia l'ultima parola.
-Hai ricordi anche di me.- Dico di getto.
Lui alza la testa e mi guarda. Fa una smorfia infastidita e tende le braccia verso di me. -Vieni qui.- Dice e io obbedisco.
Mi lascio stringere da lui, mentre ascolto il suo cuore che sembra battere meno rumorosamente, ma sempre veloce. -Non voglio lasciarti.- Sussurro con le lacrime agli occhi.
-Nemmeno io, piccola.- Mormora e mi bacia sulla testa. -Mi sei mancata.- Mi alza il mento con due dita, per farsi guardare e i suoi occhi sono nei miei. Le sue labbra sulle mie. Mi prende per i fianchi e mi fa sedere su di lui. -Non voglio lasciarti nemmeno io, credimi. Mi mancherai troppo.- Mormora baciandomi il collo.
-Fammi venire con te.- Sussurro stringendogli i capelli con una mano, mentre l'altra è posata sul collo.
Alza di scatto la testa e mi guarda. -No, Len. Non puoi.-
-Si che posso. Ti prego, Roman. Non voglio allontanarmi.- Lo guardo supplicandolo con gli occhi.
E per un momento sembra funzionare, ma poi lui inizia a parlare: -Non posso chiederti una cosa del genere. Lasciare la tua famiglia, tu che ce l'hai. Non posso chiederti di lasciare Liz. La scuola.-
-Posso trovare un'altra scuola in quel paese.- Tento di convincerlo.
-No, Len. No.- Mi prende per i fianchi e mi posa di nuovo sul divano. Si alza e inizia a camminare per il salotto.
-Ma perché?! Ti prego, non ti ostacolerò con il tuo lavoro, te lo prometto.-
-Non è questo, Lena. Non capisci!- Dice alzando la voce.
-E allora cosa?! Non mi vuoi con te?- Chiedo alzandomi.
-Ma stai scherzando?- Si ferma e mi guarda. -Non dirai sul serio?... Assurdo. Come puoi pensare una cosa del genere?- Chiede retoricamente e si avvicina a me con due grandi falcate. -Lo sai che ti amo più di ogni cosa, che sei tutto per me. Sei tutto quello che mi resta in questa vita, che mi ha portato via qualsiasi cosa a cui tenevo.-
-E adesso porterà via anche me.- Mormoro piangendo.
-No, mai. Non lo permetterei mai.- Mormora.
-Portami con te.-
-No, Lena.- Dice allontanandosi.
-Me la vedo io con i miei genitori, ti prego!- Lo supplico.
-No, Lena. Basta! Non mi farai cambiare idea! Non voglio che tu venga con me!- Grida.
-Non.. Non mi vuoi?- Chiedo guardandolo dritto negli occhi.
-Non per questa volta.- Sussurra talmente piano che nemmeno lo sento.
-Allora non ha senso.- Sussurro.
-Niente ha un senso.- Dice ed esce da casa mia senza neanche salutarmi.

Cos'è andato storto? Perché abbiamo litigato?
Lo chiami litigio?
Quello che è... Io gli ho solo chiesto di andare via insieme. Perché ha reagito in quel modo?
Non saprei che dirti, cara.

Vado in camera mia quando sento aprirsi la porta al piano di sotto. Inizio a piangere come una cretina senza un motivo logico.

Ma forse un motivo c'è e sono io che ancora non riesco a metabolizzarlo.

Le giornate passano lente e mi trascino fino a domenica. Lui non si fa sentire da venerdì.

Poi mi arriva un suo messaggio in cui mi chiede se possiamo vederci al parco.

Esco e mi avvio. Arrivo alla nostra solita panchina ma lui non c'è. Lo chiamo e non risponde.

Dopo qualche minuto vedo la sua macchina entrare nel parcheggio. Scende e mi raggiunge. Si è fatto la barba, ha ancora i capelli spettinati, ma questa volta sono più, in qualche modo, ordinati.. E i suoi occhi appena mi vede si illuminano.

-Scusa il ritardo.- Sorride e a me manca il respiro.
-Non fa niente.- Ci sediamo sulla panchina e lui mi fissa senza dire una parola. -Me lo dici il motivo per cui siamo qui?-
-Prima di tutto volevo scusarmi per il mio comportamento dell'altro giorno. Non avrei dovuto reagire così. È ovvio che ti voglio con me, ma non posso farti lasciare il posto in cui sei nata per me. So che mi seguiresti ovunque, come io seguirei te. Ma ora non si può. Ripeto, lo vorrei con tutto me stesso, ma non puoi venire con me.- Dice con grande fatica e glielo leggo anche nello sguardo.
-So quanto ti costa dire questo e mi dispiace di aver insistito. Vorrei solo chiederti una cosa.-
-Chiedimi tutto quello che vuoi.- Dice prendendomi la mano.
-Non partire senza salutarmi.- Mi vengono le lacrime agli occhi e le ricaccio indietro.
-Non potrei.- Sussurra e mi bacia.

Passiamo la domenica pomeriggio insieme e il lunedì arriva troppo presto.

So che Roman parte di pomeriggio quindi aspetto con ansia il momento in cui lo dovrò abbracciare per l'ultima volta.

Non perché sono felice di doverlo fare, anzi tutto il contrario. Ma, semplicemente, voglio godermi ogni singolo istante, prima di doverlo lasciare, forse, per sempre.

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