Cap. 43

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Mi siedo in auto e Roman parte.

Non parla e io nemmeno. Mi sento agitata, ho bisogno di sentirlo parlare.

-Stai bene?- Gli chiedo, pur sapendo che è la domanda più inappropriata al momento.
Mi guarda e scuote la testa.
-Andrà tutto bene, piccolo.- Gli metto una mano sulla coscia e lui sospira.
-Non ci credo molto a questo punto. È impossibile..- Mormora e mi vengono i brividi.

Ha la voce molto roca e questo vuol dire che ha urlato fino a distruggersi le corde vocali.

-Non dire così..-
-E come devo dire, Lena? Hai idea di come mi sono sentito quando la segretaria mi ha detto che mia madre era peggiorata?- Mi chiede con la sofferenza nella voce.
-Nell'audio non mi hai parlato di una segretaria.- Gli ricordo.
-Mi ha risposto la segretaria, poi mi ha passato Tyson che mi ha detto quello che mi ha detto.- Dice.
-Mi dispiace, Roman..- Mormoro stringendogli la coscia.
-Sai cosa mi fa più paura?- Chiede e mi guarda. I suoi occhi sono molto lucidi e so che sta trattenendo le lacrime. Scuoto la testa. -La certezza che non potrò starle vicino nei suoi ultimi giorni. Ho paura di lasciarla perché so che non sono stato un figlio perfetto. Si meritava di meglio che un marito bastardo che l'ha tradita e se n'è andato lasciandola sola con un figlio da crescere. Si meritava un figlio migliore di me, che l'ho fatta soffrire troppo per tutte le volte che ho fatto a botte e tornavo a casa pieno di lividi.- Singhiozza.
-Roman, no. Lei non è delusa da te, assolutamente.-
-Come fai ad esserne certa?- Mi chiede mentre guarda fuori dal parabrezza.

Siamo arrivati all'ospedale, ma nessuno dei due vuole uscire.

-Perché se sono fiera io di te, lei lo sarà di più.- Gli dico ed è vero.

Sono fiera di lui, perché è riuscito a non picchiare il professore, a trattenersi. E sono fiera di lui perché sta prendendo meglio, la malattia di sua madre, di come l'avrei presa io.

-Tu sei fiera di me?- Mi chiede guardandomi, con gli occhi colmi di lacrime. La voce che trema e l'espressione di un bambino impaurito.
-Si, piccolo mio. Io sono fiera di te.- Gli dico mettendogli una mano sulla guancia.
-Ti amo, amore. Ti amo tanto.- Mi dice.

Mi prende il braccio e mi fa sedere sulle sue gambe. Sbatto la schiena contro il volante e lui tira indietro il sedile per farmi stare più comoda. Mi abbraccia e affonda la testa nel mio collo.

-Ti amo, ti amo, ti amo.- Sussurra.
-Ti amo anche io, piccolo. Ti amo tanto.- Mormoro accarezzandogli i capelli.
-Lena.- Sussurra e alza la testa per guardarmi. Mi accarezza la guancia. -Sei tutto per me, lo sai?-
-Si. E tu sei tutto per me.- Mormoro.
-La mia vita.- Sussurra avvicinandosi alle mie labbra.
-Anche tu.- Mormoro.

Mi bacia e sento la sofferenza.

Quello che sta provando in questi giorni, la lotta contro se stesso. Contro tutto quello che dovrebbe fare ma non vuole.

Si allontana e affonda il volto nel mio collo. -Andiamo?- Mi chiede.
-Se ti senti pronto..- Mormoro con la mano affondata nei suoi capelli.
-Sono pronto quando sei pronta tu.- Mi bacia il collo.
-Allora andiamo.- Mormoro.
-Okay.- Mi guarda e fa un respiro profondo.

Torno nel sedile accanto a lui e scendo dalla macchina. Roman fa un altro respiro profondo e scende.

Mi abbraccia di nuovo e lo bacio ancora.

Entriamo nell'ospedale e lo sento irrigidirsi. Gli prendo la mano e gli sorrido per tranquillizzarlo, cosa che sembra funzionare.

Ci avviciniamo alla segretaria che sta dietro ad una specie di bancone.

-Devo vedere Cath Leon.- Dice Roman.
-Chi sareste?- Chiede la donna guardandoci da sopra gli occhiali.
-Sono suo figlio.- La informa.
-Attendete un secondo.- Prende il telefono e digita un numero. Scuote la testa e riaggancia. -Non risponde nessuno, come sempre.- Sbuffa e si allontana dalla scrivania, lasciandoci lì.
-Che cazzo succede adesso?- Chiede irritato. Si tira i capelli e sbuffa.
-Ehi, calmati. Va tutto bene.- Gli stringo la mano.

Vediamo Tyson in lontananza e Roman lo chiama.

-Pensavo saresti passato più tardi.- Gli dice il dottore e mi guarda.
-È la mia ragazza.- Lo informa Roman.
-Lena.- Dico stringendo la mano al dottore.
-Tyson, piacere.- Sorride e poi si rivolge a Roman. -Tua mamma è sveglia, ma non molto.-
-Che intendi?- Gli chiede il mio ragazzo mentre seguiamo il dottore per i corridoi.
-Intendo che è sotto farmaci. Sta molto male.- Si ferma davanti ad una porta.
-È peggiorata durante la notte?- Chiede Roman preoccupato.
-Si. Molto.- Dice guardando nella stanza, dal vetro. Sospira. -Roman, voglio che le dai l'impressione di non sapere più di lei. E che non la fai stancare troppo.-
-Farò il possibile, Tyson.- Mormora. -Solo..-
-Si?- Lo guarda. È poco più alto di lui.
-Ha.. Un tempo?- Chiede con la voce spezzata sull'ultima parola.

Mi ricordo che la stessa Cath gli aveva accennato a dei mesi..

Il dottore lo guarda come un padre fa con il figlio. Gli mette una mano sulla spalla. -Non ne siamo certi.-
-Cioè?-
-Dato che peggiora di giorno in giorno potrebbe essere tra un mese, come tra una settimana o..- Gli si spezza la voce e distoglie gli occhi da quelli di Roman.

La madre non si era sbagliata allora..

-Qualche giorno.- Finisce lui. Il dottore annuisce.
-Avanti, vai. Ti sta aspettando.- Mormora, sforzando un sorriso.
Roman annuisce e fa un respiro profondo.

Posa una mano sulla maniglia e dopo un altro respiro profondo apre la porta stringendomi la mano.

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